mercoledì 18 gennaio 2012

La tragedia della Costa Concordia

Nave Costa: studio e pratica per fare il comandante

La lunga carriera di Schettino.Costa,aveva requisiti e idoneita'

17 gennaio 2012La nave da Crociera Costa Fascinosa 
Una nave da Crociera Costa

(ANSA) - GENOVA, 17 GEN - Una vita per il mare. Fino al drammatico incidente di venerdì scorso, quella di Francesco Schettino, il comandante della nave Concordia incagliata all'isola del Giglio, è stata una carriera tutta in ascesa. Dai banchi dello storico istituto nautico Bixio di Piano di Sorrento alle navi della Costa, la compagnia numero uno in Europa che nel 2006 gli ha affidato i galloni da comandante. "Schettino aveva tutti i requisiti per assumere il comando di una nave delle dimensioni della Concordia", ha ricordato il numero uno della compagnia, Pierluigi Foschi.
"Come tutti i nostri comandanti - ha sottolineato - ha ricevuto tutti gli addestramenti obbligatori, a cui vanno aggiunti quelli spontanei che Costa fa per tenere alto il livello dell'azienda e, in particolare, della sicurezza". Tutti i comandanti della compagnia sono infatti sottoposti a visite mediche biennali, per verificare l'idoneità psico-fisica al lavoro, e a continui aggiornamenti. Corsi "documentati", come ha tenuto a precisare lo stesso Foschi. Che ha ammesso "l'errore umano" di Schettino, ma ha comunque voluto tenere alto il nome dell'azienda dall'immagine tutt'altro che lusinghiera del suo comandante.
Dalle testimonianze raccolte tra l'equipaggio e i passeggeri della Concordia, così come dalle conversazioni telefoniche con la guardia costiera, sembra difficile associare Schettino al rigore e alla disciplina necessarie secondo gli esperti per andare in mare. Valori insegnati sin dalle scuole superiori, che per chi vuole navigare deve essere l'istituto nautico o, in alternativa, la laurea triennale in Scienze nautiche. Dal 2007, con la riforma dell'ordinamento legislativo, l'aspirante comandante può anche avere frequentato una qualsiasi altra scuola superiore, a patto che poi si sottoponga presso i centri riconosciuti a livello nazionale a 500 ore di formazione sulle materie del mare. Dalla navigazione al meteo passando per la matematica e la cosiddetta 'Stm', ovvero 'Sicurezza-Teoria-Manovra'. Soltanto a questo punto si passa alla pratica, con la nomina ad allievo ufficiale dopo la quale si trascorrono 12 mesi su navi da 500 tonnellate. L'esperienza dà diritto ad accedere all'esame per diventare primo ufficiale di coperta su navi superiori alle 3 mila tonnellate. Altri 24 mesi, un nuovo esame, e si ottengono così tutte le abilitazioni. A quel punto spetta all'armatore decidere se un ufficiale ha le doti per essere anche un comandante. (ANSA).

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Da: Repubblica.it

Quell'inchino a Procida
celebrato dalla compagnia

A fine agosto del 2010, ai comandi della Costa Concordia c'era Schettino. E il blog dell'azienda...


di PIER LUIGI PISA

L'inchino al Giglio non è stato, purtroppo, l'unico omaggio di Francesco Schettino nei confronti di un'isola. Il comandante aveva già mostrato un pericoloso debole, in passato, per Procida. E' il 30 agosto 2010 e Schettino, sempre al timone della Concordia, sta per arrivare a Napoli, tappa di una crociera di sette giorni chiamata "Profumo di Mediterraneo". Prima, però, il saluto a Procida: la grande nave si avvicina all'isola, lancia tre fischi di sirena ed effettua una piccola sosta per ricevere l'abbraccio dei cittadini, avvicinatisi a bordo di motoscafi e pescherecci. La costa è vicinissima. Punta Pizzaco e il borgo della Corricella si distinguono nitidamente dagli oblò e dai ponti dell'imbarcazione. L'isola è a portata di foto per i passeggeri e gli isolani, a loro volta, non perdono occasione per fotografare la spettacolare città galleggiante. Situazioni identiche - o molto simili - si verificano con una certa frequenza nei nostri mari. L'Ais, un sistema internazionale che tiene d'occhio il traffico marino 1, ha documentato come la Concordia esegua 52 "inchini" all'anno contravvenendo alle regole della navigazione

