lunedì 29 luglio 2013

Cronache di pazzie quotidiane - Frustrati

Frustrati

Era riuscito a comperarsi quella casa come tanti: grattando sulle missioni e mettendo da parte i soldi un poco per volta.
Ma non tutti sono frustrati per questo. Lui lo era e si vedeva. Tutto lo urtava: se uno metteva l’auto vicino a casa sua, ad esempio, anche se più di venti persone avevano lo stesso suo diritto, essendo spazi comuni a tutti i proprietari di quel piccolo comprensorio. A due anziani e molto ben educati coniugi, fece dei ghirigori sulla carrozzeria dell’auto e, non contento, strusciò un grosso sasso lungo la fiancata, giacché, a suo avviso, si erano permessi di parcheggiare nello spazio comune vicino alla sua abitazione. Follia? Normale barbarie da frustrazione.
I due chiesero civilmente informazione proprio a lui se avesse visto qualcuno aggirarsi intorno alla loro auto: si inalberò e diventò subito aggressivo, minacciò querele…
“Ma di che?” Chiese la donna stupita. “Noi le abbiamo solo chiesto se ha visto qualcosa perché abita qui davanti.”
“Mettetevela davanti a casa vostra! – Rispose con malgarbo. – Altrimenti non vi stupite se accadrà di nuovo!”
“E’ una minaccia?” Chiese stupito l’uomo anziano.
Quello negò che lo fosse ma si era scoperto oltremodo.

Anche i frustrati hanno bisogno degli altri talvolta, accadde così che il frustrato di cui narriamo si trovò con il cesso otturato proprio a ferragosto e, non sapendo dove andare con moglie e figliolanza, si guardò intorno e vide che nel giardinetto dei due anziani coniugi, in quel momento in vacanza altrove, c’era un provvidenziale tombino proprio adiacente alla strada comune che, qualora aperto, avrebbe fatto defluire i liquami in attesa di poter ottenere un intervento sulla fogna. Insieme ad un suo sodale, che aveva il numero di telefono dei due coniugi assenti, decisero di telefonare per chiedere loro il favore di aprire tale tombino e fare così un ferragosto senza che la loro cacca gli rientrasse in casa.

I due anziani coniugi, nonostante le rassicurazioni che avrebbero poi pulito tutto il tombino e il giardino intorno ad esso con grandi getti di acqua, furono molto indecisi se dare o meno l’assenso ma, di fronte alle suppliche del frustrato e del suo sodale che chiamavano in causa “il ferragosto dei loro bambini”, cedettero.

Pensate forse che i frustrati portino memoria e gratitudine? Sapete tutti che non è possibile ovviamente. Il rodimento interiore glielo impedisce ed il frustrato cerca sempre lo scontro per sfogare la tensione che lo abita sempre e comunque.

L’ineffabile signora che, insieme al marito, gli aveva salvato il ferragosto, fece altre cose buone per la comunità dove entrambi avevano la casa: denunciò un Amministratore ladro che rubava i soldi a tutti loro senza dare alcun servizio e costui, anche grazie a tale denuncia, si dimise. Tutti erano buoni a lamentarsi e nessuno si esponeva a fare qualcosa.  

Senza ragione alcuna il frustrato non salutava neppure e la coppia si adeguò. Semplicemente lo ignoravano. La signora, spinta da uno spirito di elementare civiltà, provò a parlare con un altro abitante del comprensorio dicendo che si poteva tenere meglio l’insieme pagando un omino che passasse due, tre volte l’anno a curare le poche piante degli spazi comuni, a raccogliere le foglie e a togliere le erbacce che crescevano spontanee ai lati delle strette vie di accesso. Essendo persona animata da identica civiltà quello rispose che era d’accordo, ma temeva che gli altri, molti simili al frustrato, non avrebbero aderito a tale esigenza.

