domenica 14 giugno 2020

I Racconti di una cattivissima vecchia 11°: Carogne che, morte, per qualcuno sono angeli


Carogne che, morte, per qualcuno sono angeli

Lo ripeto per chi leggesse per la prima volta questa serie di racconti: sono vecchia e incattivita dalla vita. Anche di fronte alla morte.
Quando avevo 25 anni, passando in macchina,  mi capitò di vedere un morto, coperto da un lenzuolo bianco, in mezzo ad un giardinetto spartitraffico con panchine che divideva in lunghezza i due sensi di marcia di una larga strada cittadina: uno aveva trovato il modo di salire con l'auto dentro quello spazio apparentemente ameno ammazzando il poveretto che era seduto su una panchina leggendo il giornale.
Rimasi turbata e scossa tanto che risalii in auto con le mani che mi tremavano e le lacrime agli occhi.
Pensavo a quel pover'uomo sconosciuto che se ne stava tranquillo in quello spazio verde ricavato in mezzo ad auto che scorrevano ai lati e che era stato colto in quella serena attitudine da un pazzo che forse correva tanto forte da perdere il controllo della sua auto, pur essendo in città.
Oggi una simile visione non mi farebbe più lo stesso effetto.
Troppe ne ho viste e sentite.
Troppe carogne ho incontrato e continuo ad incontrare e le vedo subito ormai, perché caduta è l'ingenuità dai miei occhi lasciandoli aperti per sempre...

Rimane comunque in me una parte viva e dolente che mi fa soffrire davanti a morti ingiuste, cattive, di giovani pieni di speranze e di bambini per colpa delle mancanze di altri uomini.
Un esempio di cui si riparla in questi giorni sono i due giovani architetti, innamorati e belli, che la follia di certa gente in U.K. ha fatto morire di una morte atroce e consapevole, chiusi come si sono trovati in un palazzo che bruciava senza vie di salvezza...
Oppure il quattordicenne falciato sulle strisce pedonali pochi giorni fa e di cui oggi si celebrano i funerali...
Non dimentico mai queste vittime innocenti... Anche se persone a me sconosciute, lo diventano note al momento della loro fine tragica e ingiusta e per me non finiscono mai nel dimenticatoio...

Dov'è allora la cattiveria? E' nei riguardi di persone che ho conosciuto magari per rapporti fugaci ed occasionali di cui ho potuto verificare la pochezza morale che, morte, sento lodare da altri come persone brave, buone, addirittura eccezionali!
La morte non emenda le azioni disoneste o ingiuste: se sei stato una carogna con qualcuno o per qualcosa tale rimani.
Si può scomodare la teoria pirandelliana dell'"Uno, Nessuno e Centomila".. Fino ad un certo segno è possibile... Ma ci sono azioni che una persona perbene non può mai compiere durante il corso della propria vita, per sé stessa, perché di fronte a sé stessa si farebbe schifo. E se invece le compie vuol dire che fa schifo. Con altri poi magari farà azioni splendide, e quelli in morte ne parleranno bene, come di una persona meravigliosa... Ma, fate attenzione, spesso si tratta di narcisismo, di voler dare ad alcuni una bella immagine di sé, rimanendo dentro quello che si è: una miserabile persona. 

