mercoledì 27 giugno 2012

Nemmeno ai cani...


DA: Il Secolo XIX
Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi morto a Ferrara nel 2005, ha presentato ai carabinieri di Ferrara «una denuncia-querela per diffamazione e qualunque altro reato che sia ravvisabile» contro il gruppo-associazione “Prima Difesa” che gestisce una pagina Facebook , cui partecipano molti rappresentanti delle forze dell’ordine.
Tra i reati ipotizzati anche le minacce perchè uno dei titoli della discussione, di una persona che gestisce la pagina Facebook, recita: «Avete sentito la mamma di Aldrovandi... fermate questo scempio, vuole che i 4 poliziotti vadano in carcere... io sono una bestia». Le dichiarazioni fatte dal poliziotto su Facebook sono state poi rimosse dal Social network.
«Tutto questo - commenta Patrizia Moretti - è una cosa preoccupante. Si sono permessi di dire di tutto sul nostro conto, anche dopo la sentenza della Cassazione. È la prima volta che presento una querela in questa lunga vicenda, l’ho fatto per dire basta, dopo la sentenza definitiva, alle offese che riceviamo. Ancora tanti continuano a ribadire le stesse cose, con insulti: ci sono voluti 7 anni di processi per affermare che erano solo balle. Non è servito, e adesso basta, basta davvero».
Lo scorso 21 giugno la Cassazione ha confermato la condanna a tre anni e sei mesi di reclusione per gli agenti di polizia Monica Segatto, Enzo Pontani, Paolo Forlani e Luca Pollastri accusati dell’omicidio colposo, per eccesso dei mezzi di contenimento, dello studente ferrarese Federico Aldrovrandi. Il ragazzo morì verso le sei del mattino del 25 settembre 2005 dai colpi ricevuti quando era già ammanettato e che gli hanno provocato lo schiacciamento del torace.
Nella pagina Facebook molti dei commenti sono di Paolo Forlani, uno dei 4 agenti condannati con pena definitiva a 3 anni e 6 mesi (3 indultati) per la morte di Federico. Forlani commenta sulla madre: «che faccia da c... aveva sul tg, una falsa e ipocrita, spero che i soldi che ha avuto ingiustamente (2 milioni di euro, risarciti dal ministero degli interni alla famiglia Aldrovandi, ndr) possa non goderseli come vorrebbe, adesso non sto più zitto dico quello che penso e scarico la rabbia di sette anni di ingiustizie».
E ancora: «Vedete gente, non puoi fare 30 anni questo lavoro ed essere additato come assassino solo perché qualcuno è riuscito a distorcere la verità, io sfido chiunque a leggere gli atti e trovare un verbale dove dice che Federico è morto per le lesioni che ha subito...ma noi paghiamo per le colpe di una famiglia che pur sapendo dei problemi del proprio figlio non ha fatto niente per aiutarlo, mi fa inc... un pochino e stiamo pagando per gli errori dei genitori, massimo rispetto per Federico ma mi dispiace, noi non lo abbiamo ucciso...».Il Secolo XIX
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Aldrovandi, Cancellieri e la vergogna | italia | Il Secolo XIXSanzione in arrivo per Paolo Forlani, uno dei quattro poliziotti condannati per l’uccisione del ventenne Federico Aldrovandi. L’agente aveva postato su Facebook commenti con insluti rivolti allla madre del ragazzo. Oggi è intervenuto il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, che ha definito «vergognose e gravemente offensive» le parole di Forlani ed ha disposto «l’immediato avvio di un procedimento disciplinare per sanzionare l’autore del gravissimo gesto».
Per Forlani e per i colleghi Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri, giovedì scorso la Cassazione aveva confermato la condanna in via definitiva a tre anni e sei mesi: erano state le loro percosse a causare la morte del giovane la sera del 25 settembre 2005 a Ferrara. Il giorno dopo la sentenza, una frase del ministro Cancellieri aveva irritato la famiglia dello studente: «se ci sono stati, come sembrerebbe, degli abusi gravi è giusto che vengano colpiti». «Perché - avevano replicato i genitori di Aldrovandi, Lino e Patrizia Moretti - il ministro usa il condizionale? Quel condizionale è fuori luogo, inopportuno e poco rispettoso delle Istituzioni».
La polemica si rinfocola poi due giorni fa, quando sulla pagina Facebook dell’associazione `Prima Difesa appare una serie di commenti offensivi, alcuni firmati da Paolo Forlani che se la prende con la madre di Aldrovandi: «una - scrive l’agente - falsa e ipocrita, spero che i soldi che ha avuto ingiustamente (2 milioni di euro, risarciti dal ministero degli interni alla famiglia Aldrovandi, ndr) possa non goderseli come vorrebbe, adesso non sto più zitto dico quello che penso e scarico la rabbia di sette anni di ingiustizie». La donna non ci sta e querela l’associazione. Oggi l’intervento del ministro dell’Interno. Soddisfatta Patrizia Moretti, ma, sottolinea, «il vero intervento che io e noi familiari di Federico attendiamo dal ministro è il procedimento disciplinare che porti al licenziamento degli agenti condannati per la morte di mio figlio: un procedimento che ci era stato annunciato dal capo della polizia Antonio Manganelli».
«Era ora - commenta su Twitter il presidente di Sel, Nichi Vendola - decisione Cancellieri per provvedimento disciplinare. Aspettiamo di vedere esito. Non c’è posto per queste persone nelle forze dell’ordine della Repubblica. Giustizia e rispetto per Aldrovandi». Anche il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero giudica positivamente l’intervento di Cancellieri. «Ora però - aggiunge - il ministro dell’Interno dovrebbe assumersi l’impegno affinché la vicenda Aldrovandi non finisca come il G8 di Genova, con i colpevoli che sono stati promossi». Andrea Sarubbi (Pd) ha rivolto al ministro un’interrogazione parlamentare per chiedere «di allontanare dalla Polizia l’agente che ha offeso pubblicamente la signora Moretti e, in questo modo, anche tutte le forze dell’ordine».
Per i quattro poliziotti condannati, la sentenza della Cassazione non ha previsto pene accessorie come l’interdizione dai pubblici uffici. Gli agenti sono dunque ancora in servizio. Per loro, come da regolamento, si è aperto il procedimento disciplinare. Saranno ascoltati da un’apposita commissione che poi deciderà eventuali sanzioni. Per Forlani c’è da oggi un procedimento supplementare: quello disposto dal ministro per i suoi insulti su Facebook.
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Un giovane è morto, nelle foto vediamo il suo viso: era bello... Sicuramente i quattro poliziotti non volevano certo ucciderlo, ma solo tenerlo fermo nello stato di grande anomala esaltazione in cui il giovane si trovava. Sicuramente era un'esaltazione, dalla descrizione che ne hanno fatto i media, dovuta a non ben precisate sostanze stupefacenti.
Avranno fatto gli esami tossicologici sul cadavere, voglio sperare, e avranno individuato che tipo di sostanza aveva assunto Federico? Sempre dai media ho appreso che forse non lo sapeva neppure Federico cosa un "amico" gli aveva dato. Certo però lui quello che gli ha dato l'ha accettato ed ingerito e insieme all'alcool, che non può che far male se addizionato a sostanze psicotrope, siano queste psicofarmaci che droghe, ha avuto su di lui un effetto esplosivo. I testimoni che avevano chiamato la Polizia descrivono un ragazzo sconvolto da uno stato violento e terribile che lo aveva reso incontrollabile. I poliziotti hanno sbagliato nel tentativo di tenerlo fermo e lo stato di eccesso in cui il giovane si trovava, addizionato alla compressione violenta sul torace, ne hanno provocato la morte.
Difficile fare Giustizia con la G maiuscola. Di certo non era quello il modo di tenerlo fermo. Avrebbero dovuto prima chiamare l'ambulanza ed agire poi di concerto con il consiglio del personale sanitario.
Persino con i cani aggressivi che attaccano l'uomo, mettendone in pericolo l'incolumità e la vita, le forze dell'ordine sono tenute ad avere cautela, a non abbatterli nonostante stiano sbranando qualcuno. E' successo recentemente a Lariano, vicino Roma, un pitbull lasciato incustodito dai padroni, che sono stati in seguito denunciati, aveva aggredito una povera signora che portava a spasso il suo cagnolino.
23 giugno 2012 - Da ROMA TODAY"Una donna di 50 anni è in gravi condizioni dopo essere stata azzannata in strada da un pitbull lasciato incustodito. L'episodio è avvenuto questa mattina a Lariano, vicino a Roma. La donna stava passeggiando con il suo cagnolino quando il pitbull si è avventato sull'animale sbranandolo e uccidendolo, e poi ha azzannato la cinquantenne. Sono intervenuti i carabinieri di Lariano e gli agenti della polizia municipale: un militare, nel tentativo di portare via il cane, è rimasto ferito. La donna è stata trasportata all'ospedale di Velletri, ai Castelli Romani, per le gravi lesioni subite, ma non è in pericolo di vita. Il proprietario del cane sarà rintracciato e denunciato. (Fonte Ansa)"
Io stessa ho vissuto in prima persona uno sgradevolissimo episodio, che si verificava per la seconda volta, sempre da parte degli stessi cani di una razza definita nel decreto Sirchia "bisognosa di una particolare custodia", nel quale ho potuto constatare che il preciso maresciallo dei Carabinieri che è intervenuto ha dovuto rispettare un altrettanto preciso protocollo: ha dovuto chiamare il veterinario della ASL e l'accalappiacani, i quali hanno catturato le due bestie molto aggressive con cautela e badando di non fare loro male, mentre il carabiniere si teneva all'interno dell'auto di servizio con lo sportello semiaperto e la mano sulla fondina in cui era custodita la pistola di ordinanza, nell'evenienza di un attacco. Tutto questo per consentirmi di rientrare nella mia abitazione dopo una giornata di lavoro dato che, circondata la mia auto dai due bestioni, non potevo scendere. E meno male che esistono i cellulari.
Dunque tanta cautela per dei cani sicuramente aggressivi e nessuna per un giovane sia pure fuori di testa. Hanno sicuramente sbagliato, perché se la legge prescrive che per catturare cani di una razza aggressiva deve esserci oltre che l'accalappiacani anche il veterinario, che deve vigilare che tutto si svolga con ogni garanzia per l'incolumità dell'animale, non si capisce perché per un giovane, che ha sbagliato ad assumere sostanze che ne hanno alterato le funzioni psichiche, non si sia chiamata prima l'ambulanza e non lo si sia immobilizzato almeno con le cautele usate per i cani!!
Ho dovuto portare questi due esempi estremamente concreti nella loro drammaticità per far capire ancora meglio quanto si sia sbagliato nei confronti di Federico Aldrovandi.
Il poliziotto poteva risparmiarsi il brutto commento su una donna che preferirebbe avere qui suo figlio e non due milioni di euro al suo posto.
  
