giovedì 26 aprile 2012

Elegia di Lerici - Parte finale


François  Cheng

"Élégie de Lerici"
à Shelley
Séjour divin? Séjour humain! Oh oui,
la vrai beauté, s'étant affirmée gloire,
n'aura de cesse que'elle ne resplendisse
et son envol point ne faiblira. Nous seuls,
quêteurs impénitents, nous disparaissons.
Toi, en pleine félicité, tu n'es pas sans voir:
si la mer accorde bienveillance au sol
qui sait l'accueillir en toute humilité,
ailleurs, nullement elle ne renonce
à sa puissance de tempête. À l'homme
d'apprendre la juste mesure; à lui 
de consentir au peu, au bref, à l'unique.
La voie de douleur mène à la voix intérieure, 
les tenailles du regredendo aux cris des entrailles.
Ayant été jadis cause d'une jeune morte,
et venant de pleurer l'Ami, tu as compris
qu'en toi le chant d'Orphée s'était accompli.
Malgré les frissons d'horreur au moment
de l'épreuve, céder soudain au mourir
te paraît, en fin de compte, équitable.

"Me voici étendu sur le bûcher, membres transis,
cheveux trempés, dans la senteur du sable
et des algues. Ô très chers qui m'entourez,
ne vous effrayez pas, ne vous affligez pas,
ne vous laissez plus noyer par les larmes!
Abandonnez ce corps étouffé par les flots et dévoré
à present par le feu. Les désirs que nous portons
ne sont-ils plus grands que nous? Si grands
qu'ils rejoignent le Désir originel par quoi
la lumière fut. Laissez donc ma flamme
monter et déchirer nuit, laquelle, accueillante,
ouvre la Voie lactée de la Transfiguration."



Per chi non conosce il francese tento qui una traduzione per la comprensione del testo:

Elegia di Lerici
a Shelley


Soggiorno divino?  Soggiorno umano! Oh sì,
la vera bellezza, essendosi fatta gloria,
non cesserà di risplendere 
ed il suo volo non fallirà mai. Noi soli,
questuanti impenitenti, noi spariremo.
Tu, in piena felicità, tu non stai senza vedere:
se il mare accorda benevolenza al suolo
che sa accoglierlo in tutta umiltà,
altrove, non rinuncia affatto
alla sua potenza di tempesta. Sta all'uomo
capire la giusta misura; a lui
consentire al poco, al breve, all'unico.
La strada del dolore conduce alla voce interiore,
le tenaglie del rimpianto alle grida delle viscere, 
essendo stato un tempo causa di una giovane morte,
ed avendo appena pianto l'Amico, hai compreso 
che in te il canto di Orfeo si era avverato.
Malgrado i brividi di orrore al momento
della prova, cedere improvviso al morire
ti sembra, in fin dei conti, equo.


"Eccomi disteso sul rogo, membra intirizzite, 
capelli bagnati, nel profumo della sabbia
e delle alghe. Oh carissimi che mi circondate, 
non vi spaventate, non vi affliggete, 
non lasciatevi più annegare dalle lacrime!
Abbandonate questo corpo soffocato dai flutti e divorato 
ora dal fuoco. I desideri che portiamo
non sono essi più grandi di noi? Così grandi
che essi raggiungono il Desiderio originario da cui 
la luce fu. Lasciate dunque la mia fiamma
salire e lacerare la notte che, accogliente, 
apre la Via lattea della Trasfigurazione."



Ricevo e diffondo


COMUNICATO STAMPA
28 aprile: giornata mondiale vittime dell’amianto
“ Fuori l’amianto dal lavoro e dalla vita”

Il 28 aprile di ogni anno vengono ricordate le vittime dell’amianto nel mondo. Nel pianeta ci sono oggi 125 milioni di lavoratori esposti ad amianto (dati O.M.S) e molti milioni di lavoratori sono stati esposti negli anni passati. Si stimano ulteriori 500 mila vittime dell’amianto in Europa entro i prossimi 15 anni. Sono 120.000 i decessi ogni anno ma se si considerano i paesi in via di sviluppo dove non esistono strumenti di protezione sociale e sanitaria e dove non si hanno neppure le conoscenze per correlare i decessi all’amianto, questa cifra appare assai sottostimata.
La Russia è ancora il maggior produttore di amianto, seguito da Cina, Kazakhistan, Brasile, Canada, Zimbabwe e Colombia. L’Asia (Cina, Sri Lanka, Thailandia, Laos, Cambogia, Vietnam, Sud Korea) ha il triste primato nel mondo con la maggiore esposizione della popolazione all’asbesto, seguita da Africa e America Latina. Anche se molti paesi stanno cercando di reagire, nella maggior parte di essi, la popolazione non ha la minima conoscenza dei danni causati dall’amianto.
Dal ’92 in Italia è stato posto il divieto di estrazione, importazione, esportazione, produzione, commercializzazione, ma non il divieto di utilizzazione dell’amianto: questo ha comportato il permanere dei materiali contenenti amianto nei luoghi di lavoro e nell’ambiente di vita con oltre 32 milioni di tonnellate di amianto ancora da smaltire.
Sono più di 4000 i decessi per mesotelioma pleurico ogni anno, senza contare i tumori professionali e i casi di asbestosi.
A vent’anni dalla legge la situazione in alcune regioni (nel Lazio il ritardo maggiore) è al punto di partenza con particolare riguardo ai Piani Regionali Amianto (mappatura, bonifica, sorveglianza sanitaria, incentivi allo smaltimento, ricerca epidemiologica, informazione).
La vasta gamma di aspetti relativi all’amianto (lavoro, salute pubblica, ambiente, ricerca medica) richiedono un coordinamento e finanziamenti adeguati per far fronte all’emergenza.
Riteniamo inoltre che le imprese che hanno causato questa contaminazione umana e ambientale dovrebbero partecipare al finanziamento del Fondo Vittime in misura consistente.
Infine la scelta della dismissione graduale dell’amianto e la mancanza di un preciso divieto all’utilizzo dell’amianto nel nostro paese non aiutano a fuoriuscire dal problema.
Nel mondo, in Europa, in Italia continuano a morire vittime innocenti sia per esposizione professionale che familiare e ambientale.
Le organizzazioni internazionali devono mettere al bando l’amianto in tutto il mondo in tutte le forme possibili.
La presidente
dott.ssa Anna Maria Virgili
Comitato Esposti Amianto Lazio – associazione di volontariato – C.F. 97690600586
Via del Cottanello, 2 A – 00158 Roma- T. 3479612067
e-mail: espostiamiantolazio@email.it ; anna-virgili@virgilio.it

