mercoledì 19 luglio 2017

I Cattivi maestri (volutamente "maestri" in minuscolo)

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Mario Marazziti





Mario Marazziti è il presidente della Commissione Affari Sociali, dopo 
essere stato il presidente del Comitato per i Diritti Umani, della Camera 
dei deputati. Con la Comunità di Sant’Egidio, portavoce “storico” ha 
partecipato alle molte iniziative di dialogo inter-religioso e per la pace, 
dal Burundi al Mozambico, è stato tra i fondatori e vicepresidente della 
Coalizione Mondiale contro la Pena di Morte, autore di vari saggi sociali, 
tra cui “LIFE. Da Caino al Califfato. Verso un mondo senza pena di morte” 
(Milano 2016). Tra i suoi disegni di legge a prima firma l’abolizione 
dell’ergastolo ostativo, il nuovo diritto di asilo, la legge sulla cittadinanza 
dei bambini figli di immigrati, la legge sulle lobby, sulle DAT.

Ha scritto su Huffington Post il seguente articolo:

Ok Gentiloni, ma non toccare lo ius soli


Adriano Sofri
24 GIU 2015 17:27 Marco Travaglio per il “Fatto quotidiano”

PERCHÉ DOBBIAMO SOFRI-RE? - TRAVAGLIO: “PECCATO 

CHE SOFRI NON PARTECIPI AGLI STATI GENERALI 

SULL’ESECUZIONE DELLA PENA. NESSUNO MEGLIO DI LUI,

CHE DEI 22 ANNI DI PENA NE HA SCONTATI A MALAPENA

SETTE, POTREBBE ILLUSTRARE IL CONCETTO DI ‘

CERTEZZA DELLA PENA’”


“Sofri e Pietrostefani, potrebbero insegnare alle giovani generazioni come 

ordinare un omicidio, scontare meno di un terzo della pena e al contempo 

tirarsela da intellettuali e da vittime innocenti della malagiustizia, e venire 

persino creduti; previa iscrizione alla lobby giusta, si capisce”…

È con sincero rammarico che apprendiamo la notizia della rinuncia di Adriano Sofri 
– ex leader di Lotta continua condannato a 22 anni in quanto mandante dell’assassinio 
del commissario Luigi Calabresi – a partecipare agli Stati Generali sull’Esecuzione della 
Pena, organizzati dal ministero della Giustizia, in qualità di esperto di “Cultura, istruzione 
e sport nel carcere” (soprattutto sport).

Rinuncia seguita alle polemiche dei soliti sofistici, tipo alcuni sindacati di polizia e 
Mario Calabresi, figlio del commissario assassinato e direttore de La Stampa, 
che si è addirittura permesso di chiedere spiegazioni al ministro Andrea Orlando, come se
in Italia le vittime dei reati e i loro parenti avessero diritto di parola. Rinuncia 
comunicata dal noto mandante pregiudicato con una nota giustamente risentita 
contro chi ha “sollevato un piccolo chiasso attorno alla mia ‘nomina’” e 
motivata col fatto che lui ne ha “abbastanza delle fesserie in genere e delle fesserie 
promozionali in particolare”.

La Storia è piena di Cattivi "maestri" e qui ne porto 
due esempi recenti e attuali. Ma ne potrei portare
altri...
Ognuno ha diritto ad avere le proprie opinioni e
solo persone incivili reagiscono a idee diverse 
dalle proprie con insulti e volgare sarcasmo.
Rispetto il pensiero altrui, ma molto meno quando
questo puzza di opportunismo o tiene conto di
una sola parte della Società dimenticandone 
un'altra che, da quelle idee, riceve 
nocumento o, nel caso migliore, 
indifferenza.
I due esempi che porto sono solo apparentemente
di opposta ideologia: l'appartenenza di Marazziti alla Comunità di 
S. Egidio dice quale sia la sua e quella di Adriano Sofri è troppo
nota per stare qui a ridefinirla.

In entrambi i casi spargono argomenti a senso unico che poi 
convergono nella medesima contraddizione. Malgrado questo
le loro idee trovano proseliti che poi solo il tempo metterà
davanti all'errore, ma i  Cattivi "maestri" non pagano mai, avendo,
dalle loro dottrine-dogmi sempre tratto beneficio, o in un modo
o nell'altro.

