martedì 12 aprile 2022

Anime belle

 Il mondo è un orrore

che calpesta la bellezza

delle anime migliori

che dolenti ci lasciano

il loro amore.

Come i giunchi

si piegano nel loro dolore

che rimane in noi

ma non muore...




domenica 10 aprile 2022

Riflessioni su "I Demoni" di Fëdor Dostoevskij

 

Nel leggere “I Demoni” di Dostoevskij non dimentico mai ciò che penso: che ogni scrittore, grande come lui o piccolo come me, scrive di ciò che conosce, o in prima persona o per conoscenza indiretta, ma comunque della realtà che conosce.

Questo non avviene solo se vuole scrivere racconti fantastici o fantascientifici, ma in quelli fantascientifici pure deve mantenere un minimo di coerenza con la realtà se vuole che siano buoni racconti, altrimenti rischia di scivolare nel ridicolo.

Solo in quelli prettamente fantastici è concessa ogni libertà alla fantasia.

L’ho già scritto e mi ripeto, mio marito critica il mio scrivere sempre sulla realtà da me conosciuta direttamente, ritenendola un limite. In realtà, non essendo un diario ma una analisi psicologica ed umana dei sentimenti e delle azioni di persone reali, nel mio scrivere c’è una ricerca della verità e delle ragioni delle azioni umane, volendo trarne una riflessione morale che possa servire a tutti.

Dunque leggendo “I Demoni”, in certi capitoli anche in una prosa affastellata di eventi confusi, non sempre, come accade anche ai grandi scrittori, di un valore letterario eccelso, mi sono domandata quando è nata l’Internazionale socialista, a cui si intuisce si riferiscano le azioni dei “demoni” protagonisti del romanzo.

A tali pagine si alternano, come sempre accade ai Grandi, pagine di grande bellezza e universale verità, e sono quelle che, nell’insieme dell’Opera Letteraria, ne fanno l’Opera d’arte.

Come faccio sempre, per capire, ho fatto una piccola ricerca ed ecco che scopro ciò che avevo intuito: la Prima Internazionale nasce nel 1864, dunque ben prima della morte di Dostoevskij, che morì nel 1881. E nacque all’estero, come le azioni dei personaggi de “I Demoni” fanno intuire nei loro oscuri maneggi: Satov e Kirillov che sono stati negli USA “dormendo per terra e facendo la fame”, poi Satov in Svizzera, dove incontra il “demone” Stavrogin che, a sua volta, grazie alla ricchezza della sua famiglia, viaggia in Germania e in Francia. Satov è un puro e verrà agganciato dalle idee di Nikolaj  Vsevolodovič  Stavrogin e del peggiore “demone” Pëtr Trofimovič Verchovenskij ma, a differenza di altri, intuirà una insincerità dei due “cattivi maestri” e penserà di denunciarli. 

Ma ecco, nel riassunto storico della nascita della Prima Internazionale, i riferimenti e i sommovimenti che spiegano l’ispirazione del romanzo di Dostoevskij e quello che poi accadde molti anni dopo in Russia nel 1917.




 La Prima e la Seconda Internazionale

 Mentre fiorivano in Europa le teorie socialiste, nascevano nuove importanti organizzazioni in difesa dei lavoratori non più limitate agli ambiti nazionali. Il 28 sett. 1864 a Londra fu fondata l'Associazione Internazionale dei Lavoratori (AIL) meglio nota come Prima Internazionale. In essa confluirono molteplici tendenze: dai mazziniani italiani, ai seguaci di Blanqui e Proudhon, agli anarchici, ai sindacalisti inglesi. Estensore del programma e dello statuto dell'Associazione fu Marx: i lavoratori dovevano liberarsi da soli dal giogo padronale, impadronirsi dei mezzi di produzione e dar vita a una collaborazione internazionale contro la guerra. Dopo un primo contrasto tra marxisti e proudhoniani, risoltosi a favore dei primi nel 1871 (Congresso di Basilea), l'Internazionale entrò in crisi a causa della violenta polemica tra marxisti e anarchici di Bakunin. I seguaci del russo, contrariamente ai marxisti, ritenevano che il nemico da sconfiggere fosse lo Stato e non il capitalismo. Vi fu una scissione nell'Internazionale che ne provocò l'indebolimento: nel 1876, al congresso di Philadelphia, fu infatti sciolta. La Seconda Internazionale, fondata a Parigi nel 1889, restò una sorta di libera federazione tra gli autonomi gruppi socialisti nazionali. Essa auspicava la formazione di veri partiti socialisti nei singoli paesi non legati in alcun modo alla borghesia.

Credo che questi avvenimenti e pensieri politico-filosofici che attraversarono l’Europa in quel periodo abbiano avuto un‘influenza nell’ideazione di questi tormentati personaggi del romanzo di  Fëdor Dostoevskij.

Uno stupendo, espressivo, inarrivabile Luigi Vannucchi, nei panni di 

Nikolaj  Vsevolodovič  Stavrogin nella produzione RAI del 1972 de "I Demoni" con la magistrale regia di Sandro Bolchi.


 

mercoledì 6 aprile 2022

Giornalismo da questura o da portineria?

Si assiste a trasmissioni televisive in cui fatti di cronaca vengono indagati da un giornalismo che vorrebbe essere di ricerca della verità ma condotto in modo tale da suscitare sconcerto e riso.  

Il caso di Liliana Resinovich è un giallo senza omicidio e senza suicidio, così dicono gli esami dei Medici Legali che hanno fatto l'autopsia e così dicono gli esami di laboratorio lunghi ed accurati fatti nel campo tossicologico.

Ciò nonostante i salottini televisivi dedicati ai Gialli si ostinano a condurre indagini ponendo domande ridicole all'unico loro indagato: il marito. 

