martedì 31 luglio 2018

La storia tragicomica di Squily Brata e Nullo Strano - Novelle Nuove - Episodi 3 e 4

La storia tragicomica di Squily Brata e Nullo Strano
da Novelle Nuove
Nullo Strano
Squily Brata

3° Episodio - Simpatia fra cornuti

Squily Brata: "Maria è matta, dovete dire a tutti che è matta, perché dice che io ho l'amante."
Sandra (figlia di Squily): (tesa, fingendo anche con sé stessa) "Te l'ha detto in faccia?"

Squily Brata: "No che non me l'ha detto in faccia! Ma lo dice di sicuro perché chissà che le ha detto Anna! Sono parenti, te l'ho detto e al lavoro mi invidiano e mi calunniano. Anna poi è invidiosa perché adesso me l'hanno messa dietro per tre quattro ore per aiutarmi."

Nullo lavora in giardino e parla con un anziano vicino.
Nullo: "Maria Onesti ha una parente giù dove lavora Squily... - il tono vuole essere quanto più possibile indifferente, accentua la sua parlata dialettale - J'ha messo male pe' invidia de' lavoro... E mo' non ce parla più.."
Il vicino è un uomo brutto, con una strana testa a pera, pelato. Risponde con noncuranza: "Ma lasciala perdere quella: è matta."
A Nullo non pare vero di avere la strada così facile nella sua finzione, tendente a parare il colpo della crepa che si è aperta fra i due mondi della moglie, di cui lui è perfettamente consapevole. Continua comunque, intimamente soddisfatto, la sua squallida recita a cui è avvezzo.
Nullo: "Maaa 'a va solo a aiutà pe' quattr'ore, solo pe' quattr'ore... Io nun capisco perché tutta sta' 'nvidia..."
Testa a pera pelata: "Ma lasciala perdere quella: è matta." Ripete ottusamente l'uomo brutto.

Maria sente e sorpresa si chiede come faccia colui a definirla matta, visto che ci ha parlato una sola volta, fuggevolmente, ma invece sa molto su di lui per confidenze fattele dalla cognata di quell'uomo. La donna, più anziana di lei, ha sposato il fratello della moglie di Testa a pera pelata, che si chiama Eleonora.
"Un uomo succube della moglie, - raccontava la cognata - fino al punto di passare il tempo in cui lei andava in viaggio per lavoro a scartare pacchettini e leggere bigliettini della caccia al tesoro che lei gli preparava per tenerlo occupato, insieme al figlio, nel tempo che lei era fuori..!"
Maria: "Ma che mestiere faceva Eleonora, la sorella di suo marito, che viaggiava così tanto?"
Cognata molto divertita: "Era impiegata in una ditta. Ma ogni tanto viaggiava... Deve vedere come si impegnava lui, ogni volta che lei partiva, a seguire la caccia al tesoro che lei, sempre, gli preparava! Certo con il figlio! Povero bambino! Mi faceva una pena! Il padre lo metteva in castigo ore con la faccia al muro! Con il figlio era severissimo! Poi, però, da grande se ne è andato di casa e per due anni non ne hanno saputo più niente! Viveva nelle "comuni"... sa erano quegli anni delle contestazioni di sinistra.. Ha fatto l'esperienza della droga... Penso sia schedato, per questo, quando voi avete sentito quegli spari di notte ed avete avvertito i Carabinieri, sono andati a casa loro."
Maria: "Venivano da quella parte della strada, ma noi non abbiamo saputo indicare alcuna casa... I suoi cognati non li conoscevamo, nemmeno di nome, so solo che la sorella di suo marito si chiama Eleonora."
"Testa a pera pelata avrà saputo dai Carabinieri chi aveva fatto la segnalazione degli spari e l'avrà con me per questo..." Pensò Maria. "Ma chi li conosce. Noi abbiamo solo sentito degli spari alle dieci di sera e detto in quale zona, se poi quelli sono andati a suonare a casa sua fra le tante.. Lo sapranno loro il perché. Matto sarà lui, oltre qualche altra cosa..."

4° Episodio - Malata finzione e Vilma

Madre di Nullo: "Come va con la famiglia Onesti Sandra? Nullo mi ha detto che non ci parlate più!"
Sandra: "Maria è matta."
Madre di Nullo: "E perché?"
Sandra: (con voce tesa) "Dice che mamma ha l'amico."
Madre di Nullo: "Uuuh! E tuo padre che dice?!"
Sandra: "Che voi che dice? Se è matta!"

