venerdì 8 aprile 2016

Caso Regeni sempre più misterioso

Da: Il Sole24Ore 8 aprile 2016
Inquirenti italiani: documentazione lacunosa
Gli inquirenti italiani non hanno ricevuto, anzitutto, i tabulati delle utenze riconducibili a soggetti egiziani presenti al Cairo nel 25 gennaio scorso, quando Giulio Regeni è sparito in circostanze mai chiarite, e neppure i filmati delle telecamere della metro e del quartiere dove viveva il 28enne ricercatore italiano, trovato morto il 3 febbraio ai bordi dell’autostrada Il Cairo-Alessandria con evidenti segni di tortura.
Un dossier “di pochissime pagine”, un pacco di documenti che, in parte, erano già noti o erano già stati consegnati all'Italia, nessun atto giudiziario che potesse soddisfare le richieste fondamentali avanzate dagli investigatori e dagli inquirenti. Sono questi i motivi, secondo quanto si apprende da fonti qualificate, alla base del fallimento del vertice tra gli investigatori e gli inquirenti di Roma e del Cairo. Già ieri l'Italia aveva fatto trapelare tutta la sua delusione di fronte ai primi documenti portati dalla delegazione egiziana, ma prima di chiudere ogni tipo di dialogo si è voluto attendere la seconda giornata, con la speranza che l'Egitto cambiasse atteggiamento. «Ci sono state differenze molto forti - racconta una fonte che ha partecipato al vertice - siamo arrivati con diversi traduttori per poter metterci subito al lavoro sui documenti, ma non c'è stato bisogno. Nel dossier c'erano pochissime carte, molte delle quali già conosciute, altro che duemila pagine»
Da: RAI NEWS 8 aprile 2016
GLI INVESTIGATORI ARRIVATI DAL CAIRO CHIEDONO NOTIZIE DI ADEL MEAWWAD HEIKAL, IL "REGENI EGIZIANO" La mossa potrebbe essere un ulteriore ostacolo sulla strada dell'accertamento della verità. Fino a domani gli incontri tra la delegazione egiziana e i magistrati di Roma sull'omicidio del ricercatore italiano - 
Con qualche esagerazione la stampa del Cairo lo definisce il 'Regeni egiziano'. Adel Meawwad Heikal è scomparso in Italia nell'ottobre scorso e ora il suo caso potrebbe giocare un ruolo nell'indagine sul ricercatore italiano torturato e ucciso in Egitto. La delegazione di investigatori egiziani da ieri a Roma  ha chiesto infatti di indagare in fretta sul caso", dato che "le autorita' egiziane hanno promesso alla sua famiglia di giungere alla verita' in collaborazione con la parte italiana".  Lo scrive il sito egiziano Youm 7 sempre citando proprie fonti informate sull'andamento del vertice fra inquirenti a Roma.     Dal canto suo il sito di un altro quotidiano egiziano, Al Masry Al Youm, ha scritto che Meawwad Adel Meawwad, il figlio dell'uomo di cui si sono perse le tracce, "ha accusato la polizia italiana di non occuparsi della ricerca del padre sparito ad ottobre dopo una disputa con il proprietario del ristorante in cui lavorava e ha detto che hanno cominciato ad agire solo 15 giorni dopo l'incidente". 
Come noto, il caso e' stato evocato piu' volte da parte egiziana, e anche dal presidente Abdel Fatta Al Sisi. A meta' marzo si era appreso che la Procura di Roma sta indagando fin dallo scorso ottobre sulla scomparsa dell'uomo di 49 anni avvenuta nella capitale. Dagli accertamenti non erano emersi elementi per collegare la scomparsa a fatti criminali. Heikal, con moglie e figlio residenti in Egitto, scomparve la notte tra il 4 ed il 5 ottobre 2015 dopo aver disdetto il contratto di affitto della stanza che occupava e prelevato 1.100 euro da un bancomat. Prima di sparire, l'uomo aveva trascorso la serata in compagnia di un connazionale: sia quest'ultimo, sia il figlio di Heikal, sentiti in Procura, non hanno fornito alcun elemento utile per fare luce sul caso.
ADEL MEAWWAD HEIKAL


Il nostro Governo richiama l'Ambasciatore al Cairo.
Ora è chiaro che nessuna potenza straniera occulta ha voluto mettere zizzania fra l'Italia e l'Egitto per oscuri interessi economici: l'Egitto non fa che comportarsi in modo chiarissimamente omertoso e quindi il governo è coinvolto nella terribile morte di Giulio Regeni. Per contro reclama per la sparizione di un egiziano che lavorava in Italia. 
Alcune fonti parlano di un autolavaggio che l'uomo avrebbe gestito nel quartiere Aurelio a Roma, dismesso l'estate scorsa, altre che avrebbe lavorato in un ristorante e che aveva avuto una lite con il suo datore di lavoro prima di sparire. 