Marazziti difende i Diritti Umani, ma non di tutti gli Umani.
Le sue battaglie contro la Pena di Morte, che va abolita
in assoluto, mi trovano d'accordo soprattutto per quei
Paesi in cui viene usata per tacitare la dissidenza o 
l'opinione scomoda per il Potere di quel momento.
E' un comodo e cruento mezzo per chiudere la bocca per
sempre a chi pensa.
Ma personalmente io non avrei questa sicurezza assoluta
che ha Marazziti che, in certi casi, la Pena di Morte non 
sia giusta: penso agli immondi pedofili che, dopo aver
sudiciamente abusato di bimbi innocenti, li uccidono.
Né le idee vestite di apparente nobiltà morale di Marazziti
sull'abolizione dell'ergastolo ostativo tengono conto di
chi è colui che in Italia arriva a meritarselo. L'Italia è
notoriamente un Paese dal sistema carcerario lasso,
con pene sempre accorciabili con mille cavilli... L'ergastolo
ostativo ha, a differenza dell'ergastolo puro e semplice,
l'impossibilità di poter chiedere la Grazia. Vuol dire
carcere a vita e fine pena mai.
In Italia si dà solo a chi ha  ucciso per fini abietti legati
all'appartenenza alla CRIMINALITA' ORGANIZZATA.
Abolendolo si lascia a chi ha ucciso al fine di lucrare tramite
attività criminali la possibilità di riemergere nella Società.
Questo "nobile" scopo di Marazziti e di quelli come lui
non tiene in alcun conto le vittime, non solo degli omicidi,
ma anche della droga, delle imposizioni e intimidazioni 
del racket, tutto perseguito per il fine NON nobile di
accumulare ricchezze con i mezzi più nefandi aborriti 
da ogni Società Civile.
Dunque i fini nobili non lo sono affatto, se non per 
promuovere sé stessi su un piedistallo al si sopra degli
altri perché ci si occupa "degli altri", dimenticando
tanti, tanti ALTRI: le vittime, vive e morte.

Su Sofri ha scritto mirabilmente Marco Travaglio 
mettendone in risalto le marchiane contraddizioni.
Quest'uomo si è bardato del suo orgoglioso NON
pentimento e continua a galleggiare spalleggiato e
omaggiato da "compagni" più o meno ben 
sistemati come lui, mentre le pecore del gregge che 
andavano sotto il suo palco ad ascoltare i suoi comizi 
e giravano con "Lotta continua" sotto il braccio, se 
non si sono imborghesite e ben sistemate pure loro, 
si sono ritrovate a meditare sulla dignitosa tuta blù di 
operaio, persa per la rabbia stimolata dal Cattivo 
maestro, e sul dubbio che, forse, dopo l'ubriacatura 
delle manifestazioni di piazza e i furti chiamati 
"espropri proletari" la loro vita non è migliorata
grazie alle idee di Sofri, anzi.. Ma quella di Sofri
sì che è migliorata: va in TV onorato da Fabio Fazio, 
vola all'estero, scrive articoli e certo non gli mancano 
i soldi.
Le vittime, vive o morte.. Peggio per loro! 

Un giorno nel futuro... sul Plateau Rosa

Da: agi.it  18 luglio 2017
ESTERO

E 75 anni dopo il ghiacciaio restituì i corpi dei coniugi Domoulin

di Francesco Palmieri  
L’ignoto comune svizzero di Chandolin, Canton Vallese, sarebbe stato l’angolo di paradiso con cui milioni di persone avrebbero scambiato il proprio posto a Ferragosto del 1942. Quel giorno, nel Mediterraneo centrale galleggiavano centinaia di cadaveri della battaglia aeronavale per Malta. Sul fronte orientale avanzavano i sovietici.
La mattina del 15 agosto, mentre il maresciallo Montgomery s’insediava in Africa al comando dell’VIII Armata, nel villaggio di Chandolin – dove la guerra era una notizia – il ciabattino Marcelin Domoulin, 40 anni, e la moglie Francine, maestra di 37, s’avviavano al massiccio dei Diablerets per mungere le vacche nell’alpeggio. Solo quando annottò, e il buio non restituì la coppia ai sette figli che aspettavano a casa, Chandolin si accomunò al resto del mondo nella ricerca dei dispersi, che risultata vana si trasformò nel lutto senza corpi e nella dispersione di cinque maschi e due femmine da allora in poi classificati orfani.
Sono trascorsi 75 anni prima che la montagna restituisse i signori Domoulin alle cronache e al ricordo di troppo sparuti superstiti. E’ rimasta la figlia più piccola Marceline, quattro anni quel giorno, settantanove adesso. I corpi, conservati benissimo alle basse temperature, sono stati ritrovati per caso sul ghiacciaio Tsanfleuron a 2.615 metri, con la loro sacca, un libro, una bottiglia, vestiti ancora di tutto punto per l’escursione estiva. Come agognando il riconoscimento, avevano addosso i documenti di identità.
I coniugi scomparsi 75 anni fa nel Ghiacciaio in Svizzera



Da: Il Corriere della Sera 8 luglio 2014 

Alpinista scomparso 32

anni fa, ritrovato tra i

ghiacci del Bianco

L’aspirante guida alpina di Chamonix aveva 23 anni quando era stato sorpreso dalla tempesta in quota. Il corpo ritrovato da un gruppo di alpinisti sul ghiacciaio del Telefre