IL VIDEO 2

Il saluto a Procida dell'agosto 2010, tuttavia, è speciale. In questo caso infatti il clima di festa per l'incontro ravvicinato viene raccontato, con grande entusiasmo, addirittura sul blog ufficiale di Costa Crociere. La compagnia che negli ultimi giorni ha preso le distanze da Schettino, che ha dichiarato la sua manovra al Giglio "non autorizzata" e che, in seguito al disastro, si considera "parte lesa". "La Costa Concordia [...] il 30 agosto 2010 prima dell'arrivo a Napoli, previsto intorno alle 13.00, ha omaggiato con il suo saluto, e con la sua breve sosta nella rada della Corricella, l'isola di Procida. Tutto ciò grazie al Comandante Francesco Schettino, di Meta di Sorrento". 

E' questo quanto si legge su una pagina web che, oggi, sopravvive soltanto nella "cache" di Google, la grande memoria del motore di ricerca che permette di consultare siti non disponibili temporaneamente o rimossi dal server originale. Quel post del 26 settembre 2010, dal titolo "Costa Concordia festeggia davanti a Procida", sul blog ufficiale della compagnia infatti non c'è più. Forse è andato offline ben prima della tragedia del Giglio. Forse è stato rimosso opportunamente nelle ultime ore. Fatto sta che la scia della Concordia vicina a Procida, grazie alla Rete, è ancora ben visibile. "L'arrivo della nave è stato annunciato da 10 colpi di mortaio ai quali Costa Concordia ha risposto con 3 fischi di sirena, rituale di saluto" si legge ancora nel piccolo articolo di circa un anno e mezzo fa. E poi: "Una grande emozione non solo per i procidani ma anche per i numerosi turisti presenti che hanno accolto la grande e possente nave con applausi, striscioni, musica trombette e vuvuzelas, a bordo di motoscafi, pescherecci, natanti di ogni genere". 

I colpi di mortaio, gli striscioni, le trombette: tutto, dunque, era stato organizzato. E tutto rientrava in quella che, stando ora anche al blog di Costa Crociere, sembra essere una vera e propria usanza. Lo conferma la dichiarazione di un primo ufficiale di coperta della Concordia - originario di Procida - riportata alla fine dell'articolo: "E' stata una festa, un atto d'amore e un omaggio alla tradizione marinara che procidani e sorrentini hanno nel Dna''. 