Federico Aldrovandi




martedì 26 giugno 2012

BRIANZACQUE e ATI restituiscono, ACEA ATO2 no!


I GESTORI DEL SERVIZIO IDRICO IN UMBRIA RESTITUISCONO LA QUOTA FOGNATURA E DEPURAZIONE AGLI UTENTI NON SERVITI DOPO LA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE 335/2008.
MA SOLO SU RICHIESTA!

Le utenze Umbre non depurate sono circa 34000 nell’ATI 1 e 2 e circa 2500 nell’ATI 4, mentre l’ATI 3 non pubblica ne gli elenchi ne il piano tariffario completo! I gestori del Servizio Idrico dovranno restituire il canone depurazione e fognatura pagato nei 5 anni antecedenti la sentenza alle utenze non servite da depuratore.
Si tratta dell’ennesima dimostrazione del fallimento della gestione privatistica dove i privati con i loro investimenti, dovevano superare le inefficienze del pubblico. Ma i fatti hanno dimostrato ancora una volta il contrario!
Infatti gli investimenti previsti dai piani d’ambito non sono stati realizzati, ma sono stati fatturati nelle bollette canoni per un importo stimato di circa 4 milioni di € che ora, dopo la sentenza della Corte Costituzionale dovranno restituire agli utenti, così come si continua a fatturare la remunerazione del capitale investito (15,82% sull’ATI 1 e 2 e circa il 7% sull'ATI 4), abrogato da un’altra sentenza della Corte Costituzionale dopo la vittoria dei referendum del 2011, dopo un anno ancora ignorati ma applicati direttamente con la campagna di ''obbedienza civile''.
INVITIAMO QUINDI GLI UTENTI A CONTROLLARE SE SI E’ INSERITI NEGLI ELENCHI PUBBLICATI SUI SITI DEI GESTORI (Umbra Acque, SII Terni e VUS) E LE BOLLETTE DEL SERVIZIO IDRICO PER VERIFICARE LA CORRETTEZZA DEI PAGAMENTI, NONCHE’ AD INVIARE LA RICHIESTA DI RIMBORSO E/O CONTESTAZIONE.


Approfondimenti

Che succede quando i guardiani del pollaio aprono le porte alle volpi?

Nel nostro caso i guardiano del pollaio sono gli ATI comprendente tutti Sindaci dell'Umbria e le volpi i gestori Umbra Acque SPA, VUS SPA e SII SCPA!
Non è difficile indovinare chi sono i polli che ci rimette le penne....
Sono gli ATI 1 e 2 che autorizzarono l'adeguamento del deposito cauzionale giudicato poi illegittimo dal tribunale dopo 5 000 reclami e quindi il gestore non insiste... ma gli utenti che invece lo hanno pagato non sono risarciti perché la delibera dei ATI è ancora in vigore.
È l'ATI 3 che non obbliga la pubblicazione dell'elenco degli aventi diritto alla restituzione della quota pagata per la depurazione e la fognatura nel sito della VUS SPA.
Sono tutti gli ATI che non obbligano come previsto dal DM 30/09/2009, i gestori a comunicare ad ogni utente avente diritto alla restituzione della quota pagato per la depurazione e la fognatura che possono fare richiesta di rimborso per il maltolto.
È nell'ATI 1 e 2 che ancora ad oggi, nel 2012, aventi diritti alla restituzione della quota pagata per la depurazione e la fognatura per il quinquennio antecedente al 1 ottobre 2009, pagano ancora la quota di depurazione e fognatura,
È l'ATI 4 che accende mutui e le inserisce in tariffa per pagare i debiti pregressi del gestore.
Sono gli ATI 3 e 4 che nel calcolo annuale della tariffa applicano l'inflazione all'inflazione.
Sono gli ATI tutti che non controllano e non obbligano i gestori a fare tutti investimenti previsti dal piano d'ambito.
Sono gli ATI 1, 2 e 4 che perseverano ad applicare la tariffa comprendente la remunerazione del capitale investito ( rispettivamente 15,8% e e 7% della bolletta attuale) abrogata dal referendum del giugno 2011.
Ma gli utenti sono famiglie, aziende, cittadini non polli e si sono espressi un anno fa per un controllo partecipato alla gestione pubblica del servizio idrico.


