venerdì 9 marzo 2018

Religione: balsamo sul dolore

Il funerale di Alessia e Martina Capasso

L’OMELIA DEL PARROCO: E’ DAVVERO TUTTO FINITO?

“È con grande emozione che oggi, a nome di tutti, do l’estremo saluto terreno ad Alessia e Martina, due bambine da me conosciute ed amate”. È iniziata così l’omelia di Don Livio Fabiani che sta celebrando nella chiesa di San Valentino, a Cisterna di Latina, le esequie di Alessia e Martina, 7 e 13 anni, uccise dal padre Carabiniere Luigi Capasso il 28 febbraio scorso. “Alessia, battezzata e comunicata da me, il prossimo 6 maggio avrebbe dovuto ricevere il Sacramento della Cresima e Martina, a settembre avrebbe iniziato il suo cammino di catechesi parrocchiale. Ora è tutto finito. Ma è davvero tutto finito? Sono circa 50 anni che sono sacerdote- ha proseguito- e ho celebrato tanti funerali: funerali di persone suicide o uccise, di persone morte tranquillamente sul loro letto o tragicamente in incidenti vari, persone morte dopo una lunga malattia o morte all’improvviso senza che nessuno se ne accorgesse, giovani e anziani. Qualcuno potrebbe pensare che ormai sono abituato alla morte. No. Non sono abituato. Quando vedo una bara bianca un senso di ribellione mi assale e tanti perché affollano la mia testa. Perché? Mi chiedo e so che questo succede anche a voi, fratelli miei. Ma sappiamo tutti – ha proseguito- che umanamente parlando, non esistono risposte: allora ce la prendiamo tante volte con Dio, invochiamo la fatalità, parliamo di cattiveria umana, parliamo del caso. Ma restiamo sempre insoddisfatti e questo perché continua a perseguitarci. Dove trovare la risposta? La risposta c’è e la troviamo in questo luogo! Perché abbiamo portato Alessia e Martina qui? Non potevamo portarle in uno stadio dove ci saremo entrati tutti? O non potevamo portarle in un palazzetto dove saremo stati anche al coperto in caso di pioggia? No, le abbiamo portate qui in Chiesa perché questo luogo è stato molto famigliare per Alessia e Martina. Qui hanno pregato insieme alla comunità parrocchiale, qui hanno cominciato a muovere i primi passi sulla via della fede, e per Alessia nell’impegno cristiano nell’ACR, Azione Cattolica Ragazzi. È perciò in questo luogo che possiamo trovare la risposta che cerchiamo”.
“È la risposta della fede in Gesù che un giorno proclamò: ‘Io sono la via, la Verità e la Vita’. E in questa via hanno mosso i loro passi Alessia e Martina accettando la verità di quella Parola ascoltata che le ha fatte approdare alla vita eterna. Perciò da questo evento dobbiamo ricevere un messaggio di vita per dare un significato all’accaduto. Ce lo ha detto san Paolo nella Prima Lettura proclamata: “Fratelli, nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso … sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore” (Rm 14,7.8). Alessia e Martina ora vivono nel Signore. E non soltanto un messaggio di vita dobbiamo ricevere- ha aggiunto Don Fabiani- ma anche un messaggio di gioia! Si, avete capito bene: gioia! Alessia e Martina sono ora nella gioia di questo Regno e attraverso loro Gesù oggi dice a noi “se non diventerete come bambini non entrerete nel Regno dei cieli”. In questo momento allora lasciamoci attrarre dalla vita e dalla gioia di Alessia e Martina e se anche è difficile ascoltiamo ancora Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite ed umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero” ha concluso.

GLI ZII DI ALESSIA E MARTINA: GRAZIE PER L’AMORE

“Grazie per l’amore che stiamo ricevendo da tutti voi, anche a nome di Antonietta, e grazie per le vostre preghiere perché ci stanno dando la forza per andare avanti. Grazie per l’affetto che ci ha circondato. Desidereremmo che l’amore che ci avete dimostrato continuasse a circondare anche nostra sorella Antonietta”. Sono queste le frasi pronunciate dai fratelli di Antonietta Gargiulo, madre di Alessia e Martina, al termine delle esequie, dal microfono dell’altare. Applausi dalla folla assiepata all’esterno della chiesa.
Il funerale religioso, i palloncini, le giuste bare bianche, i fiori: un balsamo per il cuore straziato dei parenti, non per Antonietta che niente potrà consolare. Antonietta che da ieri ha iniziato un calvario indicibile che durerà per tutto il tempo che le resta, dunque, a mio umilissimo avviso, si poteva ridurle almeno il tempo dell'atroce all'inizio... Visto che per il momento non ricorda nulla, sembra, di quello che le è successo... Come spesso accade al risveglio dopo un forte trauma.
Ma chi è credente ragiona in modo diverso dal mio. Soprattutto chi è credente secondo la fede cattolica, per cui era importante il giorno del funerale e la madre doveva saperlo prima... La logica del martirio, la logica del perdono... Infatti molti media hanno detto che "la famiglia" ha perdonato il folle che ha compiuto l'insano gesto contro natura. Quale famiglia? Si immagina la famiglia di Antonietta, forse Antonietta stessa... Antonietta che non può parlare bloccata dalle ferite infertele dal marito e dalle operazioni che i medici hanno effettuato sul suo corpo martoriato nel tentativo di salvarle la vita.
Mia madre, cattolicissima, diceva sempre che "la miglior vendetta è il perdono". Ma il suo esempio e il mio crescere, come Alessia, in Azione Cattolica, non mi hanno distolto dal vizio di esaminare la realtà oggettiva con lucida ragione e il mio sentire è diverso.
Dio è un salvagente immaginario a cui aggrapparsi per non annegare e la religione cattolica indica ai credenti un ruolo di vittime, il Cristo in Croce, la rassegnazione e il perdono. E' una filosofia di vita che certo da la pace: l'odio tormenta, meglio perdonare..
Ognuno si consola come può. Personalmente avrei voluto non sapere quello che ho appreso mercoledì dalla trasmissione "Chi l'ha visto?": il padre ha sparato ad Alessia che era sveglia, fuori dal letto, in piedi davanti a lui, svegliata nella sua cameretta forse dai colpi che il padre aveva sparato a Martina, che dormiva nel lettone da cui si era alzata da poco la povera madre per andare al lavoro alle prime luci dell'alba, non c'era sangue nel letto di Alessia, come invece in quello di Martina, che spero, almeno lei, sia morta nel sonno... Nasciamo e moriamo e tutto quel che siamo è in mezzo a questi due punti: non bastano le parole consolatorie per lenire il pensiero che Alessia è morta a 13 anni nel terrore di un padre che le faceva giustamente paura e che le ha puntato la pistola sparandole al petto.
Il rito consolatorio, per quelli che restano soltanto, si è concluso con l'immancabile applauso...