martedì 16 dicembre 2014

Renzi tende la mano ma il M5S la respinge ancora

ADN kronos
Giornata di aperture e scontri tra governo e M5S col premier che tende la mano e incassa una nuova defezione nella schiera dei pentastellati con Tommaso Currò che a sorpresa in Aula annuncia il suo addio al Movimento per votare con la maggioranza, facendo insorgere i grillini contro lo 'scouting' del premier.
"Abbiamo bisogno anche di voi, ne ha bisogno questo Parlamento che non può vedere costantemente buttata via una forza politica importante che ha preso milioni di voti, in una discussione interna e sterile con cui continuerete a perdere deputati e senatori". Così Matteo Renzi, si è rivolto al M5S alla Camera.


Appello recepito poco dopo da Currò che intervenendo nel dibattito a Montecitorio, annuncia di lasciare i 5 Stelle sconfessando il Movimento e annunciando il voto favorevole alla risoluzione sulle comunicazioni del premier sul semestre italiano in Ue. E all'uscita dall'Aula, rosso in viso, il fuoriuscito grillino ammette: "Per me è stata un'emozione fortissima, ho rischiato un malore... Scusate".

Il secondo round tra Matteo Renzi e il M5S si è svolto al Senato. Dal gruppo dei grillini si sono levati diversi brusii, urla e commenti mentre il premier parlava in Aula. Renzi ha subito replicato: "Il fatto che stiate perdendo pezzi ogni giorno non vi autorizza a interrompere. Siamo solidali, capiamo la vostra difficoltà e vi mandiamo un abbraccio - ha detto il premier tra le proteste dei pentastellati -. Ma pensiamo che il nostro compito sia quello di continuare a lavorare per l'Italia. Voi lanciate pure le vostre urla, ai tempi di Manzoni erano una cosa seria ma per voi sono solo un senso di frustrazione che comprendiamo. Siamo solidali, c'è una ragione se milioni di elettori che vi hanno votato nel 2013 non lo fanno più come abbiamo visto alle ultime elezioni". Quindi mentre il gruppo grillino continuava a rumoreggiare, il premier ha visibilmente perso la pazienza per un riferimento alla vicenda dei bimbi in Pakistan uccisi dai terroristi talebani: "E' indecente! Non ha nessun senso dividersi nel rispetto umano per quelle persone. Su questo dovrebbe esserci un limite. Ma come si fa? Come si può? E' incredibile", ha detto Renzi, che poi è riuscito a controllarsi e tornare al suo discorso sul Consiglio Ue di giovedì.




India: un altro schiaffo all'Italia

(AGI) - New Delhi, 16 dic. - La Corte Suprema indiana si e' rifiutata di esaminare le richieste dei due maro'. In particolare ha deciso di non valutare la richiesta di Massimiliano Latorre di prolungare di altri 4 mesi la convalescenza in Italia dopo l'ictus di cui ha sofferto a settembre. Permesso che scadra' il 13 gennaio. I giudici hanno anche respinto la richiesta di Salvatore Girone di poter tornare a casa per Natale e, piu' in generale', di un ulteriore allentamento delle condizioni imposte per la liberta vigilata.
  La Corte Suprema ha detto che si deve ora procedere con il processo ad oltre 33 mesi dall'evento, quando il 15 febbario 2012 i due maro' vennero accusati di aver ucciso due pescatori indiani scambiati per pirati.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si e' detto "fortemente contrariato dalle notizie giunte da Nuova Delhi circa gli ultimi negativi sviuppi della vicenda dei maro'" e ha aggiunto che "restera' in stretto contatto con il Governo e seguira' con attenzione gli orientamenti che si determineranno in Parlamento". Il capo della diplomazia europea Federica Mogherini ha fatto oggi un punto della situazione sul caso maro' durante il collegio dei commissari a Strasburgo. Intanto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha detto che quella della Corte suprema indiana e' "una grave decisione, e come Italia dobbiamo pensare come rispondere". Il ministro, intervenuta all'inaugurazione della mostra 'Prima di tutto italiani - Gli ebrei romani e la Grande guerra', presso il Museo Ebraico di Roma, ha precisato di voler solo accennare all'argomento maro', sottolineando che "oggi per noi e' una giornata difficile, questa mattina e' arrivata una notizia che non ci aspettavamo".
Pinotti ha evitato ulteriori commenti sia al suo arrivo, sia quando ha lasciato il Museo Ebraico. In serata anche il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha espresso l'"irritazione del governo per la decisione presa oggi nei confronti dei nostri fucilieri di Marina". Nell'intervento di apertura dell'iniziativa 'Farnesina porte aperte', il ministro ha aggiunto che quella della Corte Suprema indiana e' "una decisione grave, alla quale credo il Paese debba reagire con fermezza e unita'". Domani mattina, invece, il ministro sara' in commissione Difesa per trattare l'argomento. "La decisione della Corte Suprema indiana e' del tutto inaccettabile e peggiora fortemente i termini del contenzioso fra l'Italia e l'India", afferma Fabrizio Cicchitto. "Purtroppo - riprende l'esponente Ncd, presidente della commissione Esteri della Camera - l'India ha scelto una linea irresponsabile. A questo punto e' indispensabile un confronto politico-parlamentare sulla base del quale il governo deve definire la sua linea di fronte a questo fatto nuovo del tutto negativo".