I CONTATTI DEL COMITATO UMBRO ACQUA PUBBLICA:


PERUGIA
mercoledì dalle 17,30 alle 19,30, in Via del Lavoro 29, Tel e Fax 075 5057404
Michel 338 1912990 Elisabetta 333 7826433
martedi, giovedi, venerdi dalle 17 alle 20 – YaBasta via Ulisse Rocchi 48 – Nicoletta 340 4714 165
sabato h 11,00 -13,00 Ponte San Giovanni- Via S. Bartolomeo 50- Anna Grazia 320 8641344
Alto Tevere, Massimo 333 9102499
Terni e Provincia, Franco 328 6536553
Marsciano, Luca 347 4016101
Gubbio, Antonio 3383048081
Magione, Massimiliano 3403737948
Orvieto, Centro Documentazione Popolare – Via Magalotti - Mirko 328.5430394 - comitatoacquapubblicaorvieto@gmail.com


Il comitato umbro acqua pubblica - acquapubblicapg@gmail.com
http://acquapubblica-umbria.noblogs.org/ www.riducilabolletta.org

A me non fa alcuna pena Rutelli


Da: TM NEWS

Rutelli: Lusi è ladro e traditore, io pago prezzo assai doloroso

In una lettera a Feltri: l'ex tesoriere della Margherita non è il giustiziere della politica

TMNews CNN
Roma, 26 giu. (TMNews) - Luigi Lusi "è un ladro. Confesso. Un traditore di chi ha avuto fiducia in lui. E il calunniatore delle sue stesse vittime". Francesco Rutelli ha scritto una lettera a Vittorio Feltri, pubblicata sul "Giornale", nella quale ha sottolineato: "Almeno tu, caro Feltri, aiutaci perché non sia trasformato in una specie di giustiziere della politica".

"Lusi - dirigente scout, magistrato onorario, rompicoglioni ossessivo, capace di portare a casa dei bilanci del partito cospicuamente in attivo - non si è dimostrato un furfante qualsiasi", ha scritto Rutelli, riferendo che "tutti gli atti giudiziari attestano un'attività micidiale di artefazione e manomissione che ha tradito non solo tutti noi dirigenti politici, ma un illustre collegio di Revisori, il Comitato di tesoreria, la banca, il controllo successivo della Camera dei deputati". "Noi siamo le vittime", ha ripetuto l'ex leader della Margherita, rivendicando come i Dl saranno "il primo partito a restituire allo Stato l'intero avanzo di bilancio (alla fine, crica 20 milioni di euro)".

"Sappiamo - ha riconosciuto Rutelli - che abbiamo sbagliato a scegliere Lusi, e che per questo ladrocinio subito io per primo sto pagando un prezzo assai doloroso. So che subire tradimento, furto, diffamazione e dileggio può far parte del gioco. Eppure sono determinatissimo a uscirne con l'onore intatto: sono un politico che vive nella casa di famiglia, non si è arricchito, ed è tracciabile al centesimo".

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Poverino! Il prezzo più doloroso però lo stiamo pagando noi contribuenti che abbiamo votato contro il finanziamento pubblico dei partiti i quali, Rutelli e tutti consenzienti, se ne sono impippati alla grande e, aggirando la nostra volontà, i soldi se li sono presi lo stesso.

Considerazioni su LUSI: tutti gli aggettivi datigli da Rutelli sono sacrosanti e, viene da pensare, a cosa servirà mai l'educazione cattolica scout? In questo momento mi è venuta in mente anche un'altra figura che viene dal mondo cattolico di Comunione  e Liberazione che si sta rivelando un gaudente e... forse altro.



Plauso ai Carabinieri


Benzinaio ucciso a Roma: tre arresti

Mario Cuomo venne ammazzato il giorno del suo 62esimo compleanno durante una rapina il 9 agosto 2011. In manette sono finiti due noti pregiudicati romani e un terzo uomo di Cerveteri

foto Ansa
09:02 - I carabinieri di Roma hanno arrestato tre persone per l'omicidio di Mario Cuomo, il gestore di un distributore di carburanti, nel comune di Cerveteri, ucciso nel corso di una rapina il 9 agosto 2011. In manette sono finiti due noti pregiudicati romani, autori del colpo e dell'omicidio, e un terzo uomo, accusato di aver fornito supporto informativo e logistico ai due rapinatori.
Durante il colpo i due romani, che indossavano caschi integrali, ferirono gravemente anche il fratello della vittima, Giancarlo, tuttora in gravi condizioni. Cuomo fu colpito a morte in piena testa nel giorno del suo sessantaduesimo compleanno sotto gli occhi del figlio.

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Ottimi i Carabinieri. Speriamo che, grazie alla magistratura, non ce li ritroviamo in giro fra qualche tempo.

Orridi esseri dall'aspetto umano


Da TGCOM24

Cosenza, bimbo stuprato e seviziato dai genitori

Il padre 40enne e la madre di 38 anni sono stati arrestati. Il piccolo di 7 anni è stato posto in una residenza protetta

foto Ansa
19:52 - Da piccolo veniva legato mani e piedi al seggiolone. Poi costretto ad assistere agli amplessi dei genitori che lo avrebbero anche seviziato con vari oggetti. Il bambino, che oggi ha 7 anni, sarebbe anche stato violentato dal padre. Infine, grazie ai sospetti di un insegnante, per lui l'incubo è finito. Il padre 40enne e la madre 38enne di San Marco Argentano, nel Cosentino, sono stati arrestati e lui si trova in una residenza protetta.
Il bimbo, scontroso, introverso e aggressivo, si esprimeva con parole volgari e toccandosi le parti intime. Proprio questo suo comportamento ha indotto uno suo insegnante ad avvertire gli assistenti sociali facendo scattare le indagini. A loro il piccolo avrebbe riferito di un inferno domestico fatto di torture con fiammiferi e candele che gli ustionavano parti del corpo, botte con la cinghia, calci, pugni e di violenze sessuali e psicologiche che avrebbe sopportato fin dalla tenera infanzia. Così è scattata la denuncia alla Procura, che ha chiesto ed ottenuto l'arresto dei genitori. Sia da una visita sul bambino che in casa sono stati trovati riscontri a questa situazione.

Il ragazzino ha altri tre fratellini dati in adozione perché i genitori nullafacenti non erano in grado di mantenerli.
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Sono notizie che non si vorrebbero mai leggere ma se la gente orrida esiste dobbiamo prenderne atto.
Dobbiamo prenderne atto perché altrimenti si incorre nell'errore di credere gli altri uguali a noi stessi, di rivedere nell'altro uno che pensa e ragiona come noi... e allora nel ruolo di genitore, ad esempio, pensiamo che non si possa che amare e proteggere la propria creatura, invece ci possono essere modi alieni di pensare e vedere il mondo e le cose, per noi non comprensibili e insostenibili al solo figurarsi che certe cose possano accadere.
Abbiamo l'aspetto di umani tutti, ma non per questo apparteniamo alla stessa specie. 
L'ho già scritto tanto tempo fa: a volte mi sento molto più vicina  agli occhi affettuosi di un cane di famiglia che a certi esseri definiti "miei simili". 

Telecom dissociata?

Telecom ha accreditato euro 70,00 per il disservizio di febbraio sulla linea ADSL dell'Utente di cui abbiamo parlato in post di quel periodo. E questo è giusto e regolare, perché questo prescrive il Regolamento contrattuale fra Telecom e l'Utenza.

