sabato 6 ottobre 2012

Le Regioni

Se si vuole fare un'analisi equilibrata dei fatti e delle cose non si deve farsi influenzare dalle ideologie.
Le Regioni le volle la sinistra: fortemente.
Non riuscendo ad arrivare al Governo del Paese (ci sarebbe riuscita se non avessero ammazzato Aldo Moro) pensò bene di frantumare il potere e di prenderselo almeno nelle Regioni "rosse".
Così si sono numericamente moltiplicati gli eletti dei Partiti da mantenere.
Mi fermo solo a questa considerazione: da mantenere.
Quindi stipendi a loro e spese di funzionamento delle strutture che dovevano ospitare i "Parlamenti" Regionali. Trascuro i soldi che si sono inventati che dovessero essere dati ai gruppi politici... Ho già scritto molto e ripetutamente su questa rapina.
Fermiamoci ai loro stipendi, benefit, vitalizi...
Mio marito, pensionato dello Stato con 43 anni di versamenti, di cui 3 incamerati dall'INPS senza che la sua pensione potesse essere incrementata neppure di 1 centesimo, mi ha fatto ridere commentando l'assurdo a cui assistiamo da parte di questi figuri politici "eletti":
"Domani riunisco un po' di pensionati e insieme deliberiamo di aumentarci la pensione."
"Se lo fanno i Consiglieri Regionali è giusto, perché non lo potete fare pure voi?" Ho risposto divertita.
"Poi potremmo anche decidere per votarci un vitalizio in più per quelli che hanno versato i contributi a fondo perduto oltre i 40 anni di servizio..." Ha continuato serio in modo faceto.
Ecco, il paradosso è questo: perso ogni ritegno, ragione e vergogna, questi signori si votano (qui sì tutti d'accordo) gli aumenti, i benefit ecc. ecc..
Ebbene, come queste "leggi" se le sono votate ora le possono "abrogare", cancellare con leggi successive: come con leggi hanno cambiato, a livello governativo nazionale, i nostri diritti.

Alla manifestazione dei cittadini a Madrid davanti al loro Parlamento c'erano cartelli significativi. Uno di questi mi ha colpita in modo particolare  per il contenuto della frase che era  scritta in stampatello:

Cuando la injusticia es ley,La rebeliòn es un deber.

Quando l’ingiustizia è legge, la ribellione è un dovere.

L'ingiustizia si è fatta Legge nel nostro Paese anche di più che in Spagna.
Tutti lo dicono. Non sanno più per chi votare. Pensano, e giustamente, che sono tutti uguali.
Continuano il loro inutile teatrino delle critiche reciproche preparandosi ad acchiappare di nuovo il potere alle prossime elezioni, per poi usarlo non per il Servizio alla nazione, ben pagati e dunque gratificati dal lavoro importante da svolgere, amministrare il denaro pubblico, bensì per approfittare al massimo di quel potere per sé e per la loro corte partitica.

UOMINI e non-uomini

L'ho scritto tante volte e non mi stanco di ripeterlo: sono stata educata da due persone buone, cattoliche, mia madre profondamente religiosa e credente, mio padre credente in Dio e diceva: "Cristo è stato un grand'uomo." Sì, penso anch'io che, al di là della bella favola della Resurrezione, Gesù Cristo, detto il Nazareno, è stato un Grand'Uomo perché ha dato solo messaggi di Amore e di Rispetto fra gli Esseri Umani.
Ma fra gli Uomini, intesi nel senso più alto del concetto di Umanità, ci sono e ci saranno sempre dei non-uomini. L'aspetto non li distingue, magari li distinguesse... L'orrore ce l'hanno dentro la testa, là dove non si vede. Se una società gli dà la possibilità di tirare fuori questa loro non-umanità troveranno una scusa per esprimerla.
Così è stato per il nazismo. Ho sentito fare tante analisi storiche: "i tedeschi sono stati umiliati dopo la prima guerra mondiale del XX secolo", "Hitler ha fatto leva su questo" ecc. ecc.. Ma quello che hanno fatto non ha alcun senso... Alcuna spiegazione né storica, né logica, né umana...
Già da ragazzina, quando appresi dell'orrore attraverso le immagini girate dagli Americani all'apertura dei Campi di Sterminio, il semplice buonsenso mi faceva dire: "Hitler era un pazzo, un paranoico, un mostro. E' rassicurante dire questo, ma i milioni di persone che in suo nome hanno commesso orrori quotidiani e gratuiti chi sono?" Credo siano dei non-uomini, esseri diversi dentro.
Quando ci fu la guerra in Jugoslavia mio figlio dopo la laurea prestava servizio militare: era tenente di complemento. Ricordo il suo quasi muto smarrimento di fronte ad una orrenda notizia che veniva da là: una bimba di 5 anni violentata e poi uccisa con una sventagliata di mitra a forma di croce.
"Che c'entra la guerra con questo? - Si chiedeva smarrito il giovane tenente. - Come può un Uomo, un soldato, anche nell'orrore della guerra fare questo: violentare una bambina e ucciderla in un modo orribile?"
Ho sentito in lui lo stesso smarrimento che io ebbi a 14 anni davanti a quel televisore in bianco e nero che mi mostrava l'inimmaginabile dei campi nazisti. Cercava una risposta in noi genitori che avevamo vissuto più di lui. "Se mi mandassero in guerra potrei sparare per difendere la mia postazione ma non potrei trasformarmi fino a tal punto." Tentai io di dargli una risposta: "Chi agisce così ce l'ha dentro e nella società si trattiene, la guerra gli dà la possibilità di farlo, è la scusa per farlo."
Ecco, penso questo dei non-uomini del nazismo.
Questo concetto doveva essere in embrione in me già quando sentii per la prima volta il titolo del libro di Primo Levi "Se questo è un uomo": pensavo, finché non lo lessi, che la frase dubitativa del titolo si riferisse all'uomo nazista, non all'ebreo ridotto a pelle e ossa. In me si era fissato quel concetto: che chi era capace di tanto non era un uomo e su questo essere si poteva dubitare che lo fosse, Uomo nel senso datogli dalla filosofia a cui io ero stata educata. Invece Primo Levi si riferiva alla visione di come era stato ridotto l'Essere Umano privato di tutto e rinchiuso in quei campi. Quando si è ucciso mi è venuto da piangere e mi sono sentita tradita da quel suo gesto di resa: l'orrore a cui aveva assistito lo aveva depresso dentro. Aveva cercato di liberarsene scrivendo, lui che era un Chimico, ma alla fine la resa. Ecco che invece Venezia ce l'ha fatta: ha atteso la morte naturale e di questo lo ringrazio perché quei maledetti non-uomini non hanno vinto.


