mercoledì 30 novembre 2016

Movimento 5 Stelle: l'onestà è imprescindibile, ma non basta

Ieri ho sentito il bravo Di Maio dire che bisogna nazionalizzare il Monte dei Paschi di Siena.
Ora, io non sono un esperto di Economia e neppure di Finanza Bancaria ma, come ho illustrato in un recente post del 25 novembre u.s., personalmente ritengo sia stata una fregatura già essere diventato azionista con il 4% da parte dello Stato Italiano, accettando che gli interessi sul prestito miliardario-salvifico accordato dal Governo Monti alla Banca venissero restituiti in azioni.
Abbiamo visto come sono finiti gli azionisti di Banca Etruria: piccoli o grandi che si sia, azionista vuol dire comproprietario con tutti i vantaggi e i rischi del caso. E sul Monte dei Paschi, traballante, i rischi sono più dei vantaggi.
Di Maio propone addirittura di acquisire tutto il rischio nazionalizzando tale Banca!
Quale consulente del M5S gli ha suggerito un simile affare?
Perché, se io non sono competente, non credo che Luigi Di Maio lo sia, essendo questo il suo iter di Studi: Da: Wikipedia
Ha conseguito il diploma di Liceo Classico "Vittorio Imbriani" di Pomigliano d'Arco nel 2004.[2] Ha proseguito gli studi presso l'Università degli Studi di Napoli "Federico II", senza però mai laurearsi.[3] Dapprima iscritto alla facoltà di Ingegneria, dove ha fondato assieme ad altri studenti l'associazione di studenti di ingegneria "ASSI", si è in seguito trasferito nella facoltà di Giurisprudenza e ha creato con altri alunni del corso l'associazione Studenti Giurisprudenza.it nell'anno 2006, nella quale ha ricoperto la carica di Consigliere di Facoltà e di Presidente del Consiglio degli Studenti.[4] Dopo aver abbandonato gli studi, ha lavorato come webmaster, per poi lanciarsi in politica candidandosi nel Movimento 5 Stelle.[5]
Debbo dire che questo curriculum mi ha sorpreso. Girava voce che fosse laureato in Giurisprudenza...
Dunque mi ha sorpreso ancora di più la sua proposta politica per risolvere i problemi della Banca senese. Quello che non mi suona giusto non lo lascio mai sul vago, vado ad approfondire e, approfondendo, scopro un iter formativo del serio Di Maio sorprendente. Saltare da un Corso Universitario come Ingegneria, dove serve un grande impegno mentale per capire concetti e calcoli matematici, per approdare ad un Corso di Studi dove bisogna essenzialmente avere buona memoria per ricordare Leggi e Codici, per poi nemmeno laurearsi alla bella età di 30 anni, dal mio punto di vista non depone bene. Altra cosa che mi ha colpito è che mentre non si è dato un gran d'affare sui libri, sia ad Ingegneria che a Giurisprudenza, si è dato da fare per aggregare gruppi che rivendicavano i diritti degli studenti. Ho sempre pensato, fin da giovane, che prima di alzar polvere per reclamare diritti bisogna ottemperare ai propri doveri. Luigi non ottemperava al dovere di dare esami ma creava aggregazioni, prima per gli studenti di Ingegneria, poi per quelli di Giurisprudenza, facendosi eleggere quale rappresentante degli studenti al Consiglio di Facoltà, tipico, per la mia esperienza all'interno dell'Università, degli studenti con ambizioni politiche.
Sono costretta dunque a ridimensionare il giovane Di Maio per alcuni aspetti. Non ad un progetto formativo professionale egli mirava dentro l'Università, quanto ad estrinsecare una sua inclinazione alla rivendicazione, alla protesta, sempre e comunque.
Accetto la protesta e la difesa dei diritti solo da chi impegnandosi li vede lesi. E sul tema ho tre esempi di tre diverse lauree e relativi impegni professionali dei miei tre figli.
Passiamo al Sindaco della mia città natale: Roma.
Non avendo più la residenza dove sono nata ed ho vissuto fino ai miei 33 anni non ho potuto votare Virginia Raggi, ma l'ha fatto qualcun altro per me e su lei ho nutrito grandi speranze.
L'Assessore ai rifiuti di Roma, il Sindaco e Luigi Di Maio

