martedì 19 maggio 2015

Stralci da un Romanzo



Nascere e morire, null'altro

CAPITOLO I  - Rione Colonna e Rione Ponte intorno al 1949-1952


Il primo pensiero che io ricordi: una figura d'uomo in controluce, con il cappello in testa, è china verso di me: è mio padre. Alla mia sinistra un'altra figura in controluce, mia madre, cerca di aiutarlo a sistemarmi addosso qualcosa, forse il cappottino. Sono molto soddisfatta, mi piace che si occupino di me. Penso:
"Ma loro esistono solo per me? Sono coscienti di esistere come mi sento Io? Oppure soltanto Io mi sento così, cosciente di esistere, e loro sono solo figure che esistono solo per Me?"

Sono in una piccolissima camera da letto, in un letto ad una piazza e mezza che occupa quasi tutta la larghezza della stanza; le coperte mi schiacciano, mi pesano addosso, voglio essere tolta da qui. Piango, ho capito che piangere fa sì che qualcuno venga. Non viene nessuno ed io mi lascio cadere pian piano dal letto, le coperte e le lenzuola mi trattengono un po', mi fasciano e mi depositano dolcemente a terra restando, in parte, sotto di me. Ora sono soddisfatta e mi riaddormento.

Mia madre cucina su di un fornello a carbone, tutto nero, è di ferro. Sul davanti ci sono due aperture quadrate nelle quali mamma mette il carbone che prende da una busta di carta. Per far prendere il fuoco usa una ventola dal manico di legno con attaccate tante piume scure. Quando il fuoco è bruciato resta una cenere grigia e a me piace mettere un cucchiaio da minestra in quella cenere e girare; a volte il cucchiaio si incastra e io mi arrabbio e strillo nel tentativo di tirarlo fuori.
Il fornello sta accanto ad una finestra dalla quale si vedono solo i tetti delle case ed il cielo. I coppi dei tetti sono di vari colori, nelle sfumature del marrone-rossiccio. A me piace guardare i tetti ed il cielo nel quale volano le rondini. Che strani giochi fanno: si rincorrono, tornano repentinamente indietro, per poi fuggire di nuovo. A volte danno anche una leggera malinconia, quando volano nel cielo rosato del tramonto, prima che scenda la sera, ed aumentano il loro verso stridulo come se fossero prese dall'angoscia per il buio che avanza.
Nel vano della finestra, sulla destra, c'è murato un uccello morto; la nicchia nella quale giace con le ali aperte ed il capo reclinato è chiusa da un vetro. La mamma con voce dolce dice che ce lo ha messo chi abitava questa soffitta prima di noi, e che doveva averlo amato tanto quell'uccello per creargli quella tomba.
"Lì lo poteva vedere sempre." Dice.
"Ma come fa a rimanere così. E' intatto."
"L'aria rimasta nella nicchia è poca per indurre la putrefazione. Doveva essere solo chi lo ha murato lì e l'uccello deve essere stata la sua unica compagnia. Prima che venissimo noi c'era la guerra. Chissà chi abitava quassù."
Questa cucina ha un caminetto piccolo piccolo. Non lo accendono mai. Non capisco perché visto che qui fa freddo. Però la Befana scende da lì perché i giocattoli li ho trovati proprio sul pavimento davanti al camino.
Alla camera dove dormiamo si accede mediante due scalini. E' piccolissima. C'è soltanto il letto dove dormiamo tutti e tre insieme, un piccolo armadio ad una sola anta con lo specchio rotto, un mobile a cassetti ed una sedia impagliata. L'armadio papà l'ha comperato così, con lo specchio già rotto, da una sua cugina che lo ospitò appena giunto a Roma dal paese. In fondo alla stanzetta c'è una finestra che dà su uno stretto cortile pieno di fili di ferro tesi da un muro all'altro per stendere i panni ad asciugare.
Questa stanza è l'unico angolo intimo per noi giacché la cucina è anche l'ingresso della soffitta e qui non ci abitiamo solo noi.
Dopo la nostra cucina c'è la cucina degli zii, a cui si accede con un gradino. La porta, a due ampie ante, è aperta solo quando loro ci sono. Di lato, a sinistra di questa grande porta, c'è un passaggio per chi abita oltre quella stanza e deve passare da lì.
La soffitta è fatta a scatola cinese: a sinistra della cucina degli zii c'è uno stanzone buio dove abita la madre di zio Gianni con suo marito. Lei si chiama Giuditta ma il marito non è il padre dello zio, perché Giuditta l'ha avuto senza marito lo zio Gianni. Oltre lo stanzone, anch'esso di passaggio, ci sono ancora altre stanze dove abitano due coppie. Tornano solo per dormire la sera ed escono presto la mattina. Sono educatissimi e molto calmi e silenziosi. Nel passare salutano sempre. Nella cucina della sorella di mia madre gli zii non ci sono quasi mai, perché gestiscono una trattoria. Sono tre anche loro ed io amo molto la mia cuginetta Lalla. Lei è più grande di me, è bella, vivace, allegra ed è più ricca di me, infatti lei possiede tanti giornalini che io non ho. Lei quando li legge me ne dà qualcuno ed io li guardo, mi piacciono le figure a colori, a volte le guardo capovolte, me lo dicono, io non so ancora leggere. Lalla ha anche gli album delle figurine: dei fiori, che è noioso, degli animali e quelli più belli di Cenerentola e di altre favole. E' bellissimo quando compera le bustine di figurine, l'emozione di sapere quali nuove figurine ci saranno, e se ci saranno dei doppioni. Poi Lalla ha tanti giocattoli, io voglio giocare con tutti, sono capricciosa, lei a volte non vuole, ma gli zii la sgridano e lei cede. Gli zii sono buoni: zio Gianni mi permette anche di fare la pipì per terra nella sua camera da letto; io gli chiedo il permesso: "Falla falla?" e lui mi dice sorridendo: "E falla un po'!"
La zia un giorno stava stirando e teneva una boccettina con dentro un liquido trasparente come l'acqua, sul tavolo accanto a lei. La boccettina era chiusa con un tappo di sughero sul quale era infilato uno spillone. La bottiglietta mi incuriosì ed io faticosamente allungai una mano e la presi. Appena l'ebbi aperta l'annusai e mi girò la testa. La zia mi prese con la mamma e mi portarono a respirare aria pura davanti alla finestra aperta sui tetti. Mi ripresi subito. Mi spiegarono che quello che avevo respirato era ammoniaca. Imparai che non si doveva fare.