Primo Levi giovane quando fu rinchiuso dai non-uomini nei campi di sterminio

Metropolitana

Ho in coda vari post su argomenti più importanti di questo, ma data la contingenza, il fatto è accaduto ieri, un resoconto ed un commento ci vogliono.
Premetto che non sono fra quelli che sono costretti a servirsene ogni giorno, la prendo ogni tanto... Eppure è successo varie volte che il servizio si interrompesse senza preavviso alcuno e che ci facessero uscire senza alcuna informazione su quale mezzo prendere per raggiungere la meta per la quale eravamo saliti su quel mezzo. 

Una volta era dovuto all'imponderabile: una donna disperata che si era gettata sotto il treno... Accade anche questo, a Roma come a Milano, come ovunque...

Quello che è avvenuto ieri non è paragonabile a ciò che è accaduto pochi giorni fa alla Metropolitana di  Milano, ma è ugualmente un copione già da me vissuto, pur non avendo, statisticamente parlando, una grande frequentazione con questo mezzo.

Sono entrata alle h. 15:40 circa al capolinea sud della linea A diretta in centro.
Alla fermata di Furio Camillo i passeggeri si accorgono che essa si prolunga oltremodo... Le porte sono aperte. Nessuno dice nulla. Eppure esiste un sistema di altoparlanti. 

Si è saputo dopo che si trattava di un guasto sulla linea elettrica avvenuto, così ha detto il conducente del nostro treno, all'altezza di Ponte Lungo.

Scesa, e guadagnata l'uscita, ho visto il Responsabile di Stazione di turno assediato da gente che entrava e da noi che, uscendo, chiedevamo informazioni su quale mezzo prendere per raggiungere le rispettive mete.

Il poveretto era nel pallone totale: rispondeva a ciascuno una parola senza completare l'informazione, ottenendo il risultato che così nessuno se ne andava e restava lì nella speranza che finisse la frase. Alla fine, non governando la situazione, si arrabbiava, dichiarava che "ora non c'è neppure il collega", che chissà dove era dovuto correre data l'emergenza, e la sua funzione veniva vanificata anche grazie alla totale indisciplina della gente che, egoisticamente, poneva la domanda che gli interessava personalmente senza attendere che il poverino finisse di dare la risposta ad un altro utente.

Quello che mi preme sottolineare, comunque, è la totale disorganizzazione in emergenza.
Un guasto può verificarsi ma la dirigenza lo deve prevedere e creare un iter, un protocollo a cui attenersi addestrando allo scopo il personale.
Ma la dirigenza, ovunque in questo Paese, è selezionata non per merito ed il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Il conducente del nostro treno è sceso e se ne stava andando tranquillamente senza dare spiegazioni ai passeggeri: riconosciutolo per la camicia celeste è stato circondato da alcuni e si è limitato a dire con un sorriso distaccato e rassegnato: "C'è stato un guasto elettrico".
Il protocollo, invece, dovrebbe prevedere che il conducente, dotato di un microfono udibile in ogni carrozza del treno, dia ai passeggeri le informazioni ricevute in cabina di pilotaggio prima di scendere.
Questo non necessita di particolari dotazioni tecniche mi sembra e il protocollo comportamentale, una volta stabilito, deve prevedere sanzioni per il conducente che non lo rispetta.