E' sì, perché le domande sospettose vengono rivolte solo al marito: Sebastiano Visentin. La Questura non lo indaga, ma i giornalisti indagatori sì.



Ora io non so se è stato il marito a decidere, per ragioni non comprensibili,  di depositare il corpo della moglie, dichiarata dalla scienza morta di morte naturale, nel boschetto piuttosto che chiamare soccorsi che ne avrebbero constatato la morte e, a seguire, tutte le pratiche funebri, ma in mancanza di spiegazioni da parte degli inquirenti mi permetto di disegnare altre possibili circostanze.

Claudio Sterpin, una celebrità a Trieste


L'anziano ex amante, Claudio Sterpin, che si è sposato due volte rimanendo 2 volte vedovo, ma che non ha mai chiesto nel corso di questi eventi la mano di Liliana, dopo 40 anni dichiara che, proprio nei giorni in cui dapprima Liliana è sparita poi ne è stato trovato il cadavere confezionato con delle buste di plastica, dovevano fare un fine settimana insieme in un albergo poi andare a vivere insieme.

Gli indagatori non interrogano Sterpin su come mai non ci sia alcun albergo prenotato, a loro basta la risposta data da Sterpin con tono vago e superficiale: "Lo dovevo ancora fare!"

2 giorni dopo iniziava il week-end ma l'albergo doveva essere ancora prenotato.

Nessuno di questi giornalisti chiede a Sterpin perché sua figlia non sapeva nulla del suo prossimo cambiamento di vita: che Liliana sarebbe andata a vivere a casa sua. La donna ha detto che non sapeva neppure della esistenza di questa persona, né la conosceva, né sapeva che andasse a stirargli le camicie tutti i martedì da settembre 2021.

Nessuno di questi giornalisti indagatori si meraviglia che la figlia sarebbe entrata in casa del padre di lì a poco, da quello che racconta Sterpin, trovandoci dentro Liliana che vi si era trasferita... Tutto normale.

Non c'è anima viva che sappia nulla di quello che racconta l'amico di Liliana Claudio Sterpin. L'unico testimone di codesta realtà è lui.

In assenza dunque di testimoni di ciò che lui racconta  è possibile  allora disegnare altre possibili circostanze. 

Immaginiamo che lui non ha detto nulla alla figlia né ha prenotato alcun albergo perché al dunque gli fa comodo solo che lei gli vada a stirare le camicie. In fondo non se la sente proprio di instaurare questa convivenza, come non se l'è sentita per tutta la vita, pur avendone avuta la possibilità... 

La telefonata di pochi minuti può aver avuto un tenore diverso. Ad esempio: "Ti debbo parlare, vediamoci ..." E le ha dato un appuntamento in strada dove l'ha caricata in auto. Ne è seguita una dichiarazione in cui lui le ha detto che non era possibile tutto quello che avevano architettato per questa e quest'altra ragione. Lei si è agitata perché aveva già accennato qualcosa al marito, si è trovata fra due fuochi, ha ingoiato l'ennesima delusione e... si è sentita male. Sterpin si è trovato in una situazione scabrosa. Cosa fare del cadavere della donna una volta constatato che era morta? Chiamare i soccorsi? Dovendo spiegare perché era lì con lui? Lui così conosciuto a Trieste. Sua figlia che non sapeva nulla.. Depositare il cadavere nel portabagagli confezionandolo in modo che eventuali liquidi non sporcassero l'auto e depositarlo nottetempo in un posto isolato gli può essere sembrata una soluzione. Ma cosa avrebbe fatto il marito non vedendola rientrare? Doveva crearsi un alibi, perché non sapeva quanto di loro Liliana avesse detto a Sebastiano.. Allora telefona ai comuni conoscenti che abitano vicino alla coppia Liliana-Sebastiano, da appuntamento all'uomo in strada, gli dice che Liliana gli ha telefonato dicendogli che sarebbe andata da lui dopo aver fatto un salto al negozio dei telefonini, poi però è sparita e bisogna cercarla, bisogna spingere il marito a fare denuncia... Così la troveranno prima possibile in quel boschetto e lui si libererà dell'angoscia di averla messa lì.

Liliana Resinovich: 63 anni e non proprio una bellezza...
Contesa fra due uomini...

Non è plausibile anche questo racconto ipotetico per gli indagatori a senso unico? Preferiscono puntare sul marito. Tutto in lui è losco: e lo incalzano di domande con il sorrisetto di intelligenza..

Ripeto che io non so e magari è stato proprio il marito che, per oscure ragioni, vedendosela morta davanti dopo una discussione l'ha confezionata con le buste e depositata nel boschetto. Forse voleva risparmiare sul funerale?

Per i giallisti-giornalisti che infilano ogni parola del marito: come mai non vi chiedete e non chiedete a Sterpin perché quando ha saputo del ritrovamento del cadavere di Liliana nel boschetto ha detto a chi glielo comunicava: "Era avvolto in buste di plastica?" 

Fatto non letto, ma sentito dalla sua voce in un filmato ad opera della giornalista che gli comunicava la notizia. 

Sebastiano Visentin, incalzato da sospettose domande sulle sue vere o presunte contraddizioni dal parterre giornalistico-stile portineria, non viene inchiodato sul fatto che sono si 32 anni che viveva con Liliana Resinovich, ma non sono altrettanti di matrimonio, essendo lui sposato e con 2 figli "quando uscì di casa per andare a vivere con Liliana senza essere ancora separato": dichiarazione dell'intervistatissima cugina di Liliana.
Nessuno degli indagatori mette in risalto lo strano perbenismo del Visentin visti i trascorsi. I due erano sposati da una quindicina di anni.