Per il disservizio di maggio non sappiamo. L'utente ha inviato regolare raccomandata illustrando i fatti il 18/05/2012, qualche giorno dopo è giunta una lettera datata 17/05/2012, dunque partita prima che l'utente spedisse la raccomandata, in cui Telecom ammette un grave guasto. La pubblichiamo in modo che si possano notare le incongruenze fra la dichiarazione di guasto da parte della Società erogatrice del Servizio e ciò che ha constatato l'utente grazie ad un tecnico di sua fiducia, unitamente a sue specifiche competenze che gli hanno consentito di capire che quello che affermava il tecnico Telecom non era congruente con i dati sperimentali.
Ora Telecom risponde alla raccomandata dell'Utente "cavia" delle incongruenze fra Telecom e l'Utenza. Pubblichiamo anche questa lettera, anzi, sono due che dicono la stessa cosa:
una è datata 8 giugno 2012, timbro sulla busta 11/06/2012
una è datata 18 giugno 2012, timbro sulla busta 19/06/2012;
ora leggete per pro-memoria la raccomandata dell'Utente "cavia" pubblicata su questo blog al giorno 18 maggio 2012 (a destra in basso ci sono i mesi e cliccando su di essi compaiono i giorni, il post della raccomandata che riassume l'ultimo disservizio di maggio ha il titolo di "Telecom zero in condotta"), in sequenza leggete cosa dichiara Telecom nella sua lettera all'Utente datata il giorno prima della raccomandata, dunque inconsapevole ancora di essa; poi leggete le due lettere sopra illustrate, di ugual contenuto ma di protocollo e data diversi, che rispondono alla raccomandata del 18 maggio 2012... e ditemi voi se Telecom non è in confusione e contraddizione con sé stessa!
Con lettera del 17 ammette che il disservizio dipende da lei, per un non ben identificato guasto!
Con le lettere di risposta alla raccomandata dichiarano che "non sono emersi elementi che ci consentono di accogliere la sua richiesta".


Ma di quale richiesta parla Telecom? Nella raccomandata viene denunciata una constatazione tecnica effettuata dall'Utente e da un suo tecnico, entrambi competenti, per disgrazia di Telecom!
Il rimborso dell'interruzione del Servizio è ineludibile, sia che Telecom ammetta le VERE RAGIONI di quanto è avvenuto, sia che non voglia ammetterle, dichiarando un "non ben identificato guasto" sempre attribuibile a sé STESSA, erogatrice di un Servizio che è stato interrotto.

Lettera del 17 maggio 2012 in cui Telecom giustifica l'interruzione della linea ADSL con un guasto
Lettera dell'8 giugno 2012 in cui Telecom smentisce sé stessa
Lettera gemella a quella dell'8 del 18 giugno 2012 in cui Telecom smentisce sé stessa
(Perché poi 2 lettere per dire la stessa cosa?)

lunedì 25 giugno 2012

Il Sindaco si è svegliato!!









DA: Il Mamilio
25/6/2012 - ROCCA PRIORA
Il sindaco: ''Pronti ad un consiglio comunale straordinario''
Dopo il fine settimana nero, Pucci interviene: ''Chiesta una riunione urgente con Acea''
Venerdì l'acqua è mancata totalmente in molte zone per l'intera giornata. Ieri ancora problemi
a cura della redazione attualità
ROCCA PRIORA (25/6/2012 - ore 10.45) - Una cittadina storicamente ricca di fonti che si ritrova senza acqua per gran parte del fine settimana. Questa è Rocca Priora. Venerdì, a causa del solito guasto presso la struttura delle Calcare, il flusso idrico è mancata in gran parte del paese dalle prime ore della mattina fino alle 23 della sera. Ieri, giornata festiva, ancora un ''black out'' di qualche ora.

Ai cittadini, che iniziano ad irritarsi per quanto accaduto, fa eco anche l'amministrazione comunale. In prima fila il sindaco Damiano Pucci, che già giovedì aveva diramato una comunicazione in cui richiedeva al gestore attenzione ed interventi sul territorio.
''Ci stiamo rendendo conto - afferma il primo cittadino - che esistono disservizi che vanno oltre i problemi storici. E' ora quindi di riunirsi e valutare bene quali sono questi problemi. Abbiamo chiesto un incontro urgente con Acea e ci stiamo comunque organizzando per garantire le autobotti in caso di necessità. Infine, visto il susseguirsi degli eventi, probabilmente organizzeremo un consiglio comunale straordinario per discutere ampiamente del tema e prendere magari delle decisioni a riguardo con tutte le forze presenti in assise''.

L'acqua a Rocca Priora sta diventando un problema. Anni fa scrivere una cosa del genere sarebbe stato impensabile. Da qualche tempo è così. Ed è ora di agire.
fonte IL MAMILIO
http://www.ilmamilio.it/castelli_notizie1.asp?id=412&by=a&com=Rocca Priora


L'ACQUA NON SI TOCCA!!!

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Gruppo "Comitato Acqua Pubblica Rocca Priora" di Google Gruppi.
Per mandare un messaggio a questo gruppo, invia una email a
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Per maggiori opzioni, visita questo gruppo all'indirizzo
http://groups.google.com/group/comitato-acqua-pubblica-rocca-priora?hl=it?hl=it

venerdì 22 giugno 2012

Pubblicato da "Il Mamilio"





ROCCA PRIORA (22/06/12 – ore 11,40) – Dal comitato “Acqua pubblica” di Rocca Priora riceviamo e pubblichiamo.

“Dopo l'emergenza igienico-sanitaria subìta nel 2010 con il sequestro da parte del Tribunale di Velletri del depuratore del Fosso della Beccaccia per gravi inadempienze normative ai fini del Servizio di depurazione, il Sindaco, in qualità di Responsabile Sanitario della popolazione di Rocca Priora, all'epoca è stato raggiunto da un avviso di garanzia, e ha dovuto incaricare una ditta esterna (la "Testani") indicata da Acea, versando la modica cifra di circa 899mila euro (Rif.to D.G.C. n. 37 del 12/04/2011), estinguibili in tre anni, per lo svuotamento delle vasche del depuratore posto sotto sequestro e per permettere lo svolgimento dei lavori di messa a norma ed adeguamento alle condizioni previste dalla normativa vigente.

Tale cifra viene pagata con i soldi che Acea Ato2 versa ogni anno nelle casse comunali per i canoni di depurazione e fognatura riscossi, in parte illegalmente richiesti da Acea stessa anche agli utenti che non hanno allaccio in fogna e che quindi non usufruiscono della depurazione delle proprie acque reflue; questi canoni debbono essere rimborsati a tutti gli utenti che sono privi di fognatura che ne fanno richiesta al gestore idrico, secondo la sentenza della Corte Costituzionale n. 335/2008, in quanto, con l'istituzione delle Autorità d'Ambito Territoriali Ottimali, gli Ato (in fase di ristrutturazione ad ATO unico regionale) devono assicurare il Servizio idrico integrato in tutte le sue fasi: Captazione, Adduzione e Distribuzione dell’acqua, Collettamento e Depurazione delle acque reflue (esiste un apposito documento per la richiesta dei rimborsi da inoltrare ad Acea Ato2, ndr).

Il 17 aprile nella sede della Provincia di Palazzo Valentini si è tenuta la Conferenza dei Sindaci per discutere il nuovo Regolamento di Utenza, la nuova Carta dei Servizi, il piano di aumento tariffario del 3,5% a partire dal 2013 per il servizio idrico offerto da ATO2, in cui il Comune di Roma ha fatto da despota assoluto nelle votazioni delle delibere, avendo in percentuale la maggioranza degli abitanti e contando così più dei 122 comuni messi insieme che fanno parte di Ato2.
Il signor sindaco del Comune di Rocca Priora non era presente quel giorno e non era presente nessun delegato a rappresentanza. Così come non è stato mai presente (se non delegando l’assessore all’Ambiente dott. Giovannetti) nelle Assemblee tra cittadini, Comitati e Sindaci organizzate dal Coordinamento Acqua Pubblica Castelli Romani.

