giovedì 21 ottobre 2021

I Racconti di una cattivissima vecchia 13°: Vittime che vittime non sono

 Vittime che vittime non sono

Nonostante la mia dichiarata cattiveria di fronte ad un dramma come il terremoto mi sono commossa e sinceramente dispiaciuta, soprattutto per tante persone innocenti morte per tale terribile evento naturale.
Poi mi sono molto dispiaciuta per persone molto perbene, sia nella propria veste professionale che di Sindaco, che hanno subito tutto il peso del caos successivo.
Penso ad una persona in particolare che ho conosciuto bene.
Col passare del tempo mi sono indignata per la lentezza della ricostruzione... Sicuramente c'è chi su questo dramma ci si è arricchito...
Ma ora, a leggere tutta la normativa emanata dal governo in questi anni di post terremoto, capisco che molte norme messe per accedere ai contributi non sono vessatorie né peregrine.
Penso che gente che ha creduto di aggirare o ignorare norme e regole sull'edilizia oggi ne paga il fio.
Conosco vari concreti esempi in tal senso.
Un tizio che nella vita aveva saputo fare solo il mestiere dei suoi avi, l'agricoltore, e che era stato aiutato da un suo fratello, affettuoso con i suoi figli e generoso in regali e aiuti vari, una volta urbanizzato grazie a questo fratello che gli aveva procurato un portierato, pensò bene di acquistare un fabbricato rurale adibito ed accatastato come stalla, che nella divisione ereditaria era stato assegnato bonariamente al fratello a cui tanto doveva.
Il fratello generoso nel frattempo era morto e lui trattò l'acquisto dall'unica erede di costui, verso la quale non aveva mai avuto le stesse attenzioni e lo stesso affetto che suo fratello aveva dimostrato ai figli suoi.
La figlia del morto, seguendo l'esempio di suo padre, quando lo zio le chiese quanto voleva per la stalla rispose: "Non ho idea, non essendo del posto, fallo tu il prezzo perché puoi valutare meglio quanto vale."
Con aria moraleggiante lo zio rispose: "Non posso fare il prezzo sulla roba tua!"
"Ma io mi fido, sono sicura che farai un prezzo giusto. Io proprio non ho idea di quanto può valere: potrei dire una cosa esagerata per quel luogo: fai tu."
Ma quello insistette quasi scandalizzato che lui mai avrebbe potuto fare il prezzo sulla "roba" della nipote.
Allora lei disse: "Dieci milioni." Erano in lire intorno agli anni '80 del secolo scorso.
L'uomo si mise a ridere, con sconcerto della giovane donna, la quale, pur nel rispetto della memoria di suo padre che tanto aveva voluto bene a quel fratello, cominciava a non capire tale contraddittorio atteggiamento.
"Allora lo vedi che io non so valutare questa stalla? Fai il prezzo tu o non ne usciamo."
"Tre milioni e mezzo, - disse l'uomo - non vale di più!"
Per quanto la figlia si sforzasse di vedere le cose con gli occhi di suo padre, aveva sempre avuto davanti una realtà ben diversa: suo padre non aveva mai toccato con un dito i figli di quell'uomo, mentre lei era stata picchiata ben due volte da quello zio e sua moglie pur vedendoli solo d'estate, dato che ella era nata in città e lì aveva sempre vissuto, e questo senza riceverne mai doni come suo padre faceva ai loro figli.
Disse dunque che il prezzo però era tale che con quella cifra non si comperava neppure un'utilitaria usata.
L'uomo disse che quello era il prezzo  dell'immobile e che non valeva di più secondo lui.
Passarono tre anni.
La figlia del fratello affettuoso e generoso, non avendo più alcun interesse di alcun tipo per quei luoghi, parlò con i suoi figli e con suo marito i quali le dissero di disfarsi di quell'eredità inutile ed improduttiva che costituiva solo un pensiero di cose lontane che a loro non interessavano affatto.
Ripropose dunque l'acquisto allo zio, che era sempre interessato, avendo in mente di trasformare la stalla in una seconda abitazione, dopo quella della famiglia d'origine a cui il fratello generoso aveva rinunciato. Egli disse che la sua offerta non era mutata anche se la nipote gli obiettò che l'inflazione aveva fatto lievitare i prezzi. Tre milioni e mezzo di lire erano tre anni prima e tre milioni e mezzo di lire erano adesso. Disgustata la donna cedette dicendogli che, se voleva, poteva prendersi anche la sua parte di terreni che lui aveva per anni lavorato campando la sua famiglia, fino a che suo padre, pagando pranzi al ristorante ad un amico ingegnere insieme ad altri invitati per tenerlo in allegra compagnia, non gli aveva alla fine chiesto se poteva dare un portierato, senza il canonico pagamento della cauzione, per questo suo fratello bisognoso.
Lo zio però le rispose: "No, quelli non li voglio, i miei figli mica vorranno tornare a zappare la terra."