La speranza Monti tramonta definitivamente


Silvia O.  mi invia la sottostante informazione, (già ripresa dal giornale locale "Il Mamilio" e da me letta sul sito facebook dello stesso): 

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/monti-compra-400-auto-blu/2179240
Monti compra 400 auto blu
di Mauro Munafò
Il bando è stato già emesso dal ministero dell'economia: lo Stato vuole acquistare nuove 'berline' per una spesa di dieci milioni di euro. Indispensabili: in giro ce ne sono già 60 mila (e altre 800 giacciono inutilizzate nei garage)

Ecco dove vanno a finire i nostri sacrifici, i soldi rubati dalle nostre tasche  per pagare odiose tasse dirette ed indirette, vanno ad alimentare le loro spese superflue, come sempre. Invece di comprare 400 auto blù non sarebbe più sensato che i   nostri soldi    ritornassero al mittente sotto forma  di servizi ? Ha ragione  Oscar Giannino: “ lo stato è un ladro,  lo Stato è un bandito”. Lo afferma pubblicamente e  dice che se ne assume la piena responsabilità di quanto afferma.

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Nonostante tutto il gran parlare e scrivere, statistiche alla mano, sulle troppe auto blù italiane rispetto a quelle in uso negli altri Stati, nonostante gli esempi di politici con cariche varie che negli altri Stati vanno in bicicletta o in taxi (rimborsato) o con la propria auto, Mario Monti agisce in questo modo!!!

Dal giullare sibarita al sobrio elegante che va a messa la domenica: sempre in pessime mani stanno i soldi degli italiani che pagano le tasse...

Ora la maschera è caduta definitivamente: le liberalizzazioni dei tassì e delle farmacie, ma non quelle di lobby come quella dei commercialisti ad esempio (per svolgere tale professione bisogna accettare di farsi sfruttare gratis per 3 anni, per avere una certificazione che consente di accedere ad un concorso che non è detto che si supererà), tasse sulle pensioni, sulle case, unica sicurezza di pensionati che hanno rinunciato a tutto per tutta la vita per avere la certezza di un rifugio sicuro per la vecchiaia, ma non sui grandi patrimoni, non sulle transazioni finanziarie...
Nessun taglio agli sprechi e ai privilegi di chi si è assiso, grazie alla politica, in poltrone varie...

Ricordo a Napolitano, che parla di ANTIPOLITICA, le parole di Berlinguer:
 ‘Quando si chiedono sacrifici agli operai, ai pensionati ci vuole un grande consenso una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi’ 
Se la POLITICA è rapina l'ANTIPOLITICA è UN DOVERE MORALE.

Grillo però è anche questo...

Da: Il Corriere della Sera.it

L'iniziativa risale a quattro anni fa

Grillo, le sue 350 mila firme
e la dimenticanza del Senato

Depositate a corredo di 3 disegni di legge, mai esaminate - L'iniziativa risale a quattro anni fa


Beppe Grillo (Ansa)
Beppe Grillo (Ansa)
Non gliene importa niente? Aboliscano l'articolo 71 della Costituzione. Almeno i cittadini verranno ufficialmente informati: al Parlamento, dei disegni di legge di iniziativa popolare previsti dalla Carta, non interessa un fico secco. La prova: da quattro anni il Senato evita accuratamente di esaminare le proposte presentate da Beppe Grillo e firmate da oltre 350.000 italiani. Sette volte di più di quelle necessarie.