Così erbacce enormi crescevano, foglie si accumulavano, nell’apparente indifferenza dei frustrati. Pochi, come l’anziana signora, pulivano almeno davanti alla propria casa e, un giorno che si spinse a pulire una grata di scolo dell’acqua piovana che era oltre la sua casa, una donna sui quaranta anni che aveva usufruito anche lei del “salvataggio ferragostano” commentò con ironia: “Che voja!” Come a dire che la signora anziana era una stupida ad aver voglia di farlo e che lei non si sarebbe abbassata mai a tanto.
La grata era nei pressi del cancello dell’abitazione della svogliata ed ironica commentatrice e spesso, anche se non esistevano posti macchina dedicati, la sua famiglia parcheggiava l’auto proprio lì.

Ma l’anziana signora era civile ma non stupida e imparava in fretta. Non pulì più.
Seppe poi da un abitante del posto che la casa del frustrato che rigava le auto si era allagata proprio a causa del mancato deflusso delle acque piovane.  
Non si pensi che fosse cattiva se ne fu contenta.

Ella scaricava la spesa davanti alla sua casa con molta calma. “In fondo ho una certa età.” Pensava tranquilla. Mentre era dentro a posare i pacchi sentì suonare il clackson di un’auto. Immaginò di chi fosse e lo ignorò. Tranquilla e cosciente del proprio diritto continuò nell’operazione. Quando chiuse il portabagagli guardò verso il nervoso guidatore il quale, sporgendo la testa dal finestrino, le disse irato: ”Lei non può bloccare la strada.” Gentile e con la calma di un serpente la signora gli rispose: “Può passare dall’altra uscita, la strada è a doppio senso.”
Lo disse apposta, per aumentare la sua irritazione, giacché il frustrato e alcuni suoi sodali volevano istituire un senso unico a cui proprio l’anziana ed apparentemente innocua signora si era fermamente e giudiziosamente opposta, a causa della strettezza delle strade che, come nel caso in specie, non consentivano un agevole passaggio e il poterle percorrere anche nell’altro senso apriva comunque una via d’uscita, in caso di ostruzione, che un senso unico non avrebbe consentito.
Si avvicinò al finestrino del frustrato e guardò la donna che gli sedeva accanto: teneva gli occhi bassi. “Poveretta, pensò, non osa neppure guardare la gente in faccia”.  
“Sto scaricando la spesa.” Disse con l’aria più innocente del mondo per far risaltare ancora di più l’assurdità del comportamento nervoso dell’altro.
Infatti quello si caricò di più, non essendo riuscito nell’intento di mettere fretta alla signora né di infonderle alcuna irritazione.

“Io non posso andare a retromarcia!” Quasi strillò. E, nel dirlo, forse gli si accese il lumicino del pensiero che, se non si poteva pretendere che lo facesse lui, altrettanto si poteva dire per l’anziana. Perché subito dopo disse: “Accosti in modo da consentire il passaggio anche agli altri, non stia in mezzo alla strada!” La signora, intimamente soddisfatta da questa risoluzione più ragionevole, risalì in auto per accondiscendere a quanto ora richiesto e, mentre risaliva, fece un gesto con il braccio alzato ruotando la mano accanto alla testa per sottolineare il comportamento agitato del frustrato. Accostò l’auto quel tanto che poteva consentire una strada non percorribile da due auto affiancate e, mentre lo faceva, il frustrato aveva preso una macchina fotografica e la fotografava! Non si sa con quale intento di minaccia! La donna lo guardò sbalordita pensando: “Non dovrebbe farlo e potrei oppormi a termini di legge, ma lasciamogli questa immagine di me seduta al volante della mia auto a questo scemo, se la terrà per ricordo! Non si sa cos’altro potrebbe farne! Ha documentato che questa strada è percorribile nei due sensi! Questa mente infantile e frustrata, non potendo spararmi come forse desidererebbe, mi fotografa! E’ pazzo se pensa che questa sia una  minaccia che possa crearmi preoccupazione, al contrario è un elemento a suo sfavore qualora lo denunciassi per molestie.” Ma l’anziana signora non ne aveva alcuna intenzione e, tranquilla, restando al volante, con lo specchietto retrovisore esterno che quasi sfiorava il muro di cinta della sua casa, si girò verso l’auto del frustrato chiedendogli per due volte: “ Ci passa? Ci passa?” E per fortuna ci passò.

Priebke: Dio è solo una speranza, ma non c'è.