Elezioni a Roma: inizia il Circo Barnum

Da: INTERVISTE di Claudio Sabelli Fioretti



  • 1 January 2000

Irene Pivetti -  (letta 24,413 volte)
una ragazza tutta casa, chiesa..un po’ bigottina...
Fra qualche settimana la Sacra Rota dichiarerà che il matrimonio di Irene Pivetti con Paolo Taranta non è mai esistito perchè lei non voleva figli. Finalmente l’Irene sarà di nuovo una ragazza da marito.



Infatti, nonostante l'ostentazione del suo cattolicesimo praticante, Irene Pivetti, oggi scelta da Matteo Salvini quale capolista della destra che presenta Giorgia Meloni candidato sindaco di Roma, chiese e ottenne l'annullamento da un primo marito. 
Ma torniamo all'INTERVISTA di Claudio Sabelli Fioretti: 
Irene era una ragazza tutta casa, chiesa e scuola che si sarebbe diplomata con 60/60 e laureata con 110 e lode. Era la beniamina delle suore delle scuole dove i genitori (papà regista, mamma attrice) l’avevano mandata a studiare nonostante fossero di sinistra e nemmeno tanto benestanti.
Era una ragazza un po’ bigottina... al contrario della sorella minore Veronica, piuttosto pazzarella.
I genitori – il racconto è della sua compagna di banco alle medie, Raffaella Brizzi – avevano preso l’abitudine, d’estate, di prendere un té il pomeriggio in veranda tutti e quattro insieme, tutti nudi. "Per abituarle a non vergognarsi del proprio corpo", ricorda Raffaella. 
L’Irene nuda? Sembra quasi impossibile. Eppure per un certo periodo di tempo (lei era già presidente della Camera) l’ambiente del Palazzo fu scosso da un giallo senza precedenti. Al centro una foto dell’Irene nuda. Era una foto piccola, a colori, che la ritraeva mentre prendeva il sole su una spiaggia. Sullo sfondo altre tre persone, due uomini e una donna, si avviavano a fare il bagno. Anche loro nudi. Si parlò molto di questa foto. Un misterioso signore in due successivi incontri in un parcheggio di periferia, cercò di venderla a "Novella 2000", il settimanale della Rizzoli, per settanta milioni. Racconta Franco Rebolini, redattore capo di "Novella 2000", che andò a questi strani incontri da agenti segreti: "Il venditore della foto somigliava a un animatore di villaggio turistico. Sembrava avere trenta anni e molta paura. La foto era autentica. Le tette non si vedevano, coperte dalle braccia. In compenso si vedeva un bel culotto. Era stata scattata quasi sicuramente in un campo naturista spagnolo".
Non se ne fece niente. Intervennero i capi della Rizzoli e bloccarono l’operazione. L’uomo misterioso scomparve nel nulla. La foto dell’Irene nuda non comparve su nessun altro giornale. Come mai? La leggenda (aiutata da qualche gola profonda) dice che la foto, trafugata da un amico della Pivetti durante un trasloco, ritornò quasi subito nelle mani della proprietaria grazie all’aiuto di qualche autorità superiore. "La foto non esiste. Mai fatto foto del genere, io", dichiarò Irene Pivetti a Gian Antonio Stella. E negò a tutti con tale veemenza che si incuriosì perfino il suo addetto stampa Roberto Jacopini. "Il sospetto che quella foto sia esistita veramente e che qualcuno l’abbia fatta sparire mi è rimasto tuttora", dice.
Verrebbe da dire: ma a noi che ci frega della vita sentimentale dell’Irene? 
E’ tale la forza con la quale propugna le sue idee ispirate al più estremista integralismo religioso che viene subito la voglia di controllare se quei principi li applica a se stessa. Facciamo un esempio. L’Irene ha detto ai giudici della Sacra Rota che non voleva figli dal matrimonio. E così ha ottenuto l’annullamento del matrimonio. Però si dichiara ferocemente contro la contraccezione. E dice che "i figli sono la benedizione del Signore". Domanda dell’intervistatore: "E lei allora perché non ne voleva?" Risposta: "Preferirei non entrare nel dettaglio".
Non entriamo nel dettaglio. Ma Antonello Menne, suo amico dei tempi dell’Università, dice: "Una volta l’Irene non era così. Adesso noi la osserviamo stupiti mentre fa la suora".