Nel 2016 in quei luoghi, sempre soggetti ad attività sismiche, ci fu un terremoto terribile che distrusse tutto. Nel paesetto dove era la stalla, che poi l'ingrato zio aveva trasformato in una casa a due piani, non ci furono morti. Ma non ci fu casa, vecchia o nuova, ristrutturata o meno, che fu più dichiarata agibile.
La figlia dell'uomo generoso pensò che era un secolo esatto dalla nascita di suo padre e le sembrò quasi che esistesse una legge del contrappasso che aveva fatto giustizia.

Lo zio, come altri, aveva gettato giù muri, altri ne aveva tirati su, rifatto pavimenti, creato solai nuovi, usando la sue stesse braccia, dato che per guadagnare qualcosa, prima che il fratello lo sistemasse con tutta la famiglia in città, aveva fatto anche il manovale di tanto in tanto. Il tutto senza andare in Comune a chiedere alcun permesso per effettuare detti lavori a termini di legge.
Come molti di quel luogo, fu molto soddisfatto ed orgoglioso del risultato: una bella casa tutta imbiancata dove tornare per le vacanze, conservando anche l'altra d'origine.
Ma il terremoto aveva ridotto quasi tutte quelle antiche mura, ristrutturate senza rispettare le leggi antisismiche che obbligavano quei luoghi a precise regole edilizie, ad un mucchio di rovine.

Passato il trauma e il dolore per la "roba" distrutta tutti iniziarono a sperare nei contributi dello Stato per la ricostruzione.

Si informarono presso il Comune, qualcuno interpellò informalmente qualche tecnico, giacché la Legge e i Decreti fatti per il terremoto erano difficili da interpretare per cafoni furbi si, nell'accaparrarsi case e fabbricati vecchi di quei borghi, ma poco intelligenti per capire che le ristrutturazioni e le diverse destinazioni d'uso dovevano essere comunicate al comune rispettando  e soggiacendo e ben precise regole.
Appresero così, l'acquirente della stalla trasformata in abitazione come altri, che se volevano il contributo dello Stato dovevano presentare una Manifestazione di volontà di ricevere il contributo, come primo atto, e compilare una lunga serie di moduli in cui dovevano inserire i dati catastali dei loro adorati beni distrutti dal terremoto.
Molti si fecero aiutare da figli o parenti istruiti, altri pagarono un tecnico, ma quello che cominciarono a capire fu che oltre alle particelle catastali che non corrispondevano  più a tutte le varianti da loro apportate ai loro immobili, ma che erano rimaste in catasto quello che erano in origine, stalle, pagliai o, al massimo, case rurali e non certamente ville e villette sia pur rustiche come i loro gusti, dovevano anche dichiarare sotto la loro responsabilità legale il nesso di causalità diretto tra i danni verificatisi e gli eventi sismici occorsi a far data dal 24 agosto 2016 comprovando il tutto da apposita perizia asseverata.
Le speranze di veder ricostruite le loro case vacanze a spese dello Stato cominciarono così a sfumare, lasciando spazio a rabbia e frustrazione. 

"Intanto paga uno che ti faccia la perizia tecnica asseverata!" Lamentavano rabbiosamente. "Poi pare che ti danno solo il 50%  nella nostra zona!"