Da: Il Corriere della Sera

«ROMA NON TOLLERA QUESTA APOLOGIA DI FASCISMO» - «Non è accettabile che il compleanno di un criminale che ha partecipato alla violenta esecuzione di cittadini inermi, a scopo di rappresaglia, possa essere utilizzato per fare apologia di fascismo e nazismo. La città non lo tollererà»: il sindaco della Capitale Ignazio Marino commenta così le scritte e gli striscioni. Aggiunge via Twitter Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio: «Oggi più che mai ricordiamo le 335 vittime delle Fosse Ardeatine. Nessuno di loro ha potuto festeggiare 100 anni. Roma non dimentica». 

Il giorno dei cento anni di Erich Priebke da qualcuno a Roma viene celebrato così. Ufficialmente non sono previsti festeggiamenti pubblici (???!!!). Ma già all'alba di lunedì in varie parti della Capitale qualcuno ha voluto «omaggiare» l'ex capitano delle SS condannato all'ergastolo per l'eccidio delle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944, in cui 335 persone furono fucilate dai nazisti. L'ex ufficiale sconta la sua pena ai domiciliari a Roma, in un appartamento all'Aurelio.

E, aggiungo io, con tanto di badante e auto fissa della Polizia di Stato, come i nostri politici che ce l'hanno per "status symbol".

Ho già scritto su questo mostro sopravvissuto a tutto e sereno e contento nella sua "coscienza". Doveva fare la fine di Eichmann: Eichmann fu impiccato pochi minuti prima della mezzanotte di giovedì 31 maggio 1962 ...

Noi, invece, abbiamo rimandato a morire a casa con il suo cancro Kappler... liberato Reder... e ci teniamo questa offesa ai morti, così ferocemente uccisi... nella paura più agghiacciante...
Il mostro sorride e se ne frega: Dio non c'è e lui ha potuto vivere 100 anni in salute.

Isola del Giglio

Mentre si celebra il processo di I grado del disastro della nave Concordia della Costa Crociere, mi è capitato di andare all'Isola del Giglio.

Odio il turismo di morte e condivido il giudizio che giornalisti intelligenti ne hanno dato: imbecilli che vanno a fotografare la nave naufragata facendosi immortalare con sullo sfondo la sua tragica e triste sagoma.

Impossibile non vederla quando si arriva a Giglio Porto: intorno ad essa è sorto un funereo ma necessario cantiere.

Pudicamente e per rispetto ai due cadaveri che ancora racchiude, non volevo fotografarla, come già facevano in molti dal traghetto che da Porto S. Stefano ci conduceva all'Isola.
Poi ho pensato che avrei scritto qualche considerazione su di essa ed allora ho preferito mostrarla ora, come la vedevo.



Da qualsiasi posto ameno della costa est dell'isola si vede il triste spettacolo.




La sua sagoma enorme riempie il paesaggio intristendo la meravigliosa vista.

Poco distante, qualche decina di metri a sud della lunga nave (m. 290 di lunghezza!) sorgono gli scogli Le Scole: eccole fotografate fra l'albero ed i cespugli... Colpisce la loro vicinanza alla costa! Colpisce l'estrema vicinanza alla nave stessa! Praticamente, se andava a sedici nodi (gli esperti dicono una velocità alta), frenata dallo scoglio per m. 70 della sua lunghezza, si è fermata subito ruotando poi su sé stessa e puntando la prua a sud, indi inclinandosi...

Il processo chiarirà tutto con le varie relazioni tecniche... ma è chiaro anche visivamente che la nave ha fatto pochi metri di mare e poi si è adagiata. Se si fossero tirate subito giù le scialuppe i morti non ci sarebbero stati: troppo il tempo trascorso dal momento dell'impatto ad aspettare non si sa cosa... a nascondere o coprire l'incopribile...
L'inclinazione ha creato i morti, e non c'è stata immediatamente...
Dopo le scialuppe non potevano più essere scese su un lato... e dopo due ore sull'altro lato i corridoi sono diventati dei pozzi in cui le vittime sono scivolate senza speranza. Il freddo di gennaio, il buio, l'agitazione, hanno fatto il resto.
L'irresoluto Comandante non può che pagare per quello che ha fatto.