Già, ma il dettaglio fa la differenza.
Una differenza che si chiama COERENZA, SINCERITA', TRASPARENZA fra ciò che si e' e come si vuole apparire.
Quello che siamo nel privato siamo nel pubblico: non abbiamo due teste, due personalità... E qualora le avessimo meglio non gestire la Cosa Pubblica.  
Da: Biografieonline.it
Le cose vanno meglio con il secondo marito, Alberto Brambilla di dieci anni più giovane. I due si incontrano mentre Alberto raccoglie delle firme per un candidato sindaco, ed è subito amore, coronato da un matrimonio celebrato nel 1997. L'unione dura 13 anni ed è allietata dalla nascita di due figli Ludovica e Federico. La coppia si divide nel 2010, e a separarsi sono anche le loro vite professionali.

Da: RIPARTE IL FUTURO
IRENE PIVETTI
Anche Irene Pivetti ha maturato un cospicuo vitalizio a seguito dei suoi 9 anni di mandato parlamentare, durante il quale ha occupato anche la carica di Presidente della Camera. Lo percepisce dal 2013, ovvero da quando aveva solo 50 anni

Per chi voglia rendere ancora più ricca la Pivetti, che si è di nuovo dichiarata "donna con valori di destra".
Ma quali valori ha la destra?
Matrimoni, annullamenti, separazioni... Figli senza essere sposati come la Meloni? La tradizione è andata a farsi friggere?


Una carrellata di significative immagini sulla capolista scelta da Salvini:  



Senza parole...

ex-Presidente della Camera dei Deputati... Terza carica dello Stato... e si lamentano della Boldrini...


versione rassicurante della camaleontica

Versione "arrapante"


Versione di "larghe vedute" con Platinette, nome artistico del travestito Maurizio  Coruzzi.


Questo il volto della "destra" che passa il convento!


Renzi mi è diventato ancora più simpatico

Da: Intelligonews
Renzi fa il cafone col re di Norvegia e niente stretta di mano. Come Michelle e Hillary - VIDEO
07 aprile 2016 ore 15:43, Marta Moriconi

Chissà cosa hanno pensato i reali di Norvegia, re Harald V e la regina Sonja, che ieri sono stati ricevuti, al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a Palazzo Chigi dal premier Matteo Renzi

E' saltata l'etichetta durante la visita dal presidente del Consiglio italiano e Renzi all'inizio neanche se ne era accorto.
Il premier ha infatti fatto il gesto di dare la mano a Harald V.  MA lui è un monarca, e non può essere toccato.
Da qui l'imbarazzo e nessuna stretta ricambiata dal re Harald. D'altronde il divieto di toccare re e regine è antico: risale all'incirca all'anno mille, quando in Europa nacque il mito dei re taumaturghi, ovvero capaci di guarire malattie col semplice tocco. Da lì il tocco del re divenne sacro, qualcosa da ricevere per grazia non certo da prendersi con foga. Ma gli errori nel tempo sono stati tanti.
Capitò anche alla first lady americana Michelle Obama che addirittura osò abbracciare la regina Elisabetta II che però decise di venirle incontro ricambiando l'abbraccio. Idem per Hillary Clinton che fu strigliata dalla stampa internazionale per la stretta di mano focosa all'imperatore del Giappone Akihito. Una solidarietà per il terremoto un po' troppo focosa.

Persino la Regina Elisabetta di Inghilterra ebbe l'intelligenza di assecondare la mancanza di etichetta di Michelle Obama! E stava a casa sua!
Qui questo imbalsamato monarca ha preferito irrigidirsi nella SUA etichetta ed era ospite!
Non dico altro per non offendere. Siamo mille e più anni oltre l'anno mille e sappiamo che "il tocco" del monarca non ha alcun potere, se non quello di far sentire una mano "fredda".
Tutta la mia simpatia per Matteo, alla faccia dei soliti denigratori imbecilli che ovviamente hanno sputato in alto (e lo sputo gli ricade come sempre in faccia). Ho letto cretinate del tipo: "Poi il re ha stretto la mano ad un funzionario qualsiasi, ma a Renzi no ecc. ecc."
Ai cretini dico che, se l'etichetta di Harald, non intelligentemente elastica come quella della Regina Elisabetta, non consente a nessuno di porgere la mano per primo ma di attendere che la porga il sovrano, è ovvio che non ha dato la mano a Matteo perché gliel'ha porta per primo (essendo il padrone di casa per lui era un atto di deferente cortesia), mentre l'ha porta a chi si è trovato davanti dopo perché, non essendo che un funzionario, se ne stava in deferente attenti...