Riassumiamo? A metà dicembre del 2007, nella scia delle polemiche intorno ai costi della politica e «V-Day», il comico-capopopolo genovese si presenta a Palazzo Madama, pedalando su un risciò (anche lo show vuole la sua parte...) per consegnare una catasta di sottoscrizioni raccolte in un solo giorno su tre disegni di legge. Sintesi: 1) Nessun cittadino può candidarsi in Parlamento se condannato in via definitiva o in primo e secondo grado in attesa di giudizio finale. 2) Nessuno può essere eletto alle Camere per più di due legislature (10 anni). 3) Basta con i deputati e i senatori «nominati» dai capi partito e via alla riforma elettorale perché possano essere votati dai cittadini con la preferenza diretta. Giusto? Sbagliato? Libero ciascuno di pensare che si tratti di proposte ottime o pessime, utili o inutili, virtuose o demagogiche. C'è reato e reato, dirà qualcuno, e un conto è avere nella fedina penale una condanna per tangenti su un reparto di leucemia e un altro per aver violato, facendone una battaglia politica (e non violenta, ovvio) una legge considerata ingiusta e da cambiare. E c'è chi sottolineerà come escludendo automaticamente tutti dopo due legislature ci saremmo risparmiati tantissimi somari ma avremmo perso anche un pò di purosangue. Per non dire dei dissensi sulla legge elettorale... Ma qui sta il nocciolo della questione: i senatori hanno il diritto di prendere uno per uno questi disegni di legge, valutarli, decidere che si tratta di sciocchezze e buttare tutto nel cestino. È nelle loro incontestabili facoltà. Quello che non possono fare è di infischiarsene di quelle proposte facendo finta che non siano mai arrivate. Lo ammise un anno fa, dopo una fiammata di polemiche, lo stesso Renato Schifani: «Sono favorevole affinché i ddl di iniziativa popolare, a prescindere dai loro contenuti, abbiano una risposta da parte del Parlamento. È un diritto e un dovere del Parlamento. Si deve riconoscere ai cittadini che hanno presentato una proposta popolare il diritto assoluto di avere una risposta».
Lo dice la Costituzione all'articolo 71: "L'iniziativa delle leggi appartiene al governo, a ciascun membro delle Camere ed agli organi ed enti ai quali sia conferita da legge costituzionale. Il popolo esercita l'iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli". E gli articoli 48 e 49 della Legge 25 maggio 1970, n. 352 precisano tutti i dettagli perché questo strumento di democrazia possa avere piena dignità.
Il guaio è che i nostri padri costituenti non avevano tenuto conto di una sventurata ipotesi. Quella che in Parlamento si affermassero maggioranze prepotenti decise a svuotare questo istituto. Sia chiaro: di destra o sinistra non importa. E lo dimostra il destino dei progetti "grillini", ignorati sia in questa sia nell'altra legislatura. Fatto sta che, come spiega Michele Ainis, la facoltà solennemente riconosciuta dalla Carta Costituzionale alla volontà popolare di proporre delle leggi si è ridotta di più e né meno che al ruolo che avevano un tempo le suppliche al sovrano. Con il Parlamento che si arroga il diritto di occuparsene o meno così, a capriccio. Come quei monarchi annoiati che, mollemente adagiati sul trono, decidevano il destino di questo o quel poveretto condotto al loro cospetto sollevando o abbassando il mignolo inanellato.
Dicono: ma Beppe Grillo è stato uno screanzato. E ricordano che, convocato a Palazzo Madama (audizione obbligatoria: mica una gentile concessione), il comico genovese fondatore del Movimento 5 stelle, ne disse di cotte e di crude contro «questo Parlamento di nominati in cui sono stati scelti amici, avvocati e qualche zoccola». Affermazione che, buttata lì prima dei fuochi d'artificio sul «ciarpame senza pudore» accesi dalle accuse di Veronica Lario, sollevò un'ondata di proteste.
Verissimo: la scelta di Grillo di usare un linguaggio spiccio e ricco di parolacce è una cosa che gli viene rinfacciata anche dagli amici e suona insopportabile alle orecchie di chi in Parlamento dice cose spesso oscene però sventolando educatamente il ventaglio. Ma può bastare per ignorare le proposte di 350 mila cittadini? Vogliamo ricordare, almeno, che per legge i promotori dei Ddl di iniziativa popolare dovrebbero esser convocati entro un mese e il comico «indignato» ebbe l'opportunità di dire la sua dopo un anno e mezzo e solo dopo aver avvertito il presidente della commissione affari costituzionali Carlo Vizzini che gli avrebbe appiccicato addosso migliaia di «pittime», quei petulanti personaggi seicenteschi vestiti di rosso che si attaccavano per mesi ai debitori senza sfiorarli con un dito ma ricordando loro ossessivamente il debito da pagare? Disse quel giorno Grillo ai commissari: «Datemi una data di quando sarà discussa l'iniziativa popolare per l'elezione dei parlamentari, per lasciare fuori i condannati e scegliersi il parlamentare anziché trovarselo nominato, e mi manderete via contento». Macché: vuoto pneumatico. Al punto che se domani mattina la legislatura subisse un infarto, quelle proposte evaporerebbero nel nulla.

C'è poi da stupirsi se il 10 settembre, quattro anni dopo la raccolta delle firme, il comico si presenterà a Roma per chiedere che gli siano restituite quelle carte sottoscritte da 350.000 cittadini perché è ormai chiaro che il Senato non ritiene quelle proposte neppure degne di essere esaminate e cestinate? Una cosa è certa: che Beppe Grillo abbia ragione o torto nel merito dei disegni di legge (e a questo punto la cosa è del tutto indifferente), i senatori hanno perso un'altra occasione per riaprire dalla loro torre d'avorio un dialogo coi cittadini. E con il loro assordante silenzio spingono a ripetere quella domanda fastidiosa: l'articolo 71 è ancora in vigore o è stato abolito?