Un esempio recente: leggo su un giornale locale che è morto un tale, riconosco e ricordo il suo cognome. Era uno della Polizia Locale. Penso subito che è morta una carogna perché ho avuto modo di verificarlo, mio malgrado. E penso che ne sono contenta, anche se non era tanto vecchio, anzi, forse era andato da poco in pensione. Vado a vedere che faccia aveva, perché ne hanno pubblicato la foto: ordinario, in carne... L'articoletto ne parla bene. Su un gruppo facebook c'è uno che ne parla con entusiastico affetto e dispiacere per la morte prematura per rapida malattia.
Un tempo non avrei mai potuto provare un simile sentimento: disprezzo anche in morte.
Costui, che non ho mai visto in faccia, aveva una minima parte in uno di quegli iter burocratici che tanto affliggono la Nazione e che, proprio ieri sera in TV, persino un ex Capo del Governo come Matteo Renzi diceva impossibile cambiare... Proprio lui che, appena insediatosi, disse che avrebbe fatto una "guerra totale alla burocrazia". Non essendoci evidentemente riuscito parlava, il Renzi, della Burocrazia come se fosse un'entità metafisica, astratta, e per questo inattaccabile da ogni tentativo di riforma, applicazione di leggi e di norme per aggirarne il metafisico e micidiale potere!
Eh no! Caro Renzi e tutti gli incapaci che gestiscono il Potere solo per arricchirsi: il modo c'è perché il male della burocrazia non è astratto ma molto concreto, sono gli uomini della catena di qualsiasi pratica burocratica! Mettete stop di tempo e punizioni e vedrete che i "pidocchi della firma sulla pratica" non potranno più, come fanno, lasciare languire la pratica se scatta la sanzione che va ad intaccare i loro stipendi!
Il morto per il quale non ho provato alcuna umana pietà era un Vigile che doveva mettere una firma in uno dei tanti passaggi imposti per poter costruire l'ingresso a casa mia. 
L'onesto geometra Direttore dei Lavori, regolarmente registrato nei permessi ottenuti, aveva fatto vari pellegrinaggi negli Uffici del Comune senza riuscire ad ottenere il permesso per poter costruire l'accesso alla rifinenda villa, che i permessi di legge li aveva tutti.
Riferiva a mio marito, titolare e proprietario, che l'Ufficio Comunale diceva che mancava una dichiarazione dei Vigili Urbani sulla classificazione della strada, per poter sapere se il passetto carrabile si poteva costruire o meno dalla strada comunale al nostro terreno privato, su un terreno di proprietà regionale di cui la Regione aveva dato l'uso a mio marito con regolare Contratto di Concessione.
E come mai questo Vigile Urbano a cui era stata affidata la pratica non firmava?
L'Ufficio dentro il Comune rispondeva che non lo sapeva, che la sede dei Vigili Urbani era in altro edificio della piccola cittadina, e da quell'edificio doveva arrivare nell'Ufficio preposto al rilascio.
Né il Direttore dei Lavori né mio marito, a cui egli aveva chiesto di accompagnarlo in quegli Uffici dopo vari ed inutili tentativi, riuscirono a sbloccare quell'assurdo fermo, incomprensibile sotto ogni aspetto logico.
Lì scattò il soldatino combattente che questa vecchia è per natura dalla nascita e che non accetta ostacoli assurdi, ma con in più tutto ciò che questa vecchia ha visto e capito di certi esseri umani.
Parlai con un vicino molto ficcanaso che ogni giorno entrava nel cantiere dove si stava rifinendo la nostra casa a parlare con gli operai che ce lo riferivano ridendo. Quando capitavamo anche noi ci parlavamo volentieri, ritenendo quella sollecitudine un interesse positivo per i nuovi vicini, e ignorando quanto ci veniva detto sia da altri vicini sia da chi ci aveva venduto terreno e rustico: "State attenti perché quell'uomo è una vipera". 
Delle persone mi faccio solo un'idea personale, mai influenzata o, peggio, bevuta così com'è, da chi ne parla male, perché tante possono essere le ragioni personali che inducono qualcuno a dare definizioni negative di qualcun altro. E penso che chi beve come vera ogni maldicenza sia un idiota.
Chiesi dunque al vicino come aveva ottenuto i permessi per costruire il passetto di ingresso al suo fondo, dove abitava. Egli disse che la Regione aveva a suo tempo chiesto dei soldi ma che "suo fratello non aveva mai pagato".
Capii che dovevano essere tempi lontani, visto che a noi invece la Regione aveva chiesto diverse migliaia di euro di balzelli per ottenere la concessione dello spazio di terreno di sua proprietà che costeggia in lunghezza tutta la strada comunale, frapponendosi fra essa e i terreni privati.
Nulla seppe dirmi del Vigile di cui il Comune aveva fatto il nome, ma mi spiegò che il permesso comunale dipendeva dal fatto che la strada poteva avere una classificazione diversa da comunale, forse vicinale.. Bisognava vedere come questa classificazione era scritta nelle carte.