Chi si spinse fino a portare un tecnico fino lì, pronto a pagare una parcella di qualche centinaio di euro nella speranza di avere almeno un contributo parziale per ricostruire il bene perduto, si sentì opporre un diniego a mettere la propria firma su un falso: "Come faccio a dichiarare che il pesante cordolo di cemento che lei ha fatto per irrobustire il tetto non abbia contribuito al crollo? Certo la scossa è stata micidiale, ma qualcosa in tutto il cratere sismico è rimasto in piedi, dunque come si fa a stabilire che il nesso di causalità sia diretto tra i danni verificatisi e gli eventi sismici occorsi se lei ha fatto questi lavori senza un calcolo statico fatto da un geometra?!"
"Vabbé, ho fatto da me per risparmiare, ma poi ho pagato un sacco di soldi per il condono per far accatastare la stalla come civile abitazione!" Obiettò qualcuno che aveva agito come l'esempio di persona che ho qui illustrato. Non comprendendo che con quell'atto aveva solo sanato un abuso fatto in barba alla legge, ma se poi i lavori fatti senza criterio avevano minato la staticità dell'immobile facilitandone il crollo era un altro paio di maniche.
Ma nessuna colpa del proprio abituale agire in assenza di ogni regola si affacciava alla mente di questo tipo di persone, abituate da sempre in codesta maniera, fino al punto di ritenere un loro diritto abbattere tramezzi e cambiare le proprie case senza recarsi in Comune a chiedere come e cosa si può fare o non fare essendo da sempre, e questo lo sanno anche i cafoni, in zona sismica.
Ora il terremoto forte, che la Storia dice non avveniva così da 300 anni, ha messo a nudo le loro abituali trasgressioni mettendo così lo Stato nell'impossibilità di risarcirli.

Retrosi, piccola frazione di Amatrice, case resistono al terremoto

TUTTE SALVE LE 28 PERSONE CHE ERANO ALL'INTERNO AL MOMENTO DEL TERRIBILE SISMA

Retrosi, piccola frazione di Amatrice, case resistono al terremoto
Retrosi fraz.di Amatrice

Retrosi, piccola frazione di Amatrice, case resistono al terremoto. Da Gino Goti Retrosi è una piccola frazione del Comune di Amatrice, a 1.001 metri sul livello del mari, dove uno storico commerciante perugino di via Oberdan, Angelo Zaroli, ha realizzato un “Albergo Diffuso” distribuito in tutto il borgo restaurando, una per una, le varie abitazioni che ora fanno parte del complesso “Borgo Villa Retrosi”. La notte del terremoto Angelo era in una delle strutture – la casa di famiglia della madre e nonna materna – è sobbalzato più volte nel letto temendo di essere sbattuto sul soffitto. Con la luce del telefonino è riuscito a trovare vestiti e calzature ed è sceso fuori.

I 28 ospiti dell’Albergo Diffuso sono usciti tutti illesi dalle loro camere e sono potuti ripartire per rientrare nelle loro residenze, evidentemente molto spaventati, ma incolumi.

Perché le strutture hanno retto pur essendo Ritrosi a un chilometro e mezzo in linea d’aria e a tre chilometri di strada da Amatrice? “Tutte le vecchie case del borgo – dice Zaroli – hanno subito, qualche anno fa, una ristrutturazione curata da mio fratello architetto e da un ingegnere di Perugia per rendere antisismiche le abitazioni di quello che è diventato Borgo Villa Retrosi in una stupenda posizione al centro dei Parchi Nazionali dei Monti Sibillini, del Gran Sasso e dei Monti della Laga”.

Tanto spavento, ovviamente, ma la soddisfazione che lavori fatti con criterio e professionalità hanno retto alla furia del sisma che poco lontano ha creato lutti e distruzione.

Contattati telefonicamente, in Albergo raccontano che coloro che erano ospiti (28 persone) sono tutte salve. Le case dell’albergo diffuso hanno retto, ma non sono più agibili. Solo una dovrebbe essere ancora agibile, ma dovrà, ovvio, essere controllata nella sua staticità.