domenica 1 marzo 2015

Salvini in Piazza

Da: Formiche.it



Ecco la piazza fascio-grillina di Matteo Salvini

01 - 03 - 2015Gianluca Roselli

L’effetto non lascia indifferenti. E’ la prima volta che le bandiere della Lega Nord sventolano nel centro di Roma. A piazza del Popolo. Nella città che un tempo il Carroccio voleva espugnare come fecero i barbari durante l’impero romano.
Ora invece è da qui che Matteo Salvini lancia la sua sfida per la costruzione di un centrodestra molto più di destra che di centro, insieme a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e, soprattutto, a Casa Pound, il centro sociale romano dichiaratamente fascista. Presente in piazza con il suo simbolo, la tartaruga. Alcuni di loro indossano delle pettorine rosse, tipo servizio d’ordine. Anche se il servizio d’ordine ufficiale della manifestazione spetta alla Lega, con le pettorine gialle.
In un angolo della piazza, completamente emarginato, Flavio Tosi assiste al comizio di Salvini con un sorriso amaro. “Non mi hanno invitato sul palco, ma non importa, sto meglio in mezzo ai militanti”, dice. Diversa, e poco credibile, la versione del vertice leghista: “Lo abbiamo invitato a salire, ma lui ha declinato per evitare il rischio di essere fischiato”. Alla fine del comizio arriva Salvini e i due si salutano sorridenti, ma è una sceneggiata a uso e consumo dei fotografi.
Lunedì, al consiglio federale a Milano, ci sarà la resa dei conti tra il sindaco di Verona e il segretario.
Sabato, comunque, la manifestazione è stata un successo. Con una piazza non strabordante, ma comunque piena. Una piazza fortemente di destra. Dove non sono mancate foto del Duce e croci celtiche a far capolino tra le tante bandiere della Lega e del Leone di San Marco. “Mi dicono che ho spostato la Lega a destra. E chi se ne frega. La lotta tra comunisti e fascisti la lascio ai libri di storia. Io divido le persone tra chi produce e chi non fa un c….”, la risposta di Salvini. “Oggi lasceremo la piazza più pulita di come l’abbiamo trovata. Perché noi non sfasciamo vetrine e non bruciamo cassonetti, come invece fanno le zecche, che per fortuna sono state tenute alla larga”, continua, fugando ogni dubbio su dove vada a parare il suo comizio tutto incentrato sulle parole d’ordine “no euro”, “stop immigrati” e “prima gli italiani”. Dove i “vaffa…” un po’ grillini si sono sprecati, rivolti a Bruxelles, ma anche alla Fornero, colpevole di aver creato migliaia di disoccupati. E naturalmente a Renzi, nemico pubblico numero uno.
Insomma, quella Lega che un tempo Massimo D’Alema definì una costola della sinistra è lontana. Almeno quanto quella di Roma ladrona. Intendiamoci, i leghisti non sono cambiati, ce l’hanno sempre con la Capitale e con il Sud, ma ora le priorità sono altre. Bruxelles e gli immigrati, specie quelli musulmani. Salvini pesca ancora a piene mani nel cielodurismo cafonal di Bossi, cambiando solo gli obbiettivi. “Strano, io non ho mai gridato Roma ladrona e ho sempre esposto il Tricolore e venivo osteggiato. Ora Salvini è venuto sulle mie posizioni e l’eretico sono io”, l’acido commento di Tosi. Mentre il segretario dal palco fa sfoggio di cultura. E cita “La masseria delle allodole”, il “Vajont” di Marco Paolini e “Un uomo” di Oriana Fallaci. “Al contrario di quelli di sinistra, che leggono tanti libri e non li capiscono, io ne leggo pochi ma li capisco. E li consiglio pure”, dice Matteo.
Intanto i centri sociali e gli antagonisti, “le zecche”, non riescono nemmeno ad avvicinarsi alla piazza ben controllata dagli agenti in assetto anti sommossa. Mentre i romani che il sabato pomeriggio fanno shopping in via del Corso passano, si fermano con sorriso sornione, poi riprendono la passeggiata. “Alla fine ce l’hanno fatta, ‘sti leghisti, a piasse piazza der popolo”, sussurra un sessantenne con la moglie fresca di parrucchiere sotto il braccio.
Da un mega schermo arriva il saluto di Marine Le Pen. “Questa è la più bella piazza della nostra vita. Qui nasce la nuova destra italiana. Di là ci lasciamo volentieri Berlusconi e Alfano, che sono al pari, se non peggio, di Renzi”, afferma Simone Di Stefano, vicepresidente di Casa Pound Italia. Che esclude le primarie e taglia fuori dalla leadership la Meloni. “Noi ci riconosciamo solo in Salvini. Le primarie non servono”, aggiunge.
Oltre Salvini parlano alcuni rappresentanti della società civile (un pescatore, un allevatore, una studentessa, un imprenditore), poi Souad Sbai, Di Stefano, Meloni e Luca Zaia. Ci sono, ma non intervengono, Maroni e Calderoli. Mentre Bossi sta in disparte, ascolta in silenzio. Nessuno se lo fila, ma Salvini dal palco non lo dimentica. “Se sono qui è grazie a Bossi, che mi ha dato la sveglia vent’anni fa”.
Il sole cala e il comizio finisce. Senza incidenti. I barbari tornano al Nord mentre Casa Pound si gode la sua consacrazione nazionale. La lunga marcia della nuova destra italiana è iniziata.