Sandra finge, come il padre, che tutto sia normale. Eppure lei presente, proprio davanti a Maria e al marito di lei, sua madre ha detto a suo padre: "Guarda lei (Maria) come è soddisfatta! Io no! E sai cosa fa una donna quando non è soddisfatta? Si fa l'amico!!!"
Sandra è rimasta impassibile, anche se con un'aria triste. Suo padre idem, zitto, ha incassato avendo solo un'espressione di leggero imbarazzo per la presenza di estranei come erano Maria e suo marito.
Squily in uno dei suoi blitz in casa dei vicini ha saputo che un amico dei figli di Maria ha un padre ricco. Ha subito cercato di conoscerlo e ci è riuscita. Ha iniziato a corteggiarlo davanti agli occhi fintamente indifferenti di Nullo e della moglie di lui che ci ha scherzato su: "Marito mio, ma che gli farai tu alle donne!"
Questa signora, Vilma, si deve fare una piccola operazione e va a farla in un ospedale distante 70 chilometri da dove abita lei ma anche Squily, la quale, presa dalla sua smania di conquistare la fiducia di quella famiglia, vuole andarla a trovare e per lo scopo si vuole far accompagnare in auto dalla figlia Sandra. Lei guida, nonostante l'evidente psicosi di cui soffre, come accade in un Paese come l'Italia dove guidano tutti, matti compresi, ma siccome un giorno ha preso un ciclista con l'auto ora non si fida più tanto di sé stessa sui lunghi  percorsi e allora schiavizza la figlia.
Sandra prova ad opporsi: "Mo' te sei messa n'testa de fa 70 chilometri pe' annà a trovà una che hai appena conosciuta! 70 a annà e 70 a tornà pé visità quella in ospedale, pé n'operazione che fra du' giorni sta a casa! Se proprio ce tieni valla a trovà a casa, quanno esce!"
Squily: "No! Vojo andacce adesso! Vojo fa' vedé che so' più amica de sta' matta de a vicina de casa!"
Sandra: "Ma a quella che je frega! So' amici i fiji mica i genitori! Mo' te sei messa n'testa sta' cosa ... Ogni tanto na' cosa nova.. E quando ti fissi.."
L'opposizione di Sandra dura poco, come qualsiasi opposizione dei componenti della famiglia alle cose che si mette in testa Squily Brata, perché la reazione è immediata ed esplosiva:
Squily Brata: "Troiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!! - Urla con una voce che sembra uscirle dal ventre più che dalla gola, una voce che fa paura, innaturale, contro la povera Sandra che ammutolisce. Seguono altre urla indistinte che agghiacciano i vicini che loro malgrado le hanno udite.
All'Ospedale Squily si comporta con il suo solito modo innaturale, eccessivamente gentile e premuroso nei riguardi di Vilma che, pur essendo una donna abbastanza elementare, trova strane quelle attenzioni.
Squily Brata: "Ma Maria Onesti non ti è venuta trovare?" Chiede per mettere in evidenza quanto è brava lei e quanto invece deprecabile la vicina.
Vilma: "Ma non ci sono rapporti tali che mi deve venire a trovare in Ospedale... Ci siamo visti poche volte e solo per l'amicizia fra i nostri figli che sono ragazzi grandi, uomini..."
Squily Brata: "Ma comunque ti conosce! Ti sei operata! Non mi pare un'amica una così!" Insiste nella sua logica psicotica.
La donna semplice non capisce e ripete: "Ma non ci conosciamo quasi! Conosco bene uno dei suoi figli, un po' meno l'altro.. Non c'è motivo! Se venisse mi stupirei.. Poi fino a qui.."
Senza rendersi conto ha messo in risalto l'assurdità del comportamento di Squily. Sandra, che ha guidato per 70 chilometri e pensa che gliene aspettano altrettanti per tornare a casa, resta in silenzio.
Intanto però la semplicità di Vilma, o forse bisognerebbe dire elementarità, le fa credere alle vantate possibilità di Squily di fare favori a tutti in tutti i campi. In questo l'aiuta anche una certa grettezza, nonostante la ricchezza raggiunta tramite suo marito: un odontotecnico che si spaccia per dottore anche se la laurea in Medicina non l'ha mai conseguita.
I suoi rapporti con il marito non sono buonissimi: lui paga tutto, mantiene il loro tenore di vita, ma le lascia pochi liquidi da spendere per sé stessa. Ella spera di poter ottenere una pensione dallo Stato e, non capendo nulla di contributi versati e di leggi cambiate, crede alle profferte dell'ignorante quanto lei Squily Brata, la quale si vanta nebulosamente di avere mille possibilità di fare favori a questo e a quello.
Squily, poi, ha conquistato ai suoi occhi una certa credibilità quando è riuscita ad ottenere per suo figlio, amico del figlio di Maria, di fare il militare obbligatorio vicino casa. In realtà questo favore Squily l'ha chiesto ad uno dei suoi amanti, un tizio che effettivamente è in Polizia con un incarico abbastanza importante. Questa è l'unica moneta che può spendere la Brata. Ma ha anche un suo giro di prestiti e usura insieme ad altri... Ha imparato una tecnica squallida facente leva sull'ignoranza e l'ingordigia di certe persone, vittime da sé stesse designate. Ma c'è un altro filone basato sempre sull'ignoranza delle leggi da parte di certi soggetti, di solito commercianti che non hanno pagato i dovuti contributi alle loro commesse o lavoranti. Gonfiando le multe che dovrebbero pagare più i contributi, complice il lavoratore a cui non hanno pagato il dovuto, i commercianti più sprovveduti vengono indotti a pagare in nero a Squily e ai suoi complici una cifra per mettere tutto a tacere.
Squily è solo un anello di una catena di malaffare, ma questo le frutta abbastanza da potersi permettere la villa dove vive e fa vivere figli e Nullo che le fa da factotum.
Ha preso anche l'abitudine di farsi qualche affaretto per conto suo, senza i compari del luogo dove lavora e fuori, tipo l'avvocato dove dirotta "i polli" da spennare.
Propone "da amica" prestiti a chi vede in difficoltà.
Ad esempio a Vilma.
Squily Brata: "Hai voglia di comperarti quella gonna? Ma compratela!"
Vilma:  "Eh! Come faccio?!! Rodolfo non vuole che spendo per me, lo sai! Ti ho detto che rapporto abbiamo... Per questo.. Se tu riesci a farmi avere la pensione potrei avere qualcosa di mio e allora...." 
Squily Brata: "Ma stai tranquilla! Teli presto io! Di quanto hai bisogno? Un milione di lire? E' troppo? Ma così ti compri la gonna che ti piace tanto e pure qualche altra cosa! Ma non ti preoccupare! Poi me li ridai un po' per volta! Mica scappo!"
La stupidità unita all'ingordigia gioca un brutto scherzo a Vilma... Accetta. Poi verrà fuori che ci sono gli interessi però...

Il terzo giardino


Ed eccolo il terzo giardino che andiamo creando nonostante il cane di mia figlia che, per cacciare le lucertole, distrugge le piante.
Rita Coltellese *** Scrivere: Terrazzo, balcone, giardino

Al mattino dalla finestra della mia cucina
Sullo sfondo gli eucalipti


I belli di notte sono piante che ho ottenuto dai semi che cadono da esse. Sono facilmente riproducibili: basta raccoglierli con scopa e raccogli mondezza e spargerli nei vari punti del giardino. Tornano senza particolari cure.
Un'ortensia, regalo di mia figlia, fatta spostare più volte da mio marito perché gli dava fastidio, ma sopravvive lo stesso nel punto che spero sia definitivo.. La pianta dai lunghi steli ha un nome che non ricordo: euro 16 al vivaio, da essa ne ho riprodotte quattro. Una è quella dai fiori rosa che si vede nell'inquadratura della finestra della mia cucina. Non ha bisogno di particolari cure a si riproduce con grande facilità. A seconda dell'impollinazione fa fiori rosa o bianchi.


Oltre ai belli di notte a destra si intravede una pianta di iris presa dal primo giardino che abbiamo creato, quello di Rocca Priora. Fa fiori viola.


Mi piace il giardino all'inglese. Non amo i giardini geometrici all'italiana; stanno bene in grandi ville e parchi non in giardini di qualche migliaio di metri quadrati.

Anche l'interno della casa vuole la sua parte: orchidea pagata euro 4 tre anni fa da IKEA. E' molto delicata da mantenere in vita ma per ora ritorna a fiorire.


venerdì 27 luglio 2018

Susanna Tamaro

Susanna Tamaro: “Sono cattolica, ma super laica e detesto i buoni sentimenti”