Invitiamo ufficialmente il dott. Damiano Pucci a presenziare alla terza assemblea tra Cittadini, Comitati dell’Acqua e Sindaci dei Castelli Romani che si terrà venerdì 6 luglio al Comune di Albano per continuare la creazione di una piattaforma comune per dare un forte segnale in sede di Conferenza dei Sindaci (dove il Sindaco è chiamato a partecipare per rispetto nei confronti dei cittadini) di fronte alla assoluta insolenza di Ato2 e al suo operato fatto di distacchi delle utenze, aumenti tariffari, disservizi, perdite di acqua, emergenza arsenico ed anche della imminente vendita del 21% delle azioni di proprietà del comune di Roma della “S.p.A. a prevalente capitale pubblico” (detenuto dallo stesso per una cifra pari al 51% delle azioni totali) .

Il sindaco si limita ad inviare un semplice sollecito per disservizio ad Acea Ato2, come se i precedenti avvenimenti non fossero mai accaduti, e come se veramente si stesse facendo carico dei bisogni dei cittadini.

Dal Regolamento di Utenza del Servizio idrico integrato si evince che “il Gestore non risponde dei danni conseguenti all’interruzione del flusso dell’acqua o alla diminuzione di pressione dovute a cause indipendenti del Gestore, ma s’impegna a provvedere, a ripristinare la regolarità del flusso nel rispetto delle modalità descritte nella Carta dei Servizi. Il Gestore cercherà di avvertire preventivamente l’utente della interruzione, tuttavia l’utente non potrà pretendere per l’interruzione del flusso, anche non preavvisata, alcun risarcimento di danni o rimborso spese.”.

La Giunta Comunale si sta comportando come se non avesse alcuna autorità in merito subendo le angherie legalizzate di Ato2, limitandosi ad inviare una letterina per far vedere che il suo compitino a casa è stato fatto. Signor Sindaco pensa che il suo operato sia a favore dei cittadini? Pensa che disertando le Conferenze dei Sindaci, le Assemblee con i cittadini dei Castelli Romani e le riunioni preparatorie dei Sindaci per fare fronte comune contro il gestore, riesca a cambiare lo stato attuale?
Come pensa di poter intervenire assumendo un atteggiamento isolazionista rispetto ai suoi colleghi?

Vogliamo risposte e vogliamo che lei e gli assessori competenti vi prendiate le vostre responsabilità di fronte ai cittadini che governate, che dimostriate più coraggio nel segnalare i disservizi e i soprusi del gestore idrico.

Con un semplice sollecito non si risolve nulla, abbiate il coraggio di alzare la voce e di partecipare attivamente alla costruzione di una nuove gestione del Servizio Idrico. Noi non vogliamo un Sindaco ostaggio di Acea Ato2!".

giovedì 21 giugno 2012

Lusi va in carcere: speriamo che ci resti

Roma, 20 giu. (Adnkronos/Ign) - Il Senato ha detto sì alla richiesta di custodia cautelare nei confronti di Luigi Lusi da parte della Procura di Roma. I sì sono stati 155. Tre i no e 1 astenuto. Il Pdl non ha partecipato al voto. Nemmeno Francesco Rutelli come parte offesa nel procedimento penale contro l'ex tesoriere della Margherita, si legge in un comunicato. 

"Non mi sento un capro espiatorio, sono una persona che sta vivendo un incubo e chiedo di essere rispettato per questo", commenta Lusi parlando con i giornalisti dopo la decisione del Senato. Poi si dice disponibile di fronte ad una richiesta a dire "una marea di cose" ai magistati. Alla domanda se ritiene che sulla sua testa si sia giocata una partita più ampia di carattere politico generale, replica: "Questo mi pare evidente".


"Ho notato che se la Lega non fosse rimasta in aula sarebbe probabilmente mancato il numero legale, così come ho visto che Enzo Bianco ha votato... Almeno Rutelli ha avuto l'intelligenza di non votare", commenta ancora Lusi. Che aggiunge di aver avuto pressioni per dimettersi, "ma io voglio combattere". Congedandosi con i cronisti, infine dice: "Ora lasciatemi andare dove devo andare". Attenderà, a quanto si è appreso, l'esecuzione della misura di custodia cautelare da parte della Guardia di finanza nella sua abitazione a Genzano.

!!!!!!!!!!!!

Ci chiediamo tutti come sia possibile portare in giro la propria faccia a testa alta come fa questo Senatore della Repubblica Italiana (ahimè!), e come faccia anche ad atteggiarsi a vittima!
Vittima di cosa? Ha rubato soldi pubblici, lo ha anche ammesso. Dunque? Se ci sono anche altri che si sono approfittati dei soldi pubblici non vuol dire che lui non debba vergognarsi. Lui dovrebbe guardare a sé stesso e dirsi: "Mi sono messo in tasca soldi che non erano miei, tanti, tanti soldi dei contribuenti mentre c'è chi, pur avendo pagato tasse e contributi tutta la vita, non sa come vivere una serena vecchiaia, mentre in Italia non ci sono più soldi e bisogna toglierli alla sanità, alla scuola, ad uno sviluppo per dare lavoro a chi non ce l'ha, perché i politici come me hanno gonfiato il debito pubblico all'infinito negli anni. Mi vergogno per questo anche se non sono l'unico." 
No, lui non si vergogna, anzi, pretende rispetto e si atteggia a vittima.
Cosa vuol dire questo?
Vuol dire assenza totale di qualsiasi senso morale, quell'assenza che gli ha consentito di fare quello che ha fatto. E' tutto logico! Se uno compie certi gesti, certe azioni è perché è fatto in quel certo modo che gli consente di arraffare denaro che non gli spetta senza vergogna e senza ritegno: perché dovrebbe averne ora?
Non si pente mai nessuno, quelli che si pentono fingono per avere sconti di pena. 
Questo Lusi è monolitico e si sente eroico nella sua mancanza totale di vergogna, lui è convinto di essere nel giusto: i soldi erano nella sua disponibilità e lui se li è presi.


Rutelli e gli altri. Quando era sindaco di Roma, devo averlo già scritto in qualche articolo, forse non su questo blog che vive solo da un anno e mezzo, si faceva fotografare in motorino e una stampa compiacente voleva farlo apparire quasi come certi politici di Paesi, veramente democratici, del nord Europa che girano anche in bicicletta. In realtà l'abbiamo visto con i nostri occhi arrivare in Lancia Kappa e scorta in visita "informale" alla manifestazione estiva romana "Big Gim" di cui, evidentemente, andava fiero! Un giovane medico del Servizio Sanitario, obbligatorio per tutte le manifestazioni di questo tipo, era sistemato in un presidio ricavato in un sottoscala, pagato Lire 12.000 l'ora. Evidentemente per imparare a prestare soccorso ad un essere umano con perizia professionale servono anni di dura preparazione e sacrificio, ma questa era la mercede che veniva pagata a scienza e studio, mentre il gran "cranio" Rutelli girava in Lancia Kappa e scorta pagate da noi. Cosa saprà fare Rutelli se gli togli la poltrona di politico? Giocare a golf, da quanto mi dice chi lo conosce su quei campi costosi, ma non credo sia bravo abbastanza da camparci. Dunque continuate a votarlo... siete voi che lo votate che gli date un ruolo e lo fate ricco.  

