mercoledì 2 novembre 2022

Superficialità - dalla Raccolta di Novelle Parentopoli

 http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2017/07/famiglie-allargate-dalla-raccolta-di.html


Superficialità

Questo racconto può dirsi una continuazione dei fatti riguardanti i personaggi della Novella "Famiglie Allargate" di cui sopra riporto il link.

Il marito della sorella di Sandra, la protagonista di tale novella,  in essa viene citato ma non ne abbiamo scritto il nome: Diego.

E' un bravo giovane che dopo la laurea ha cercato disperatamente un lavoro, trovandolo solo dopo un anno dalla laurea e a collaborazione coordinata e continuata. Uno di quei contratti i cui versamenti pensionistici si perdono nel calderone dell'INPS e mai ritorneranno nelle tasche del lavoratore, a meno che costui non metta altri soldi suoi versando migliaia di euro nella casse dell'italico carrozzone.

Ha continuato poi a cercare sempre di meglio, non senza sacrificio, cambiando tipo di lavoro, ambiente e mansioni con tutta la fatica di adattamento che questo comporta. La stessa cosa ha fatto la sua amata, la sorella di Sandra, Rita, più piccola di Sandra, anche lei come il marito con un laurea in Ingegneria Gestionale. Con l'aiuto della famiglia di Diego hanno potuto iniziare il loro matrimonio senza pagare un affitto avendo una piccola casa di proprietà.

Hanno lavorato molto, impegnatissimi, pronti al cambiamento, con sacrificio, sempre per migliorare. Rita è diversa da sua sorella, ha spirito di iniziativa, quello che a Sandra manca, infatti fu proprio Diego a stimolarla a cercare un nuovo lavoro, visto che lo Studio dove lavorava e in cui si era adagiata le dava un reddito basso. E nel nuovo studio aveva incontrato il titolare, che poi era diventato suo marito.

Ci sono fatti che non vediamo presi dall'affetto per una persona e Diego non vedeva che la consuetudine di pagare ogni tanto la pizza al ristorante ai genitori delle due sorelle, che offrivano a metà con Alessio, il ricco avvocato marito di Sandra, ai comuni suoceri, era comprensiva anche della presenza dei genitori di lui, Alessio, e la stessa Rita, molto legata  alla sorella, trovava tutto questo normale: i loro genitori e i suoceri di Sandra.

Ogni tanto capitava che i genitori di Diego volessero vederli e andavano a mangiare una pizza tutti e quattro insieme, ma il gesto di Diego di voler offrire la pizza ai suoi genitori veniva da questi fermamente rifiutato dicendo meravigliati: "Siamo noi che dobbiamo offrire a voi: siete giovani, lavorate tanto per costruirvi un avvenire; con tutti i figli ormai non più dipendenti dal nostro reddito siamo solo felici di offrirvi una pizza ogni tanto, lo facciamo anche con gli altri figli, non solo con voi."

Diego cedeva anche se malvolentieri, non potendo scontentare i suoi genitori, che usavano questo modo di essere con tutti i loro figli e lui non poteva dunque che  accettare la loro consuetudine. Però gli si accese una lampadina quando, per l'ennesima volta, Rita gli disse: "Sabato prossimo andiamo con i miei e i suoceri di Sandra a prendere la pizza da "Capriccio". Va bene?"

"Si, - rispose Diego - ma voglio chiedere ai miei genitori se vogliono venire anche loro." 

"Ah, si! - Fece Rita un po' sorpresa, ma poi rimosse il pensiero, che forse le si era affacciato, che qualcosa fino a quel momento era stato trascurato.

I genitori di Diego accettarono e furono accolti con grande simpatia dai genitori di Alessio che peraltro conoscevano già, dato che Sandra li aveva invitati più volte nella casa studio in cui viveva con Alessio, in affitto in un quartiere elegante. I due, un poco schivi, avevano declinato gli inviti ma una volta, in una ricorrenza che riuniva tutta la famiglia, erano andati.

Naturalmente in questo caso dovettero accettare che il conto lo pagassero Diego e Alessio anche per loro che preferivano sempre offrire ai loro figli per non gravare in alcun modo sui loro bilanci, sapendo quanto fosse difficile il mondo del lavoro in Italia, quanta fatica dovessero fare per far entrare uno stipendio.

Alessio sembra che avesse fatto tutto da solo nel costruire la sua fortuna economica, il grande giro di clienti facoltosi, dato che i suoi genitori avevano solo provveduto ai suoi studi come a quelli del fratello maggiore, il quale però con la laurea non aveva fatto granché e il suo reddito si basava su suo fratello a cui teneva la contabilità.

La madre di Diego era una osservatrice e una persona molto riflessiva e nei contatti con quella famiglia aveva saputo che il fratello di Alessio si permetteva di non stimare Sandra dal punto di vista professionale e aveva pensato: "Non valuta sé stesso? Se non ci fosse il fratello non avrebbe neppure un reddito fisso e sicuro, e si permette di disprezzare Sandra."

Ma aveva avvertito, da una frase del suocero, che anche lui non riteneva Sandra una persona capace, dato che l'aveva paragonata al padre, notoriamente uno che nella vita non aveva combinato né costruito niente. Insieme alla moglie Augusta avevano perso tutta la cospicua fortuna accumulata dal padre di lei. Ora, in vecchiaia, forse non avevano che una misera pensione non bastante per vivere. Non era un mistero, tanto è vero che, durante quella sera in pizzeria in cui erano presenti anche i genitori di Diego, Alessio con molta disinvoltura rivolto a Diego disse: "Ci penseremo noi, no Diego? Si metterà un po' per uno!"