di Antonio Gnoli 14 novembre 2011


Incontro con la scrittrice di “Va’ dove ti porta il cuore” ora in libreria con un romanzo e una raccolta di saggi.
“Il successo per me è stato peggio che essere investiti da un tir. Trovarmi al centro di quella storia mediatica mi ha sconvolta”.
Orvieto. I due nuovi libri di Susanna Tamaro – un romanzo apparso qualche mese fa con il titolo Per sempre (Giunti) che veleggia verso le 300 mila copie, e una raccolta di saggi L’isola che c’è (edizioni Lindau) – compendiano piuttosto bene questa figura di scrittrice che ha la caratteristica di essere insieme molto amata e molto odiata. A me, confesso, incuriosisce la sua prosa, il suo stile pulito e all’apparenza semplice, il suo successo nutrito di alti e bassi, gli argomenti che sceglie e riconduce a uno schema piuttosto semplice: di qua c’è la natura con i suoi pregi e i suoi misteri, di là c’è l’uomo con le sue ambasce e contraddizioni.
Vado a trovarla a Porano, dove vive in una casa di campagna a pochi chilometri da Orvieto. Mi viene a prendere alla stazione. È una donna minuta ma solida, quella che incontro. Si intuisce che fa molta vita all’aria aperta. Solita capigliatura corta, soliti occhialini che fanno da contorno a un abbigliamento un po¿ maschile. Dice che non ama guidare per qualche problema alla vista. Dice che ha cinque cani, tra cui un temibile “bovaro delle Fiandre”. Dice che in Olanda lo usano negli stadi dove il tifo è più acceso. Mi preoccupo. Dice che il caldo consente raccolte nell’orto impensabili a novembre. La casa di campagna ha diversi spazi autonomi. Mi guida verso uno di essi, una piccola abitazione nella quale, apprendo, è vissuto il padre. L’ambiente è piccolo, ma confortevole. Una libreria. Un divanetto. Due poltrone. Un cucinino. La stufa a legna diffonde un caldo eccessivo. Mentre prepara un caffè, i cani fanno irruzione: scodinzolano, perfino il “bovaro” sembra assumere un’aria mite e giocosa. Per essere una scrittrice che ha venduto con Va’ dove ti porta il cuore 15 milioni di copie, non sembra troppo compresa di sé.
Che cosa le ha provocato il successo?
«Peggio che essere investiti da un tir. Mi ritengo una persona timida, riservata, fragile, come lo sono gli artisti. Trovarmi al centro di una storia mediatica, più grande di me, è stato sconvolgente. Il successo spinge a inseguire altre chimere, anche la creatività può cambiare. Ma io mi sento una persona anarchica, solitaria, lontana dal potere, anche letterario, che quel successo mi avrebbe dato. Desideravo solo continuare a scrivere e fare la mia vita. E penso di esserci riuscita, di essermi salvata sia umanamente che creativamente».
Lo dice come si fosse trovata davanti a un compito drammatico.
«In un certo senso è così. Venivo da una vita molto complicata: un’infanzia difficile, una giovinezza ancora più pesante. E questo porta più instabilità che profondità».
Quando dice difficile a cosa allude?
«Beh, principalmente al fatto che provengo da una famiglia molto patologica. Pensavo proprio in questi giorni alla precarietà nella quale vivono i giovani senza un lavoro, senza una prospettiva. Mi sentivo così anch’io. Sono maestra elementare, non ho fatto il liceo classico. Ricordo che dopo il diploma mi iscrissi al centro sperimentale di cinematografia. Crede che, una volta uscita, abbia trovato un lavoro? Capisco quello che sta accadendo oggi, capisco la disperazione».
Poi la svolta inattesa.
«Sì, ma accompagnata da attacchi, insulti, calunnie. La gente vedeva in me un golem e provava antipatia».
Questi “attacchi” vennero dopo la pubblicazione di Anima mundi. Il suo editore di allora, Alessandro Dalai, ha detto in un’intervista a questo giornale, che lei inspiegabilmente divenne un’acerrima nemica della sinistra e questo le ha creato molte critiche.
«Anima mundi non era un libro sull’ideologia comunista, ma sul dolore che aveva prodotto il fallimento del comunismo. In particolare per quegli italiani che andarono verso Tito, convinti di trovare la libertà e furono invece internati. Un romanzo che metteva fine all’idea idilliaca di un sistema fatto per l’uomo. Quando in realtà era solo un regime paranoico».
Lei, si disse, fece coincidere questo suo ripensamento anche con un suo avvicinamento al mondo religioso.
«Sono sempre stata una persona aperta e curiosa. Vengo da una famiglia laica, anzi atea, e ho avuto la fortuna di non frequentare preti da piccola. Dunque, quello che lei chiama avvicinamento al mondo religioso si è realizzato in forza di un’inquietudine interiore che ho coltivato camminando lontano dalle strutture di potere. L’unico referente nella mia vita è la mia coscienza. Né la radicalità, né il fanatismo fanno parte del mio carattere».
A leggere certi suoi articoli non si direbbe. Noto, anzi, una forte radicalità.
«Ma è una radicalità nell’eticità». 

Per esempio, non c’è nessuna comprensione per gli anni Settanta e per il femminismo.
«Sono stati anni devastanti. Sinceramente non ho mai preso distanze nette dalle amiche femministe. Vivo in un mondo mio, mi interesso di coleotteri, non ho uno spirito militante. Semplicemente penso che quel mondo lì si sia prosciugato. Oggi, per esempio, le bambine si rifanno a modelli abominevoli e puntano con ogni mezzo al successo a ogni costo».
A quali modelli pensa?
«Al sistema delle televisioni private. Grazie alla loro volgarità abbiamo assistito a un enorme lavaggio del cervello. Sono stati polverizzati i valori etici di base. Oggi una bambina di dieci anni pensa alla linea e al ritocchino. Io mi ritengo una devota della realtà. E se la realtà è questa che descrivo dobbiamo chiederci cosa possiamo fare per cambiarla».
Essere devoti della realtà significa essere parte di una concezione laica della vita.
«Ma io sono una super laica. Però nemica delle definizioni».
Perché la gente pensa il contrario di lei?
«Non lo so. A me interessa che una persona si comporti in maniera coerente. Uno, magari, gode di una buona definizione, ma nella vita è un uomo orrendo. Va riconosciuta la ricchezza della complessità etica che purtroppo manca nel nostro paese».
Come fa a conciliare il richiamo alla laicità con la convinzione che il Decalogo, ossia i dieci comandamenti, sono il nostro fondamento?
«Ma il Decalogo è il fondamento etologico della vita dell¿uomo. Per i credenti basta il primo comandamento, tutti gli altri sono per gli agnostici».
Non crede che il primo comandamento condizioni tutti gli altri. E che la fede finisca con l’avere la meglio sul resto?
«Decalogo significa rispetto di quei valori che costituiscono l’etologia della specie umana. Fuori da questo c’è il buio e la barbarie. Quanto alla fede è qualcosa di misterioso: alcuni ce l’hanno, altri la trovano, altri ancora non riescono ad averla mai».
E lei ce l’ha?
«Ogni giorno ho bisogno di mettere alla prova la mia fede. Ogni giorno non credo e so che la fede si deve nutrire col dubbio. Al tempo stesso, avendo studiato per vent’anni, con i maestri giapponesi, sono molto legata alla natura, alla concretezza del guardare. La Chiesa fa molte chiacchiere, pensa alla fede come a un’elaborazione teorica, staccata dalla fisicità. Questo è il problema».
E lei come lo ha risolto?
«Personalmente vivendo a contatto con la terra, curando le piante e gli animali, aiutando le persone. E sapendo che la vita e la morte fanno parte del nostro ciclo».
Sia in Per sempre che ne L’isola che c’è lei si pone il problema della morte. E, in qualche modo, entra anche nel dibattito su quale atteggiamento avere nei riguardi del morente. Che scelta fare, a quali valori ispirarsi. Lei come si pone?
«Abbiamo sempre la scelta di morire, possiamo ucciderci quando vogliamo e confesso che più volte ho pensato al suicidio. E credo anche che se una persona ama sinceramente un’altra – che soffre in maniera inaudita, e che è alla fine del suo percorso – possa contemplare l’idea di ucciderla. Lo si è sempre fatto nelle famiglie. La cosa che trovo sconvolgente è l’istituzionalizzazione della morte. Quando la si praticava nel silenzio, nella compassione, nella carità era un gesto umanissimo. Ora è un delirio pericoloso che si vuole disciplinare con una legge».
Vuole dire che lei è contraria all’eutanasia?
«Sì, lo sono. Come sono contraria al delirio tecnologico che si accanisce sul morente».
Quando dice di aver pensato al suicidio cosa le era accaduto?
«Ero giovane e molto disperata e quel gesto è una delle possibilità della nostra vita» «.
Al di là della comprensione, la nostra società fa fatica ad accettarlo.
«Lo so, perché l’amore per la vita è innato e il suicidio apre un vuoto. Un mio amico si è ucciso, come condannarlo però? Ci sono dei momenti della vita che possono spingerti a questo. Se stessi male, potrei anche compiere quel gesto. Mio padre aveva una pistola pronta e sapevo che si sarebbe potuto ammazzare».
Non capisco a questo punto la sua contrarietà all’eutanasia?
«Perché legittima un principio di orrore. Una volta le persone morivano in casa, faceva parte della vita. Oggi la morte è stata ideologizzata, è entrata nel meccanismo della legge. Si è perso il senso del sacro».
E la Chiesa?
«E’ completamente inadatta a darcelo. Basta vedere come insegna la catechesi ai bambini. Il senso del sacro non è la festa, ma il timore e il tremore che provoca. Purtroppo nella Chiesa non si trovano più maestri spirituali. E se ci sono, stanno nascosti».
Lei è cattolica?
«Detesto questa domanda, mi provoca un brivido».
Le parole servono anche a collocare.
«Sono credente e praticante. C’è una grande differenza tra la Chiesa ufficiale e quella reale. Quest’ultima è una delle grandi risorse del nostro paese. Attorno ad essa si organizzano centri di eticità sociale. La Chiesa dei palazzi invece non sa parlare alla modernità perché non ne conosce la lingua».
La Chiesa ha sempre condannato l’omosessualità. Anche questo è un suo limite?
«Non sappiamo perché uno nasce omosessuale, ma dobbiamo accettarlo, accoglierlo, non condannarlo. Non mi piace una Chiesa che condanna gli errori altrui e giustifica i propri».
Si è detto di lei che è un’omosessuale che non ha il coraggio di dichiararlo. Cosa c'è di vero?
«Non posso fare outing per qualcosa che non è vero. Non sono omosessuale. Vivo da sola, dormo da sola, in castità. Le persone che sono con me, e che amo, lo sanno: non potrei avere una vita diversa da quella che ho».
Tamaro appare come una donna determinata, a tratti dura, diversa dalla fragilità che denuncia. Che fine hanno fatto i buoni sentimenti?
«Detesto i buoni sentimenti. Non accompagnerei mai una vecchietta ad attraversare la strada. Non mi piace la melassa, non mi piace la retorica sul bene. Perché il bene è una conquista difficile».
E lei ce l’ha fatta a conquistarlo?
«Non lo so, me lo auguro. Bisogna cercare di vivere con il cuore e la mente aperta. Accogliere tutto ciò che di creativo c’è nella vita. Tutti i discorsi sull’al di là che importanza hanno? Magari di là non c’è niente. Però intanto l’al di qua l’ho vissuto magnificamente. Il bene è vivere la fede, sapendo di non dover inseguire buoni premi. Vivere accogliendo l’umano».

