lunedì 16 marzo 2020

Cristiana Capotondi in cerca di Mr. Goodbar



Data la carenza di costruzioni televisive italiane godibili speravo in questo "Bella da Morire",  anche per la presenza di Cristiana Capotondi che a me piace molto, sia per l'aspetto sommamente gradevole sia perché è una bravissima attrice.

Ma, come al solito, i bravi attori non sono sufficienti a fare un buon prodotto, ed ecco che già dalla prima puntata cominciano ad apparire incongruenze che sono piccole e meno piccole crepe in questa costruzione.
La prima cosa che mi viene in mente è perché sceneggiati acquistati all'estero (tranne tante troppe "ciofeche" statunitensi) sono costruiti meglio? Spesso mi è capitato di vedere sceneggiati tedeschi, ma anche francesi, ben costruiti, coerenti e realistici in ogni minimo particolare, tanto da renderli credibili e godibili e non, come è capitato anche in questo sceneggiato, con imperdonabili stupidaggini che li rendono dei fumetti senza un minimo di credibilità?
L'ho già scritto per altre critiche che ho fatto su questo blog ad altri sceneggiati italiani, se si scrive di fantasy o di fantascienza stiamo al gioco: puoi scrivere tutte le incongruenze che vuoi, libertà alla fantasia! Ma se scrivi una sceneggiatura per qualcosa che vuole essere inserito nel reale non puoi perderti in vuoti che leghino gli eventi, oppure in ridicole incongruenze... Un buon prodotto si vede proprio dai particolari minimi che sono curati.

Qui abbiamo tre sceneggiatori che dai dati raccolti sul web hanno ricevuto riconoscimenti e premi, dunque mi stupisco ancora di più dei vuoti logici...
Andiamo ai fatti: sparisce una ragazza e chi la conosce bene, la sua famiglia, sa che non può essersi allontanata di sua volontà. Si può capire dunque la volontà del padre che la si cerchi subito perché pensa al peggio.
Quello che non si capisce affatto invece è che l'ispettrice di Polizia Capotondi pensa subito al peggio senza elemento alcuno (poteri paranormali?), ma non solo, decide che se è sparita la ragazza non può che esserlo nel lago dove affaccia la cittadina dove si svolge la vicenda.
Quindi la da immediatamente per morta (la sceneggiatura non da nessuna indicazione in proposito sulla ragione), poi la fa cercare subito nel lago chiedendo l'intervento dei poliziotti sub in un preciso tratto di esso!
Un lago grande! Ma lei sa che si deve cercare solo in quel tratto! La sceneggiatura non da nessun aggancio per dare un minimo di realismo a questa scelta,  che altrimenti non si spiega assolutamente.
L'esame autoptico e le scene con i genitori che vengono fatti entrare a riconoscere il cadavere, sono inverosimili fino al ridicolo.
Spesso ne abbiamo viste ad esempio negli episodi del Commissario Montalbano, dove il taglio era sempre volutamente ironico-comico e in quell'ottica erano perfette.
Ma qui siamo nel poliziesco tragico, almeno così si vuole narrare, ed è assurdo far vedere il cadavere sul tavolo autoptico che rimane lì anche dopo qualche giorno con il viso scoperto, tanto che la madre viene fatta entrare estemporaneamente per una visita successiva a quella del padre, avvenuta giorni prima, assolutamente imprevista. Ma il cadavere è sempre lì, con il viso scoperto, pronto per la scena tragica, invece di essere in un cassetto frigorifero più realistico che poteva essere aperto alla bisogna per la madre fuori di testa.
Ce ne sarebbero ancora, ma già questo basta a far capire la rozzezza della narrazione, che così diventa un poliziesco fumettistico.
Non basta la bravura della Capotondi, nè quella del bravo Matteo Martari a rendere la storia credibile per spettatori che si aspettavano un buon prodotto data la martellante pubblicità preventiva. Restano quelli di bocca buona che ingoiano di tutto.
Una citazione la merita la straordinaria Lucrezia Lante Della Rovere, già notata per la sua bravura nello sceneggiato (quello senz'altro meglio riuscito) "La strada di casa".


Per il resto questa sceneggiatura mi fa ricordare quello che disse a  mia figlia uno sceneggiatore, molto ben introdotto nelle produzioni, a cui l'aveva presentata Luciano De Crescenzo che, avendo conosciuto mio marito giacché aveva girato alcune scene di un suo film nella struttura astronomica che egli gestiva in quel periodo, appreso il desiderio di nostra figlia di scrivere sceneggiature aveva voluto carinamente a lui indirizzarla: "Niente di spontaneo, ci metti quello che il pubblico vuole, un po' di sesso, un po' di quello che tira al momento..." Mia figlia dopo poche "lezioni" ringraziò e se ne andò. 

Pescando qua e là forse hanno ritirato fuori il personaggio interpretato da Diane Keaton nel film del 1977 "In cerca di Mr. Goodbar", in cui una donna ancora giovane come l'ispettrice Capotondi, con un lavoro normale, in quel caso l'insegnante, di sera va nei bar cercando uomini per una sola notte.
Un personaggio dalla psicologia non certo normale, ma almeno a quel personaggio gli sceneggiatori, ispiratisi ad un romanzo a sua volta ispirato ad una storia di cronaca nera (la donna viene uccisa da uno dei suoi uomini occasionali), dettero una scusa per un simile squallido comportamento: la donna che cercava uomini nei bar aveva la schiena storta...