sabato 27 ottobre 2012

Stupido e tragico Barbablù

Ergastolo, ma siccome ha scelto il rito abbreviato, dovrebbe uscire fra 30 anni.

Da: "La Stampa.it"
«Questa non è una vittoria, la nostra famiglia ha perso», sono state le parole piene di dignità e forza di Michele, il fratello di Melania, subito dopo la sentenza. I Rea hanno accolto il verdetto con un lungo abbraccio: papà Gennaro, Michele, zii e cugini si sono stretti l’un l’altro e hanno pianto. Piangeva Gennaro, quando all’uscita dell’aula con un filo di voce ha detto «non ha vinto nessuno, non ha vinto nessuno», e piangeva la zia Franca, «siamo usciti tutti sconfitti». «Siamo soddisfatti perché la sentenza ha rispettato in pieno l’impianto accusatorio, nel quale abbiamo sempre creduto», ha commentato il procuratore capo di Teramo Gabriele Ferretti. Parole ribadite dall’avvocato della famiglia Rea, Mauro Giommi. «Quando c’è una pena all’ergastolo e una persona che non c’è più non si può essere contenti. Ma siamo soddisfatti perché la sentenza riconosce che il quadro indiziario era fondato».

Ancora una volta, come ho già scritto su questo blog, la famiglia Rea ha mostrato un livello di DIGNITA' e di compostezza fuori dal comune. I loro sentimenti, espressi con le frasi riportate da tutti i giornali, sono di un DOLORE NOBILE e VERO: tutti sono sconfitti e loro non possono gioire, ma GIUSTIZIA sì, la debbono avere, per un atto così ignobile che ha portato loro via una figlia amatissima e la madre alla amatissima nipotina.
L'uxoricidio di Carmela Rea ha dei particolari di contorno che rendono ancora più grave, ignobile ed odioso il crimine commesso ai suoi danni. Inutile ricordarli qui perché sono stati detti e ripetuti fino alla nausea da varie trasmissioni televisive.
Spero che l'Appello NON riduca la pena di questo essere che continua a sparlare per scritto dei suoi buoni suoceri e di suo cognato, che sono anch'essi sue vittime. Il fondo dell'ignominia per questa persona non sembra esserci: egli continua a dire che se si trova in tale condizione non è per colpa delle sue inqualificabili azioni, ma perché i suoi suoceri lo vogliono punire perché ha tradito la loro figlia.
La finzione mentale difensiva di questa persona raggiunge livelli che fanno temere di riaverla in mezzo a noi, nella società. Dove pure purtroppo tornerà, anche se l'Appello dovesse confermare il responso d'Assise. 


Da: Quotidiano.net

Ascoli, 22 marzo 2012 -  «HO IMMAGINATO di picchiarti fino a farti male veramente, senza lasciarti neanche parlare». Parole dure, che arrivano dalla penna di Ludovica Perrone. L’amante di Salvatore Parolisi si lascia trasportare dall’emozione e dall’istinto in una lettera, apparsa ieri in rete, scritta nel maggio 2011e mai arrivata a destinazione perché secretata dagli inquirenti. «Sono chiuso in una gabbia di Ferro/nell’involucro della fragilità/Ho sprecato una parte di vita/cercando un senso che non ha...»: questa la poesia di Parolisi, scritta per Ludovica dal carcere di Teramo.