Nonostante si sia tenuta accanto l'Assessore esperta di rifiuti tanto discussa, Roma è sporca in modo desolante. Le ho dovuto segnalare direttamente, e sicuramente qualcuno l'avrà letto per lei, che in un quartiere periferico di Roma la mondezza differenziata porta a porta non veniva ritirata da una settimana! Ho inviato le foto quale prova.
Capisco la sua insicurezza sui vari temi da affrontare, ma se ha faticato a scegliere degli Assessori che le garantissero affidabilità e conoscenza dei problemi come mai sui rifiuti Roma sta ancora così? 
Scendo di tanto in tanto a Roma dai Castelli Romani dove vivo e, l'ultima volta all'uscita della fermata della Metro Flaminio, mi sono trovata di fronte ad un desolante spettacolo di bancarelle disordinate, circondate di sporcizia e Piazzale Flaminio sporchissimo! Era un pomeriggio di un giorno feriale e temo che quella sia la normalità ormai per Roma! Dov'è il controllo del territorio dei quartieri? Dov'è il controllo costante, e non gli inutili blitz una-tantum, sul commercio abusivo che occupa, sporca ed evade ogni regola e tassa?
Virginia, l'onestà non basta, bisogna darsi da fare a far rispettare Leggi e regole.  

lunedì 28 novembre 2016

L'abolizione del Titolo V

Da: Marco Olivetti - Il Referendum Costituzionale Italiano nel 2006
Università degli Studi di Foggia - Dipartimento di Giurisprudenza 

Il 25 e 26 giugno 2006 si è tenuto in Italia il secondo referendum costituzionale nella storia della Repubblica[1]. Il corpo elettorale era chiamato ad esprimere un giudizio sulla riforma costituzionale approvata nel 2005 dal Parlamento, che avrebbe modificato 53 degli 80 articoli di cui si compone la parte organizzativa della Carta costituzionale del 1947. Si trattava di una riforma ampia ed incisiva, che aveva ad oggetto – in particolare – la forma di governo, il sistema bicamerale e il riparto di competenze legislative fra lo Stato e le Regioni[2]. Il giudizio del corpo elettorale è stato chiaro: con la partecipazione al voto del 53,6 per cento degli aventi diritto, il 61,7 per cento dei votanti ha respinto la riforma costituzionale, confermando pertanto in vigore la Costituzione del 1947.

Tuttavia l’analisi del risultato referendario scomposto per Regioni dimostra che il rifiuto della riforma – verificatosi in 18 Regioni su 20[1] – era molto più forte nelle Regioni meridionali, economicamente più deboli e dipendenti dal trasferimento di risorse economiche dalle grandi regioni dell’Italia settentrionale. La diversità del risultato sull’asse Nord-Sud si può ben vedere dal 65 per cento di voti favorevoli alla riforma nella provincia settentrionale di Sondrio (un’area montana della Lombardia, al confine con la Svizzera) e dall’82 per cento di voti contrari in Calabria, la Regione dell’Italia meridionale con maggiori problemi di sviluppo economico.



[1] Solo nelle Regioni settentrionali della Lombardia e del Veneto i voti favorevoli alla riforma hanno superato quelli contrari (ma anche in tali Regioni, le Province delle città capoluogo – Milano e Venezia – si sono espresse contro la riforma).

TITOLO V della Costituzione Italiana

Art. 127[33]

Il Governo, quando ritenga che una legge regionale ecceda la competenza della Regione, può promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte costituzionale entro sessanta giorni dalla sua pubblicazione.
La Regione, quando ritenga che una legge o un atto avente valore di legge dello Stato o di un'altra Regione leda la sua sfera di competenza, può promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte costituzionale entro sessanta giorni dalla pubblicazione della legge o dell'atto avente valore di legge.


