lunedì 10 luglio 2017

Senatore Ladro e cialtrone

Da: Il Sole 24 ore

Fondi Lega, due anni e 3 mesi a Umberto Bossi. Condannati anche il figlio Renzo e l’ex tesoriere Belsito




Due anni e tre mesi Umberto Bossi e un anno e mezzo al figlio Renzo sono stati inflitti oggi dal Tribunale di Milano per aver usato fondi del partito a fini personali. Il giudice monocratico Marialuisa Balzarotti ha condannato per appropriazione indebita anche l’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito a 2 anni e 6 mesi. Lo scandalo sull’uso improprio dei fondi del partito scoppiò nel 2012. In un altro processo anche Riccardo Bossi, primogenito del fondatore della Lega Nord Umberto, è stato condannato a un anno e otto mesi per il reato di appropriazione indebita aggravata per le spese personali con i fondi del Carroccio.


Due ladri di denaro pubblico secondo le sentenze dei Tribunali Italiani
Dato che uno dei due è senatore di questo sfortunato Paese, gli spetta il vitalizio anche se è stato condannato per essersi appropriato del denaro pubblico che lo Stato elargiva ai Partiti contro la volontà degli Italiani espressa in un Referendum?

La senatrice della Lega, sulla destra nella  foto, è sparita. Ma prenderà anche lei il vitalizio?

Che volgarità!
Perché ci facciamo fare questo? Perché arrivano soggetti come questo negli scranni del potere dove si maneggiano i nostri soldi e si decidono i nostri destini?
I 2 FIGLI DI UMBERTO BOSSI: ENTRAMBI DICHIARATI  LADRI dai tribunali italiani. Gli piace vivere alla grande con i soldi pubblici e senza fatica di studio e di lavoro.
Perché ci facciamo fare questo?

Riccardo Bossi: 1 anno e otto mesi con il rito abbreviato.
Appare sulla copertina di giornali di pettegolezzi in pose da divo...

Emeriti Nessuno arraffano e galleggiano grazie al padre, un tecnico che diceva di avere la laurea in Medicina...
Perché votate gente come questa?
Che tristezza l'Italia!

Auto usata come un'arma

Cronaca nerissima, non Cronaca nera.
La vita civile, grazie al lassismo delle Leggi di questo Stato Italiano, scende sempre più in basso e ce ne accorgiamo appena usciamo di casa.
Il primo test è proprio il Codice della Strada dove vige il Far West e i pazzi, i prepotenti, gli arroganti, i drogati e gli ubriachi hanno la meglio sulle persone perbene che rispettano il Codice.
Raramente, poi, c'è il dissenso sociale intorno a chi non rispetta il Codice e la solidarietà verso chi subisce la prepotenza, e questo è un bruttissimo segnale dello scadimento generale del senso civico del cittadino medio.
Nessuna speranza che pattuglie di Vigili Urbani o auto di Carabinieri o Polizia di Stato in transito, se non assegnate allo specifico servizio di segnalare le infrazioni stradali, pur vedendo plateali inosservanze del Codice si fermino per contestare al mascalzone di turno la sua infrazione.
L'omicidio della giovane donna di 27 anni, investita deliberatamente dalla grossa vettura condotta da tale Maurizio De Giulio, recidivo quanto a violenza, non è un Omicidio Stradalel'imputazione immediatamente affibbiatagli come sembrerebbe da quanto scrivono i giornali, bensì Omicidio Volontario. In quanto il mezzo da lui guidato è stato usato come un'arma per uccidere i due giovani sulla moto, dopo un diverbio stradale avuto qualche minuto prima.
Inseguire e, premendo sull'acceleratore, investire deliberatamente un mezzo non è Omicidio Stradale, ma è usare l'auto come mezzo per uccidere deliberatamente, giacché è impensabile che si possa pensare che lanciando un'auto, grossa per di più, addosso ad una moto si possa non uccidere chi vi è sopra. 
La volontarietà dell'atto omicidiario è chiarissima.
Quindi non esiste l'imputazione di Omicidio Stradale: l'imputazione è Omicidio Volontario di una persona e, se soppravviverà, lesioni gravissime ed infermità permanente per l'altra vittima.
Una reazione abnorme e folle ad un diverbio stradale, che non può e non deve superare lo scambio di rabbiose parole, di un individuo con precedenti che già stavano a testimoniarne la pericolosità sociale.
L'assassino Maurizio De Giulio, artigiano di Nichelino

Da: La Repubblica.it
C'è un precedente nella vita di Maurizio De Giulio, 50 anni, artigiano di Nichelino, prima cintura di Torino, arrestato ieri sera per omicidio stradale per aver travolto con il suo furgone nero Ford Transit la moto di una coppia di fidanzati, uccidendo sul colpo lei, e ferendo lui in modo gravissimo. Sette anni fa a Moncalieri, sempre nella cintura di Torino, era stato arrestato dopo aver provocato un incidente perché aveva bevuto. Dopo aver litigato con la moglie era salito in auto a tutta velocità. A un semaforo aveva bruciato un rosso,schiantandosi contro le auto incolonnate. Poi aveva aggredito i vigili urbani che lo invitavano a salire sull'ambulanza e arrivato in ospedale aveva minacciato due carabinieri, finendo così in manette. Ieri secondo i primi accertamenti quando è accaduto l'incidente mortale aveva bevuto il doppio del consentito. Così sotto l'effetto dell'alcol ha deciso di trasformare il suo furgone in un'arma per una vendetta scatenata non si sa bene ancora da cosa.





Non si può non domandarsi e rivolgere il quesito a chi in questo Paese amministra la Giustizia come mai con un simile precedente quest'uomo avesse la patente di guida; inoltre sarebbe utile sapere se ha mai fatto un giorno di carcere per aver aggredito dei tutori dell'ordine.