L’amante invece affidò i suoi pensieri a quattro lunghe pagine dense di sentimenti: «Non avrei mai pensato nella mia vita di doverti scrivere un giorno una lettera così — inizia —, non sai quante volte mi è capitato, o meglio per volontà mia, ho ripreso tra le mani questa lettera di gioia perché avevamo deciso di separare le nostre strade. Ma io avevo sempre letto in quelle righe tanto amore, ma soprattutto tanta sensibilità e sincerità. Forse non ti ricordi, ma proprio nelle prime righe mi scrivesti che ero riuscita a capirti, a conoscerti più di chiunque altro, e per questo con me non saresti mai riuscito a mentire travestendoti da «angelo per nascondere il lucifero che era in te», perché nella tua vita ti era capitato molto spesso di prenderti gioco dei sentimenti altrui. Ma con me non ti saresti mai e poi mai permesso di farlo, così mi giurasti, perché ero l’unica persona con cui eri riuscito finalmente ad essere te stesso, senza dover fingere, senza dover mentire... perché con me non c’era motivo, perché lo sapevi che ti avevo accettatto fin dal primo momento con tutti i «se e i ma» del caso... Sono andata avanti perché dentro al mio cuore sentivo che era così e non poteva essere altrimenti , perchè tutte le volte che mi dicevi “Amore io a te ho detto e dirò per sempre per tutta la vita solo e sempre la verità, perché pur volendo non ci riesco a mentirti, a dirti delle bugie anche piccole che siano”. Per me quella era una dimostrazione d’amore vero, di volermi convincere che per me eri cambiato veramente. E io c’ho creduto, c’ho creduto sempre, anche dopo che questa tragedia si è abbattuta sulle nostre vite... Tu hai perso tanto, troppo, perché poche persone nella vita subiscono dolori e traumi così potenti, così devastanti, così scioccanti. Ma una fortuna ce l’hai: prima di tutto tua figlia, che anche se ora ti sembra impossible, quei sorrisi che in tanti momenti ti regala, un giorno aiuteranno la tua anima a guarire... e poi hai un’altra grande fortuna: sapere con certezza che chi diceva di amarti, sia lei che io, l’ha sempre fatto in maniera totale... Tu tutto questo da me l’hai sempre avuto, fin dal primo attimo che ti ho guardato negli occhi e per sempre, per questo un giorno potrai ricominciare a sperare e credere nell’amore, perché a te non ti ha mai tradito. Sono io quella che non potrà più crederci, per me non esiste più, perché tutte le volte che qualcuno mi farà una promessa io penserò alle tue di promesse, perché se un giorno qualcuno mi dirà di credere in qualcosa, io ripenserò a tutte le volte che io volevo mollare e tu invece mi convincevi a crederci, a credere in te... perché se tu che eri per me e comunque sei fondamentalmente così buono, hai saputo prendermi così in giro, chiunque potrà farlo, perché io non ho più difese, non ho più niente... Nonostante tutta la sofferenza, tutta la cattiveria che ho sentito uscire dalla tua bocca nei miei confronti, sapendo l’umiliazione inspiegabile che mi hai buttato addosso, se sapessi che ti farebbe stare meglio, metterei da parte tutto per darti un po’ di conforto, per farti sentire che non sei solo a combattere in questa situazione così assurda, così difficile... Ho immaginato di picchiarti fino a farti male veramente senza lasciarti neanche parlare, così come ho immaginato che invece non ce la farei e resterei immobile, forse in attesa di un semplice abbraccio. Perché non mi vergogno a dire che non riesco a smettere di piangere mentre ti sto scrivendo, non ci riesco, perché tutto l’odio, la delusione, il dolore, i tradimenti ancora non bastano per smettere di farmi sentire la tua mancanza.. e odio me stessa per questo...perché dico com’è possibile?!? E lo sai come mi rispondo? Ripensando alla parte bella di te, di noi, che non riesco a sporcare, a cancellare. Perché ogni mattina alle 7.40 vorrei sentire squillare quel telefono che ha squillato per più di due anni e sentire la tua voce che mi sveglia dicendomi “buongiorno amoruccio mio bello...”. Io non lo so come sarà la mia vita, so che finché tu non ne sarai fuori io sarò ferma qui con te... poi forse mi immagino dall’altra parte del mondo dove nessuno si ricorderà mai di questa tragedia... e questo forse aiuterà anche me».
Flavio Nardini 
Ludovica Perrone - Foto pubblicata sul WEB

Queste storie adulterine ci sono sempre state, anche in epoche di costumi più morigerati, in cui una donna che si metteva con un uomo sposato era considerata più o meno una sgualdrina.
Oggi tutto è "capito", queste persone incontrano la "comprensione" dell'opinione pubblica. Però, poi, i fatti devastanti che queste storie creano intorno a sé, coinvolgendo vittime innocenti, dimostrano che non di scelte moralmente accettabili si tratta.
"Non desiderare la donna d'altri" (quindi anche l'uomo) non di solo comandamento ebraico-cristiano si tratta, ma di un monito morale dato per non creare disordine sociale.
Bisognerebbe rispettare i sentimenti altrui, più che un malinteso "diritto di proprietà", sentire come un limite invalicabile il matrimonio e, se proprio è nato un sentimento su ceneri matrimoniali altrui, chiedere prima di tutto la chiarezza, poi costruire qualcosa insieme.
Invece questi due hanno costruito essenzialmente accoppiamenti fortuiti e clandestini: lui la rimbambiva di bugie e lei non sapeva nemmeno che lui continuava ad avere rapporti sessuali con la moglie, come ha dichiarato nelle sue penose riprese televisive, anche allo scopo di giustificare la presenza del suo DNA nel luogo dove ha massacrato la moglie.