Una volta tornati in superficie i passeggeri chiedono sempre "che autobus va a...?" Nelle mie esperienze del genere ho verificato sempre che il Responsabile di Stazione non sa dare codeste ovvie informazioni!!!
L'organizzazione deve dotare di un elenco dei mezzi pubblici, con le varie linee, ogni cabina di ogni Stazione, di modo che il Responsabile di turno può leggere e dare le informazioni. Per evitare smarrimenti e sciatterie della serie "il collega del turno precedente l'ha spostato", basta inchiodare tale elenco in un punto della cabina.

E andiamo avanti con la cronaca di questo, a quanto pare frequente disservizio: l'agitato Responsabile di Stazione ci dice: "Andate a Colli Albani".
Ora il personale dovrebbe essere addestrato, qualora il semplice buonsenso non gli venisse in aiuto, a pensare che non tutti coloro che entrano dentro una linea della metropolitana  la conoscano tutta: c'è chi non è della città, c'è chi la prende per la prima volta, c'è chi la prende abitualmente da un punto ad un altro ignorando totalmente le altre fermate... Dire in malo modo, perché non si è in grado di far fronte ad un'emergenza (peraltro ripeto, mi dicono frequente), "andate a ....." significa mandare la gente allo sbando.
Dunque a Colli Albani poteva andare, secondo questa informazione, solo chi doveva tornare indietro, verso Anagnina.
Arrivata a Colli Albani a piedi una fiumana di persone ne usciva bofonchiando: "Ve piasse un corpo a tutti quanti!" "Li mortacci vostra!", ho sentito i più crudeli dire "Je deve venì un tumore, je deve venì!!" I più civili e dotati di spirito solidale mi informavano che era inutile scendere, la metropolitana era guasta. Convinta dell'unica informazione avuta dal Responsabile di Stazione di  Furio Camillo rispondevo: "Devo tornare ad Anagnina." Pensando che quello che mi veniva detto riguardasse solo l'andata verso il centro, e considerando che la gente spesso tiene conto solo di una parte della realtà: quella che la coinvolge in prima persona. Invece, finita di scendere la rampa di scala, vedevo che già avevano chiuso i cancelli della rampa di fronte. Continuavo, comunque, a scendere per verificare la veridicità di quanto detto e, nell'andare, incrociavo un giovane in camicia celeste e gli chiedevo se era un dipendente Cotral, avuta risposta affermativa gli dicevo dell'informazione avuta dal suo collega, ma egli mi rispondeva: "Arco di Travertino, deve andare ad  Arco di Travertino". Un'altra fermata a tornare indietro... Di fronte al mio disappunto si giustificava educatamente: "In questo momento io sono un passeggero come lei." Forse perché finito il turno tornava a casa?
Arrivata ad Arco di Travertino traversavo sulle strisce mentre un'auto della Polizia transitava rallentando, mentre il conducente ed il collega che gli sedeva accanto guardavano dalla parte opposta alla mia, verso la fermata dell'autobus, subito fuori della metropolitana, ora affollatissima. Ho pensato: "Bene, sono venuti ad aiutare gli addetti e le guardie giurate per mettere un po' d'ordine." Invece l'auto si ferma sulle strisce, fa una leggera retromarcia senza guardare indietro e quasi investe due donne che mi precedono sulle strisce, le quali si scostano spaventate e, superato così il pericolo, si girano verso il conducente che non se le fila affatto, non si scusa e le due donne, forse intimorite perché è la Polizia, se ne vanno. Arrivata all'auto che mi taglia la strada sulle strisce ne scende un giovanotto in divisa e io con aria severa gli faccio: "Stavate per investire quelle due donne." Lui mi guarda e non mi risponde. Va verso la folla ferma civilmente (almeno in quel momento) davanti alla fermata dell'autobus e mi guarda di nuovo di sfuggita ed io, girando dietro l'auto, che è ferma sulle strisce pedonali, rincaro la dose con tono polemico: "Sulle strisce... Eh, certo loro sono la Polizia!"
L'ultima puntata di questo pomeriggio interrotto, un appuntamento con un avvocato della Federconsumatori perso, ha per protagonista il  Responsabile di Stazione di Arco di Travertino, un giovanotto gentile che non porta la divisa che lo potrebbe rendere riconoscibile: solito caos, gente con domande incalzanti e disordinate, due guardie giurate che, interrogate, rispondono ad altri, una inserviente che è nella cabina ed io che con voce chiara chiedo: "Chi è il dipendente Cotral qua dentro?" Si fa avanti il giovane in maglietta chiara, sorridente e mi dice "Sono io - non mi fa parlare e aggiunge - chieda il rimborso." Riferendosi al biglietto già timbrato ad Anagnina che ho in mano.
"Se mi fa parlare non perdo tempo io e nemmeno lei..."
Lui, con un bel sorriso: "Non perdo tempo, è un piacere."
"Posso entrare con il biglietto timbrato ad Anagnina, visto che mi hanno fatto scendere a Furio Camillo e voglio, almeno, tornarmene a casa?"
"Vada pure." Mi dice sempre con tono gentile.

Mappa Roma