Questo articolo del Titolo V è quello che ha consentito di bloccare una parte dei provvedimenti della Riforma Madia.
Indubbiamente per un Paese piccolo come l'Italia la frammentazione amministrativa e legislativa delle Regioni non ha portato che spese in più, date le ruberie a cui abbiamo assistito. A questo si aggiunga il numero eccessivo di rappresentanti, 630 deputati, e un Senato che nella Riforma che è stata sottoposta a Referendum sparisce solo nella forma, in quanto dovremo comunque mantenere i viaggi, i soggiorni e chissà cosa altro ai nuovi senatori-consiglieri regionali o sindaci, e il risparmio economico non c'è che in minima parte...  
Rimane di buono solo l'abolizione del Titolo V.
Ma io resto dell'idea che non vado a votare.    

sabato 26 novembre 2016

Roberta Ragusa errori degli inquirenti hanno favorito l'assassino

Da: Vitadamamma.com
02 Maggio 2014
  • all’indomani della scomparsa di Roberta, Antonio andò ad Orzignano non rincasò con la sua auto ma lasciò la vettura parcheggiata all’esterno del cimitero.
Logli sostenne che la macchina era in panne, bloccata per un guasto improvviso.
Per caso proprio in quelle ore ebbe luogo la perquisizione dei Carabinieri in casa Logli e sulle auto presenti nella residenza. Ma la macchina di Antonio era ad Orzignano, fu controllata?

Logli ha sempre sostenuto di essere andato al cimitero di Orzignano per cercare sua moglie Roberta.
Ma è plausibile che una donna da sola, in pigiama a piedi e con una temperatura media di 4° sotto lo 0 sia arrivata a Orzignano provenendo da San Giuliano? Ciò è quantomeno difficile da ipotizzare. La logica rende infatti poco plausibile che Roberta potesse arrivare al cimitero di Orzignano a piedi, senza un piumino o un cappotto pesante che la proteggesse dal freddo, di notte e da sola.


                                                                                                                                                                                                                                                  

Colui che uccide e vuole nascondere il suo delitto mette in atto tutto quello che la sua lucida intelligenza di bestia braccata da chi indaga riesce ad architettare.
Sta all'intelligenza di chi indaga agire in modo da svelare la verità che l'assassino vuole a tutti i costi coprire per salvarsi dalle sue responsabilità.
In questa inchiesta è palese che l'elettricista di S.Giuliano Terme, in provincia di Pisa, indagato per l'omicidio ed occultamento di cadavere della moglie Roberta Ragusa, è stato più bravo di chi indaga. 
Come si fa, infatti, a credere ad una serie di affermazioni, anche dei suoceri di Roberta, che si possa perdere la memoria per una botta in testa, per la quale Roberta non ha avuto neppure bisogno di rivolgersi al Pronto Soccorso, avuta qualche giorno prima della sua definitiva scomparsa?  
Esistono affermazioni verosimili ed affermazioni inverosimili.
Quale verosimiglianza medica ci può essere in una simile ipotesi avanzata dai Logli?
Nessuna. Non nell'immediato, ma pochi giorni dopo la donna perde la memoria ed esce di casa a mezzanotte in pantofole e pigiama nel freddo del 13 gennaio e sparisce nel nulla? 
Come hanno potuto gli inquirenti non insospettirsi subito?
Se avessero detto loro che ci sono asini che volano con aria seria e convinta si sarebbero fatti ugualmente menare per il naso?
Per svelare un omicidio non deve necessariamente esserci il cadavere, né le prove scientifiche, ci sono anche i fatti logici.
Altrimenti qualsiasi affermazione che non può avere attinenza con il reale deve essere presa per buona!
Viene spontaneo invece dire: "Ma mi sta prendendo per il culo?"
E' offensivo per i magistrati e per gli inquirenti, che si dimostrano meno intelligenti dell'elettricista.
Come hanno potuto poi lasciare fuori dal blitz, che fecero a casa Logli con i cani molecolari, l'auto che l'elettricista disse di aver lasciato in panne davanti al cimitero? Mi sembra di una idiozia imperdonabile non andare immediatamente ad ispezionare quell'auto.
Perché si sono accontentati del fatto che l'auto non era lì ed era stata spostata altrove con la scusa, altrettanto inverosimile, sottolineata nell'articolo di Federica Federico? 
Un'omissione inspiegabile di un'ispezione che avrebbe potuto essere risolutiva!
Fa venire in mente un'altra omissione, finita poi in un processo contro il maresciallo inquirente, quella sul mancato sequestro della bicicletta nera, vista da una testimone, di proprietà della famiglia dell'assassino di Chiara Poggi.
Anche quell'inchiesta, viziata da quella omissione, ha provocato processi su processi, e una sentenza che rende giustizia solo in parte a Chiara. 


