sabato 6 luglio 2013

Egitto, egiziani e coloro che detengono il potere

Dai miei scarni appunti di viaggio in Egitto:
Egitto, 27 aprile 2008
"Ho lasciato l'ora legale italiana sul mio orologio. 
La mia vita mentale è là, voglio pensare: a quest'ora David fa questo e quest'altro, a quest'ora Stefania ha preso i bimbi al pullman della scuola... ad esempio.
E' la prima volta che poso i miei piedi sul continente africano; ero già stata alle Canarie che  geograficamente sono africane, ma la prepotenza degli uomini le vuole spagnole.
In questa terra arida che fa somigliare questa landa al pianeta Marte, di azzurro, e non sempre, c'è solo il Mar Rosso, anch'esso sporco a riva, come i mari italiani. Stamane c'è vento, se non fosse che è tiepido farebbe pensare al maestrale che tira forte in Sardegna.
Questo schizzo di Sole che va raffreddandosi, mentre gira intorno alla stella da cui origina, è grande e vario solo per noi, microbi coscienti di esistere. E' comunque bello vedere come i suoi paesaggi siano vari spostandosi da un punto all'altro di esso. 
Il deserto in cui siamo è una pietraia di polvere desolata in cui qualcuno ha ricavato un villaggio turistico pretenzioso e comodo per riposare e, volendo, divertirsi. Hanno creato con fatica dei giardini che macchiano di verde il deserto. Nulla a che fare con la bellezza, ad esempio, delle spiagge sarde.


Questo è il luogo da "Mille e una notte" creato per i turisti.
Non mi sarei mai fatta trascinare in un luogo simile, nonostante le entusiastiche insistenze di uno dei miei figli che è stato ben quattro volte a Sharm-el-Sheik, se non dietro assoluta promessa di visitare i luoghi archeologici.
Siamo andati dunque a Marsa Alam che è più vicino a tali siti archeologici e, in particolare, a Luxor.
Non si poteva attraversare il deserto se non con la scorta della polizia per eventuali predoni... Dunque siamo partiti dal paradiso artificiale in una vera carovana di pullman scortati dalla polizia egiziana.


Il giovane egiziano che ci accompagnava sul pullman, facendoci non solo da guida turistica, ma soprattutto da intelligente ed ironico commentatore della vita politica e sociale del suo Paese, non l'ho dimenticato. Era colto non solo sulla Storia e l'Archeologia e le sue riflessioni, sia pur non troppo esplicite, sugli aspetti critici del suo Paese, mi hanno fatto capire quanto deve essere difficile per un giovane colto costruirsi un avvenire in Egitto. Ormai anche qui in Italia è così.
Si è speso a raccontarci anche il deserto facendomi scoprire la stupidità di noi occidentali che diciamo "Deserto del Sahara" ed è come se dicessimo "Deserto del Deserto", in quanto la parola Sahara significa appunto deserto nella loro lingua.
Alla fine della gita ha voluto regalare a tutte le signore un suo personale souvenir: una collana di pietre, probabilmente molto economica, ma che a lui costavano qualcosa essendo le signore molte. Questi sono i ricordi che hanno toccato il mio riflessivo cuore, insieme alle immagini indimenticabili dei villaggi lungo il Nilo sulla strada per raggiungere Luxor: mi è sembrato di essere tornata indietro di 2000 anni, ai tempi di Gesù: una povertà assoluta, bambini scalzi sulla terra battuta delle strade sterrate di villaggi di capanne, in cui il tempo si era fermato a due millenni fa. Uomini che cavalcavano asinelli come quello che Gesù, secondo i Vangeli, cavalcò per entrare a Gerusalemme. Non era questa terra d'Egitto, che aveva sottomesso i suoi avi ebrei, ma credo che la Giudea dei suoi tempi non fosse molto diversa. 

 Qui siamo in città e la bambina ha le scarpe... La capretta si fa trasportare in equilibrio sull'asinello...

C'era ancora Mubarak ed io riflettevo sull'immensa povertà di quei villaggi e mi si stringeva il cuore e mi chiedevo come poteva quell'uomo vivere nei lussuosi palazzi del Cairo e tollerare che il suo popolo vivesse così!
Gli uomini del Potere sono tutti uguali, ovunque!
Bisognerebbe vivere ciclicamente una rivoluzione... Ma come si fa... Non si può costruire la vita della gente in bagni di sangue ciclici.
Ammiro il popolo egiziano che dopo Mubarak non si è arreso ad un altro despota e ad una finta democrazia. Ma ci sono quelli a cui il nuovo despota, sia pure eletto, va bene e il fanatismo chiede altro sangue... Così alla ribellione pacifica delle masse si oppone la violenza...



Ed ecco il Nilo: per andare alle Tombe dei Faraoni abbiamo dovuto attraversarlo.

Noi turisti siamo una ricchezza per loro. Ed io penso alla mia intelligente ed appassionata guida, ai ragazzi che vendevano souvenir lungo il fiume, a tutti i camerieri che hanno reso il nostro soggiorno piacevole (tutti rigorosamente uomini, anche gli addetti al rifare le stanze), e penso che in questo periodo di rivolta hanno perso un poco dei loro magri guadagni...

Nella zona funeraria: alle Tombe dei Faraoni


L'entrata di una delle Tombe dei Faraoni










Solo alcune delle bellezze archeologiche che, nonostante i millenni trascorsi, si sono mantenute in tutta la loro magnificenza: il fiero popolo egiziano merita migliori condottieri del suo destino.