mercoledì 26 febbraio 2020

Storia di generosità umana e pazzia indotta

E' sempre difficile vedere bei film in TV e quando raramente capita è sempre a tarda sera.
Mi capitò con "La chiave di Sara" e con "Anche libero va bene", ieri sera mi è capitato con "Homesman".

Sono film che toccano i miei sentimenti e la mia intelligenza, non sono mai film che non facciano anche soffrire perché parlano di dolore e di verità.

Sono film che mio marito non reggerebbe mai, giacché per lui il cinema è evasione. 
Per me è comunicazione di sentimenti veri, anche se dolorosi e vissuti in storie lontane da me.. Però che ne comprendo i sentimenti. Non importa se sono personaggi inventati, sono però storie costruite su verità esistenti o esistite di vicende umane di sofferenza.

I più bei film mentre li sto vedendo mi fanno pensare: "Questo è tratto da un libro." E spesso è così.
Un romanzo da spessore alle psicologie dei personaggi, profondità, si sente che non sono frutto di scrittura di maniera, finalizzata al film, ma è il film che cerca di rendere in immagini la scrittura che sempre è il miglior mezzo di espressione.

"Homesman" ho capito che doveva discendere da un libro, e così è.

Lo scrittore è statunitense: Glendon Swarthout, nato nel Michigan e morto a 74 anni in Arizona.

"Homesman" l'ha scritto nel 1988 a 70 anni. Aveva scritto molti Romanzi e Racconti nel corso della sua vita, alcuni con sua moglie.
Nel leggere la sua biografia mi ha colpito che la moglie è morta solo l'anno prima del loro unico figlio, nato nel 1946, come me, e morto a 70 anni.

La storia di "Homesman" si svolge nel 1854 nel selvaggio ovest degli Stati Uniti di America, in cui molte giovani donne povere dell'est accettavano di sposare uomini che avevano un pezzo di terra nell'ovest, in questo caso nel Nebraska, in cui avevano costruito una fattoria e volevano fondare una famiglia.

La vita durissima, aggiungendovi disgrazie e violenza dei mariti, fa uscire di testa tre povere fragili donne che solo la pietà di un prete trarrà da quei luoghi organizzando il loro ritorno alle famiglie di origine nell'est.

Una scena che mi ha colpito più di tutte è quella di un uomo che si stende sopra sua moglie, in evidente distacco psichico, che giace in un letto con accanto una donna anziana, forse sua madre, o forse la madre di lui, ed egli, indifferente alla presenza della donna anziana e allo stato della moglie, compie su di lei un atto sessuale.
Una scena bestiale, come sicuramente ne accadono ancora nei luoghi socialmente degradati in ogni parte del mondo.
La donna della scena rimane lì dove è, poveretta, ormai in stato catatonico, non farà parte delle tre che invece saliranno sul carro chiuso condotto da una donna generosa e coraggiosa che tenterà di portarle all'est, presso un pastore protestante che ha accolto la richiesta del prete dell'ovest di riportare le poverette nei luoghi dove sono nate: in Iowa.




Come si può vedere dalla cartina il Nebraska confina con l'Iowa, ma gli spazi immensi, percorribili solo grazie ad un carro chiuso tirato da cavalli, costituivano un'impresa titanica per la giovane protagonista del film che si era preso l'incarico di consegnare le tre povere pazze al reverendo la cui moglie, interpretata dalla sempre splendida Meryl Streep, si prenderà cura amorevolmente e coraggiosamente di loro.
Ma durante la strada accadranno molte cose: incroceranno gli indiani che rubano tutto e si accontenteranno di un cavallo per mangiarlo.
Una delle pazze fuggirà, e sarà rintracciata a cavallo dietro ad un uomo a cui interessa brutalmente solo che "sappia allargare le gambe".
Troveranno una tomba di una bambina di 11 anni, in mezzo ad un deserto senza case né alberi, profanata dagli indiani per rubarne le vesti con cui è stata sepolta.
L'animo generoso e puro di Mary Bee Cuddy, la donna trentenne forte e decisa, vuole ricomporre quella tomba profanata, ma l'uomo rude ed egocentrico, che ella ha salvato dall'impiccagione per avere in cambio il suo impegno ad aiutarla nella nobile impresa di cui si è presa l'incarico, le dice realisticamente che non è possibile fermarsi in mezzo a quel deserto. 
Egli già ha dimostrato che il suo duro realismo è l'unico modo per risolvere situazioni estreme che si verificano in una terra aspra in cui gli uomini, autoctoni o coloni che siano, si comportano in modo bestiale: è stato lui che a gesti ha offerto il cavallo agli indiani intuendone le intenzioni liberando il fragile gruppo da chissà quali altre minacciose conseguenze, è stato lui a ritrovare la pazza fuggita e ad usare parole umane spiegando all'uomo che l'ha presa che "quella donna ha perso tre figli in pochi giorni per la difterite ed è per questo impazzita, e dunque la restituisse", ma a fronte del bestiale diniego del bruto ne nasce una lotta in cui il duro protagonista, interpretato da un Tommy Lee Jones da oscar, sta per perire, ma, colpo di scena, la pazza in un momento di coscienza spara al bruto che lo sta assassinando liberandolo.
Mary Bee Cuddy è interpretato dalla eccezionale attrice Hilary Swank, anche lei da oscar.
Il suo personaggio pur essendo una donna forte che regge la rudezza della vita dell'ovest ha il suo punto debole: vuole farsi una famiglia ma non trova nessun uomo disposto a sposarla. Durante il viaggio impara ad apprezzare l'arido George Briggs e arriva a proporgli se stessa, "posso ancora fare figli, ho una fattoria..", ma il rude uomo la rifiuta, vuole stare solo ad affrontare la vita. 
Quando lei gli fa questa patetica proposta stanno intorno al fuoco da lui acceso per passare la notte in bivacco con le tre trasportate in un luogo con alberi, mentre lei, per rimanere a ripristinare la tomba della bambina, nel raggiungerli si è persa e arriva sfinita dopo aver girovagato ed essere tornata nel punto di partenza. Ha un crollo e piangendo dice: "Perché non avete acceso il fuoco per me." Frase che può avere un doppio significato: il fuoco avrebbe potuto orientarla verso di loro che avevano continuato il cammino e il fuoco nel senso dell'agognato focolare che nessuno le vuole dare nonostante la sua generosità.
Crollerà: suicida, appesa ad un albero.
Briggs, sempre arido, continuerà per lei la strada fino a consegnare, con la stessa umanità vista quando parla con il bruto per liberare la povera pazza, le tre donne all'accogliente Meryl Streep.
Tommy Lee Jons dietro la macchina da presa essendo anche regista del film