Si chiamava Patrice Hyvert, aveva 23 anni e voleva fare la guida alpina. Nessuno per 32 anni aveva più saputo nulla di lui, inghiottito dalla neve e dal ghiaccio sul versante francese del Massiccio del Monte Bianco. Fino a giovedì scorso, quando il suo corpo è stato restituito dalla montagna e recuperato dai soccorritori francesi. A trovarlo è stato il Peloton d’haute montagne di Chamonix: gli alpinisti-soccorritori erano impegnati lungo la via sul ghiacciaio del Telefre quando non lontano da un rifugio, a 2.697 metri, hanno intravisto il corpo del giovane alpinista, subito identificato grazie agli abiti e ai documenti.
Il maltempo improvviso
Patrice era scomparso il primo marzo del 1982, quando aveva affrontato in solitaria il Nant-blanc (4.122 metri) con l’intenzione di sciare lungo il canalone del Couturier. Ma qualcosa era andato storto. Un’improvvisa e inaspettata nevicata aveva bloccato la giovane aspirante guida in quota. Un altro alpinista bloccato sempre nella stessa zona era stato salvato grazie ai soccorsi in elicottero. Ma Patrice non era stato individuato, poi il maltempo aveva fatto il resto, i soccorsi non avevano potuto proseguire. Gli ultimi ad averlo visto vivo erano stati alcuni amici che lo avevano accompagnato alla partenza e lo avevano seguito coi binocoli fino in cima. Poi il silenzio. Solo quattro giorni dopo l’elicottero aveva potuto sollevarsi ancora in volo e sorvolare la zona, altri soccorritori si erano mossi a piedi, ma del ragazzo più nessuna traccia, quasi certamente caduto in un crepaccio diventato invisibile con la neve fresca. Il mistero è durato per oltre trenta anni, ora l’esame dei resti forse potrà dare qualche risposta sulle ultime ore di Patrice. Dal 1950 sono scomparse circa 130 persone sul Massiccio del Monte Bianco e con il disgelo ogni anno la montagna restituisce i corpi.

Da: La Repubblica (Archivio)


Un tredicenne di Torino, Guido Coen Castellino, 
sparito il 22 marzo 1986 mentre stava sciando 
con la famiglia su una pista del Plateau Rosa...

Il mare a volte restituisce i corpi 
umani che ha inghiottito, a volte 
lo fa anche la montagna. La 
differenza sta nel fatto che il ghiaccio
conserva i corpi e gli oggetti e i 
ritrovamenti sono, per questo, più
turbanti e commoventi.
Una storia mi colpì, uno dei primi casi di cui si occupò
la trasmissione "Chi l'ha visto" al suo esordio: la 
sparizione del piccolo Guido Coen sul  Plateau Rosa.
Quel giorno il tredicenne Guido  ci teneva molto a
sciare con il papà. Ma in cima alla pista il fratellino
più piccolo, 8 anni circa, fu preso da mal di pancia,
forse per il freddo. Al padre non bastò che ci fosse
la madre accanto al figlio più piccolo e si preoccupò
di rimanere con la moglie e accanto al figlio minore
aspettando la fine del mal di pancia, dicendo 
a Guido, che lo aspettava per scendere insieme, "Vai
tu, io scendo dopo."
Deluso il ragazzo iniziò la discesa da solo.
Quando il padre scese non lo trovò: né a fine pista, 
né mai più. Neppure al disgelo: lo cercò a lungo
sperando di ritrovarne almeno il corpo...
Nacquero leggende, supposizioni... Che fosse finito
in Svizzera scendendo e sbagliando pista...
Ma il ragazzo non fu mai ritrovato.
Chi mai poteva aver trattenuto o rapito un
ragazzo sveglio di 13 anni?
Forse.. in futuro.. da un crepaccio verrà fuori
il corpo mai invecchiato di Guido.. che quel giorno
voleva sciare con il suo papà il quale, per tutta la sua
vita l'ha cercato invano, pentito e devastato dal senso 
di colpa per non aver fatto la discesa con lui quel
giorno, lui che ci teneva tanto.. 

TRIBUNALE DI TORINO (GU Parte Seconda n.59 del 23
Richiesta di dichiarazione di morte presunta
2ª pubblicazione Dalla G.U. n. 54
Presso il Tribunale di Torino, con ricorso 19 marzo 
2009, e' stata chiesta la dichiarazione di morte 
presunta di 
Guido Giovanni Coen Castellino, 
nato a Torino il 29 dicembre 1972, 
scomparso il 22 marzo 1986 in Breuil, Cervinia 
di Valtournenche (AO).
Chiunque abbia notizie dello scomparso e' invitato 
a farle pervenire al Tribunale di Torino entro 6 mesi.
Avv. Sergio Icardi
 
C-096548bis (A pagamento).