I rispettivi suoceri tacquero. Diego non fece apparentemente una piega. I suoi genitori e quelli di Alessio neppure. Le due sorelle non fecero trapelare alcun pensiero dall'espressione del viso.

Quanta superficialità in codesto impegno da parte di Alessio.

Non molto tempo dopo egli informò Sandra che si era innamorato di un'altra donna e che intendeva andare a vivere con lei. Invitò poi Sandra a trovarsi un altro lavoro giacché non intendeva più tenerla come collaboratrice nel suo studio.

Tutto dimenticato: figuriamoci l'impegno a mantenere gli improvvidi genitori di Sandra in vecchiaia in tandem con Diego... 

Rimase dunque solo quest'ultimo con Rita ad avere questo incarico disinvoltamente preso da Alessio e altrettanto disinvoltamente dimenticato.

Sandra, improvvida come  i suoi genitori, si trovò senza reddito, a parte quello che il suo avvocato, da lei incaricato di curare la separazione legale, riuscì a farle avere dal marito fedifrago.

Sulle spalle di Diego e Rita, che tanto si erano sacrificati cambiando diversi lavori, rimasero i due vecchi.

Riflessioni sulla morte

 

Riflessioni sulla morte.

Nel giorno della ricorrenza dei defunti e a due giorni da un malessere che mi ha fatto pensare alla mia fine scrivo serenamente queste riflessioni.

Sono atea. La visione del mondo che mi hanno dato i miei genitori era di un Dio invisibile che si preoccupava di me, che leggeva i miei pensieri. Un Dio che aveva creato l’Universo fin qui conosciuto ma che si rispecchiava in questo mammifero pensante chiamato Uomo. Ci è voluto poco perché avessi i primi dubbi e siccome militavo in Azione Cattolica li ho esternati alle Effettive, così si chiamavano le iscritte più grandi che fungevano da guide spirituali oltre al sacerdote che si occupava di noi: mi dettero da leggere “Le 5 vie di S. Tommaso D’Aquino” per arrivare con la semplice ragione a Dio, visto che secondo loro “la Fede” non deve porsi domande ed io “ragionavo troppo”.

Avevo 17 anni: lessi con impegno ma Tommaso D’Aquino non mi convinse.

Ma continuai a cercare Dio. Lo immaginavo come la mia educazione cattolica lo prospetta e cercavo di seguire le regole di una vita pulita e giusta. Intanto scoprivo cose che per la mia famiglia erano inimmaginabili: malvagità estrema, maldicenza e calunnia, da parte di gente che nemmeno conoscevo ma che aveva notato me e la mia vita provandone invidia.

E’ stato traumatico come è scoprire l’ingiustizia e la manipolazione della realtà. Ho superato tutto accettando che se questo avveniva vuol dire che poteva accadere, che esiste gente così, che comunque c’è questo Dio che avrebbe messo a posto tutto.

Ma il male dal quale non ho saputo difendermi mi ha messo con le spalle al muro dal punto di vista economico e mi ha costretto a scelte che mai avrei voluto fare per i miei valori.

Quello è stato il punto massimo della mia credenza che esistesse Dio. Il mio pensiero silenzioso si è rivolto a Dio chiedendogli solo un segno della sua presenza, solo un segno che mi avrebbe dato forza per andare avanti per la strada della bontà, della correttezza, del non reagire se non “porgendo l’altra guancia” come è il dettato di Cristo e l’idea di Dio che lui ha lasciato: se Dio c’è è sua la Giustizia.

Ero di fronte ad una scelta cruciale. Volevo solo che non mi abbandonasse.

Ma il mio pensiero, la mia anima, chiamiamolo come volete, non ha praticato l’autoinganno di una suggestione e mi ha risposto solo IL SILENZIO ASSOLUTO. Nessun segno, nessuna ispirazione, solo una TOTALE SOLITUDINE NELLA MIA MISERA CONDIZIONE.

Da quel momento, avevo 37 anni, ne erano passati 20 dai miei primi dubbi, ho smesso di tormentarmi e di soffrire chiedendomi il perché di tanta ingiustizia che vedevo non solo su di me, ma molto di più nel mondo sugli innocenti.

Da quel momento tutto era solo sulla mia coscienza, che obbediva comunque ai principi morali con i quali sono stata costruita ma con una lucidità e responsabilità maggiore.

Ho accettato dunque la morte, soprattutto la mia, come ovvia fine biologica.

Non mi fa paura. Penso di aver già vissuto una vita sufficientemente lunga per la mia specie e dunque in qualunque momento arriva è fisiologica: 76 anni.

Due giorni fa credevo fosse giunto quel momento. Ho avuto un arresto di respiro fino al punto che non riuscivo a chiamare mio marito che era distante da me meno di 10 metri, che mi faceva cenni di sbrigarmi, ho provato a mettere un piede davanti all’altro con grande sforzo appoggiandomi alla balaustra che costeggiava il marciapiede, ma la nausea fortissima che aveva accompagnato la quasi assenza di respiro aumentava, non riuscivo a tenere il capo eretto e la vista si era leggermente appannata.

Il pensiero è veloce come la luce e ho lucidamente pensato che stavo morendo, che ero nell’età in cui non è sorprendente morire, ma quanto sarebbe durato quel malessere prima che tutto si spegnesse? Solo quello mi ha preoccupato.

Invece tutto si è risolto in una ventina di minuti e sono ancora viva.

Ma di certo il quando e il come, soprattutto il come, è l’unica cosa che mi fa timore misto a rassegnazione. La morte bisogna guadagnarsela soffrendo.

2 riflessioni sulla morte che mi sono piaciute:


Per chi non l'avesse capita Mark Twain dice con il suo intelligente umorismo quello che penso anch'io: nulla eravamo prima di nascere e nulla saremo quando il nostro cervello si spegnerà per sempre