la Repubblica – R2 Cultura

Già dalle prime frasi del libro "Va dove ti porta il cuore" ho provato ammirazione ed una benevola invidia per la scrittura di Susanna Tamaro. E' passato tanto tempo da quando lo lessi: sicuramente nel 1994. Lego i miei ricordi a degli avvenimenti e non posso averlo letto in una data successiva a questa... Perché lo regalai ad una fidanzata di uno dei miei figli che lo lesse d'un fiato, poi lo lessi anch'io, e il libro se ne andò insieme con lei proprio nel 1994, andando dove l'ha portata il cuore, lontano da mio figlio...
Susanna Tamaro in quel libro non fa una morale alla nonna che pure è un'adultera e della specie peggiore, che arriva a far credere al marito che l'unica figlia, concepita con l'amante, sia sua.
Lei parla di sentimenti, giusti o sbagliati non importa: sono sentimenti.
In questo libro che ho appena finito di leggere, "Per sempre", una morale dell'autrice invece traspare.
Anche qui si scende capillarmente nei sentimenti e, soprattutto, nel dolore ad essi connesso..
A differenza del suo capolavoro, che tanto successo le ha portato, qui ci sono dei punti anche noiosini: ad esempio quando si sofferma nelle descrizioni bucoliche, che richiamano certi romanzi dell'ottocento in cui la descrizione dei paesaggi era pratica quasi dovuta. 
Ma l'abilità di Tamaro è la sua capacità di rendere i sentimenti, legati ad una storia, universali, in cui si può ritrovare anche chi ha vissuto altre storie ma, umanamente, ha provato quei sentimenti.
Qui si affonda nella tragedia e nelle domande che restano sempre in chi rimane, relitto di quel naufragio.
Sopravvivere alle tragedie non è facile. E' sopravvivere, non vivere.
Mentre leggevo pensavo a quelle che mi hanno sfiorato di altre vite sfortunate: il racconto di un'amica che la notte sentiva singhiozzare un uomo, attraverso le mura condominiali, a cui la sorte aveva ucciso moglie e figlio che erano in un'auto che precedeva la sua. Non so di chi fosse la colpa, so solo che pensai a quell'uomo che nulla aveva potuto fare mentre davanti ai suoi occhi sua moglie e suo figlio morivano.
Oppure, la stessa amica, mi raccontava di un aereo, andato a fuoco sulla pista di decollo, in cui erano morti la sorella hostess e i genitori, che facevano un viaggio usufruendo dei biglietti scontati grazie al lavoro della figlia, di un altro vicino di casa che ora era solo: un giovane solo nella casa dove prima vivevano in quattro...
Queste vite vere hanno lasciato un segno nei miei ricordi per il loro dolore, anche se le loro vicende non le ho toccate da vicino..
Come si fa dunque a sopravvivere?
Tamaro prova ad immaginarlo e il protagonista della tragedia vive ma non vuole più vivere, perché si ingenera in chi resta un senso di colpa solo per il fatto di essere vivi mentre gli altri, i cari, non ci sono più.
Farà, per questo, male a chi gli vive accanto, perché il contrasto fra lui che è morto dentro e chi si illude di poter avere con lui una vita è invisibile ma sostanziale.
La perdita di ogni credo e speranza gli fa compiere un atto ignobile che poi il destino gli riporterà davanti in una forma che tocca i desolati sensi di colpa che ciascuno che legge può portarsi dentro, anche se per vicende diverse..



domenica 22 luglio 2018

La storia tragicomica di Squily Brata e Nullo Strano - Novelle Nuove - Episodi 1 e 2

Nullo Strano
La storia tragicomica di Squily Brata e Nullo Strano
da
Novelle Nuove

Squily Brata
1° Episodio - Anna e Maria due realtà.

