mercoledì 30 gennaio 2019

Riflessioni sul caso Marco Vannini

Rita Coltellese *** Scrivere: Marco Vannini come la Concordia

Già all'epoca dei fatti scrissi quanto sopra si può leggere cliccando sul link.
Oggi, alla luce dello sdegno nazionale di fronte ad una sentenza di Appello che riduce questa tragedia ad un Omicidio Colposo, meritevole solo di una pena di anni 5 per l'assassino e anni 3 per i suoi fiancheggiatori per aver omesso il soccorso immediato, che avrebbe potuto essere risolutivo per salvare la vita del giovane, faccio le seguenti riflessioni:
L'omicidio colposo è il reato consistente nella soppressione di una vita umana ad opera di una persona in conseguenza di un fatto a lei imputabile, ma compiuto senza intenzionalità. L'assenza dell'intenzionalità lo distingue dall'omicidio doloso o volontario.

Ora l'assassino di Marco Vannini leggo che era stato processato in Assise con il capo di imputazione di Omicidio volontario con dolo eventuale.
Evidentemente hanno accertato che NON c'è stata VOLONTARIETA' nello sparare al fidanzato di sua figlia, dunque il capo di imputazione per il quale è stato processato in Assise non era quello giusto.
Secondo la definizione sopra riportata di Omicidio Colposo dunque sembrerebbe giusta la diversa imputazione, in quanto la morte di Marco sarebbe stata provocata senza intenzionalità.
Ma in giurisprudenza i particolari fanno la differenza nel giudicare secondo il capo d'imputazione scelto.
Non i giustizialisti da tastiera, come qualche giornalista ha scritto, ma tutti gli uomini di buonsenso si chiedono come i giudici, pur cambiando il capo di imputazione, abbiano potuto ignorare una quantità enorme di particolari che rendono il capo di imputazione nella sua forma più grave in assoluto.
1 - Un militare, che usi abitualmente l'arma datagli in dotazione, o non la usi, è comunque addestrato ad usarla.
2 - L'imprudenza di prenderla per mostrarla senza accertarsi che ci fosse il colpo in canna, come c'era, deve far riflettere sul fatto che, se ha dichiarato di svolgere funzioni quotidiane nel suo lavoro che non richiedevano l'uso dell'arma, come mai c'era un colpo pronto in canna? 
3 - Questi aspetti riportati nel punto 1 e nel punto 2 non costituiscono aggravante nell' Omicidio Colposo come costituiscono aggravanti l'eccesso di velocità nella guida, ad esempio, nella NON intenzionalità di uccidere quando però si uccide? L'auto usata pericolosamente come arma tiene conto del rischio di uccidere come la pistola maneggiata irresponsabilmente costituisce un consapevole rischio di nuocere, sia pure senza intenzionalità.
4 - Lo sparo in sé non ha ucciso all'istante Marco, ancora non c'è né Omicidio Volontario, né Omicidio Preterintenzonale, né Omicidio Colposo per i giudici. Marco è vivo, ferito, urla, si lamenta e il NON ancora assassino può e deve soccorrerlo, ben consapevole, essendo cosciente di averlo ferito, che può rimediare al suo errore NON intenzionale. Ma non solo non lo fa, ma aspetta cercando di costruire una improbabile messa in scena coadiuvato da tutti i presenti:
a) fortemente improbabile che Marco si facesse il bagno nudo in vasca con la porta aperta in casa della fidanzata, in presenza del padre, per qualsiasi normalità comportamentale non è plausibile, eventualità comunque esclusa dai suoi stessi genitori;
b) plausibilmente, dato che è stato accertato che ha perso almeno 2 litri di sangue nel tempo che l'hanno lasciato agonizzare senza soccorrerlo, è stato messo nella vasca da bagno di peso per lavarlo del sangue che perdeva abbondantemente (il polmone è fortemente irrorato e il proiettile da sotto l'ascella aveva colpito il polmone), tale ricostruzione combacia con la sparizione della maglietta che il giovane indossava e con l'uscita mai spiegata, ma accertata da testimoni che li hanno visti, del figlio dell'assassino con la fidanzata visti correre affannati (forse alla ricerca di un cassonetto dove gettare la maglia per nascondere il foro del proiettile, negato assurdamente fino all'ultimo addebitando il foro ad un pettine a punta);
c) non soccorrere una persona colpita da un proiettile, sanguinante, urlante aiuto equivale ad un reato di Omicidio Colposo? Dal Codice in questa fase del delitto sembrerebbe di no, perché qui c'è l'intenzione che si estrinseca nel non agire per salvare la vita ad una persona che di conseguenza muore e il reato da Lesioni gravissime diventa Assassinio;
d) secondo i giudici questa parte fondamentale del delitto si può ascrivere nell'Omicidio Colposo o nel Volontario? E l'aver tentato fino all'ultimo di nascondere la realtà dei fatti tentando addirittura di indurre un Pubblico Ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni, il Medico del tardivo Pronto Soccorso, a scrivere il falso sul Verbale di Pronto Soccorso costituisce reato? Nemmeno aggravante della condotta dell'Omicida colposo secondo loro?
Non sono laureata in Giurisprudenza ma un poco di studio e di logica mi fanno pensare che in questo Giudizio di Appello non si sono considerati dei pezzi fondamentali della tragica morte di Marco, proprio sul piano della stessa giurisprudenza.
Marco non è morto sul colpo, Marco è morto dopo e la condotta successiva allo sparo non è colposa, è intenzionale ed è per quella condotta intenzionale e omissiva, con l'aggravante di alterare il luogo e le circostanze in cui è avvenuto il delitto, che Marco è morto! 

Marco vivo e felice con la sua mamma

Nota a margine sui motivi che hanno indotto l'uomo che ha commesso il delitto di Lesioni gravissime a diventare un Assassino: nascondere il fatto per non perdere il posto di lavoro.
Motivo ignobile e vile per chiunque si fosse sottratto alle sue responsabilità facendo così morire un giovane, ospite in casa sua, che fa pensare che quest'uomo non è degno di portare alcuna divisa vista la viltà del suo agire. 

Ho un dubbio...

Ho un dubbio...
Ma se uno si piazza davanti al cancello di casa mia pretendendo di entrare perché ritiene sia un suo diritto, e rimane lì per giorni e giorni, al freddo, sotto la pioggia, finché non arrivano i giornalisti a riprendere il triste caso, poi arrivano i rappresentanti di varie Associazioni Umanitarie (senza fini di lucro per carità!), e tutti dicono che sono disumana a non farlo entrare, additandomi al pubblico ludibrio... Cosa devo fare secondo voi? Devo cedere? Devo farlo entrare senza nemmeno sapere chi sia, dargli un letto, da mangiare, chiamare un medico per visitarlo visto che dice di essere persona cresciuta in mezzo alle guerre, poi torturata e maltrattata, dunque sicuramente non in buona salute? Poi debbo pagargli anche le medicine, si intende.
Mi sorge un dubbio: se non lo faccio sono perseguibile?