giovedì 6 agosto 2015

Comune di Marino: italici costumi

Da: Il Caffè dei Castelli Romani

Sindaco di Marino arrestato: i ragazzini e il "Burking". Le intercettazioni


L'uso del potere e delle norme appare storpiato almeno quanto i congiuntivi, la sintassi e le parole anche straniere in bocca a certi personaggi, noti per l'immunità da grammatica e cultura. Nelle carte dell'indagine che ha portato ieri all'arresto del Sindaco di Marino, Silvagni Fabio, le intercettazioni sono tragicomiche. «Ma ci stanno questi qua di coso, qua di Burking... sta tutto a posto?», domanda il primo cittadino, alle prese non solo con la madrelingua ma pure con termini americani. Burking sarebbe non il velo di qualche concittadina islamica, ma il fast food "Burger King", al centro della presunta corruttela che ha portato all'arresto del Sindaco marinese ed altre 4 persone.
IL TECNICO SI PREOCCUPA DEI RAGAZZINI
Il problema era che i locali non erano commerciali, ma una sorta di magazzino. Cosa ben diversa da un sito in cui poter autorizzare attività di ristorazione e farci lavorare e mangiare decine di persone. «Burger King sta a posto per il famoso 49%, per il resto non sta a posto perché non possono mandare i ragazzi là dentro», risponde al Sindaco il capo dell'Ufficio tecnico del Comune di Marino, l'ing. Stefano Petrini, che appare contrario all'operazione. Di solito, infatti, nei fast food ci vanno a lavorare giovani e giovanissimi, e Petrini esprime delle serie remore: «Se noi avalliamo una cosa del genere - dice l'ingegnere - diventa un problema, quello è un deposito, un deposito. Attività artigianale industriale, come ci fai a mette' dentro in un'attività privata i ragazzini? [...] Dal punto di vista urbanistico non sta a posto». Del resto a Marino di cose non a posto se ne sono viste: basti pensare a certe licenze edilizie rilasciate con zero metri cubi riservati ad aree verdi, servizi eccetera dove magari farli giocare i ragazzini. «Sempre al sindaco - fa sapere la magistratura veliterna - viene contestata dalla Procura l’induzione indebita a corrispondere utilità a pubblico ufficiale sollecitando i vari imprenditori locali interessati a ottenere permessi di costruire, a versare all’Amministrazione Comunale la somma di euro 1.200 da utilizzare per finanziare le iniziative del Comune, in particolare feste e sagre, prospettando loro il diniego dei permessi in caso di mancata adesione alla richiesta».
VOTI COME PANINI
Alla fine, anche nel caso del "Burking" targato Silvagni la cosa è stata messa "a posto". Come? Anche qui le intercettazioni parlano da sé, fermo restando che vanno provate nell'eventuale processo: «eh... quello se la sta a studià bene... quello è un fijo de 'na mignotta che tu manco te lo immagini», dice il poliziotto stradale Gianluca Tomasi, da circa un anno in aspettativa per malattia, rammenta la Procura. Questo riferiva al suo socio nell'affare del fast food David Biancifiori nel novembre scorso. Poi a gennaio, dopo l'inaugurazione del mitico "Burking" avvenuta a dicembre, è Biancifiori a lamentarsi del Silvagni-style, fino a paventare un atto di ribellione verso certe pretese: « [...] il Sindaco prima de dacce l'autorizzazione, ha detto: "Io te la do, me assumi trenta persone?". Gliene abbiamo assunte quasi quaranta e mo gli ho detto che glieli rimando tutti a casa... ». Questo hanno registrato i Carabinieri ascoltando una telefonata dell'imprenditore con un'amica milanese. Come mai quella presunta richiesta di assumere persone nel nascituro Burger King marinese? «Pe' prende i voti no? Ha fatto assume' la gente!... - sbotta Biancifiori - No? Tu considera trenta posti de lavoro, so' millecinquecento voti e in un comune fanno la differenza... hai capito?». Resta la domanda sull'adeguatezza del "deposito" trasformato in ristorante.
IL GIP: «CONCRETO PERICOLO CHE COMMETTANO ALTRI GRAVI REATI»
C'è inoltre elemento che lascia riflettere e sta nel fatto le indagini sono state avviate nel giugno 2014, pochi giorno dopo l'elezione a sindaco di Silvagni. Praticamente, da quando è al potere nel Comune di Marino è sotto la lente dei Carabinieri e della magistratura penale. Ogni accusa, va ricordato, è da provare. Ma gli arrestati, oltre a Silvagni, il funzionario comunale Bruno Saccavino, il poliziotto-ristoratore Gianluca Tomasi, il suo socio David Biancifiori e Guido Ferrazza, secondo i magistrati sono capaci di commettere altri reati come quelli che gli vengono contestati e quindi vanno tenuti agli arresti domiciliari. «La reiterazione di condotte illecite e di accordi corruttivi - scrive il Giudice per le indagini preliminari Isabella De Angelis che ha disposto i 5 arresti di ieri - il ripetuto mercimonio della funzione pubblica, l'evidente intesa tra pubblici amministratori e privati imprenditori frutto di una prassi consolidata, fanno ritenere il concreto pericolo che» Silvagni, Saccavino, Biancifiori, Tomasi e Ferrazza, «se lasciati in libertà, commettano altri gravi delitti della stessa specie di quelli per cui si procede». Insomma, stando alle indagini e alle convinzioni del Procuratore di Velletri, Francesco Prete che ha diretto in prima persona l'inchiesta, nonché a quanto espresso dal Gip, il Giudice per le indagini preliminari, leggi, pareri tecnici e iniziative imprenditoriali sarebbero finite in un tritacarne corruttivo. Che brutto hamburger!