mercoledì 15 marzo 2017

La Fontana della Vergine

Dopo 53 anni sono tornata a rivedere il bellissimo film di Ingmar Bergman tratto da una ballata svedese del XIII secolo:"La figlia di Töre di Wänge".
Avevo 17 anni e, insieme alla mia amica Paola, invece di andare a scuola, marinavamo ogni tanto le lezioni per arrivare vicino Piazza di Spagna, partendo dal quartiere Prati, dove lei mi raggiungeva dalla Balduina, e invece di andare nella nostra scuola dalle parti di Via Asiago andavamo al Salone Margherita dove si proiettavano mattinée di film d'essai: così ci siamo visti molti film di Ingmar Bergman e fra questi anche La fontana della Vergine.
La storia, tratta da un'antica ballata, probabilmente fa parte di quella tradizione orale che tramandava gli avvenimenti tristi o gioiosi che avevano colpito i sentimenti e la fantasia della gente. E' la storia di uno stupro seguito dall'uccisione della vittima, orrore che nella storia nefanda dell'uomo si ripete in ogni luogo e in ogni tempo.

La poesia, con cui Ingmar racconta l'ingenua gioia e l'innocenza della fanciulla che verrà martirizzata da due bruti, è sublime.
Nella scena in cui lei passa sul suo cavallo lungo il sentiero del bosco, guatata da poco lontano dai due suoi violentatori e assassini, mi ha riportato alla mente un fatto uguale accaduto in Italia nel mio tempo: al posto del cavallo un motorino, al posto del bosco una strada non molto frequentata che portava una fanciulla alla sua casa al mare... in Calabria. 

Anche lei fu ghermita, violentata e uccisa da pastori che abitavano poco distanti dal luogo dove la ritrovarono i suoi disperati genitori.
Anche in quel caso fu fatta giustizia, ma non abbastanza e, per errori degli uomini, troppo tempo dopo.
Nella storia della fanciulla svedese invece Giustizia viene fatta subito e dalle mani del padre.
Non credo, per me, che ci siano tanti registi come Ingmar Bergman. Il paragone che alcuni fanno con Fellini è blasfemo: in comune c'è soltanto l'uso onirico dei sogni in alcune opere. Nient'altro. I sogni di Fellini, poi, non sono mai intrisi della poesia di Bergman. Nei film di Bergman difficilmente si sorride. Di Fellini apprezzo solo Amarcord, dove, peraltro, si ride molto.
Sono tornata a rivedere Bergman tramite film in DVD che ho acquistato tramite IBS. Avevo voglia di rinverdire quei ricordi rimasti impressi nel mio animo giovane. Oggi mi accorgo che parte di quella 17enne c'è ancora in me...