Anna (benevolmente ironica): "La conosco da vent'anni, al lavoro tutti le ridono dietro per le stupidaggini che dice. Bugie infantili ed inutili su tutto. Te ne sarai accorta!"
Maria (seria): "Si."
Anna (seria): "Ma tu che pensi, sarà una malattia psicologica o psichiatrica?
Maria (riflette): "Non saprei, ma certo mi sembra più di un disturbo psicologico. Una donna adulta, in età matura, che dice bugie in continuazione anche su cose facilmente scopribili come tali... Senza un preciso scopo.. Sembra come un bambino che non si rende conto a pieno della realtà per inesperienza e mente pensando di poter essere creduto.."
Anna (sospira): "Però si dà da fare! (sorrisetto) E' molto chiacchierata anche perché va con gli uomini! Adesso però ne ha uno fisso. Ma è sposato. E' uno che sta in Polizia. Si chiama Claudio. Ma Claudio non lascerà mai la moglie per lei..."
Anna vede un'espressione sbalordita sul viso di Maria: "Ma lei è separata dal marito da tanti anni. L'ha raccontato lei (si fa seria e partecipe, un po' commossa), i figli hanno sofferto tanto perché erano ancora piccoli! Ha raccontato che la figlia più grande andava a dormire nel letto di lei fino all'età di 15 anni per il trauma! Ma che c'è? Mi guardi in un modo..."
Maria: "Io l'ho conosciuta da poco con un marito e i figli già grandi."
Anna: "Ah! Allora sarà andata  a vivere con Claudio! Io non lo sapevo."
Maria: "Non si chiama Claudio, si chiama Nullo... Strano di cognome."
Anna: "Ma, allora non so.. Lei che è separata l'ha detto a tutti mica solo a me."
Maria: (molto turbata) "L'episodio della figlia più grande che andava a dormire nel letto con lei l'ha raccontato più volte anche a me e ai miei familiari... In presenza della figlia stessa a volte.. e... del marito.. Nullo. Solo che diceva "si metteva in mezzo a noi, allora io mi alzavo e la lasciavo lì e me ne andavo a dormire da un'altra parte"."
Le due donne tacciono e si guardano. E' evidente che sono testimoni di due versioni della medesima esistenza raccontate dalla protagonista: Squily Brata.
Anna: (consapevole) "E il marito a questi racconti che diceva?"
Maria: "Niente. In silenzio. Stupefacente. Mentre lei aggiungeva che tutta la famiglia era andata dallo Psicologo..."
Anna: (interrompendola) "E hanno fatto bene!!"
Maria: "... il quale ha detto che la colpa era di lui."
Anna: "E lui?!"
Maria: "Impassibile. Nessuna reazione."
Anna: "Ma è malato pure lui allora! Oltre ad essere un cornuto!"