Ho scelto questo articolo quale cronaca dell'evento, non condividendo tutti i punti di vista dell'Autore che necessariamente vi traspaiono. 

La Lega nacque in contrapposizione al furto della ricchezza comune perpretata dai Partiti al potere.
Roma Ladrona era riferita ai Ministeri, al Parlamento, alla sede del Governo. Non certo ai romani che, soprattutto quelli veraci, non hanno mai rubato a nessuno e per loro spirito tipico vivono e lasciano vivere.
Senonché si è visto nei fatti cosa il suo creatore è e gli scandali e le ruberie a lui legate. Inutile riassumerle qui: le conoscono tutti.
Quindi egli è squalificato peggio di Antonio Di Pietro nella sua Italia dei Valori.
Ma la sua creatura sopravvive con le dovute mutazioni che, però, non piacciono affatto.
Salvini non ruba i soldi pubblici e non li malversa come Bossi? Però lo ringrazia: gli deve l'esistenza di un Logo politico che può sempre rivendersi, riciclare. Soprattutto gli deve che sono anni ed anni che becca bei soldoni come deputato europeo della Lega.
Cosa viene a proporre a Roma?
La solita contrapposizione al Governo di turno.
Come mai non al governo Monti?
Come mai non ha mandato a ....fancul... Letta?
Ci manda Renzi. Chissà perché?

Non ha in comune con i grillini che questo vaffa..., non altro. Per questo non sono d'accordo con l'articolista. 
Beppe Grillo gridava contro la corruzione e la disonestà!
Anche Di Pietro lo faceva. Ma la coltivava poi all'interno del suo Partito.
Tutti e tre però hanno una cosa in comune: dare addosso a chi governa.
Per poi fare cosa una volta al timone del vapore?

Salvini propone una tassazione univoca. Bene. Paghiamo tutti il 15% sul reddito. Ma chi stabilisce quanto reddito ha ciascuno di noi?
L'evasione rimane se io occulto parte delle mie entrate.
Il problema è l'evasione e l'alleggerimento delle tasse a chi produce reddito e dà lavoro. Il problema è che lo Stato non può sbranare di tasse il piccolo imprenditore, l'artigiano fino ad ucciderlo: deve solo evitare che evada facendogli pagare il giusto e non il 70% delle sue entrate! 

Salvini raccoglie il malcontento di chi si sente non difeso dallo Stato che esige le sue tasse per poi sperperarle in lavori faraonici lasciati a metà e nell'incuria; di chi si vede insidiato in casa propria da delinquenti di ogni risma da cui si difende come può, ma guai se fa del male a chi gliene vuole fare!! 
E qui Salvini ha ragione e prenderà voti se il Governo in carica non prenderà provvedimenti che rispondano alle istanze del sentire comune così diffuso. 

Però attenzione all'accoglienza di gentaglia come Casa Pound!
Non è dando spazio e voce a una destra barbara e becera che si risponde alle giuste istanze di probità e giustizia dei cittadini!
Qui cadiamo in errori storici! E qui la Lega di Salvini non decollerà.

Tosi potrebbe essere il volto di una Lega moderata ed onesta che si contrappone a certe ingiustizie sociali.
Ma l'hanno messo nell'angolo. Peggio per loro perché prevedo che questa Lega non raggiungerà le sue ambiziose mete.