Purtroppo questa non è l'India del film "Taare Zameen Par", esempio di intelligenza, di cultura sensibile, di poesia dei sentimenti, questa è un'India infida, meschina ed ottusa.
Infida perché non leale, in malafede, nessuna giustizia è così lenta, nemmeno in Italia!
Meschina perché, diluendo ogni decisione, ha fatto un gioco sporco, guadagnandoci con una specie di ricatto: prima con i pagamenti per la nave ferma in porto poi il resto.
Ottusa perché sul piano diplomatico non si agisce così: sono arrivati addirittura a sequestrare il nostro Ambasciatore.
Abbiamo così tanti interessi economici da farci trattare così?
Se i due militari fossero stati colpevoli li avrebbero processati da un pezzo credo!
Invece sono 3 anni che prendono tempo.
Un modo di fare che sa di antica furbizia levantina, indegno di un Paese che vuol dirsi civile e moderno.

Ripubblico il post scritto quasi 3 anni fa

Rileggete questo meraviglioso articolo che MARIO GIORDANO scrisse su "Il Giornale" quasi 3 anni fa..ormai.

Leggete i commenti di Silvia O. e miei. Due donne qualsiasi che scrivono semplicemente la VERITA' sulla situazione del nostro Paese. 

Vuol dire che lo vediamo tutti, lo sappiamo tutti come stanno le cose: ma da allora ad oggi nulla è cambiato.
Anch'io scrissi, in un mio post, su questo Presidente dell'ISTAT le medesime considerazioni che fa molto bene Giordano... Successivamente lo hanno premiato facendolo Ministro, ricordate?
Mentono, mettono scuse ridicole, offensive per l'intelligenza del popolo paziente, e si premiano l'un l'altro promuovendo chi si dichiara incompetente!!! 


giovedì 5 aprile 2012


Questo articolo avrei voluto scriverlo io!

Da: Il Giornale.it

Compensi onorevoli Nessuno sa tagliarli

Dovevano studiare il taglio delle retribuzioni ai deputati italiani, per ridurle ai livelli dell’Europa. Mesi di "intenso lavoro" poi il responso: "Impossibile". Ma non si poteva fare come per le pensioni?

