giovedì 23 marzo 2023

“Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è raccolta la nostra breve vita” (W. Shakespeare, La tempesta, atto IV, scena I)

  Capitolo X

Nei colloqui che Elena aveva avuto con lo Specializzando in Cardiochirurgia a cui il grande Cardiochirurgo, che l'aveva poi operata, l'aveva affidata, avevano parlato della circolazione extracorporea.

"Non dura tutto il tempo dell'intervento, - disse il giovane Medico - no, al massimo mezz' ora.."  L'intervento era durato 6 ore. Il suo cervello aveva registrato qualcosa: il ricordo di un'immagine di sofferenza. Può una parte del cervello registrare qualcosa nonostante la sedazione profonda? Elena non lo sapeva, ma l'immagine era nitida e la sensazione di dolore, tutto mentale freddo e disumano, un ricordo preciso.

Ne avrebbe parlato a suo marito quando fosse uscita da quel percorso di dolore. Doveva arrivare ad un momento in cui si fosse trovata in pace e calma senza più essere un corpo con tubi, aghi, sensori applicati al corpo, ferite.

E venne il giorno delle dimissioni. Queste non potevano avvenire se non con l'ambulanza che l'avrebbe trasferita dall'Ospedale dove era stata operata a quello dove sarebbe avvenuta la riabilitazione. 

L'autista-infermiere dell'ambulanza era un giovane uomo dai modi sicuri che vinse la sua incertezza a sdraiare il suo corpo fragile e dolente sulla stretta e alta barella. Lo accompagnava una giovane volontaria bella come un'attrice del cinema.

Un bravo Operarore Socio Sanitario che l'aveva assistita in una spiacevole circostanza, andando oltre il suo orario di lavoro, l'aiutò a completare la valigia. Come era grata a tutte quelle persone così professionali... E allo stesso tempo umane e gentili. Era della professionalità di cui si aveva bisogno, soprattutto in quei frangenti in cui non si era più padroni del proprio corpo.. Non delle suonatrici che erano entrate in Terapia Subintensiva pensando di sollevare dei quasi zombi dalla loro sofferenza, né di preti, né di pie donne che facevano volontariato negli ospedali chiedendo ai malati se avevano bisogno di compagnia... Erano i gesti di gente addestrata e professionale che sollevavano dal dolore, che confortavano nel malessere... Non altro.

Salutò la professoressa che era stata sua ultima compagna di stanza e si affidò all'autista-infermiere dell'ambulanza. I suoi modi sicuri la confortavano. Una volta dentro rimase sola con la bellissima volontaria. Parlarono pochissimo durante il tragitto di circa mezz'ora fino all'Ospedale Specializzato per la Riabilitazione, e quel poco fu stimolato dalla giovane con poche domande che facevano parte dell'aspetto psicologico di assistenza verso il malato. Elena rispose volentieri e sinceramente al suo cortese interessamento.

L'Ospedale era in una zona collinare che Elena conosceva benissimo, dato che da 40 anni aveva scelto quelle colline intorno alla sua città per vivere fuori dal caos e dal degrado in cui l'involuzione dei tempi l'avevano gettata.

Fu accolta, fatto subito un elettrocardiogramma, e assegnata al Reparto. Tutto era pulitissimo, tranquillo e il personale gentile ed efficiente. Dapprima le fu assegnata un'ampia stanza singola con bagno. Elena sapeva che tutto questo era pagato dal Servizio Sanitario Nazionale ma si stupì di tanta comodità chiedendosi se per caso non ci fosse un supplemento da pagare. Poi si disse che lei non aveva chiesto nulla e dunque l'Ospedale avrebbe dovuto informarla se c'era una scelta e conseguentemente un supplemento. Ne parlò con suo marito quando giunse in visita nel pomeriggio, ma anche lui escluse che la stanza fosse a pagamento. Avere un bagno tutto per sé era molto confortante, anche se nell'Ospedale da dove proveniva era stata molto fortunata a dividerlo con due compagne, Lina prima e la professoressa dopo, di grande pulizia e civiltà. Rosa, la donna sfinita dai problemi respiratori, non aveva mai potuto usufruirne dato il suo stato di salute: la poveretta era stata sempre a letto con il catetere finché non l'avevano portata via per operarla.