                   


venerdì 25 novembre 2016

Monte dei Paschi di Siena in continuo salvataggio



Rita Coltellese *** Scrivere: Il frutto avvelenato del Governo Monti

Dopo il salvataggio, che commento nel post di cui sopra riporto il link, agli Italiani hanno detto che il Monte dei Paschi di Siena aveva restituito il prestito-salvataggio che lo Stato Italiano gli aveva dato, ma non molti sanno che: da Wikipedia
Nel giugno del 2015 la banca termina il rimborso dei Monti bond. Mentre il capitale viene rimborsato in denaro, una parte degli interessi (240 milioni) vengono rimborsati tramite azioni, rendendo lo Stato Italiano azionista della banca con il 4% del capitale.[18] 
E nonostante ciò la situazione è quella che riassume nella sottostante analisi Paolo Fior. Lo Stato Italiano, dopo aver spremuto i contribuenti per "salvare" MPS, si è compromesso diventandone azionista. E lo Stato Italiano siamo noi contribuenti.

Da: Il Fatto Quotidiano  L'analisi di 

Monte dei Paschi di Siena, quei dettagli chiave che emergono solo alla vigilia dell’assemblea sulla ricapitalizzazione

La banca senese ha diffuso su richiesta della Consob un documento che integra le informazioni comunicate in precedenza al mercato su alcuni dei punti all’ordine del giorno. Dal quale spuntano dati inediti e sorprendenti