lunedì 18 giugno 2012

Lucrezia Borgia ed il suo tempo


Papa Alessandro VI, padre di Lucrezia e di molti altri figli

Non avrei mai acquistato il libro che ho quasi finito di leggere, perché il personaggio non suscita in alcun modo il mio interesse per più di una ragione.
Ma una mia conoscente ha molto insistito perché io lo leggessi ed ha voluto prestarmelo a tutti i costi: dato che è persona gentile e generosa non ho potuto sottrarmi.
Il libro, scritto in forma di diario immaginario da tale Joachim Bouflet ed edito da Newton Compton, è, per esplicita dichiarazione dell'Autore, tratto da fonti costituite da documenti autentici. 
Questa è l'unica ragione per cui mi sono sforzata di leggerlo, anche se, diffidente come sono, ho fatto dei controlli su tale autenticità.
Ovviamente conoscevo la storia scandalosa di Alessandro VI, uno dei tanti Papi assetati di potere e di lussuria, sanguinari mandanti di assassini e di esecuzioni orrende, che non capisco come potessero esercitare il potere di scomunica, visto che più scomunicati di loro era difficile trovarne. Come potesse il popolo temere di essere scomunicato o come potessero perdere potere sul popolo un Re, un Principe o un signorotto, se oggetti di scomunica, è per me incomprensibile. Si può spiegare solo con la superstizione che nulla ha a che fare con un'idea di un Dio puro e perfetto...
Joachim Bouflet è uno studioso di religioni e misticismo, dicono le sue note biografiche, ma in questo libro c'è più che altro Storia dell'esercizio del Potere frammista ad un cupo cinismo che con la religione ed il misticismo non hanno nulla da spartire. Non c'è una filosofia mistica del vivere, ma un'accettata vita piegata ad ogni libidine, ad ogni tradimento, ad ogni servilismo immorale, senza una luce di timore di un eventuale Dio. Per contro si parla di rifugi presso conventi di suore nei momenti in cui Lucrezia si trovava in difficoltà politica o affranta da un dolore. Come si può conciliare il vivere in mezzo al fango, senza  alcuna regola morale, con il nominare Dio nei momenti difficili mi è incomprensibile e, appunto, posso spiegarlo solo con la superstizione.
Per il resto è una serie di ammazzamenti perpetrati da suo fratello Cesare, che non disdegna nemmeno il fratricidio, e trovo il giudizio storico che ne dà il Machiavelli servile e null'altro. Dire che il Valentino riportò ordine e giustizia nei tribunali delle terre di Romagna da lui conquistate, mi sembra di un ottimismo sconfinato, anche se prendo atto che i vari signorotti scalzati da quelle terre sembra avessero creato disordine sociale ancora di più del sanguinario Cesare Borgia. Ma non si può sempre assolvere la Storia perché "è arrivato il meno peggio" che mette un poco di ordine. Sempre peggio è.
Tempi cupi, senza luce mistica. Il libro sembra voler assolvere Lucrezia perché, in fondo, nata in quel mondo dal quale non poteva sottrarsi.
Immergersi, sia pure per un breve tratto, nella Storia dei Papi, dà un senso di cupo sgomento e, anche se il tempo presente è pieno di pagine buie in cui ancora la Chiesa, nonostante tutto, fa la sua parte, ci si sente liberi e si tira un respiro di sollievo.
Sul piano della forma questo libro, definito in copertina Romanzo, non presenta particolari pregi, inoltre ho notato discrepanze anche nei fatti, come quando a pagina 19, riferendosi a Vannozza, l'amante del Papa Borgia e madre di quattro dei suoi figli, scrive: "... anche se non sapeva scrivere..." ; poi a pagine 21, sempre riferendosi a costei: "... al quale Vannozza scriveva: "Eccellente Signore, vostra figlia..." Ma insomma, se non sapeva scrivere come si può riportare due pagine dopo: "scriveva"? Forse, dando per buona la prima affermazione, si doveva precisare: "Vannozza, dettando a..., scriveva..."
Altobello Melone, ritratto di Cesare Borgia, Bergamo, Accademia Carrara







Cesare Borgia  

Rispetto per il risultato referendario


21 Giugno in Campidoglio per l’acqua e la democrazia: 
noi ci saremo

La vittoria dei referendum sull’acqua di un anno fa ha rappresentato un momento di straordinaria partecipazione democratica.
In tempi in cui il divario tra i cittadini e la politica assume proporzioni sempre più preoccupanti, quel risultato ha dimostrato che c’è un’altra Italia, fatta di milioni di donne e di uomini che, quando il tema è chiaro e comprensibile, sanno attivarsi con generosità per far prevalere il bene comune sugli interessi dei poteri forti.
Quel voto è linfa vitale per la ricostruzione di un tessuto democratico nel nostro Paese.

A distanza di un anno, l’esito di quel voto continua ad essere non considerato, quando non apertamente contrastato, con grave danno per la democrazia.
A Roma ciò sta avvenendo grazie alla pervicacia con cui la Giunta Alemanno ha deciso di vendere un ulteriore 21% di quote pubbliche di Acea, la multi utility che gestisce l’acqua e l’energia per la città.
Tale operazione, che non ha alcuna motivazione reale - neppure economica - viene portata avanti contro il volere dei 1,2 milioni di cittadine e cittadini che l’anno scorso si sono pronunciati per l’uscita dell’acqua dal mercato e dei profitti dall’acqua; contro il volere dei lavoratori che si apprestano a mettere in campo il secondo sciopero unitario in soli due mesi; contro il volere delle opposizioni che da mesi stanno contrastando l’approvazione della delibera in Consiglio Comunale.

Ma a Roma è successo qualcosa di ancor più grave: per ottenere l’approvazione della vendita di Acea, nonostante l’isolamento politico e i malumori interni alla stessa compagine di governo della città, il sindaco Alemanno e la sua maggioranza hanno prevaricato le stesse regole della democrazia rappresentativa, trasformando l’aula consiliare in un’arena dove esercitare la forza, producendo forzature regolamentari e deliberazioni illegittime, fino all’aggressione fisica e conseguente espulsione dei cittadini che manifestavano all’interno.

Emerge in tutta la sua drammaticità la questione della democrazia nel governo di una città complessa come Roma e immersa in una crisi dagli aspetti drammatici.
Noi riteniamo che di fronte a tutto questo non si possa più tacere, né rimanere a casa delegando ad altri il prendere parola: è in gioco l’acqua, ma la vera posta in gioco riguarda la democrazia e il futuro di questa città.

Per questo annunciamo pubblicamente che GIOVEDI' 21 saremo in Piazza del Campidoglio.
Per questo chiediamo a tutte le donne e gli uomini di questa città di fare altrettanto, per ritrovarci tutte e tutti assieme.