Il giorno dopo ricevette la visita del Medico del Reparto di Riabilitazione Cardiologica. Come nell'Ospedale dove l'avevano operata aveva potuto apprezzare la professionalità di un Medico palestinese, qui apprezzò la simpatia e disponibilità del Cardiologo croato.

Era questi un omone alto, sempre intelligentemente ironico. Facendole l'intervista iniziale apprese che Elena all'Università aveva lavorato con un Professore di Cardiologia che aveva impostato quel Reparto di Riabilitazione Cardiologica, praticamente creandolo. Lo disse a tutto il resto del personale come se quel fatto fosse una investitura di stima che rendesse Elena speciale.

L'ambiente in cui Elena doveva soggiornare almeno un mese si rivelava quanto mai umanamente piacevole e questo era un sollievo in più.

Gli infermieri erano tutti giovani, bravi, addirittura affettuosi, sia le infermiere che i giovani uomini. Le medicazioni non altrettanto piacevoli.




GOCCE DI VITA - La vendetta del "monnezzaro"

GOCCE DI VITA 

Argomento: Giustizia

Suonò al cancello della villa un omino di mezza età, disse di essere il responsabile della Ditta Pollai addetta al ritiro della mondezza. La signora fu gentilissima, non lo tenne sul cancello, ma lo fece accomodare e gli chiese anche se gradiva una bibita, un caffè. Lui rifiutò stupito da tanta cortesia e con cautela iniziò una spiegazione su come dovevano essere conferiti i rifiuti organici: 
"Lei può mettere anche dell'erba nei sacchetti, ma poca.." 
"Ma non ci penso affatto, - disse la donna stupita - io metto l'erba del giardino in sacchi neri che compero e quando sono pieni vi telefono e prenoto il ritiro come da vostre indicazioni. Così è scritto nel vostro sito, queste sono le vostre indicazioni."
A questo punto la donna capì l'equivoco in cui era incorso l'omino a causa della dabbenaggine dei suoi operai: nel giorno del ritiro settimanale dell'organico, che lei metteva in sacchetti dentro un bidoncino dato in dotazione dalla Ditta Pollai, aveva visto che erano spariti anche i sacchi neri degli sfalci di cui lei aveva prenotato il ritiro che, al telefono, le avevano assegnato per quel giorno. 
L'omino, invece di rimproverare i tonti, aveva creduto che la donna avesse esposto quei sacchi come organico.
L'eccessiva delicatezza della signora le impedì di dirgli schiettamente che quei sacchi erano prenotati per altra via, peraltro indicata nelle loro istruzioni. Sperò però che dalla sua risposta molto educata colui avesse capito che c'era stato un equivoco.
Suo padre l'aveva educata, anche con l'esempio, al rispetto di chi svolgeva un lavoro umile. Si lasciarono con l'omino che cerimoniosamente volle darle il suo nome e numero di telefono: per qualsiasi cosa era a sua disposizione. Lei lo ringraziò ma non aveva bisogno di niente sotto quell'aspetto essendo una ambientalista e persona precisa e pignola nel rispettare le regole.  
Molto tempo dopo iniziarono dei pesanti disservizi da parte della Ditta Pollai: si era in un periodo festivo, Feste di Natale, ed era importante pulire bene il giardino, ma al telefono della Pollai non rispondeva nessuno: come fare per far portare via i residui degli sfalci?
Chiamò l'Ufficio del Comune preposto al controllo dell'operato della Ditta appaltatrice del Servizio Ritiro Rifiuti e segnalò l'impossibilità di contattare tale Servizio. Evidentemente il Comune fece il suo dovere richiamando la Ditta, ma la signora scoprì che l'omino responsabile della zona non era solo incapace di capire quello che combinavano i suoi operai sbagliando i ritiri, ma era privo dell'umiltà di riconoscere quello che nella sua organizzazione non andava. Invece di giustificarsi aggredì la signora via telefono inalberando scuse che non stavano in piedi e addebitando l'assenza per quindici giorni del Servizio telefonico al fatto che "lei aveva sbagliato numero"!