Il mestiere di giornalista

Da: Il Corriere della Sera
NOTIZIA DEL 2013 - di Alessandro Fulloni

Giulia Innocenzi k.o. all’esame da giornalista
Ironie e sfottò. E lei: «Mi fanno pena, poracci»

La cronista di «Servizio pubblico» non passa la prova scritta. Il web s’infiamma con le prese in giro. Ma c’è molta solidarietà

Giulia Innocenzi a «Servizio Pubblico»Lo sfogo è quello di Giulia Innocenzi, 29 anni, riminese, giornalista di «Servizio Pubblico» e volto noto della trasmissione anche per le polemiche in diretta con direttori come Augusto Minzolini e Maurizio Belpietro. Il 15 ottobre Innocenzi non ha passato lo scritto dell’esame di Stato per l’iscrizione all’albo de i giornalisti professionisti. Prova severissima che una certa ansia la mette, figurarsi, anche alle firme eccellenti tra le quali si conteggiano,anche in tempi recenti, bocciature non pronosticabili.

Prendo lo spunto da questa notizia (vecchia) per alcune considerazioni e riflessioni.
Primo: per la mia esperienza non mi risulta quello che scrive il giornalista che firma l'articolo: Prova severissima che una certa ansia la mette... Intende l'esame per l'iscrizione all'Albo.
Quando scrivevo su una rivista sponsorizzata da un Consigliere Regionale Lazio, allora di IdV, c'era nella Redazione un ragazzetto di belle speranze, scarsa cultura ed intelligenza, ma grandissima ambizione, che dette l'esame: lo passò. Ricordo che prima di tale impresa si informava da altri, più esperti, durante le riunioni periodiche della Redazione su questo esame. All'epoca parlavano anche di quiz... E comunque se l'ha passato quel ragazzetto che molto sperava nella politica (ed aveva ragione, visto che molti politici di lungo mestiere, ma senza un vero mestiere, hanno passato tale esame presentando le fatture a loro pagate dai giornali di partito dove scrivevano articoli "politici") penso che lo possa passare chiunque.