Alla vigilia dell’assemblea degli azionisti chiamata a deliberare l’aumento di capitale, il Monte dei Paschi di Siena ha diffuso su richiesta della Consob un documento che integra le informazioni comunicate in precedenza al mercato su alcuni dei punti all’ordine del giorno. Dalla nota integrativa emergono molti particolari inediti, tra cui l’attesa di “incassare” 1.043 milioni di eurodalla conversione dei bond subordinati. Rispetto ai 4.289 milioni di valore nominale dei titoli cui è rivolta l’offerta, si tratta di una percentuale di adesione del 24,3%. Si tratta di un dato abbastanza sorprendente, che cozza decisamente con i toni drammatici con cui la banca ha proposto ai piccoli risparmiatori (il retail) la conversione dei bond in azioni. Mps conta anche di incassare “3.912 milioni quale corrispettivo cash della sottoscrizione dell’aumento di capitale”. In effetti si tratta solo delle ipotesi utilizzate per redigere il bilancio pro-forma al 30 settembre, ma vale la pena chiedersi quanto queste ipotesi siano realistiche. Basterà davvero la conversione di poco meno di un quarto dei bond cui è diretta l’offerta per ritenere “soddisfacente” il livello di adesioni e procedere con l’aumento di capitale? Questo punto la nota integrativa non lo chiarisce affatto.Per contro, emergono con chiarezza i costi dell’operazione di salvataggio qualora essa abbia successo e anche le condizioni poste da Quaestio sgr, società di gestione del fondo Atlante, per partecipare. Complessivamente i costi sono stimati in 448 milioni di euro di cui quasi il 45% (200 milioni) andranno a Quaestio, grazie alla rinuncia ai warrant che avrebbero dato il diritto ad Atlante di sottoscrivere azioni MontePaschi a un prezzo prestabilito. Non è l’unica condizione posta da Quaestio: la società di gestione che fa capo ad Alessandro Penati vuole acquistare separatamente dall’operazione principale un “portafoglio di crediti non performing e diritti derivanti da contratti di leasing finanziario, unitamente ai beni che ne costituiscono il collateral”. L’importo lordo di questi crediti ammonta a 926 milioni di euro e, in un primo momento, MontePaschi aveva convenuto di cederli a Quaestio per 320 milioni di euro, cioè a un prezzo pari al 34,5%. Dalla nota integrativa si apprende però anche che le condizioni della cessione sono cambiate e il portafoglio da 926 milioni verrà invece venduto per 252 milioni, cioè per appena il 27,2%. Un’extra sconto a Quaestio o il riconoscimento che quei crediti e i beni che ne costituiscono il collateral valgono in realtà molto meno di quanto si era pensato inizialmente? Difficile rispondere a questa domanda, però sempre dalla nota integrativa si apprende anche che a finanziare Quaestio per l’acquisto del pacchetto sarà lo stesso MontePaschi che metterà sul piatto ben 150 milioni sui 252 del prezzo d’acquisto, vale a dire quasi il 60%.L’istituto senese conferma poi che è in corso un’ispezione della Bce su tutti i crediti (“ha per oggetto la quasi totalità del portafoglio”) e che alcune posizioni sono “oggetto di specifico approfondimento da parte dell’autorità di vigilanza” che sta in particolare concentrandosi sulla “classificazione del rischio di credito per l’intero portafoglio”, sugli “accantonamenti effettuati” e sulla “revisione dei valori dei collaterali inerenti le esposizioni dei non performing”, oltreché sui “controlli di primo, secondo e terzo livello relativi alla valutazione del rischio di credito”. Gli esiti finali dell’ispezione, però, si conosceranno solo “nella prima metà del 2017”, cioè molto dopo la chiusura dell’operazione di salvataggio. Un vero peccato che una simile operazione-verità non sia stata fatta prima di bussare a denari sul mercato. E se il prossimo anno saltasse fuori che la situazione è perfino peggiore di quella già drammatica in cui la banca si trova oggi?Comunque sia Mps ha reso noto di non avere allo studio un piano “B” nel caso in cui la cessione delle sofferenze e l’aumento di capitale non dovessero andare in porto. E in supporto della banca senese arriva Generali. La compagnia triestina ha in portafoglio circa 400 milioni di bond subordinati di Siena e l’amministratore delegato Philippe Donnet ha confermato che il gruppo intende partecipare al salvataggio: “Non possiamo fare allo stesso tempo una conversione dei bond e [iniettare fondi in, ndr] Atlante 2. La conversione ha più valore – ha detto Donnet -. Per noi la priorità è Mps. Faremo una scelta nell’interesse di tutti gli stakeholder, degli azionisti e degli assicurati”. Se così fosse, almeno il 40% dell’importo atteso dalla conversione dei bond sarebbe già coperto. Basterà?COMMENTI (19)


Il caso MontePaschi, destinato comunque a finire male, è l'esempio per antonomasia di mala gestione tecnica e politica di una banca. Ovviamente con risvolti penali rilevanti per l'Istituto e per un sacco di correità che già appaiono evidenti.

