venerdì 25 settembre 2015

Il discorso del Papa al Congresso degli USA

Da: Il Messaggero

di Franca Giansoldati
La politica “non può essere sottomessa al servizio dell’economia e della finanza”. Papa Bergoglio parla al Congresso degli Stati Uniti, ed è il primo pontefice a varcare la soglia del Campidoglio, il sanca sanctorum delle istituzioni americane. Parla avendo di fronte la formella di marmo con la figura di Mosè. “Politica è espressione del nostro insopprimibile bisogno di vivere insieme in unità, per poter costruire uniti il più grande bene comune: quello di una comunità che sacrifichi gli interessi particolari per poter condividere, nella giustizia e nella pace, i suoi benefici, i suoi interessi, la sua vita sociale”. 

Il discorso che ha preparato per l'occasione, interamente scritto di suo pugno, è lungo e articolato. Contiene diversi appelli. A bloccare il commercio delle armi poiché alimenta in troppe zone del mondo guerre e violenze. A ridurre il divario tra poveri e ricchi, tra chi non ha nulla e chi ha troppo. Ad ascoltare il grido dei migranti che bussano alla porta degli Stati Uniti. Ad abolire la pena di morte. “Sono molto grato per il vostro invito a rivolgermi a questa Assemblea Plenaria del Congresso nella terra dei liberi e casa dei valorosi. Mi piace pensare che la ragione di ciò sia il fatto che io pure sono un figlio di questo grande continente, da cui tutti noi abbiamo ricevuto tanto e verso il quale condividiamo una comune responsabilità” dice il Papa. Insiste molto sul concetto di fratellanza e di dialogo. “Oggi vorrei rivolgermi non solo a voi, ma, attraverso di voi, all’intero popolo degli Stati Uniti. Qui, insieme con i suoi rappresentanti, vorrei cogliere questa opportunità per dialogare con le molte migliaia di uomini e di donne che si sforzano quotidianamente di fare un’onesta giornata di lavoro, di portare a casa il pane quotidiano, di risparmiare qualche soldo e – un passo alla volta – di costruire una vita migliore per le proprie famiglie. Sono uomini e donne che non si preoccupano semplicemente di pagare le tasse, ma, nel modo discreto che li caratterizza, sostengono la vita della società. Generano solidarietà con le loro attività e creano organizzazioni che danno una mano a chi ha più bisogno”.
Proprio ieri sera il deputato del Parlamento Italiano, rappresentante il Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, alla domanda della Gruber, che conduce una trasmissione serale su La7, su come risolvere il problema della fuga di popoli dalle loro terre di origine, rispondeva "Non vendendo più armi."
Sembrava una risposta non risolutiva nell'immediato sul piano politico, quindi politicamente utopistica, ma il potente messaggio del Papa rafforza questo concetto.
Ovviamente le fabbriche di armi non smetteranno di produrle, ma si deve almeno mettere in rilievo la dicotomia di chi fa il pietoso (Nazioni) e sotto sotto vende armi agli Assad, agli Al-Nusra, all'IS, tanto per parlare di un popolo massacrato ed in fuga come quello siriano. 
Il Popolo Siriano va accolto. Non sono d'accordo con la politica dell'attuale governo italiano che non fa distinzione fra chi definisce "migranti economici" e chi fugge da una massacrante guerra che dura da anni.
Su questo blog ho già messo in risalto la strisciante propaganda tendente a farci accettare questa scelta politica: vedere il link Rita Coltellese *** Scrivere: Brutta aria di propaganda verso il "pensiero unico"

Ora, per bocca del nostro Ministro degli Esteri, sono usciti allo scoperto. Giorni fa nella trasmissione "Agorà" su RAI3 il rappresentante del Governo ha detto esplicitamente che i migranti economici vanno accolti. Vuol dire che in questo Paese possono entrare tutti, e che noi contribuenti, volenti o nolenti, dobbiamo mantenerli.
Come si vede sono smunti a causa guerra e di etnia siriana!!!

I messaggi del Papa sono nobilmente ineccepibili ma la realtà è imperfetta e, come è bene dare un monito, è bene anche sapere che in Italia ci sono famiglie che guardano con smarrimento a questi ragazzoni ben pasciuti che sbarcano sulla nostra terra dopo essere stati "salvati" dalle nostre navi, curati dai nostri medici, rifocillati, trasportati con i pullman da noi pagati in piccoli comuni dove, in alberghi altrimenti senza clienti, vengono alloggiati in stanze che altri puliscono, mangiano in salette da pranzo ben apparecchiate, guardano i loro cellulari di recente fabbricazione (che né io né mio marito ad esempio abbiamo), poi vanno a giocare a pallone pigramente per passare il tempo...
Sto solo descrivendo una delle tante realtà a cui assistono famiglie italiane come quella di un muratore con tre figli, a cui scarseggia il lavoro giacché con le tasse sulla casa il mercato è fermo, la cui moglie, malata di un linfoma ad andamento benigno ma che ha bisogno di continue cure e controlli, si dà da fare con uno scarso lavoro da sarta in casa e facendo per poche ore la badante ad una persona anziana... Questa famiglia, come altre, assiste al mantenimento dei ragazzoni nel loro piccolo paese dell'Abruzzo in cui il Governo ha portato in pullman 40 ragazzoni africani ben messi sistemandoli nell'unico albergo del paese di proprietà, guarda il caso, della moglie del Sindaco!!!
Vecchia italiana, dignitosamente vestita, non barbona che si è lasciata andare, racimola verdure rimaste dopo la chiusura del mercato.
Questa è realtà, non propaganda.
Una realtà che non porta soldi né agli alberghi di amici di accoglienti Sindaci, né a caritatevoli Associazioni senza fini di lucro (esenti da IVA), né a Cooperative, rosse o bianche non fa differenza.

Di fronte a questa realtà non c'è propaganda governativa che tenga. La gente è smarrita, non capisce perché deve crescere con fatica e stento i propri figli in una Italia che mantiene africani sbarcati contro ogni legge sull'immigrazione controllata di un Paese che ha delle frontiere,  e per la propria famiglia non c'è niente di niente.

Rimanendo sul discorso nobilissimo, sul piano morale, del Papa, dissento totalmente sulla abolizione totale della pena di morte. Anche su questo ho già scritto: link http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2015/01/pena-di-morte.html
Rita Coltellese *** Scrivere: Pena di morte
giacché ci sono mostri che sono bestie immonde non recuperabili neppure dalle migliori carceri.