di  - 
Non ce l’hanno fatta a tagliare gli stipendi dei parlamentari. Proprio non ci sono riusciti. Hanno messo insieme un gruppo di professoroni, roba da Pico della Mirandola e Archimede Pitagorico, cervelloni con curriculum lunghi come la quaresima, prof.avv.cav.grand.uff, ordinari di università due e tre, titolari di cattedre e saperi dottorali, giuristi, economisti, bocconiani, hanno trasformato il gruppo in una commissione, hanno dato la poltrona di presidente della commissione al capo dell’Istat, Enrico Giovannini e poi hanno dato loro 7 mesi di tempo (per la precisione 7 mesi e 4 giorni). E alla fine questo grumo di intelligenza riunito, questo concentrato di sapienza universale, che cosa ha prodotto? Niente. La resa. Bandiera bianca. «Gettiamo la spugna». Gli stipendi dei parlamentari sono i più alti d’Europa ma non si possono tagliare, hanno concluso. E hanno sciolto la commissione. Roba che verrebbe da sciogliere anche la loro laurea. Nell’acido, però.
Dico io: ci volevano il presidente dell’Istat e la laurea alla Bocconi per dire come tagliare gli stipendi dei parlamentari? Bastava andare ai giardinetti pubblici, prendere il primo pensionato sulla panchina e domandarlo. Non al pensionato, che sarebbe fin troppo: bastava la panchina. L’avrebbe saputo dire anche una sedia sdraio: si prendono le forbici, zac, oplà, e gli stipendi si tagliano. Invece no: i professoroni si sono riuniti per 7 mesi e 4 giorni, hanno sudato sette camicie, hanno elaborato formule astruse (VRt=VGt*PILGt+VFt*PILFt+VSt*PILSt+VBt*PILBt+VOt*PILOt… e vi risparmio il resto), hanno emesso documenti di decine di pagine, note a margine, codici, codici a barre, allegati, collegati, e poi… Poi, alla fine, hanno salvato il portafoglio all’amata casta, che fra l’altro è quella che garantisce ai medesimi professoroni prebende e incarichi d’oro. Ma guarda un po’ che sorpresa. A ben pensarci è andata quasi di lusso: se stavano ancora un po’ lì a studiare, in effetti, c’era il rischio che questi ai parlamentari regalassero pure un aumento…
Per giustificare il loro fallimento i professoroni si sono attaccati un po’ a tutto. Nel loro comunicato finale, dopo essersi elogiati per «l’intenso lavoro», fanno riferimento all’«eterogeneità delle situazioni riscontrate negli altri Paesi» e alla «difficoltà incontrate nella raccolta dei dati». Qualsiasi studente al primo anno di università sarebbe mandato a casa con un calcio nel sedere se si presentasse all’esame con una preparazione così modesta.Ma loro, i professoroni capeggiati dal presidente dell’Istat, invece no: loro dominano la statistica nazionale, loro maneggiano i numeri della contabilità pubblica, fanno da docenti e consulenti. Avete capito bene: consulenti. Consulenti de che? Non riescono nemmeno a raccogliere due dati sugli stipendi dei parlamentari europei, mi dite voi come diavolo fanno a presiedere l’Istat?
Dio solo lo sa. Fra l’altro anche sull’«intenso lavoro» ci sarebbe da dire. Risulta che dal 1° settembre al 31 dicembre (data della prima resa) si siano riuniti 5 volte in tutto. E risulta che dal 31 dicembre ad oggi (data della resa finale) non si siano riuniti più. Magari sbagliamo, ma questo «intenso lavoro», be’, un po’ ci è sfuggito. E se ci fosse stato sarebbe ancora più grave: in sette mesi si costruiscono edifici, si scalano montagne, si vola nello spazio. Come mai in sette mesi (e con cotanto impegno) non si riesce a dare una onorevole sforbiciatina ai parlamentari? Fra l’altro, come è noto, in questo Paese si sta tagliando tutto, ma proprio tutto: le pensioni, i risparmi, i consumi, i servizi… Possibile che l’unica cosa che non si taglia sia lo stipendio di Montecitorio e dintorni? Dicono i tecnici che era complicato. Eh già, in effetti. Complicato. Ma riformare il sistema previdenziale non era complicato? E la riforma del catasto con conseguente maggiorazione dell’Imu? Non era complicato? E che cos’era allora? Un gioco da ragazzi? Ma sì dai, divertiamoci: «un due tre stella» e la riforma del fisco, «strega tocca color» e cambiamo le pensioni. E gli stipendi dei parlamentari? No, quello no: è complicato. Ci vuole come minimo la laurea in astrofisica, visto che quella in Bocconi non basta…
La legge, fra l’altro, aveva buone intenzioni: prevedeva di ridurre gli stipendi dei parlamentari italiani a quelli della media europea.
Peccato che la commissione del presidente dell’Istat non sia riuscita a stabilire la media statistica. Che è un po’ come se il Papa non riuscisse a stabilire quando cade la Pasqua. Singolare no? Così l’Europa, almeno in questo campo, resta lontana. Ma sicuro: ci stanno sfracassando i cosiddetti con il fatto che dobbiamo essere europei, e l’Europa ci chiede l’articolo 18, e l’Europa vuole il taglio delle pensioni, l’Europa di qua e di là, possibile che l’unica cosa in cui non siamo europei sono gli stipendi dei parlamentari? Non solo non siamo europei: non lo vogliamo diventare. Anzi no, mi correggo: non ci riusciamo. Non ci riusciamo perché il prof Giovannini e i suoi quattro cavalieri dell’aritmetica perduta non sanno far di conto. E il risultato finale qual è? Una beffa nella beffa: i parlamentari conservano il loro stipendio, la politica conserva i suoi costi e Giovannini conserva la sua poltrona. Non solo quella dell’Istat, cosa già di per sé ingiustificabile, ma anche quella della Commissione. Che, come tutte le cose inutili, si scioglie ma mantiene in carica, cioè in poltrona, il suo presidente. Perfetto, no? Giovannini incarna il miracolo italiano: doveva ridurre gli sprechi del Paese. È riuscito solo ad aggiungerne uno. Se stesso.