Gian Antonio Stella - 5 settembre 2011 

martedì 24 aprile 2012

Non è Grillo la cura


Da: Quotidiano.net

D'ALEMA: E' COME BOSSI - Massimo D’Alema (Pd) ha contro-replicato a Beppe Grillo, dopo essersi già riferito al leader del movimento Cinque stelle come un misto tra Umberto Bossi e il Gabibbo. Grillo ha risposto che D’Alema odia il presente, vive nel passato e non sa prevedere il futuro. “Essere consapevole del presente - ha detto ier sera l’ex premier intervistato ad ‘Otto e mezzo’ (La7) da Lilli Gruber - mi permette di osservare che Grillo dice esattamente le stesse cose che diceva Bossi venti anni fa. Manca ‘Roma ladrona’, per il resto è un mix di populismo di destra e di sinistra. Questo permette di prevedere il futuro: finirà nello stesso modo di Bossi”.
“Questi fenomeni di populismo, quando diventano partito - ha detto D’Alema - assumono velocemente tutti i peggiori difetti della politica, senza riuscire a raggiungerne i pregi”.

Foto da: Investire Oggi

MARONI: VIOLENTO E FORCAIOLO -  “Grillo è una forma di lotta politica violenta e forcaiola, noi siamo la speranza per la società operosa e onesta della Padania”, scrive invece Roberto Maroni in un post su Facebook in risposta a un suo sostenitore che esprime il suo timore per travaso di consenso dalla Lega al movimento Cinque stelle.
“Imprenditori, commercianti, lavoratori e pensionati che non chiedono la forca in piazza - prosegue Maroni - ma meno tasse e più lavoro per i loro figli. Torniamo a parlare di questo alla nostra gente e i voti li prenderemo noi. Padania libera”.





MUSSI: E' COME BERLUSCONI... - “Grillo ha detto che si sparerebbe sui c... per aver appoggiato Vendola. Farebbe bene a farlo”. Cosi’ Fabio Mussi, presidente di Sel, ai microfoni della Zanzara su Radio 24 dopo gli attacchi di Beppe Grillo a Nichi Vendola.
Per Mussi “Grillo è come Berlusconi, un incantatore di platee rapite, anche se con un altro stile. Quello del Cavaliere è piu’ burlesque. “Grillo - incalza l’esponente di Sel - in realtà vuole solo prendere elettori a Sel, è un competitor. Nulla di piu’ normale”. Secondo l’ex ministro, il leader del Movimento 5 Stelle “dice una cosa sensata e dieci insulti, è un personaggio trash, e ormai e’ difficile distinguere le due cose. Mi ricorda un manipolatore di folle di un racconto di Thomas Mann”.
“I grillini - continua Mussi a Radio 24 - sono un popolo di incazzati che ha molte ragioni, vorrebbero dare uno schiaffo ma questo poi torna indietro, se lo danno da soli. Votano in modo sbagliato”.

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Queste dichiarazioni e queste immagini si commentano da sole e danno conto, oltre a tutto il resto, della ragione per la quale gli Italiani non sanno più da chi farsi rappresentare e a chi affidare l'Amministrazione del Denaro Pubblico.

Cominciamo da Massimo D'Alema. Tutti possono verificare che si sente superiore a tutti, cammina quasi a mezz'aria con un'espressione di sufficienza e, quando parla, lo fa con degnazione ed arroganza.
Ricordiamo chi è: uno che non ha mai lavorato se non in politica. Ha la qualifica di giornalista che, come tutti sanno, basta scrivere qualcosa su un giornale, nel suo caso politico, dimostrare che si è stati pagati, fare un esamino ed è fatta: sei iscritto all'ordine dei giornalisti.
Dal quotidiano "La Repubblica" appresi anni fa che, quando girava in eschimo e non come un elegantone come da molti anni, andò a tirare cose marce (non ricordo se frutta, verdura o uova) ai clienti della "Bussola" di Viareggio chiamandoli "ricchi borghesi" o qualcosa di simile. Era populismo quello o no?
Non credo che si debba dire altro sul suo profilo se non che era Presidente del Consiglio quando ci fu l'affare del Cermis e si è visto come fu condotto.
Ora questo signore dice che Grillo è come Bossi. Per me va bene, ma perché non anche come Antonio Di Pietro che fino a poco tempo fa ci è andato perfettamente d'accordo, ospitandolo sul suo blog, andando a firmare per i referendum da Grillo promossi con molta improntitudine ed ignoranza dei termini legali che vanificavano tali firme? Ospitandolo infine nei suoi raduni di piazza dove ti spaccava i timpani con le sue arroganti invettive?

Passiamo ora a Roberto Maroni: qui è fin troppo facile notare le marchiane contraddizioni! Lui che dà del forcaiolo a Grillo! Fa ridere, non può che suscitare il riso spontaneo. Tutti hanno visto e sentito le manifestazioni forcaiole del suo partito: i cappi esibiti addirittura in Parlamento, la Bandiera Italiana, in nome della quale tanti eroi del Risorgimento hanno immolato la loro vita, usata dal suo partito come carta igienica, i fucili minacciati da Bossi che il loro compare Berlusconi minimizzava con la sua aria di eterno giullare dicendo che erano uscite folkloristiche... A Roma, calunniata come unica ladrona, diremmo:"Ma stai ancora a parlà?! Ma ci hai pure er coraggio de' parlà?! Ma vatte a nasconne che è mejo!!!"

Fabio Mussi: Forse è l'unico che dice delle cose sensate. Teniamone conto, perché sono rimasti in pochi. Anche se non condivido in toto le idee di sinistra di Mussi, qui c'è bisogno di gente seria e non ladra.