Obiettai che, qualsivoglia fosse la classificazione, con tutta evidenza ogni villa lungo detta strada, sia su un lato sia nell'altro, aveva il suo bel passetto di ingresso  e tutti attraversavano le strisce di terreno che, per ciascun lato, erano di proprietà della Regione. Dunque la sua classificazione non impediva di costruire tali passetti. 
L'uomo cercò di spiegare a sé stesso e a me la cosa in questo modo: quando i lotti di terreno furono donati dallo Stato ai coloni per ciascun lotto fu concesso l'ingresso ma, essendo il nostro terreno frutto di un frazionamento di uno di quei lotti originari, forse risultava essere un ingresso soprannumerario e per questo aveva avuto bisogno di permessi regionali e comunali.
Possibile, pensai, ma nulla c'entrava in quella ipotesi la classificazione della strada da parte del comune.
Andai poi a parlare con il marito della precedente proprietaria del terreno, la parte venditrice. 
Gli chiesi se conosceva il tale Vigile e che tipo fosse. Mi disse che si, lo conosceva bene, come io avevo arguito data l'attività commerciale che la famiglia venditrice svolgeva sul territorio e data anche l'esiguità della cittadina e del numero degli abitanti.
Mi descrisse un pallone gonfiato, una specie di bullo, ma innocuo.. Certo una volta aveva tirato fuori la pistola di ordinanza minacciando qualcuno..
Mi stupii che nonostante ciò fosse ancora Vigile Urbano e, dopo avergli illustrato gli ostacoli che colui stava sovrapponendo ad una pratica che il mio interlocutore conosceva bene, avendola loro iniziata, gli posi la domanda: "Ma forse questo vuole dei soldi?"
La domanda la posi con lucido calcolo, non perché volessi addivenire ad un eventuale ricatto di quel pidocchio con il suo piccolo potere di firma, ma perché, conoscendo bene le chiacchiere che passano di bocca in bocca, arrivasse a colui che io parlavo in giro dell'ostacolo incomprensibile da lui frapposto, delle andate a vuoto del Direttore dei Lavori, leggi testimone del fatto, delle lunghe attese di lui con mio marito presso la sede-ufficio di tale poliziotto locale in cui non si faceva trovare perché "fuori per servizio", oppure, l'unica volta che erano riusciti a parlarci, aveva detto nebulosamente che "non era lui l'impedimento, ma quelli del comune che dovevano venire a ritirare il foglio con la sua firma, non spettando a lui portarlo dalla sede dei Vigili alla sede degli Uffici Comunali". Mio marito e il Direttore dei Lavori si erano offerti inutilmente di fare da latori del foglio con l'augusta firma da un edificio all'altro, ma niente, non si poteva fare.
In un Paese in cui un ex Presidente del Consiglio dei Ministri parla di una "irriducibile astratta burocrazia" basterebbe che il cittadino vessato, presentando denuncia per omissione di atti d'ufficio, avesse immediata Giustizia. Ma dato che né la Politica né tanto meno chi la giustizia la gestisce sanno fare il loro mestiere ecco che bisogna industriarsi.
Alla mia domanda così diretta il marito della signora venditrice si mostrò lievemente imbarazzato: "Ma no, non credo, è uno sbruffone, ma non penso..."
A me bastava. Avevo già parlato con due lingue che sicuramente si sarebbero sciolte senza commettere alcun reato: illustravo una difficoltà incomprensibile incontrata prendendo delle informazioni legittime sulla persona per fugare il dubbio che ci fosse qualcosa di illecito dietro detto ostacolo.
Attesi qualche giorno, sapevo che il marito della venditrice vedeva spesso il soggetto che era anche loro cliente, e sapevo che gli avrebbe riferito della mia finta ingenua perplessità.
Andai dunque negli Uffici del Comune dove erano stati invano quei VERI ingenui di mio marito e del Direttore dei Lavori chiedendo lumi sulla firma del Vigile e tornandosene indietro con le solite scuse: attendevano il foglio con l'attestazione della classificazione della strada che solo lui poteva firmare.
Davanti alla scrivania dell'impiegato dissi tutto quello che stava accadendo, senza accusare nessuno, con finto candore, ma mettendo l'accento sulla inspiegabilità del fatto che, per sapere come avevano classificato la strada, bastava guardare nell'archivio della toponomastica: o no?
Misi in quella recita tutto il candore possibile, mentre nella mia mente mi chiedevo se il Vigile ostacolava tutto da solo o aveva dei complici, magari anche in quell'Ufficio che trovava normale che il foglio con l'augusta firma non trovasse la strada per passare da un edificio comunale ad un altro.
L'impiegato mi rispose che avrebbe preso informazioni e che tornassi l'indomani per avere una risposta.
L'indomani, davanti alla sua scrivania, mi sentii dire con aria fra il sorpreso e lo scandalizzato: "Ma il permesso eccolo signora! Il Vigile T. l'aveva firmato! Eccolo qui! La strada è classificata comunale quindi tutto a posto!"
Sorrisi, ringraziai e me ne andai, guardandomi bene dal sottolineare che fino al giorno prima quel foglio non c'era nelle sue carte e che da mesi il T., anche contattato di persona dal proprietario della casa e dal suo Direttore dei Lavori, aveva sovrapposto inspiegabili ostacoli.