Stupisce, solo me che voglio stupirmi sempre delle cose non logiche, che la ragazzetta che accompagna il tribuno Santoro nelle sue trasmissioni "giornalistiche", ultima in ordine di tempo di una lunga serie di biondine che gli hanno fatto da spalla nelle sue trasmissioni, non fosse iscritta all'Albo. Non si ha notizia se abbia ritentato e sia riuscita, ma di sicuro scrive anche su importanti quotidiani.
Pare che abbia dichiarato che lei, come Beppe Grillo, è contraria all'Ordine dei Giornalisti.
In linea di massima dovrebbe essere giusto, se non che un Ordine dovrebbe servire a garantire almeno una deontologia professionale che qualora non rispettata dovrebbe portare ad un richiamo o ad una sanzione. Insomma una garanzia di serietà. Oltre a questo l'Ordine non serve ad altro.
Quando scrivevo in quella rivista di cui sopra, qualcuno mi propose di fare l'esame e dunque di diventare "professionista". Ma a me non interessava e non lo feci. Scrivo libri e tengo questo blog e mi basta. La cosa più bella in assoluto è la Libertà di Pensiero e di Espressione. Quanto alla deontologia, come persona e come blogger, cerco di scrivere con onestà nel rispetto di tutti, senza partigianerie ed eccessi, dunque la rispetto comunque, anche nel mio stesso interesse.
Mi fa tristezza vedere come i giornalisti professionisti, nonostante i proclami di "assoluta libertà", siano invece sempre piegati alla tesi di chi li paga.
Nel mio piccolo mi vidi bocciare un articolo su un'iniziativa del cantante Claudio Baglioni, che poi pubblicai qui, sul mio blog:

martedì 9 luglio 2013

Un articolo rifiutato

Tutti parlano della visita del Papa in carica a Lampedusa ed io mi sono ricordata di questo articolo, che scrissi nel 2009 per una rivista dove pubblicavo, che fu rifiutato dalla Direttrice Editoriale con questa motivazione: "Claudio Baglioni è di destra e la nostra rivista non lo è."

"Gli Uomini della Storia accanto....."
                                                           di Rita Coltellese

Se volete leggerlo basta cercarlo in Archivio o tramite la data o tramite l'Etichetta "Scrivere" . 
Questo per dimostrare che se si fa parte di una Redazione non si è liberi affatto.
Comunque, soprattutto i giornalisti televisivi, cercano di formare la pubblica opinione, sempre più con difficoltà, soprattutto grazie al WEB che ha immensamente allargato la possibilità di informarsi e di formarsi un'opinione personale senza influenze.
Questo comporta che i loro sforzi spesso appaiono risibili a molti: i più intelligenti naturalmente. Basta leggere i commenti dei lettori sotto gli articoli dei giornali on-line.
Certo una gran parte di spettatori, che non ha la possibilità di accedere alla rete, rimane inerme e influenzabile... soprattutto se di scarsa intelligenza e capacità culturale. 
Quello che è sconcertante è vedere "gli ospiti in studio" che dovrebbero servire, negli intenti dei conduttori, a "formare l'opinione" del pubblico!
Dopo lo scandalo della mitomania di un Oscar Giannino ancora lo invitano per fare opinione!
Ma se una persona qualsiasi si inventa titoli accademici mai conseguiti, e dice un mucchio di risibili panzane, come può essere credibile nei suoi giudizi? Fra tanta gente che ha una preparazione culturale, una credibilità non inquinata, una serietà ed una moralità perché scegliere certi soggetti? Perché la gente deve stare a sentire le opinioni di un tipo simile? Forse perché ha delle conoscenze in ambito giornalistico che vogliono aiutarlo facendogli pagare "le ospitate"?
Dopo la vergognosa débacle del Movimento poi Partito personale da lui creato, usando la sua fama di magistrato anti-corruzione, Antonio Di Pietro si è buttato a fare  "le ospitate" anche lui. Ora leggo che Santoro vuole fare una nuova trasmissione avendo come ospite fisso lui e... Alba Parietti... Altro soggetto di cui la gente deve sorbirsi le arroganti opinioni non si sa perché..
Ci sono tante attrici (brave), donne intelligenti, che non vengono invitate a fare le opinioniste con la frequenza annosa di questa modesta attrice.. Misteri dei conduttori-giornalisti televisivi.