Non c'è bisogno di certo di uno come Grillo! 
Tutti siamo schifati, disgustati, nauseati, ma è da gregge troppo facile affidarsi ad un urlatore anche arrogante e ignorante.
Grillo come comico mi faceva ridere, come predicatore no.
L'ho scritto sul blog di Antonio Di Pietro quando sono tornata a dargli credito, visto che lui gli dava importanza e spazio. Non mi lasciavo influenzare da lui, anche se allora lo stimavo. 
Grillo urla su tutto basandosi su dei consiglieri che gli stanno intorno che si dicono esperti di scienza e di economia e che per lui, evidentemente, non possono essere messi in discussione. Questo, insieme alla radicalità delle sue convinzioni e alla assoluta mancanza di umiltà, tipica degli ignoranti, lo rende pericoloso e pericolosi sono quelli che, ciecamente, gli vanno dietro credendo che possa risolvere i problemi italiani.
Di lui mi è piaciuto solo il gesto, significativo, della rinuncia al finanziamento messo a disposizione del suo partito. Cosa che il parolaio Di Pietro, che va raccattando firme facendo finta di indire un referendum su una cosa già referendata al solo scopo di contare quanta gente gli va ancora dietro, si guarda bene dal fare! 

domenica 22 aprile 2012

Sceneggiati televisivi

La nostra televisione raramente produce sceneggiati decenti, sia sul piano della storia come intreccio, che possa essere di un qualche interesse, sia sul piano dell'approfondimento psicologico dei personaggi. In genere si assiste ad improbabili dialoghi quasi surreali, tanto sono discosti da qualsivoglia verosimiglianza con il reale, a situazioni ridicole tanto la scrittura è superficiale e rozza, non tenendo conto delle varie realtà. Sceneggiature scritte a tirar via toccano particolari della vita che gli spettatori conoscono e ne rilevano l'incongruità, l'assurdità, dimostrando che chi ha scritto la sceneggiatura non si è curato di approfondire gli aspetti delle varie realtà che non conosce.  
Nel caso dello sceneggiato (oggi si chiamano "fiction", il perché non si sa avendo il vocabolo italiano) "Una grande famiglia", la nostra RAI 1 ha fatto uno sforzo ed ha messo insieme un cast discreto, con una regia buona e una costruzione dei personaggi e delle situazioni abbastanza credibili. 
Alessandro Gassman

La brava e dolce Stefania Sandrelli rende una madre e suocera credibile. L'espressione del suo viso, quando l'ignara cameriera chiama la nuora con il nomignolo che la suocera le ha affibbiato, non avendola vista perché coperta dall'anta dell'armadio, era perfetta, come era più che reale la situazione: a me ha ricordato mia suocera che, insieme a sua figlia, mi chiamava con sarcasmo "la Signora".  La tartassata nuora, resa da un'attrice che non mi è particolarmente simpatica, Stefania Rocca, in questo ruolo mi sembra riesca abbastanza bene. Bravissima e, invecchiando, più bella, migliora come il vino buono, Valentina Cervi, degna nipote del suo bravissimo e scomparso nonno Gino. Via via sono tutti bravi: eccezionale il bambino, Filippo De Paulis, sempre bravo Alessandro Gassman, oltre che anche più bello del compianto Vittorio, bel ragazzo Giorgio Marchesi ecc. ecc..
Credibili, dicevo, le psicologie, soprattutto quella del povero patriarca interpretato dall'ottimo  Gianni Cavina, quella della madre, grazie anche a Stefania Sandrelli, e tutte le altre.
Ad esempio la cecità ottusa della madre del povero nipote Nicolò, interpretata da Sonia Bergamasco, è ben costruita: conosco persone come lei, sempre preoccupate di sé stesse e cieche alle istanze interiori, sia pure inespresse, dei figli. Compito di una madre è scavare con delicatezza per capire se c'è un disagio, avere, per amore, una sensibile attenzione sui figli, soprattutto nell'adolescenza... Invece ci sono madri, come questo personaggio, che soffrono di un tale egocentrismo che non avvertono neppure lontanamente i problemi dei figli.
Ma un baco, nella costruzione dei personaggi e nella psicologia delle situazioni, mi è stato evidente e altre persone, che conoscono bene il mondo della scuola, hanno concordato con me che la scena di Nicolò e sua madre dalla Preside era assolutamente inverosimile, soprattutto di questi tempi!
Forse 40 anni fa, se uno dava un colpo in testa ad un compagno dentro la scuola, finiva in Presidenza davanti ad una Preside ingessata come quella proposta nello sceneggiato, scandalizzata, gelida ed inflessibile... Ma neppure 40 anni fa non si sarebbe curata di fare un'indagine per approfondire le ragioni di un fatto così grave! Invece ci fanno vedere che 4 teppisti chiedono di andare in bagno contemporaneamente e (ma neanche in sogno!!) viene loro concesso. Nicolò si ribella finalmente alla loro indegna persecuzione, brandisce un bastone e lo dà in testa ad uno di loro. Nessuna inchiesta, nessuna polizia, che nella realtà deve essere chiamata dal Dirigente Scolastico, che lo voglia o no è la legge che glielo impone, e all'indagine di legge segue parallelamente un'indagine interna alla scuola, il genitore viene sì convocato ma non certo nella più totale incomunicabilità come lo sceneggiato fa vedere: la Preside da sola che rimbrotta il genitore convocato ed il figlio punto e basta, senza nemmeno la presenza dell'insegnante che ha concesso a 5 elementi di uscire ed andare in bagno contemporaneamente non in ora di ricreazione. Ecco qui la sceneggiatura è stata scritta a tirar via! Ne risulta una totale irrealtà che rende ridicola la scena per qualunque, non dico professore, ma anche studente e genitore.
Tutto questo per non far emergere i reali problemi di Nicolò che, per gli sceneggiatori, debbono restare sottaciuti e non capiti dall'ottusa genitrice! Si poteva far avvenire la reazione di Nicolò fuori dal contesto scolastico allora... Ma nel bagno della scuola si è voluta creare una situazione che nella realtà avrebbe necessariamente evidenziato, se non altro, la persecuzione di cui il ragazzo era fatto oggetto e... forse anche su quale argomento.
Questi sono gli errori che ti fanno alzare dalla sedia o dalla poltrona dicendo: "Ma và! Ma è assurdo! Improponibile!" E lo spettacolo finisce lì e si va a fare un'altra cosa. 