2° Episodio  - Anna e Maria calunniate

Al telefono. Anna - "Ciao Maria. Come va?"
Maria - "Bene cara e tu?"
Anna - "Bene, bene. (con sorriso nella voce) Squily Brata sonda il terreno per capire se ci siamo parlate su di lei."
Maria - (fra l'annoiato e il disgustato) "Solo una povera malata può vivere come vive questa.. E il marito e i figli lo sanno, visto che, appena ha saputo che tu ed io avevamo lo stesso cognome e ciascuna di noi la conosceva in due versioni diverse, si è data da fare, davanti a quell'anormale del marito e ai figli, a imbastire improbabili scuse.."
Anna - (ridendo) Mi ha chiesto se ti era successo qualcosa perché non la chiamavi più!
Maria - (seccata) Ma quando mai l'ho chiamata! Mi chiamava lei assillandomi. Dapprima l'ho tollerata per l'evidente malattia mentale che ha, poi era diventata così invadente che mio marito voleva parlare con quello straccio d'uomo che le funge da marito perché la tenesse a freno. Ma io gli ho detto che quello è un succube volontario che non può tenere a freno quella donna!
Anna - (ridendo) Ha insinuato che quel "qualcosa" fosse "qualcosa" di mentale.. Si è toccata la testa mentre me lo chiedeva.. Io le ho risposto che da quando ti conosco io, praticamente da quando sono nata, no! (Scoppia a ridere fragorosamente) Ma adesso non so!!!
Maria - (scandalizzata) Ah! Adesso la matta sono io! Questa vive così, dice balle a tutto spiano, e ha la faccia di insinuare che matti sono gli altri! Quelli costretti ad assistere ai suoi teatrini folli e infantili avendo come comprimari gli incredibili membri della sua famiglia! Vabbè che ci ha provato anche con me a denigrare te.. Quando ha scoperto che avevo una parente nel suo posto di lavoro. Lei mi conosceva con il cognome da sposata, te l'ho detto.. Appena l'ha saputo si è preoccupata, presenti marito e figli, di quello che mi avresti detto e ha cominciato a fare insinuazioni su di te..
Anna - (ridendo) Che sono matta anch'io e dunque non vedo quello che fa con gli uomini?
Maria - No, nel tuo caso ti ha denigrato sull'alto fronte che la riguarda: il mignottume! Ha insinuato che tu "ti eri fatta aiutare da uno del sindacato che era diventato deputato e che in quel periodo la moglie era malata di cancro"... C'era anche la figlia che studia all'università mentre, dovevi sentire, con tono viscido insinuava. Praticamente uno schifoso mercato: che tu ci andavi dato che la moglie non poteva perché malata e in cambio ti facevi aiutare, non si sa bene in cosa!
Anna - Io non conosco nessun deputato.. C'è un Consigliere provinciale che è un amico di famiglia.. Conosco anche la compagna.. La moglie è morta di cancro poveretta.
Maria - Vedi bene che distorsioni mentali effettua costei... Un po' per malattia, ma anche per denigrare gli altri quando capisce che possono essere testimoni delle sue puttanate. E questo è gravissimo, perché si tratta di calunniare la gente e, anche se è palesemente pazza, c'è sempre qualcuno deficiente o sottosviluppato che magari le da credito.
Anna - Nel  nostro ambiente di lavoro non temo nulla di quello che può dire questa poveretta, perché conoscono me e conoscono lei.
Disse Anna con tono tranquillo, che non smorzò però l'indignazione di Maria.
Maria - Di gente strana ne ho conosciuta tanta in vita mia, ma come questa e, soprattutto, la famiglia che le fa da cuscinetto, mai. A poco a poco ho capito che la assecondavano non perché è malata soltanto, ma perché sono complici. All'inizio, quando ascoltavo tacendo tutte le pazzie che diceva su sue lauree e titoli inesistenti, addirittura Studi Professionali prestigiosi altrettanto inesistenti, pensavo che il marito e i  figli non la contrastassero in questa sua sfrenata mitomania per paura delle sue reazioni violente, poi ho scoperto che fingevano anche non in sua presenza che tutto fosse vero... Degli alienati pure loro, ma complici per i soldi che lei si vanta in continuazione di guadagnare, non certo con le professioni inventate, data l'evidente ignoranza, ma con altro... sicuramente illecito.
Anna - Qui è un'impiegatuccia al più basso livello. Poi so che ha dei traffici con un avvocato dove va quando esce da qui. Ma con la nostra organizzazione non c'entra niente. Forse dirotterà qualche persona, che viene qui a denunciare l'assenza del versamento dei contributi da parte del datore di lavoro, verso lo studio di questo avvocato... Gli procura dei clienti, forse. Altrimenti che può fare in quello studio? Giusto fare i caffè.
Maria - Non lo so. Ho indizi che mi fanno pensare che fa qualcosa di poco pulito ma non da sola, è troppo disturbata al cervello e troppo stupida per tenere un gioco illecito tutto da sola. Davanti a Nullo e ai figli ha detto più volte "non ce la faccio più, non ce la faccio più a fare questa vita". Io ho sempre ascoltato e basta ma un giorno davanti a quella faccia di pietra del marito gliel'ho detto: "Lascia e prenditi un riposo, vai a fare un viaggio con lui." Ovviamente facevo finta di credere che il non farcela più fosse riferito alle sue inventate attività professionali. Ma lei, un po' nell'equivoco e un po' sul serio, sperando forse che io avessi capito senza dirmelo esplicitamente, disse che lei i viaggi già li faceva da sola, glieli pagavano e lui, Nullo, non si voleva muovere. C'era anche mio marito a volte quando diceva queste cose, ripetute e ripetute.
Anna - Lei qui è nota per essere una persona disturbata, come ti ho detto, ma nulla sapevamo di quest'uomo che mi descrivi... Certo è sconcertante.. anche i figli. Fa pensare a gente che vive una situazione di compromesso accettandola...
Maria - Lei, sempre in loro presenza, ha sempre detto che le dicono di smettere ma poi i soldi che porta gli fanno comodo: i figli vogliono portare le cose firmate, il marito vuole cambiare la macchina..
Anna - Ma questo soggetto lavora?
Maria - Sì. Fa un lavoro manuale presso un Ente Statale.. Ma chi lavora lì dice che in realtà passeggia tutto il giorno perché non gli danno niente da fare.
Anna - Nullo di nome e di fatto.
Maria - Ma quello che è sconcertante è che ripete in continuazione davanti al marito che tutto è suo, "qui anche gli spilli sono miei", e lui è sempre impassibile.
Anna - Non si vergogna, non si offende, non si incazza?
Maria - Niente. Impassibile, indifferente...
Anna - Beh certo non è normale... Poi da quello che hai constatato lui deve sapere benissimo che questa ha una doppia vita e, da quello che mi dici, anche i figli. Ma come cavolo vive certa gente? Bah, io non lo so...
Maria - Non mi interessa, ma noi abbiamo già visto abbastanza e già prima che avessimo la conferma di questa doppia vita ti assicuro che mio marito e il mio figlio più grande si dicevano sicuri che questo fosse un cornuto. Era lei stessa a dire e a non dire e lui lasciava fare. Secondo me sondano il terreno per vedere se sei persona che accetta come normale una simile situazione. Che gente! Ora la scema sa con certezza che sappiamo che vita fa lì e, incredibilmente, quello che prima cercava di far capire e far accettare, ora lo nega cercando di far passare da matta me e da puttana te, che dunque qualsiasi cosa diciamo è inficiabile: io perché matta, tu perché sei una sudiciona che cerca di infangare gli altri."
Anna - "Mah! A me mi lascia indifferente quello che può dire una persona così squalificata. Te lo ripeto: qui la conoscono tutti per quello che è: una ridicola mitomane che va con gli uomini. Certo anch'io avevo creduto alle sue bugie sulla separazione: con tutti quei particolari circostanziati sulla sofferenza dei figli mi ero pure commossa. Ma qui la gente, pur sapendola separata, ridacchiava per il suo strusciarsi ora con questo ora con quello. Poi chiede favori per sé.. Dagli ometti li ottiene ma chi comanda non le da fiducia. Ha chiesto le chiavi dell'ufficio per venire a recuperare le ore che perde ma non gliele hanno date. L'altro giorno è andata in tilt perché si è accorta che nel conto corrente sta sotto di 14 milioni di lire e allora è corsa da Claudio.."
Maria - "Ma questo Claudio le controlla il conto corrente?"
Anna - "Te l'ho detto che stanno insieme. Qui tutti sappiamo questo, anche se io penso che lui non lascerà mai la moglie. Quando mi hai detto che lì vive con un marito ho pensato che si era deciso ad andare a vivere insieme e, come fa tanta gente, dicessero di essere sposati senza esserlo. Noi qui abbiamo la banca al piano di sotto, lei l'altro giorno è andata, si vede a prelevare, e quelli le hanno detto che aveva uno scoperto oltre i 10 milioni, allora è corsa da Claudio."
Maria - "E' talmente fuori che non è in grado nemmeno di controllare i suoi soldi... Oppure i traffici strani che le consentono il tenore di vita che dice, davanti a Nullo e ai figli, di mantenere lei,  li fa con questo Claudio.. Non si sarà trovati dei versamenti su cui contava."
Anna - Non ho contezza di che traffici possa fare Claudio con questa pazza... Lui ha rapporti con la Polizia, il Ministero dell'Interno.."
Maria - "Adesso che mi dici questo ti dirò spezzoni delle cose che dice questa squilibrata.. Spontaneamente, io non faccio mai domande, subisco la sua presenza folle ed invadente e ascolto, perché, ahimé, per educazione non posso dirle quello che penso delle sue balle e mezze verità! Un giorno mi telefona..
Anna - (interrompendola) "Ah! Perché ti telefona pure?!!"
Maria - "Lascia stare! Se non riesce a beccarmi appena fuori di casa mi chiama dalla finestra, oppure mi piomba in casa e mi telefona pure! Un incubo! La prima cosa che ho capito è che è malata, è troppo evidente, e allora ero indulgente... Va a sapere... Poi via via abbiamo tutti in famiglia capito che c'era dell'altro oltre la malattia.. E allora abbiamo detto basta! Te l'ho detto che mio marito, esasperato, ha detto: "Basta, devo parlare con il marito perché la tenga a freno!" Ha capito che lei non capisce: io faccio finta di non sentirla se mi chiama, ma lei è venuta anche a suonarci alla porta... Insomma, un giorno mi telefona e in sottofondo si sentiva rumore di strada, una sirena... Stava con il cellulare e mi dice cose confuse: che stava su una macchina della Polizia, che "stavano" andando a fare un controllo in una farmacia...
Anna - "Stavano chi?"
Maria - "E che ne so? Ma perché ti sembra normale stare in un'auto della Polizia, tu civile? A quale titolo? Un'impiegatuccia di una Organizzazione semistatale..."
Anna - (ridendo) "Ma per te lei non lo è! A voi ha detto di essere una laureata, una iscritta all'Albo Professionale dei Commercialisti, poi dei Consulenti del Lavoro.."
Maria - "Per essere Consulente del Lavoro non serve la laurea, ma almeno un Diploma di Scuola  Media Superiore sì! Ma lei non ha nemmeno quello, è una persona ignorante e primitiva che, pateticamente, non si rende conto di come sia scopribile da chi ha appena appena un minimo di cultura e di semplice intelligenza.. Comunque, tornando a questo episodio della Polizia, dice che nella farmacia controllano i medicinali in magazzino e... mi fa: "Capisci... Se ci sono più medicinali di quelli presenti nelle bollette di scarico...""
Anna - "Incomprensibile. Questi sono controlli che fa la Finanza, non la Polizia. Si tratterebbe di ricettazione di medicinali rubati... Boh?! Tutta una recita o qualcuno l'ha fatta davvero salire sulla macchina della Polizia mentre era in servizio! Un pazzo! Va beh che questa scopa con tutti e gli ometti sono manovrabili... Boh?!"
Maria - "Questa cosa della Polizia è ricorrente nei confusi racconti di questa pazza. Una volta che mi ha chiesto un passaggio in auto, arrivate alla fermata della Metropolitana, mi dice: "Ti faccio parcheggiare io." Stavo cercando un parcheggio, sempre difficile da trovare come sai, e mi dice di entrare in un distributore e che mi farà parcheggiare là dentro. Obietto che non si può, ma lei con aria sicura mi dice l'ennesima bugia mista a strana mezza verità: "Te l'ho detto che io tengo la contabilità della Polizia, questi hanno paura di controlli, mi conoscono, mi hanno visto sulla macchina della Polizia... Ci penso io.""
Anna - "La contabilità della Polizia... (ride) La può tenere solo il personale dipendente dell'Amministrazione del Ministero dell'Interno."
Maria - "Ovvio. Ma la pazza non si rende conto, oppure è abituata a persone così malmesse mentalmente che si bevono le sue assurdità... Comunque il benzinaio la conosceva e le ha detto: "Buongiorno signora, si può mettere là." Ed io ho parcheggiato in questo spazio all'interno del distributore. Altre volte si è vantata davanti a Nullo di aver fatto entrare in Polizia il nipote di lui..."
Anna - (ridendo a crepapelle) "E lui sempre zitto!!"
Maria - (ridendo anche lei) "Zittissimo! Comunque abbiamo smesso di fingere per educazione, non rispondiamo più ai suoi inviti ossessivi e alle sue telefonate e stavolta forse ha capito.