io sono un consulente finanziario e borsistico indipendente e lo faccio da 40 anni. e non dico scappate finchè siete in tempo. perchè se sei infognato come azionista adesso il tuo capitale non vale quasi niente. se possiedi obbligazioni subordinate hai la soluzione della conversione in questo momento in cui il valore delle azioni è bassissimo e potrebbe essere l'affare del secolo nei prossimi 10 anni. perchè qui non siamo in usa, le aziende di questo genere non le fanno fallire. e sopratutto mps possiede immobili di pregio per un valore almeno 10 volte quello di borsa. e questo alla lunga incide. ma ricordo che tutte le banche italiane hanno preso batoste paurose, quindi è una crisi di sistema. generata dalla situazione italiana. perchè volenti o nolenti il paese è sempre a rischio. e sullo spread possiamo ringraziare draghi altrimenti adesso sarebbe fra 350 e 400 che tradotto significa una bella saccata di miliardi di interessi. un paese che negli ultimi 10 anni è decresciuto del 5-6% contro una crescita non della germania che è fuori categoria, ma della francia paese a noi molto simile della stessa entità. ma loro non hanno l'evasione (padoan di ieri di 190 md annui), la corruzione da terzo mondo e 3 mafie.


giovedì 24 novembre 2016

Senza ritegno - Cronache di pazzie quotidiane

Novella integrale pubblicata il 2 aprile 2016

ripubblicata il 9 agosto 2016 mancante della seconda parte

Cronache di pazzie quotidiane - Senza ritegno

Senza ritegno

"'Sta puttana, zozza, schifosa! Tutti 'sti soldi buttati pe' 'sta siepe e mo' l'avemo dovuta tajà!
La voce chioccia e volgare della insana donna giunse nel giardino dei confinanti mentre stavano tranquillamente cenando all'aperto con i figli. Il marito dell'insana, altrettanto volgare, era però alienato in modo diverso: il suo carattere pauroso lo teneva a freno. Il figlio, pavido come il padre, le disse brevi frasi per contenerla, imitato dal padre che temeva l'incontinenza della donna.
La vicina, che la conosceva bene e proprio per questo la evitava come la peste, guardò allarmata i commensali temendo che avessero udito l'attacco insultante della spostata e, dunque, potessero reagire innescando una lite che lei proprio sdegnava, non volendo avere nulla da spartire con quella donna che, oltre l'evidente alienazione, nella sua vita comportamentale agiva proprio in modo da meritare a pieno titolo quegli aggettivi qualificativi che ora pronunciava contro di lei.  

"Ci vuole proprio una faccia come la sua per dare della "zozza schifosa, nonché puttana a me!" Pensò Anna, senza dire niente agli altri che, per fortuna, avevano ignorato lo squallido gruppetto al di là della siepe, perché stavano parlando e scherzando fra loro mentre mangiavano.

Da anni Anna e famiglia spazzavano le foglie che la siepe dell'insana rilasciava sul loro impiantito: uno spazio davanti alla cucina vivibile e godibile dove avevano anche un piccolo barbecue, un tavolo ed un ombrellone. Un muro di cinta separava le due proprietà ed era totalmente costruito all'interno del terreno della famiglia di Anna, essendo la parte esterna sul filo del confine. La spesa di tale costruzione era stata totalmente a carico della famiglia che subiva la sporcizia della siepe. Inoltre Anna avrebbe voluto mettere dei vasi ed altri oggetti di abbellimento sulla sommità del suo muro, ma non poteva farlo per l'invasione della siepe della scadente coppia, che l'aveva piantata senza prevedere la sua inevitabile crescita.
Dapprima avevano sopportato, per evitare di avere a che fare con la donna palesemente instabile e violenta, sapendo che lo sciocco marito non poteva prendere alcuna decisione se la moglie non lo permetteva. Ma alla fine le piante erano così cresciute da sbordare dentro la proprietà dei pazienti vicini di almeno mezzo metro.
La donna che aiutava Anna ogni tanto nella cura della casa glielo disse: "Ma signora Anna, a me non importa niente, dove pulisco pulisco... Ma lei mi paga per pulire lo sporco di questi... Che spazzi lei o spazzi io non fa differenza: lei perde il suo tempo e i suoi soldi! Ma glielo dica! A parte che dovrebbero accorgersene da soli che la loro siepe invade la vostra casa..."
Anna sospirò: "Cara Beatrice, lei ha ragione... Debbo fare qualcosa.. Ma parlare con questi non è possibile! Conosce la situazione.. Lei è una pazza vera, non per modo di dire.. Lui è un minorato che vive come un burattino di cui lei fa quello che vuole."
"Gli faccia scrivere dall'avvocato allora!"
"Non ne vale la pena Beatrice. Non valgono i soldi dell'avvocato. Ci penso io."