sabato 21 aprile 2012

Letture: il libro di Carlo Verdone




Da: IBS, tutti i libri di Carlo Verdone




2012
casa sopra i porticiLa casa sopra i portici Disponibilità immediata
Verdone Carlo, 2012, Bompiani
a cura di Maiello F.
€ 15,30   (Prezzo di copertina € 18,00  Sconto 15%)
Metti nel carrello

 2009 
Io, loro e LaraIo, loro e Lara
Verdone Carlo, 2009, Arkadia
€ 19,00  
Spedizioni gratuite in ItaliaMetti nel carrello

 2004 
Signori e signore: Pietro GermiSignori e signore: Pietro Germi
Verdone Carlo; Scorsese Martin; Sesti Mario, 2004, Gli Ori
€ 40,00  
Spedizioni gratuite in ItaliaMetti nel carrello

 2000 
Fatti coatti (o quasi)Fatti coatti (o quasi)
Verdone Carlo; Giusti Marco, 2000, Mondadori
€ 3,10   (Prezzo di copertina € 6,20  Remainder -50%)
Metti nel carrello

 1999 
Tutto VerdoneTutto Verdone Disponibilità immediata
Verdone Carlo, 1999, Gremese Editore
a cura di Panero A.
€ 8,34   (Prezzo di copertina € 9,81  Sconto 15%)