venerdì 20 luglio 2018

Andare in bici a Sabaudia

Queste le piste ciclabili del Comune di Sabaudia così come pubblicate sul sito del Comune:

- Strada Bella Farnia
- Via Diversivo Nocchia
- Strada della Lavorazione
- Mare


- Via Sacramento
- Via Diversivo Nocchia


- Via Carlo Alberto
- Parco Nazionale del Circeo

Punti di riferimento accesso al Parco Nazionale del Circeo

Premesso che non vado in bicicletta perché ho imparato ad andarci da grande e, una volta andata e caduta malamente, non ho voluto e saputo più andarci, mi interesso alle piste ciclabili per puro spirito civico.
Sabaudia è una bella cittadina sul mare, in pianura, eppure ha poche piste ciclabili, come si può vedere dal documento sopra pubblicato, e quelle poche mal tenute.
Confesso che quella segnata in rosso non la vedo da qualche anno, dunque posso dire solo in che stato era qualche anno fa: il tratto di Via Diversivo Nocchia era una vera pista ciclabile ma, appena si svoltava sul tratto di Strada della Lavorazione che costeggia Rio Martino, diventava un tratturo di terra battuta costeggiato da una palizzata in legno fino a ricongiungersi con il tratto grande di Strada della Lavorazione che va diritto verso il mare e la zona detta Bufalara. Se negli anni 2005 e fino circa al 2007 tale tratto era transitabile, in seguito, causa l'abbandono totale di ogni manutenzione da parte dell'Amministrazione comunale, era diventato impercorribile per erbacce, fondo dissestato e palizzata in legno rotta in più punti. Anche il tratto di detta strada che costeggiava la pista ciclabile nel frattempo era diventata impercorribile alle auto, essendo strada imbrecciata in cui si erano formati degli avvallamenti e il brecciolino scomparso in più punti mostrava ormai la massicciata...



Questa foto presa da Google Maps è del 2009 e mostra la fine della pista ciclabile prima di ricongiungersi con il tratto grande di Strada della Lavorazione dove prosegue fino al mare, sempre in terra battuta.
A suo tempo scrissi al Comune segnalando la necessità della manutenzione sia della pista ciclabile sia del tratto carrabile. Ma fino a quando sono passata di lì, qualche anno fa, nulla era stato fatto. Oggi non so. Peccato perché è un tratto che passava accanto ad un recinto di placide bufale e, per i vacanzieri e non solo, era un posto ameno. 
La pista segnata in giallo, che percorre Via Sacramento e va verso i Pantani dell'Inferno, è ben tenuta ma si interrompe all'incrocio con Via Diversivo Nocchia.
La pista segnata in blu è breve e risolve poco il problema di chi vorrebbe legittimamente girare in bici in una città tutta da godere data la pianura e il caldo del suo bellissimo clima.
Manca a questa cartina pubblicata sul sito del Comune il tratto di pista di Via S. Andrea che pure esiste da qualche anno ma già è in abbandono: erbacce tagliate a metà giugno, rami sporgenti che tagliano la faccia di chi vuole usarla, palizzata verso il fosso per la raccolta delle acque di impluvio rotta in più punti e non riparata...
Perché mai questa incuria, questa indifferenza, da parte dell'Amministrazione comunale? E' davvero strano per una città tutta percorribile in bicicletta agevolmente...

martedì 17 luglio 2018

Per ridere un po': Le comiche: "Italia assassina"



"Italia assassina"



Rosso Rossi : "Sono morti una donna e un bambino in acque internazionalil'hanno soccorsi i libici, loro non sono voluti salire e una è morta con il suo bambino...
E' colpa vostra! Siete crudeli, siete crudeli, siete crudeli,  siete crudeli, siete crudeli,  siete crudeli!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!"



Nicolino Verdolino : "Ma l'ha detto lei! Erano in acque internazionali!
L'hanno soccorsi i libici e le due donne non sono volute salire sulle loro motovedette... Cosa c'entriamo noi?"






Rosso Rossi " Siete crudeli, siete crudeli, siete crudeli,  siete crudeli, siete crudeli,  siete crudeli!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!"

Nicolino Verdolino : "Scusi ma mica glielo abbiamo detto noi di credere a quello che gli dicono gli scafisti per farsi dare i soldi: "Vi vengono a prendere quasi subito e vi portano in Italia!" Quelli credono di aver comperato un biglietto per l'Italia poi scoprono l'amara verità! Quando hanno visto che i soccorritori erano libici hanno capito che i soldi dati ai criminali non sarebbero andati a buon fine e che li avrebbero riportati indietro!" 




Rosso Rossi "Appunto! Dovevamo andare a prenderli noi e portarli qui !!! Siete crudeli, siete crudeli, siete crudeli,  siete crudeli, siete crudeli,  siete crudeli!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!"




Nicolino Verdolino : "Ma lei non si rende conto di quello che dice! Non li vuole nessuno, nemmeno la Francia che li ha avuti come colonie, nemmeno Malta, la Spagna gli sparava, ora per prenderne un po' ha fatto una sceneggiata! Noi ce ne siamo presi 600.000 solo negli ultimi tre anni! Lei vuole continuare a farne entrare per mantenerli! Ma l'ha vista l'Italia come è piccola di fronte all'Africa? Abbiamo contato arrivi almeno da 12 Paesi diversi e tutti senza guerre.. Le faccio vedere la cartina dell'Italia e di quei 12 Paesi accertati come Paesi dei clandestini già in Italia!"
Nigeria
Una nazione affacciata sul golfo di Guinea, ex colonia inglese arricchitasi grazie al petrolio, In Italia il maggior numero di migranti (il 19%) proviene da questo paese.

 "Sa quanti chilometri quadrati di superficie ha la Nigeria? 923.768! Sa quanti chilometri quadrati di superficie ha l'Italia?301.340! La  Nigeria è grande come tre Italie!! Poi vengono dal Mali, ex colonia francese, dal Ghana, dal..!


Rosso Rossi "Ma la faccia finita! Bisogna accogliere, accogliere, accogliere!  Siete crudeli, siete crudeli, siete crudeli,  siete crudeli, siete crudeli,  siete crudeli!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!" 



