lunedì 1 maggio 2023

“Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è raccolta la nostra breve vita” (W. Shakespeare, La tempesta, atto IV, scena I)

 Capitolo XV

La Feste di Natale passarono per Elena e gli altri ospiti in Riabilitazione Cardiochirurgica fra le gentili attenzioni degli Infermieri, dei Medici, delle Terapiste della Palestra e degli Operatori Socio Sanitari.
Ciascuno dentro di sé però le viveva in modo diverso. C'era chi soffriva in modo particolare per non essere a casa, in mezzo alla famiglia e lo esprimeva in modi differenti. Lina, ad esempio, smaniava per tornare a casa prima possibile e non comprendeva la tranquilla accettazione di Elena: "Come fai a non desiderare di essere a casa? Non staresti meglio a casa?"
"Certo che starei bene con mio marito, i miei figli, i miei nipoti... Ma così come sta il mio corpo ho bisogno di stare qui. Qui mi sento più sicura di ricevere tutte le cure di cui in questo momento il mio corpo ha bisogno. A casa non mi sentirei sicura."
Al solito Elena era di un realismo che le consentiva un'accettazione serena della sua condizione. Senza le smanie che vedeva in altri pazienti. 
L'unico momento che temeva erano le medicazioni: inevitabilmente dolorose, nonostante la delicatezza e l'impegno dei giovani infermieri.
Il giorno  di Natale le Terapiste, con l'anziano Direttore del Reparto, organizzarono un piccolo ricevimento nella palestra a cui parteciparono tutti, fra cui naturalmente il simpaticissimo Responsabile del reparto: il Cardiologo croato. Il Direttore fece un discorsetto poi si brindò con Panettone, Pandoro e torrone al cioccolato e, dato che i pazienti erano tutti affetti da diabete mellito di tipo 2, Elena chiese timidamente se era possibile senza danno mangiare di quella roba, ma le fu risposto dalle Terapiste che per una volta non faceva male nulla! 
Le addette alla distribuzione dei pasti si presentarono con un cerchietto dorato nei capelli guarnito da piccoli alberi di Natale nei colori del verde e del rosso cosparsi di brillantini...
Insomma, fecero del tutto per rendere il Natale, come la Vigilia, quanto più caldi ed allegri per far sentire meno possibile ai pazienti la forzata lontananza dalle famiglie.
Dal soffitto di tutto il Reparto pendevano delicate decorazioni natalizie e era stato allestito un bellissimo albero di Natale nella veranda e un altro accanto ad un Presepe molto originale ed infine uno illuminatissimo nella Palestra.
Elena era serena più dei suoi dispiaciuti familiari che si erano riuniti in casa di sua figlia con il pensiero fisso a lei che era in Ospedale.
Li sentì più volte al telefono esortandoli ad essere felici, perché lei stava bene, avendo superato un intervento chirurgico di quella difficoltà.
E venne il giorno delle dimissioni. Elena salutò tutti con affetto e gratitudine.
Con Lina e la professoressa, sua ultima compagna di stanza, si abbracciarono con la promessa di risentirsi.

Fra le tante lezioni che la vita le aveva ammannito questa, proprio perché giunta in un'età che realisticamente per Elena poteva dirsi  "in zona Cesarini", la viveva senza ansie né paure. L'accettazione veniva dall'insegnamento che "la vita ha un termine", frase tante volte ripetutale da sua madre. Quella madre speciale che Elena aveva avuto, che l'aveva fatta soffrire per quel tanto che di irrazionale era in lei, ma che tanta filosofia di vita le aveva dato e che ora lei comprendeva sempre di più...
"Sono come una marionetta che un nulla può in ogni momento afflosciare..."
Le veniva da pensare consapevolmente e senza smarrimenti. Quello che le era accaduto quel giorno in cui il suo cuore si stava quasi fermando mentre il suo cervello ne era lucido spettatore pensante era un'esperienza indimenticabile. Ed era meravigliata di quello che aveva pensato in quegli attimi e... in fondo anche orgogliosa di sé stessa: "Ah! Così.... In fondo ci posso stare ...a 76 anni..."  Aveva capito che quella era la sua morte e l'aveva accettata senza paura, guardandosi come da fuori di sé stessa.

Suo marito la venne a prendere teso ed emozionato. L'Operatrice Sanitaria che serviva i pasti l'accompagnò all'uscita portandole la valigia perché "lei non doveva portare pesi", come era doverosamente scritto nel foglio che le avevano rilasciato le Fisioterapiste della Palestra, l'abbracciò e la baciò nel salutarla augurandole una felice ripresa.
Elena lasciò quell'Ospedale con un commosso sentimento di gratitudine per tutte quelle persone così umane e professionali ad un tempo.