Cozzano palesemente, oggi, l'enfasi con cui il blog ufficiale di Costa Crociere celebrava il "saluto" a Procida (di cui esisterebbe su YouTube una video testimonianza) e le recenti parole dell'amministratore delegato della compagnia, Pierluigi Foschi, che nella conferenza stampa successiva al naufragio della Concordia è sembrato quasi all'oscuro del rito dell'inchino. Una sola volta, ha specificato Foschi, una nave Costa è transitata sotto costa davanti all'isola del Giglio. Era il 9 agosto 2011 e in quell'occasione la rotta era stata approvata sia dalla società sia dalla Capitaneria di Porto. Viene da chiedersi - rileggendo oggi quel documento "ufficiale" Costa sul monitor di un PC - in che modo e in che misura, invece, le compagnie avallassero una tradizione così azzardata.
(18 gennaio 2012
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Lo confesso, quando sabato 14 gennaio 2012 alle prime ore del mattino ho appreso che la nave da crociera era naufragata davanti all'Isola del Giglio, mi è venuto da ridere.
Questa immagine vacanziera del lusso, ormai alla portata di tutti come abbiamo visto, l'ho sempre trovata fatua e riporto a tal proposito un passo del mio libro "Normalità apparente":
"E le venne in mente quell'uomo ridicolo, con la sua affettata, presunta signorilità, che le diceva: 'Mi piace andare in crociera perché mi metto lo smoking e mi piace cenare col capitano.'
Lucia ricordò che aveva pensato che quell'uomo era un cretino con la sua sciocca fatuità: il capitano di una nave da crociera è pagato anche per questo, per intrattenere gli ospiti."
Ovviamente questo mio parere su questo tipo di vacanza è strettamente soggettivo; abbiamo visto, proprio in questa drammatica circostanza, che si accosta a questo tipo di vacanza anche gente che vuole semplicemente vivere un sogno di allegria e di pseudolusso, perché la vita non può essere solo lavoro e tristezze! E' una vacanza di evasione, anche se devi vivere per una settimana  in 4.000 persone concentrate su un bel condominio galleggiante.
Il riso, che ora mi appare in tutta la sua superficiale inconsapevolezza, era dovuto al fatto che la nave vacanziera era naufragata in un mare sicuro, vicino alla costa, ed aveva fatto tutto da sola... Nessuno l'aveva speronata, nessuno si era messo di traverso sul suo cammino... Il mare era relativamente calmo... Ed era appena partita nel suo sogno scintillante di divertimento, mentre in questo momento storico tanta gente disperata resta senza lavoro, con il cuore stretto dalla paura del futuro...
Era, effettivamente, una situazione paradossale e come tale passibile di suscitare il riso.
Ma, via via che sono venuti fuori i documenti di questa tragedia, il riso ha lasciato il posto allo sgomento, all'incredulità che quanto accaduto possa accadere.
Per questo ho riportato l'articolo dell'ANSA che illustra come si diventa comandante di una nave da crociera. Basta un diploma e poi tanta pratica e corsi sulle navi: il titolo te lo dà l'armatore, un privato dunque, non già un'Accademia Navale, che è ben altra cosa.
Anni fa scoprii che anche l'Alitalia dava il comando di aerei di linea a persone che avevano solo, magari, un diploma di geometra e che poi avevano preso un brevetto di volo... L'ho scoperto frequentando amicizie che svolgevano quella professione. 
Probabilmente non è questo il punto, tanto è vero che si parla da anni di voler togliere il valore legale del titolo di studio, contando più la capacità professionale, la quale però, certo non può prescindere da nozioni teoriche fondamentali per la professione che si vuole svolgere.
Ma qui il problema sembra essere un altro, a leggere il secondo articolo, quello pubblicato da La Repubblica.it: la superficialità dei comportamenti, e non solo del comandante ma anche della Costa Società armatrice.
La vacanza può essere allegramente fatua, ma sotto la vigile e severa responsabilità di chi conduce e controlla il mezzo su cui tale festa si svolge. Il capitano della nave dovrà anche fare il padrone di casa in smoking e farfallino, ma sempre con in mente tutta la conduzione tecnica dell'immensa nave.
Un comandante che, di fronte al disastro compiuto, dichiara pateticamente "quello scoglio sulle carte nautiche non c'era", non fa che aggravare il suo irreparabile errore, compiuto per superficiale consuetudine, a quanto pare tollerata dalla società armatrice... 
Per non parlare del fatto che, di fronte a quell'errore irreparabile, invece di correre subito a coordinare l'abbandono nave e ad avvisare la vicina Capitaneria di Porto, fatto che avrebbe evitato la tragedia nella tragedia, ha atteso troppo tempo, come se non volesse palesare ed ufficializzare che la nave ormai era perduta dato l'enorme squarcio... Come un bambino che cerca di nascondere agli adulti la rottura di un vaso prezioso... Non si spiega altrimenti questa criminale attesa che ha costretto parte dell'equipaggio ad iniziare ad evacuare la nave senza il suo comando, per questo si è parlato di ammutinamento... Insomma, si capisce il trauma per aver constatato il proprio enorme errore, ma nasconderlo non era possibile e da comandante responsabile doveva prendere su di sé l'obbligo di coordinare l'abbandono della nave. L'aver atteso ha comportato quello che abbiamo visto tutti: la difficoltà a calare le scialuppe su entrambi i fianchi della nave, data l'inclinazione ormai assunta dall'enorme natante, con le persone ormai prese dal terrore proprio per tale paurosa inclinazione...
Le voci che si alzano a difesa di quest'uomo e dei suoi ufficiali sono comunque facilmente contestabili, l'argomento che portano è che, rispetto al numero di persone che la nave imbarcava, i morti sono stati pochi. 
I morti sono stati pochi grazie al fatto che la nave era pericolosamente vicina all'isola e che si sono mossi i generosi marinai e pescatori isolani con le loro barche e la barca della Guardia di Finanza che era in zona ed hanno salvato tanti naufraghi ... altrimenti sarebbero stati molti di più! Mentre, se egli avesse dato subito ordini per l'abbandono nave, tutto si sarebbe svolto con maggiore calma, le scialuppe si potevano calare con maggiore facilità, dato che l'inclinazione era ancora non accentuata, e il coordinamento avrebbe dato il tempo di indossare a tutti i giubbotti di salvataggio che, invece, sono rimasti nelle cabine e alla fine non sono bastati per tutti.