Nicolino Verdolino : "Ma come vi viene in mente che l'Italia abbia spazio e soldi per mantenere mezza Africa??!! Con tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo se uno muore perché si è messo a rischio per sua volontà la colpa è dell'Italia?! Ma guardi la cartina!!"

Rosso Rossi "Ma la guardi lei la cartina, la guardi!
Tutti qui devono venire! Tutti qui! Già ce ne sono, che crede che non lo so? Dal Camerun, dal Ciad, dal Ghana e ancora ancora... Li dobbiamo salvare tutti! Tutti! L'Italia è il centro del mondo! L'italia è responsabile di tutto!Pure delle ex colonie britanniche e francesi! Noi solo siamo gli assassini, noi solo! 
Siete crudeli, siete crudeli, siete crudeli,  siete crudeli, siete crudeli,  siete crudeli!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!" 

 Nicolino Verdolino : "?????? TSO !!!!!!"

Rosso Rossi 

Eeeeeeeeeeeeeeeehhhhhhh!!!!!


Perché la scorta a Saviano si e ad Alessio Viola no?

Saviano ha la scorta perché ha scritto sulla Camorra, organizzazione criminale volta a lucrare sulla società con il traffico di droga, l'imposizione del pizzo sulle attività produttive, l'imposizione di appalti mediante violenza, intimidazione e corruzione pagando, con i suoi soldi sporchi, pubblici rappresentanti e pubblici amministratori.
Ma prima che ne scrivesse Saviano non si sapeva?
Le organizzazioni criminali sono infastidite se si parla dei loro affari dato che le loro attività si sviluppano meglio nel silenzio e nell'omertà, voluta o impaurita che sia. 
Ma uccidono quando il giornalista, lo scrittore, hanno un segreto un'informazione in più sui loro affari.
Non è il caso di Saviano.
Ha scritto il libro in cui descrive l'orrore dei metodi di quella società camorristica, altri ne ha scritti dopo, sempre incentrati sulla droga, in particolare cocaina, ma nel contempo la sinistra ne ha fatto un simbolo da consultare su tutto e per tutto. Non c'è notizia del TG, ad esempio sulle persone che tentano l'ingresso nel nostro Paese pagando i criminali dell'immigrazione clandestina, in cui non infilano: "Saviano ha detto"..
Ma chi se ne frega dell'opinione di Saviano, come di altri che circolano nelle TV, la gente pensa con la propria testa, a parte una minoranza indottrinata che però, per vivere, ha bisogno di essere indottrinata, essendo incapace di formarsi un'idea personale e dunque cerca sempre "un centro di gravità permanente che non gli faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente", per citare Battiato.
Ho appena finito di leggere un libro di un autore che non conoscevo, che scrive bene di criminalità organizzata: Alessio Viola. Ha scritto diversi libri su questo argomento incentrati soprattutto sulla criminalità organizzata pugliese. Quello che ho appena finito di leggere si intitola "Dove comincia la notte" e descrive quel mondo di organizzata prepotenza che uccide chiunque non stia agli ordini del boss e voglia mettersi in proprio nello spaccio della droga.
Anche qui, come scrive e dice Saviano, chi alimenta economicamente questo traffico sono i consumatori. Gente insospettabile, gente che ha due facce: una per il giorno e una per la notte, in senso figurato e anche reale.
Non ci sono eroi. Anche il poliziotto non lo è: è dalla parte della legge ma la contiguità con la criminalità, unita alle sue debolezze psicologiche, ne fanno un soggetto che è l'immagine nello specchio del delinquente: freddo esecutore di omicidi oltre che spacciatore di professione. 
La descrizione di Bari e della rete di criminalità che da lì si dirama anche nei luoghi circostanti Viola non la inventa, ma la desume da documenti, migliaia di pagine di Atti Giudiziari.
Alessio Viola, nella sua attività giornalistica, ha scritto numerosi articoli sull'economia sommersa della malavita barese e sugli aspetti di quella "in doppio petto".
Eppure nessuno lo minaccia o vuole ucciderlo. Non ha scorta.
A Saviano è bastato un libro scritto 12 anni fa per costituire un "pericolo" anche attuale per la camorra?
Eppure il Capo della Mobile di Napoli, Vittorio Pisani, incaricata la struttura che all'epoca dirigeva di verificare se le minacce a Saviano avevano un fondamento reale di pericolosità, così rispose:
«A noi della Mobile fu data la delega per riscontrare quel che Saviano aveva raccontato a proposito delle minacce rice­vute. Dopo gli accertamenti demmo parere negativo sull’assegnazione della scorta»

Da: Voce di Napoli
Ha vinto lo Stato, lo Stato vince sempre“, sono queste le parole che Michele Zagaria ha pronunciato nei confronti di Vittorio Pisani il capo della Squadra mobile che ha coordinato il suo arresto. Era il 7 dicembre del 2011 quando gli agenti della Polizia hanno fatto irruzione nel bunker costruito sotto terra a Casapesenna, in Provincia di Caserta. La cattura dell’ultimo super boss dei Casalesi, latitante per ben 16 anni, oltre a dare un colpo alla camorra ha permesso di sviluppare un immaginario intorno alla figura dei due protagonisti, concretizzatosi con la mini serie tv “Sotto copertura: la cattura di Michele Zagaria“.

La fiction targata Rai ha avuto un gran successo, dopo quello ottenuto dalla prima edizione basata sulla cattura di Antonio Iovine, arrestato il 17 novembre del 2010 dopo 14 anni di latitanza.
Dunque questi i fatti: un avvocato che difende dei camorristi dice in Aula che il processo deve essere trasferito altrove giacché l'ambiente lì può essere influenzato da vari fattori fra cui quello che ha scritto Saviano e questa è una minaccia meritevole di ben 5 uomini di scorta. Poi un ispettore di polizia dice che ha ricevuto una confidenza da Schiavone, camorrista, che la camorra vuole uccidere Saviano e la sua scorta entro quel Natale, circostanza che Schiavone smentisce,  Il pubblico ministero titolare dell'indagine ha chiesto e ottenuto l'archiviazione dopo che la notizia si è rivelata infondata,  ma Saviano si serve di questo per volere essere scortato, per poi lamentarsene "perché è una brutta vita vivere scortati". Ma la Mobile accerta quello che Pisani rende noto a domanda dei giornalisti. Saviano però, protetto da noti partiti di sinistra, in mezzo a tanti scrittori e giornalisti che si occupano e scrivono di criminalità organizzata è diventato "lo scrittore per antonomasia", colui a cui ci si rivolge per essere illuminati e per questo paghiamo 5 stipendi ad altrettanti poliziotti auto e carburante compresi. Intanto lui si fa ricco, non tanto con i suoi libri pochi e mediocri, ma con le apparizioni televisive in cui afferma che quasi tutti assumono cocaina e che la soluzione è liberalizzare la marijuana.
Ma Vittorio Pisani, con il suo stipendio di Dirigente della Polizia di Stato che certo non lo fa ricco, fa i fatti e ha fatto arrestare quelli di cui Saviano scrive, ma giustamente dice:
 «Resto perples­so quando vedo scortare per­sone che hanno fatto meno di tantissimi poliziotti, magistra­ti e giornalisti che combatto­no la camorra da anni». Nem­meno di Gomorra pare entu­siasta: «Ha avuto un peso me­diatico eccessivo rispetto al valore che ha per noi addetti ai lavori».