Anna, pur non essendo laureata in legge, aveva una buona cultura generale che le consentiva, fino ad un certo segno, di sbrigare le noiose faccende burocratiche e legali da sé. Prese il Codice Civile, che aveva comperato molto tempo prima insieme al Codice Penale per mera consultazione e, trovati gli articoli che le servivano, stilò una lettera in cui richiamava i due sconsiderati ai loro doveri civili, invitandoli a provvedere senza costringerla a ricorrere veramente ad un avvocato.

Ad Anna costò solo il prezzo di una raccomandata, per rendere la cosa più legale possibile.
A casa dell'insana fu come un fulmine a ciel sereno. La squilibrata andò subito su di giri e il pavido consorte faticò non poco per rabbonirla aiutato dal figlio che, guarda il caso, era laureato proprio in Giurisprudenza. La calmò solo la parola del figlio che a lei, ignorante perché di bassa scolarizzazione, appariva di grandissima competenza.
"La dovete tajà. Nun ce so' santi!" Le disse il figlio con il tono più deciso che riuscì a trovare.
"Ma nella lettera c'è scritto che non vogliono che la togliamo del tutto..." Provò a dire il padre a cui, proprio perché era un uomo terra terra, non mancava un concreto senso pratico ed utilitaristico.
"Fate come ve pare, ma 'e piante non ponno sporcaje 'a casa!" Concluse il figlio con aria competente. 
A questo punto la donna nevrastenica si rimise al marito, che si teneva proprio perché aveva bisogno di un uomo che la sollevasse da incombenze che lei non sapeva affrontare.
L'uomo si fece aiutare in parte da un giardiniere e in parte lo fece lui e rasò la parte delle piante che davano verso il confine, tagliandone rami e ricacci in modo da creare uno spazio fra il muro dei confinanti e le sue piante, che non ne rimasero affatto danneggiate, nonostante l'accusa e gli insulti della proprietaria. Da allora la siepe non fece che rilasciare qualche foglia ogni tanto nell'impiantito dei vicini e Anna poté finalmente usufruire del suo muro.

Ma voi pensate che gente così abbia avuto coscienza di essere in torto?
Naturalmente no. Il sottomesso marito, come tutti i miseri, cercava di rifarsi delle frustrazioni che accettava dalla moglie parlando da ardito, con altri confinanti, sulla pretesa di quelli che gli avevano imposto di rasare la siepe: "Nun posso nemmeno potare la siepe che si lamentano. Sono matti." Il confinante con cui parlava era un rozzo operaio che, da una baracca tirata su con quattro tufi, aveva ricavato quella che lui riteneva essere una villa: totalmente abusiva. 
"Beh, certo, - disse quello - se sa che, se uno pota, quarche ramo po' cascà pure dall'artra parte! E che sarà mai!"
Con altri si fece ancora più ardito: "Se me stufo tiro su un muro pure io accosto al loro!"
Chi l'ascoltava non doveva essere di migliore intelletto perché rise stoltamente e commentò: "Così quella matta - intendendo Anna - ce va a sbatte con la macchina!"
Lo stolto parlava senza conoscere Anna e senza sapere che la famiglia di Anna non accedeva con le proprie auto su quel lato della propria casa.
Ma l'insana coppia non si dette la pena di spiegarglielo, paga del fatto che, comunque, quello aveva dato loro ragione.