ROMA NON SI VENDE

Per adesioni: info_servizipubblici@acquabenecomune.org

venerdì 15 giugno 2012

Rocca Priora si depura


Da 5 anni centinaia di famiglie del territorio del Comune di Rocca Priora pagano nella bolletta dell'acqua emessa da ACEA ATO2 anche una cospicua somma per la voce "depurazione fognature" senza che siano mai state costruite e ci pagano anche una tassa: IVA al 10%.
Non solo il Comune di Rocca Priora si trova in questa triste situazione perché, facendo parte del Comitato dell'Acqua Pubblica Castelli Romani, ho avuto il piacere di parlare anche con Assessori di altri Comuni i quali hanno confermato di avere zone non servite dalla rete fognaria a cui ACEA ATO2 fattura questo Servizio non reso.
Di Servizio infatti si tratta, essendo la tariffa "corrispettivo di una prestazione commerciale" e "non avendo natura tributaria", come ribadito dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 8318 del 2011.
L'ultima puntata di questa storia assurda sul piano del diritto del cittadino è di ieri, quando l'Assessore all'Ambiente del Comune di Rocca Priora, Dott. Giovannetti, ha ricevuto nel suo studio una piccola rappresentanza del Comitato, costituita da Alessandro Bacco e dalla sottoscritta, neofita in questo Comitato ma che si è occupata del problema fin dal 2007. Bisogna precisare che l'Assessore all'Ambiente ha molte deleghe, ma non quella ai Servizi Igienico Sanitari che attiene alla Sig.ra Carmen Zorani  da tempo in malattia.
Con molta amabilità il Dott. Giovannetti ha illustrato la situazione: il Comune di Rocca Priora ha accettato il versamento da parte di ACEA ATO2 di euro 300.000 riscossi dalla fatturazione della depurazione alle utenze appartenenti al Comune. Questo per far fronte al problema che il Sindaco, Damiano Pucci, si è trovato ad affrontare più di un anno fa a causa del depuratore non funzionante della Beccaccia e sequestrato l'anno scorso per motivi igienico sanitari. Consultato direttamente da me e da mio marito, il Sindaco ci aveva ricevuto ed aveva detto che doveva pagare migliaia di euro ogni giorno per provvedere, con autospurgo, alla depurazione delle zone del Comune con rete fognaria depurata dal depuratore sotto sequestro, in quanto ACEA ATO2 aveva rifiutato di occuparsi della rete fognaria esistente data la vetustà dei depuratori, quindi ACEA fungeva solo da esattore per conto del Comune il quale doveva poi provvedere alla bisogna.
Alla richiesta da parte nostra di chi era dunque l'Autorità preposta al risarcimento della depurazione indebitamente fatturata a chi la rete fognaria non l'aveva mai avuta, il Sindaco rispondeva che si poteva presentare richiesta al Comune non appena i soldi fossero stati versati da ACEA nelle casse comunali ma che, dati i problemi di bilancio, non sapeva se poi questi soldi il Comune sarebbe stato in grado di risarcirli, facendo presente l'onerosità della spesa degli autospurgo per le zone non più servite dalla Beccaccia.
Giustamente mio marito obiettava che era assurdo pretendere che le utenze che le fognature non le avevano, e dovevano dunque pagarsi privatamente l'autospurgo, finanziassero il Comune per tale esigenza.
Nell'incontro di ieri l'Assessore all'Ambiente, senza delega ai Servizi Igienico Sanitari, assicurava ai presenti che avrebbe discusso la questione irrisolta al prossimo Consiglio Comunale.

 Sul versante Acqua, invece, Alessandro Bacco ha rilevato che il Dott. Giovannetti era delegato dal Sindaco alla Conferenza dei Sindaci del 17 aprile scorso ma, purtroppo, non si è visto. Mentre si dimostrano sensibili al problema i Sindaci di Genzano, di Albano, di Grottaferrata, di Frascati e molti altri perché il Comune di Roma continua a perseguire la vendita del 21% della parte pubblica di ACEA e il 18 giugno ci sarà la battaglia finale in Consiglio, blindato dal Presidente del Consiglio Comunale. Per questo il prossimo 6 luglio c'è l'appuntamento ad Albano tra Sindaci e Comitati dei Castelli Romani. 

Intanto ACEA ATO2, nonostante la promessa fatta dal Sindaco Damiano Pucci più di un anno fa di stoppare la fatturazione della depurazione alle zone prive di rete fognaria, ha continuato imperterrita tale fatturazione i cui proventi, come appreso ieri, effettivamente versa al Comune.

Questo cartello di inizio lavori per la rete fognaria delle zone che pagano da 5 anni le fognature senza averle porta scritto che i lavori iniziano l'8 febbraio 2012 e finiranno il 29 gennaio 2013!
Un documento che attesta l'inesistenza del Servizio nel 2007, 2008, 2009, 2010, 2011 e nell'anno in corso in cui le stanno costruendo 

mercoledì 13 giugno 2012

Ipocrisia


Da: Il Giornale.it

Ma che ipocrisia sparare sul guascone Cassano

Fantantonio: "Froci in nazionale? Spero di no". E subito lo crocifiggono. Ci mancava solo Antonio Cas­sano che torna il mostro

di -

Ci mancava solo Antonio Cassano che torna il mostro. Cattivo, ignorante, bullo. Altro? Ha detto la parola «froci » in conferenza stampa e l’hanno attaccato al muro.Vergogna, gli hanno urlato ieri e gli urleranno oggi.


Antonio Cassano

Ma perché? Ma di che? Qualcuno ha fatto una domanda su che cosa ne pensa dell’ipotesi che in Nazionale ci siano omosessuali. Ha risposto: «Spero di no». Oltraggio. Impallinato per aver offeso soltanto il politicamente corretto. Perché questa è la verità: non ha vilipeso alcuna persona, ma un’idea benpensante. Allora le associazioni gay indignate, i politici indignati, gli opinionisti chic indignati, gli indignati di professione indignati. Ops. I gay possono chiamarsi froci tra loro, ma se li chiama così qualcun altro è una molestia. Siamo seri, dai.
Siamo un Paese in cui si preferisce che uno dica le cose che pensano gli altri e non quelle che pensa lui. Meglio la falsità. Cassano se ne frega di dire cose che non piacciono. Le pensa, le dice. La prova è che non ha paura di esprimere dubbi sulle scelte di chi lo paga: oltre alla frase sui gay ieri ha detto che il Milan, la sua squadra, sbaglia a vendere Thiago Silva. Coraggio questo. Mai visto un altro giocatore che pubblicamente si esprima così. Gli altri glissano, non rispondono, si chiudono dietro frasi fatte tipo «la società sa che cosa fare e sicuramente farà bene». Non si dica che non c’entra, perché c’entra. È altrettanto scorretto che dire: «Se uno è gay sono problemi suoi».
Con quella insopportabile saccenza da italiani di serie A che bacchettano gli italiani di serie B, ieri c’è stato il tiro al piccione. Una banalità ben più sconvolgente della frase poco diplomatica che ha detto Cassano. L’hanno costretto a spiegarsi, a precisare quello che era chiaro già prima: «Non volevo offendere nessuno e non voglio assolutamente mettere in discussione la libertà personale delle persone». Basterà? No. Perché è già marchiato. Perché hanno trovato la chiave di lettura raffinatamente vigliacca: «La verità è che Cassano parla come a Bari vecchia».
E questa non è un’offesa? Non è discriminazione? Non è pregiudizio? Tutto ciò di cui è stato accusato ieri Tonino è stato utilizzato per una vita contro di lui: insultato e deriso per il suo modo di esprimersi, per il suo accento, per il suo terronismo. Ieri l’hanno definito incivile.Capito? Incivile.Poi cavernicolo. Un’esagerazione, una testimonianza di arretratezza più della frase che ha detto Cassano.
Nessuno che riconosca all’altro la libertà di dire ciò che vuole, ma tutti tolleranti verso i soprusi, le ingiustizie, le volgarità vere. Gira ancora quella sciocchezza apocalittica del calciatore che deve dare l’esempio agli altri. È l’autoassoluzione di famiglia, scuola, educatori vari. È la delega della responsabilità a chi deve essere responsabile solo di buttare una palla in porta. I giocatori trasformati in maestri di vita per comodità. Spariamo addosso a Cassano, ma accettiamo che Nichi Vendola lo offenda, che gli dica che è un ignorante e che deve leggere qualche libro in più. Il governatore gli rinfaccia la ricchezza per solleticare gli istinti dei moralisti, quelli che pensano che i calciatori miliardari siano lo specchio della società corrotta e immorale. Perché parla Vendola, poi? In quanto pugliese? In quanto gay? In quanto pugliese e gay? Cassano non pretende che gli altri la pensino come lui. Dice solo quello che pensa, senza la pretesa che sia giusto.Quelli che lo attaccano, invece, vorrebbero che lui dicesse ciò che pensano loro. Ipocriti e felici, come sempre, da sempre.