Non sapevo che Carlo Verdone avesse scritto tutti questi libri, il mio apprezzamento per lui era per la sua arte di attore, autore e  regista nel cinema, ma anche in televisione.
Non c'è un solo film suo che non abbia visto, non solo perché l'arte di far stare bene le persone è un'arte rara, perché non tutti i comici fanno ridere, ma perché lui riesce a vedere dentro le psicologie delle persone del nostro tempo, riesce a coglierne le anomalie, le debolezze, i tic, le follie, le contraddizioni e tutti quegli aspetti dell'agire grotteschi e spontaneamente ridicoli che esistono.
Un grande artista come lui piace a tutti, anche a chi romano non è, ma io sono romana come lui e in lui, in quel suo certo modo di essere romano, ritrovo tante cose di me stessa. Forse perché, lo scopro leggendo il suo ultimo libro, ha vissuto una Roma che ho vissuto anch'io: nel tempo e in certi luoghi.
Di solito non compero libri autobiografici di personaggi famosi. Ero andata in libreria perché la sera non avevo più un libro sul comodino che mi prendesse . Quando ho un libro "che mi prende" provo un piacere mentale che credo sia il massimo dell'appagamento. So che c'è un amico che mi aspetta sul comodino e che stimola il mio interesse. La cosa peggiore del mondo è annoiarsi. Mi annoia la stupidità, la volgarità, la pochezza e questo mi accade spesso guardando la televisione.
In libreria cercavo un libro preciso, ne sono uscita con quattro libri di cui uno è l'ultimo di Verdone. Ero indecisa per la ragione che ho detto sopra, ma il suo viso mi guardava dalla copertina ed allora l'ho preso dallo stand in cui era messo in evidenza e l'ho sfogliato un po'... Ho capito che potevo fare un'eccezione e mi sono comperata il libro dell' "Amarcord" di Carlo Verdone.
Ho detto che non è solo la "romanità" di Verdone che mi piace, ma quella "certa" romanità. Ad esempio c'è un comico romano, che va molto in televisione e nei teatri, di cui non a caso non ricordo neppure il nome, che proprio non mi piace affatto: non mi fa ridere e non corrisponde in me alla mia "romanità".
Quindi in Verdone, oltre a quanto già detto, ho scoperto leggendo il suo libro quello che di lui mi richiama qualcosa che c'è in me.
Intanto la sua formazione cattolica, che già trapela dai suoi film in cui si sente un'etica di fondo con la quale egli interpreta la realtà. Puoi, vivendo, arrivare a non sperare più che ci sia Dio, ma la tua formazione rimane se è avvenuta da bambino e poi da adolescente.
Ad undici anni io già ritiravo, con grande emozione, dalle mani di uno ieratico vescovo, la tessera di "Beniamina" dell'Azione Cattolica nella mia Parrocchia di allora: "S.Maria del Rosario" in Via degli Scipioni. E qui già abbiamo detto dove abitavo: nel Quartiere Prati, che non era quello che è diventato oggi. Quando andammo ad abitare nella casa che mio padre aveva acquistato in Via Ottaviano era il 1952. Prati era un quartiere borghese e crescere in un ambiente borghese, sia pure della classe piccolo-medio, significava anche quello qualcosa, un "imprinting" che resta.
Carlo Verdone apparteneva alla borghesia medio-alta, non la mia, ma fra Prati dove vivevo ed il Quartiere Mazzini dove studiavo, la commistione e la frequentazione fra questi due strati sociali all'epoca era normale. Tanto normale che mi capitò di frequentare anche la casa di Pellegrino De Strobel, in Via della Conciliazione, tanto per fare un esempio.
Dunque, tornando al libro di Carlo Verdone, vi scopro delle ovvie, per lui, conoscenze e frequentazioni dovute alla professione di suo padre di personaggi famosi che, per diverse strade, è capitato anche a me di conoscere, sia pure fugacemente. Mi colpisce, però, la sua tenerezza e l'apprezzamento per le persone cosiddette "semplici", come già avevo visto nei suoi film in cui certi personaggi rustici, se non addirittura rozzi, venivano trattati con affettuosa descrizione. Uno dei più poetici per me è l'emigrato che torna in Italia per compiere il suo dovere di cittadino: votare, e viene derubato di tutto e gliene fanno di tutti i colori e alla fine lui, buonissimo e molto ingenuo, esplode e, in un linguaggio quasi incomprensibile per la carenza di una cultura scolastica , si sfoga facendo capire lo stesso bene tutto con la mimica ed infine manda tutti e giustamente affanc....!  L'ho rivisto tante volte quel pezzo di film e lo rivedrei all'infinito: per me Verdone è un genio!
Ecco, in questo suo apprezzamento per l'intelligenza e la saggezza delle persone meno acculturate, ma ricche di qualità umane, mi rivedo. Tant'è che, nel mio piccolo, ho dedicato una novella a: "La colf, questa sconosciuta".
Nel libro Verdone parla a lungo delle domestiche che hanno servito e vissuto in casa sua, anche per brevi periodi.
Quello che mi ha spinto a comperare il libro è stato anche il fatto che lui legasse i suoi ricordi alla Casa. Lo scrivo con la C maiuscola perché anche per me la Casa è il guscio, è qualcosa a cui sono rimasta indelebilmente legata. Sfogliandolo, lì in libreria, mi ha colpito che da quelle mura, da quei luoghi, egli ha voluto partire per parlare di sé e delle persone della sua vita. Nel mio molto piccolo ho un'opera incompiuta, che ogni tanto riprendo, che parla delle Case in cui ho vissuto: a 65 anni, ormai compiuti da un po', ancora ricordo nitidamente la casa dove i miei genitori abitavano quando sono nata, l'unica in cui siamo stati in affitto insieme a quella  in via dell'Orso in cui siamo stati solo sei mesi, in attesa che si liberasse con lo sfratto la casa che papà aveva comperato in Prati. Apprendo dal libro che la famiglia Verdone, anche se abbiente, nella "Casa sopra i Portici" era in affitto. Un affitto privilegiato, visto che la casa apparteneva al Vicariato.
In questa autobiografia si scopre che Carlo Verdone era un bambino buono ma pestifero in certe sue manifestazioni  e che è stato un giovane anche più pestifero per i suoi genitori: come quando li spaventò a morte con la messa in scena di una sanguinosa rapina tanto per scherzare! Ecco, si divertiva a fare scherzi che riuscivano così bene che i poveri genitori ci cascavano: da menare, insomma! Ma i suoi genitori erano veramente buoni a sopportare cose simili!
Nel libro c'è molto altro e, naturalmente, si ride, perché Verdone è sempre Verdone. 
Una nota per chi ha scritto la terza di copertina: nell'elenco dei film di Verdone manca "Stasera in casa di Alice" con Ornella Muti e Sergio Castellitto. 

venerdì 20 aprile 2012

Zingaretti va d'accordo con Alemanno e i cittadini pagano di più

ROMA, 18 APR -
ACEA: SINDACO GENZANO, ROMA FA DA PADRONA, NON CI STIAMO GABBARINI, DISSENSO DEI SINDACI DEL BACINO ATO2 (ANSA)  

