mercoledì 21 agosto 2013

Marò in India: ricatto e provocazione

Da: La Repubblica.it

Marò, stampa indiana: rischio ritardo indagini.
Governo fiducioso: "Si troverà una soluzione"

Secondo i media il rifiuto dell'Italia alla richiesta di interrogare sul posto gli altri quattro fucilieri di Marina che erano insieme a Latorre e Girone "rischia di allontanare la chiusura dell'inchiesta". Il capo della diplomazia di New Delhi: "Nessun no da Roma"

NEW DELHI - Il rifiuto opposto dall'Italia alla richiesta della polizia indiana (Nia) di interrogare a New Delhi gli altri quattro fucilieri di Marina che formavano il team di sicurezza sulla Enrica Lexie insieme a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone "rischia di far ritardare la chiusura delle indagini" sull'incidente del 15 febbraio 2012 al largo del Kerala in cui morirono due pescatori indiani. Lo scrive tutta la stampa di New Delhi. Ma il ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid, le cui parole sono state riportate dal quotidiano The Asian Age, usa toni più morbidi: "Non siamo di fronte ad alcun rifiuto" da parte dell'Italia "e la cosa migliore è che lasciamo lavorare e decidere su questa questione gli esperti legali. Una via d'uscita legittima e ammissibile sarà trovata".

Sulla vicenda interviene anche il ministro della Difesa italiano Mario Mauro, che a Radio1 ha ripetuto di confidare "in una soluzione equa e rapida del caso" e ha spiegato che non va considerato come "un rifiuto" il fatto "che altri quattro fucilieri non si recheranno in India". "Possono essere ascoltati in Italia oppure in videoconferenza" o acquisendo "una loro dichiarazione che è simile a quella resa dai marò", ribadisce.

I mezzi di informazione indiani ricordano che in alternativa all'interrogatorio sul posto le autorità italiane hanno offerto altre ipotesi (viaggio della Nia a Roma, videoconferenza o domande e risposte scritte), ma gli investigatori indiani le hanno respinte. Secondo questi ultimi, infatti, "l'Italia deve cooperare con l'India avendo assunto al riguardo un impegno ufficiale di fronte alla magistratura".

Ora di fronte a questo nuovo scenario, aggiunge l'agenzia, "il ministero dell'Interno ha consultato quello della Giustizia sul modo migliore per far proseguire l'azione giudiziaria". In ogni caso, conclude, "il rifiuto dei testimoni italiani (Renato Voglino, Massimo Andronico, Antonio Fontana e Alessandro Conte) di venire in India è destinato a ritardare il processo nei confronti dei due marò che risiedono nell'ambasciata d'Italia a New Delhi".

Si deve segnalare infine che secondo il Deccan Herald la Nia, che ha già esaurito i 60 giorni a disposizione per l'inchiesta, "può sempre chiuderla senza interrogare i quattro testimoni, anche se essi sono considerati chiave nella ricostruzione della vicenda".

Non c'è da commentare perché i fatti si commentano da soli, ma l'indignazione è altissima.

Ci sono da sempre rapporti con tutti i Paesi civili sul piano processuale: nostri poliziotti o magistrati che si sono recati all'estero per interrogare testimoni di processi in atto nel nostro Paese... 
Arrogante ed assurdo pretendere che dei nostri militari, non sotto processo, si rechino a casa loro per rendere testimonianza.
La diplomazia fa il suo lavoro e mantiene i nervi saldi... solo per il bene dei due marò caduti nella trappola.