Il Papa e l'aborto

Da: AVVENIRE.it

Vaticano. Il Papa all'udienza: dubbi sulla fede? Ne ho anch'io, possono aiutare


Anna Maria Brogi mercoledì 23 novembre 2016

Il Papa che ha scelto il nome di Francesco, come simbolo di spoglio 
dalle ricchezze del mondo, prosegue nella sua opera di 
ammodernamento della Chiesa Cattolica.
Non riuscirà mai a renderla povera fra i poveri, né a spogliarla mai 
delle sue immense ricchezze per darle ai poveri come fece Francesco 
D'Assisi spogliandosi delle sue..
L'articolo dell'Avvenire a firma di Anna Maria Brogi potete 
leggerlo direttamente sul sito del quotidiano, io ne ho preso lo 
spunto per parlare della sincerità del Papa in questa sua ammissione 
di dubbio.

Mi ricorda il frate domenicano, padre Di Donna, che si occupava del 
mio gruppo quando militavo nell'Azione Cattolica. Già a 17 anni,
ragionando troppo, avevo iniziato ad avere i primi dubbi sull'esistenza
di Dio che sia immagine e somiglianza dell'uomo, come la religione
cattolica insegna si debba credere.
Me lo vedo ancora davanti quel sant'uomo: all'espressione dei miei dubbi, 
chinò la testa, come riflettendo serio e triste, le mani dentro le maniche 
del saio, e mi confessò con umiltà che il dubbio aveva attraversato
anche la sua mente lungo la sua vita di uomo ormai anziano. 

Chi ha fede comunque ha una saldezza interiore che dovrebbe 
fermare la scelta tristissima ed avvilente dell'aborto.
Se pensi che ci sia un Dio buono e onnipresente non hai paure per te
e per la vita che porti in grembo, ti senti protetta dalla Provvidenza
divina, al di là della cruda realtà che ti circonda e che ti fa vacillare.
Dunque chi abortisce dovrebbe essere senza fede, sapendo che non c'è
alcun Dio Misericordioso che proteggerà il suo bambino da una realtà
che si presenta difficile. Queste donne, che hanno scelto con lucida
amarezza di sopprimere la vita che portano in grembo, non hanno 
bisogno di alcun perdono, né dal Papa né da altri, vivono il loro 
dramma nella solitudine della loro coscienza.
Fra esse ci saranno sicuramente anche donne superficiali, leggere,
senza dirittura morale, che abortiscono senza sofferenza morale ma,
non facendone un dramma personale, non hanno bisogno 
dell'assoluzione di nessuno. 

Chi sono dunque queste donne credenti che davanti al Dio in cui 
credono, che le vede in ogni istante, che le ama e tutte le cose
che dice la religione in cui credono, decidono comunque di abortire?
A mio avviso NON credono veramente. La religione è una specie 
di superstizione a cui si aggrappano come "oppio dei popoli", per
i loro momenti di debolezza.
Dunque a queste anime fragili fa comodo "essere assolte dal 
peccato", piegarsi alla soluzione psicanalitica della Confessione,
affidarsi a chi dice loro in nome di Dio: "Vai donna e non peccare 
più". Così la Chiesa Cattolica riafferma il suo Potere sulle 
coscienze deboli, che hanno bisogno di affidarsi, non reggendo

martedì 22 novembre 2016

Per ridere un po': Le comiche: "L'equivoco"



L' Equivoco
Clemente Demente schiavo di Schizzosa"Che ci hai Schizzosa?"





Schizzosa Invidiosa: "Ho sentito la vicina che si vantava che loro hanno sette nipoti, tutti maschi!!!"









 Clemente Demente: "Oh Oh Oh Oh Oh OhOOOOOh!"






Coniugi Boh?: "Basta che stanno bene... Però ci sarebbe piaciuta almeno una femminuccia..."
Moglie Boh?: "Hai sentito Demente, ha fatto un verso strano..."
Marito Boh?: "Non si sentirà tanto bene...poveraccio."