I sindaci dei Comuni dell'Ato2 hanno animato l'assemblea del bacino per l'acqua che si è svolta oggi in Provincia. Un'assemblea aperta dagli interventi del presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti - che ha chiesto un incontro al Comune di Roma per avere maggiore chiarezza sulla volontà del sindaco di Roma Gianni Alemanno di cedere alcune quote di Acea, e dagli assessori all'Ambiente di Provincia Michele Civita e Regione Marco Mattei, ma che, come spiega il sindaco di Genzano, Flavio Gabbarini, «ha visto il dibattito sulle proposte strozzato da Roma Capitale». «Nonostante la richiesta firmata da 15 primi cittadini di rinviare la riunione visto il poco tempo a disposizione per analizzare la documentazione - aggiunge - l'assemblea è andata avanti facendo emergere, da parte di tutti i sindaci, le criticità rispetto alla gestione del servizio idrico da parte di Acea. Tutti i punti all'ordine del giorno, quindi sono passati, poichè il Comune di Roma, detenendo il 51% di Acea, ha posto il veto su alcune votazioni». L'assemblea per i sindaci di Genzano, Velletri e Monte Porzio Catone si è conclusa quando è stato discusso il IX punto, l'adeguamento delle tariffe: «Abbiamo chiesto di rinviarlo - ha detto Gabbarini - perchè è un punto importante e andava studiato meglio. Il rinvio è stato negato e l'assemblea, sempre grazie al voto di Roma, ha approvato la nuova tariffa. Allora abbiamo lasciato l'aula perchè non ha senso discutere e procedere alle votazioni se poi queste sono comunque condizionate dal voto del Campidoglio». Gabbarini ha comunque, nei vari interventi, sollevato la questione del depuratore dei Landi, un impianto nuovo e mai avviato. Ha chiesto poi un potenziamento dei servizi al cittadino, «con l'apertura di nuovi sportelli sul territorio oltre quelli di Velletri e Frascati che vadano a sostituire i camper, insufficienti a rispondere alle esigenze delle persone. Infine, abbiamo chiesto maggiore chiarezza e trasparenza sugli investimenti programmati». Alla fine, tutti i punti all'ordine del giorno sono passati ma, conclude Gabbarini, «quello che è emerso con forza è il grande dissenso dei sindaci del bacino Ato2 nei confronti del servizio erogato da Acea».(ANSA).

Rocca Priora, degrado

Per tanto tempo al posto della nuova pensilina c'era stato un orrore arrugginito. Qualche teppista aveva divelto un pezzo degli assi di ferro del tettuccio, che penzolava pericolosamente sopra le teste dei malcapitati che dovevano attendere il bus del COTRAL verso Roma. Sembrava di stare in un povero Paese africano, o nei pressi di qualche favelas brasiliana.
Poi qualcuno (il COTRAL? l'ANAS? Visto che si tratta di una strada statale; oppure il Comune di Rocca Priora? Cosa che mi sembra più difficile) ha installato la nuova pensilina per far attendere l'autobus in decenza e comodità a coloro che sono costretti a prenderlo. 
Dico "costretti" perché è da masochisti scegliere di lasciare l'auto per prendere un bus: bisogna studiarsi gli orari, non ne passano molti e le pensiline sono abitualmente delle discariche di immondizia. Quest'ultima cosa non dipende dal COTRAL, ma chi deve pulire l'indecenza lasciata da gente incivile? Il Comune? L'ANAS? Di qualcuno sarà la competenza...
Appena installata è diventata immediatamente un luogo di affissione selvaggia, soprattutto di manifesti politici.
Ma i politici non dovrebbero amministrare secondo leggi e regolamenti? E secondo queste leggi e regolamenti sanno che c'è il divieto di affissione?
Se lo sanno se ne fregano, perché chi attendeva l'autobus non poteva sedersi se anziano o stanco giacché, così facendo non vedeva l'arrivo del bus a causa della impropria "fodera" dei manifesti, su cui campeggiava indifferentemente il simbolo PD (da me fotografato) oppure di altri partiti fra cui, beffa delle beffe: i VERDI!!! E bravi gli ambientalisti! Chi dà da affiggere i manifesti non può lavarsene le mani. Deve dire:"Affiggeteli solo nei luoghi consentiti, se li troviamo attaccati ovunque non vi paghiamo più l'attacchinaggio!" Invece se ne fregano anche loro!
Quando piove, ugualmente, le persone non possono starsene sotto la pensilina perennemente "foderata" e quindi oscurata, e debbono sporgersi sotto l'acqua...
Qualcuno, a due anni circa dall'installazione, deve aver pensato:"Ma a che serve? Per affiggerci i manifesti di questi.... ecc. ecc..." e l'ha sfondata.
L'hanno sfondata da qualche mese... e i vetri sono ancora là...  
I soliti ricconi con bombolette di vernice spray (costano molto, ma gli imbrattatori, che qualcuno scemamente chiama "writers" dandogli importanza, come se imbrattare i muri fosse arte, hanno soldi da buttare in vernice spray, non per riverniciare le ammaccature dell'auto per risparmiare, no! Loro spruzzano e la sprecano in giro in quantità industriale!) hanno pensato bene di dare un colpettino pure alla povera innocua e forse utile pensilina... Utile solo per chi deve prendere il bus naturalmente. Persone di serie B per il COTRAL, per l'ANAS e per il Comune se possono aspettarlo anche in mezzo ai vetri o plastica trasparente che sia... 
 Questo invece è... un marciapiede sulla Via Mediana, strada comunale... Quei detriti si sono staccati e sono così da quando c'è stata la grande nevicata di febbraio... Oggi ho fatto la foto ed è il 20 aprile!!
Carino vero? Visto da più vicino si capisce a cosa può servire un marciapiede che è costato qualcosa... Quando lo fecero lessi sul sito del comune quanto avevano pagato per la "consulenza esterna" del progettino: Euro 15.000!! Per un simile capolavoro si vede che non c'erano le competenze necessarie fra i dipendenti dell'Ufficio Tecnico comunale... Non ho fatto le foto dei punti in cui al centro ci sono dei grossi pali della luce e... in quei punti, data la strettezza del marciapiede, ci può passare solo un gatto... però, poco più avanti ci sono gli scivoli per i disabili... Giuro, non sto scherzando, prometto che farò le foto... Forse pensavano al mondo dei disabili lillipuziani con carrozzelle lillipuziane...

giovedì 19 aprile 2012

Ingressi settimanali nel blog: 12-19 aprile 2012


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