Un articolo impeccabile! Sottoscrivo ogni parola!
Continuano a beffarci mentre vanno avanti con provvedimenti che spremono solo i più deboli.
Una nota sull'IMU: mi avevano detto che avevano esonerato le Fondazioni Bancarie ma l'avevano messa con aliquota seconda casa alle case dei vecchietti che, non potendo vivere da soli, erano costretti a ricoverarsi in una Casa di Riposo.
Non volevo crederci! Stamane ad "Agorà" ne hanno parlato e c'è chi in Parlamento cercherà di far cambiare questa bella pensata!! Ma c'è anche chi ha detto quello che sbalorditi pensiamo tutti: ma come gli è venuto in mente?
MA GLI E' VENUTO IN MENTE! Ed è ormai fuori di dubbio che Monti NON è quello che pensavo: mi debbo arrendere ai peggiori giudizi!


4 commenti:

Silvia O. ha detto...
Pure io sottoscrivo ogni parola di questo articolo scritto da Giordano.
Sull'Espresso c'è un articolo, scritto anche questo con spiccato e sano senso critico, sullo stesso tema:

Casta la bufala dei tagli

La Commissione che doveva calcolare la sforbiciata agli stipendi di onorevoli e dirigenti ha ammesso di non poter portare a termine il compito e il suo presidente si è dimesso. Tutto grazie a una legge troppo ambigua e imprecisa, fatta per sabotare l'operazione.

Non se ne esce da questo schifo! Non c'è la volontà di perseguire il vero bene comune. Tante belle parole e paroloni ma alla fine ci caricano di legna verde , ci prendono in giro e ci massacrano pure.
Rita Coltellese ha detto...
Non vorrei ripetermi ma le cose sono arrivate ad un punto tale che questi sanno che ormai l'unica cosa che gli italiani possono fare è uscire di casa con i "tortori" per darglieli sulla testa: insomma la rivoluzione.
Sanno però che gli italiani non lo faranno e proseguiranno nel tran-tran, dunque continuano a tenersi i privilegi ed a rispondere come se parlassero ai poveri scemi.
C'è una terza via però: NON ANDARE A VOTARE IN MASSA OPPURE ANDARCI E SCRIVERE TRASVERSALMENTE SU TUTTI I SIMBOLI "SCHIFO"! Getteranno una montagna di schede con su scritto SCHIFO e si terranno i pochi voti di chi glieli vuole dare. E' una rivoluzione anche questa: civile, incruenta e silenziosa.
Silvia O. ha detto...
Il non voto e l’annullamento della scheda elettorale sono “rivoluzioni morali” civili e pacifiche ma, in concreto, non servono.
Mancano i numeri!
Mi spiego: vanno a votare coloro che vivono di politica a partire dalle amministrazioni comunali, i loro familiari, gli amici, gli amici degli amici.
Poi ci sono quelli che appoggiano i partiti in cambio di qualcosa, inclusa la malavita organizzata, dalla manovalanza fino ai colletti bianchi.
Non sono in grado di quantificare i voti utili per vincere le elezioni , in ogni caso, gli scranni di chi vince e di chi perde, sono garantiti comunque dall’elettorato che sceglie il partito e ci mette sopra una bella crocetta.
Delle schede bianche, nulle e degli astenuti se ne fanno un baffo!
E allora cosa ci resta da fare? Boh!!!!!!
Rita Coltellese ha detto...
Penso che, comunque, la maggioranza degli italiani NON vive di politica, non è nella malavita che beneficia di collusione con la politica, e dunque sarebbe sempre un grande segnale, una vera rivoluzione silenziosa.
Certo continuare a subire non è possibile, si rischia quello che in parte sta già accadendo: la gente si adegua all'appiattimento morale e diventa miseramente complice di un sistema cinico e corrotto.