"Ma come può dire una simile sciocchezza?! Si indignò la donna. "Per quindici giorni di fila sbaglio numero? Un numero fatto tante volte?"
Ma siccome quello insisteva con molta maleducazione aggressiva la signora gli fece notare che molta gente si lamentava del disservizio anche se non tutti segnalavano al Comune non essendo precisi e accurati come lei.
Intanto la Ditta Pollai proprio in quel periodo aveva saputo di aver perso l'appalto anche se continuava per il momento ad assicurare il Servizio, in attesa di passare la mano alla Ditta subentrante.
Forse per questo non era stata più in grado di dare lavoro alla signora che rispondeva al telefono tenendo l'agenda dei ritiri?
La donna ambientalista della villa non lo sapeva e dopo questo episodio, dovendo un suo parente, che abitava nell'altra parte della bifamiliare, smaltire dei mobili vecchi, telefonò al Comune all'Ufficio preposto per chiedere se quel Servizio fosse attivo e se quel tipo di rifiuto ingombrante fosse smaltibile: l'impiegata rispose di si su tutto e disse che però l'agenda dei ritiri l'aveva la Ditta Pollai che ancora per un po' avrebbe assicurato quel Servizio.
La donna telefonò, i rifiuti furono esposti in uno spazio privato esterno della villa accessibile ai mondezzai che avrebbero operato il ritiro.
Passarono mesi. La signora, evidentemente abbiente, possedeva un'altra villa in un altro Comune e fu in questa che, con sua sorpresa, i Vigili Urbani del posto  le consegnarono una multa indirizzata  a suo marito, emessa dai Vigili Urbani del Comune dove era la Ditta Pollai per violazione amministrativa del conferimento rifiuti.
Suo marito era il titolare della loro cartella TARI in quel Comune dove era la villa bifamiliare ed ivi aveva la residenza.
Prima stranezza: perché tale notifica l'avevano indirizzata dove lei aveva la residenza e non suo marito?
Ma non fu quella l'unica anomalia che lessero su quel verbale corredato di foto fatte in giorni diversi all'ingresso della villa, ciascuna foto interpretata in modo scorretto, in particolare quella che mostrava i rifiuti ingombranti, il cui ritiro era stato prenotato dalla signora ma per il suo parente abitante allo stesso indirizzo e titolare di una sua cartella TARI. A tal proposito il "monnezzaro" responsabile dichiarava alla vigilessa che aveva firmato il verbale che erano stati esposti senza prenotazione!
La signora e suo marito si indignarono e dato che in tale verbale era ammesso ricorso solo al Sindaco esposero i fatti veri e lo presentarono.
Inoltre, dato che era ammesso essere ricevuti dal Sindaco, il marito della signora chiese di esserlo e fu ricevuto.
In esso scrissero anche delle aggressioni telefoniche avute dal soggetto a seguito delle loro lamentele per il disservizio e delle assurdità che tale soggetto si era permesso di millantare arrivando a dire che "loro non abitavano in tale villa" per questo lasciavano la mondezza quando capitava...
Il Sindaco non procedette all'ingiunzione e tutto sembrava finito lì.
Ma il Sindaco si dovette dimettere per alcune denunce e ci furono nuove elezioni.
La signora e famiglia appoggiarono una persona che era già stato Sindaco e che stimavano, ma la campagna elettorale prese una piega triste con accuse e sfottò anche nei riguardi di chi sponsorizzava l'ex Sindaco, soprattutto da parte di un individuo rancoroso e vendicativo come il "monnezzaro". Costui appoggiava un personaggio del tutto nuovo per quel Comune, il quale vinse e di lui fece il Vicesindaco. 
Voci sui social misero in risalto l'ostilità della nuova amministrazione nei riguardi di chiunque non avesse appoggiato il nuovo Sindaco e là dove si poteva iniziarono le vendette.
Fu così che, dopo tre anni, il verbale del "monnezzaro" bugiardo e vendicativo venne rispolverato, venne scritto che, in pratica, tutto quello che il marito della signora aveva dichiarato nel suo ricorso erano balle e che doveva pagare la multa maggiorata.
La vendetta del "monnezzaro" era compiuta.