giovedì 28 novembre 2013

Roberta Ragusa: un fantasma che appare

Roberta Ragusa: "L'ho vista a Cannes a maggio", ma a "Chi l'ha visto?" aveva detto settembre

Roma, 27/11/2013 - Aveva chiamato anche lo 068262 di "Chi l'ha visto?" il cuoco che da alcuni giorni ripete convinto in alcuni programmi televisivi di aver incontrato Roberta Ragusa il 17 maggio 2012, mentre era insieme a un accompagnatore a Cannes. Il primo ottobre dello scorso anno Pasquale Davi ha lasciato al programma un messaggio vocale nel quale diceva di avere visto la donna scomparsa il 27 settembre. Nella puntata l'audio della telefonata e il commento delle cugine di Roberta Ragusa, che trovano offensivo affermare che lei fosse in compagnia di un uomo in Francia mentre il marito viene accusato del suo omicidio e i figli sono nella più cupa disperazione. Quando è scomparsa, il marito Antonio Logli, i familiari, gli amici e le amiche avevano tutti dichiarato a “Chi l'ha visto?” che Roberta Ragusa non avrebbe mai lasciato i suoi figli.

Dal sito della trasmissione di RAI3 "Chi l'ha visto": l'unica meritevole di incassare l'imposta che chiamano impropriamente "canone".

Chi segue come me da sempre questa insostituibile trasmissione di Servizio non si stupisce più di tanto di sentire "visioni" di persone scomparse che invece sono morte da tempo.

Emblematico di questi casi è il caso della famiglia Carretta: ben tre persone! Li vedevano dappertutto, addirittura nell'isola Margarita in Venezuela: si dicevano sicuri che fossero loro, felici e vacanzieri.
Le indagini, molto grazie all'ottimo giornalista Giuseppe Rinaldi, portarono alla verità: li aveva uccisi tutti e tre il figlio e fratello maggiore subito, il giorno stesso che erano spariti.

Questo cuoco, poi, a parte tutte le ovvie riflessioni già fatte in trasmissione anche dalle due cugine della povera Roberta, è addirittura ridicolo per come afferma con sicurezza "Che era lei! Io ho visto Roberta Ragusa!"

Viene da chiedergli: "Ma che la conoscevi e dunque l'avevi vista prima per affermare con tanta sicurezza che era lei?"

Pazzesco! Questo soggetto è sicuro di aver visto senza ombra di dubbio una donna che non ha mai visto in vita sua di persona!
Le foto stesse mostrano espressioni diverse dei tratti del viso di questa sfortunata madre!

Mesi fa, in perfetta buona fede ma non con la stessa incrollabile sicurezza, diverse persone credettero di ravvisarla in una signora molto somigliante che abitava proprio vicino ai luoghi dove la sventurata Roberta viveva prima di sparire in pigiama in una notte gelida di gennaio. 

Somiglianze sono possibili e, unite ad una mitomania di cui le forze dell'ordine ed i giornalisti di  "Chi l'ha visto" hanno diffusa esperienza, portano a questi falsi allarmi. 

I tre sventurati componenti della famiglia Carretta uccisi dal figlio e fratello maggiore

Girone e La Torre: Sacco e Vanzetti dell'India

Da: RAINews24

Marò, i media indiani: non esclusa la pena di morte

La polizia avrebbe chiesto di perseguire Salvatore Girone e Massimiliano Latorre in base a una legge che prevede la pena capitale. Posizioni diverse tra i ministeri degli Esteri e degli Interni indiani. A decidere sarà un giudice.
Nuova Delhi, 28 Novembre 2013
La polizia indiana Nia ha presentato un rapporto in cui accusa i marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre in base a una legge che prevede la pena di morte. A scriverlo è un giornale locale, The Hindustan Times, che riferisce di avere avuto conferma della consegna del rapporto dai ministeri degli Interni, degli Esteri e dalla stessa Nia.
La richiesta degli investigatori
Secondo la testata indiana gli investigatori avrebbero presentato lunedì al ministero degli Interni un rapporto in cui si chiede di perseguire i due militari in base al "Sua Act", che reprime la pirateria marittima con la pena di morte. Questo "nonostante le ripetute richieste pressanti del ministero degli Esteri di trattare il caso con capi di imputazione che prevedono pene più lievi".

A decidere sarà un giudice
Una fonte diplomatica ha tuttavia ricordato "che la decisione finale spetta al giudice che dovrà formulare i reali capi di accusa" a carico di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il giornale sottolinea, inoltre, il forte contrasto esistente tra gli Esteri e gli Interni sulla vicenda. Lo scorso aprile il ministro degli Esteri Salman Khurshid si era infatti impegnato con l'Italia sostenendo che il caso dei marò non rientrava fra quelli "rari tra i più rari" che prevedono l'applicazione della pena di morte. Lo stesso ministero degli Interni aveva modificato un suo ordine alla Nia rimuovendo il riferimento al "Sua Act". 

Cosa prevede il "Sua Act"
La legge, approvata nel 2002 in conformità con i trattati internazionali sulla sicurezza marittima, sarebbe al centro dell'acceso dibattito fra i due ministeri. La "Legge per la repressione degli atti illeciti contro la sicurezza della Navigazione marittima e le strutture fisse sulla piattaforma continentale" stabilisce chiaramente che se qualcuno uccide un altro, sarà passibile di pena di morte. L'incidente della Enrica Lexie è avvenuto a 20,5 miglia nautiche al largo delle coste del Kerala, cioè oltre le acque territoriali indiane ma all'interno della cosiddetta "zona di interesse economico esclusivo" che si estende fra 12 e 200 miglia nautiche e su cui il "Sua Act" si applica.
La posizione degli investigatori
"La nostra logica - ha detto al giornale un responsabile della Nia - è che, uccidendo i pescatori, i marò hanno commesso un atto che ha messo in pericolo la navigazione marittima. Siccome c'è stato un omicidio, sono passibili di essere accusati in base ad una legge che prevede la pena di morte".
Le obiezioni del ministero degli Esteri indiano
Secondo quanto riferisce ancora Hindustan Times, il ministero degli Esteri si è invece impegnato ad "assicurare che i due militari non siano perseguiti in base al Sua Act". "Questa - spiega la testata - sarebbe una violazione della promessa fatta da Khurshid, che ha il valore di una garanzia di uno Stato sovrano". Per questo, dopo la consegna del rapporto della Nia, il dicastero degli Esteri "farà un'attenta valutazione e esaminerà tutti gli aspetti legali prima di dare la sua posizione ufficiale".
Dopo 2 anni non si sa nemmeno se questi signori hanno appurato se siano stati i nostri due militari a sparare.
Si continua a menare il "can per l'aia" con pretesti su pretesti.
Ora l'assurdo è che addirittura dovrebbero essere processati per qualcosa che l'interminabile inchiesta non ha ancora saputo stabilire se addebitabile a loro, ma che si tratterebbe di un'imputazione "di pirateria marittima"!!!  

Una situazione rovesciata! Da difensori dagli attacchi dei pirati di una petroliera italiana, che trasporta materiale per noi fondamentale per l'approvvigionamento energetico, a pirati!   

Siamo nella melma più totale con un Ministro degli Esteri che brilla per la sua opacità.
Pensare che la votai come presidente della mia regione, anche se al posto suo vinse molto di peggio! 
Noi italiani ci sentiamo molto mal rappresentati, molto mal condotti, per niente garantiti.