!!!!!!!!!!!!!!!!

Premetto che non mi interesso di calcio e so a malapena chi sia Cassano, ma mi interesso molto di psicologia, altrimenti non potrei scrivere storie più o meno vere sugli esseri umani, e sento molto il bisogno di chiarezza, giustizia e verità e, dunque, sto totalmente dalla parte di Cassano e condivido pienamente l'articolo di De Bellis.
Ipocrisia, rivoltante ipocrisia. 
Un giornalista fa domande precise e il calciatore cerca di rispondere per essere gentile con chi fa quel lavoro, altrimenti dovrebbe rifiutarsi, e risponde come può. Una risposta per uscirne senza dare molto fastidio a nessuno fa insorgere i malafede di professione.
Mi meraviglio di Nicola Vendola, detto Nichi, che pure nel guazzabuglio di politicanti ritenevo persona stimabile. Non è che Cassano di punto in bianco ha iniziato a deridere i "froci", ma ha risposto usando quel termine che è italiano.
Da: www.giovannidallorto.com/cultura/checcabolario/frocio
In generale, l'etimologia più diffusa (proposta da Chiappini, accennata anche nel Battaglia ed accettata da De Mauro) mette in relazione con froscio / frocio  i perversi costumi (sessuali e non) dei lanzichenecchi del papa, che fra l'altro sarebbero stati spesso e volentieri ubriachi, ed avevano quindi le "froge" (narici) del naso rosse e gonfie. Da qui l'epiteto di frogioni / frocioni che nella seconda forma è ancora in uso (seppur con il nuovo significato) a Roma.
Dunque se è vero che Vendola lo ha insultato dandogli dell'ignorante ha sbagliato: ci sono omosessuali ignoranti che godono o soffrono della loro condizione secondo come stanno messi dentro la loro testa, a prescindere dai libri letti o non letti.
Non è detto che avendo una cultura si diventi automaticamente a favore di una condizione umana, sempre esistita, ma biologicamente perdente per la specie. Ci sono persone colte che pure si vergognano di avere figli omosessuali, dunque non dipende dalla cultura il disagio che le persone possono provare di fronte ad un familiare di condizione omosessuale. 
Se Vendola o altri poi hanno messo l'accento sulla estrazione di Cassano dalla Bari vecchia trovo che sia sciocco, anche se vorrebbe essere offensivo nelle intenzioni, perché non è detto che sia un marchio di infamia venire da Bari vecchia...
Ha ragione De Bellis, frocio no, altri insulti sì. Oltre che ipocriti tutti questi critici li trovo "poverelli, poverelli". Gay invece gli va bene... perché è un inglesismo che, essendo esotico, fa quasi da foglia di fico ad una condizione che ha un termine scientifico e chiaro: omosessuale.
Ma poi a Cassano cosa gliene importa se ci sono o meno omosessuali in squadra? Importava a chi glielo ha chiesto e lui ha risposto come avrei risposto anch'io: "Se uno lo è sono problemi suoi".

Risparmi senza criterio, sprechi senza controllo


 Ricevo e molto volentieri pubblico il seguente comunicato:
  
Associazione italiana medici per l’ambiente – Isde :  “Abbandonare subito la politica dei tagli sanitari indiscriminati per alleviare il disagio dei malati e delle loro famiglie, anche alla luce della drammatica situazione descritta nel Piano Regionale della Prevenzione 2010-2012 e dalla ricerca Rbm Salute-Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) sulla salute degli italiani”

L’Associazione italiana medici per l’ambiente – Isde (International Society of Doctors for the Environment) di Viterbo, a fronte del sempre più crescente e drammatico disagio dei malati e delle loro famiglie, generato dalle continue e più recenti riduzioni di fondi e personale sanitario, chiede che cessi subito la politica dei tagli sanitari indiscriminati.
L’Isde  fa appello a tutte le Istituzioni perché più risorse siano invece destinate per la prevenzione e la diagnosi precoce, per migliorare le cure e la qualità dei servizi di assistenza territoriale ed ospedaliera ( in particolare la capacità di assistenza delle strutture di pronto soccorso e la diagnostica) ; servizi che sono in grande affanno e ormai prossimi al collasso.
Il diritto alla salute è garantito dall’articolo 32 della Costituzione italiana che afferma: ” La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività,”.
L’Isde chiede il completo rispetto del dettato costituzionale per tutti i cittadini e in particolare per quelle persone residenti nelle regioni sottoposte ormai da anni a dissennate, quanto inefficaci, politiche di  presento “risparmio” che ledono a volte anche mortalmente il diritto alla salute e mentre continuano  malagestione, sprechi, ruberie e assenza di ogni serio controllo. 
Come si legge  nella sintesi della ricerca Rbm- Censis :”più di 9 milioni di italiani dichiarano di non aver potuto accedere ad alcune prestazioni sanitarie di cui avevano bisogno per ragioni economiche. 2,4 milioni sono anziani, 5 milioni vivono in coppia con figli, 4 milioni risiedono nel Mezzogiorno. Piani di rientro e spending review hanno determinato un crollo verticale del ritmo di crescita della spesa pubblica per la sanità…”.
Per quanto riguarda  specificatamente la nostra regione, la situazione sanitaria  è estremamente critica e non più sopportabile, anche alla luce di quanto descritto nel Piano Regionale della Prevenzione 2010-2012 (PRP) .
In questo documento (http://www.regione.lazio.it/binary/rl_sanita/tbl_news/PRP_2010_2012_lazio.pdf alla pagina 18  è scritto:” Si stima che ogni anno nel Lazio si verifichino circa 20.000 primi episodi di sindromi coronariche acute, 9 ogni 1.000 maschi e 4 ogni 1.000 femmine di età superiore ai 35 anni. Circa un quinto di questi eventi porta al decesso prima che sia possibile raggiungere l’ospedale e la fatalità a 30 giorni è mediamente del 15-20%, in calo laddove si riesce ad assicurare un tempestivo ricorso alle procedure di rivascolarizzazione. Il genere femminile è un fattore di rischio per la letalità. Lo scompenso cardiaco è la più importante causa di ospedalizzazione nella fascia di età oltre i 65 anni: nel Lazio si stimano in circa 63.000 i soggetti con più di 65 anni affetti da scompenso cardiaco. Ogni anno nella popolazione del Lazio sopra i 35 anni si verificano circa 10.000 eventi cerebrovascolari acuti, l’80% dei quali in persone sopra i 65 anni, si osservano più di 9.000 ricoveri ordinari per acuti, mentre i casi prevalenti oscillano tra 30.000 e 45.000. Ogni anno gli eventi cerebrovascolari acuti sono identificati come causa principale di 3.100 decessi, la grande maggioranza dei quali riguarda persone con più di 75 anni”.
Relativamente alle patologie tumorali lo stesso documento afferma:” Secondo stime recenti ogni anno nel Lazio vengono diagnosticati circa 25.000 nuovi casi di tumore maligno in persone fra 0 e 84 anni, 5 ogni 1.000 maschi (soprattutto cute, prostata, polmone, vescica e colon) e 4 ogni 1.000 femmine (soprattutto mammella, cute, colon, polmone e stomaco).
Le persone viventi con una diagnosi di tumore maligno sono circa 170.000.
In merito alle patologie cronico-degenerative :” Fra le patologie a più alta prevalenza si colloca la broncopneumopatia cronica ostruttiva con 223.000 casi stimati nel Lazio (8% tra i maschi e 6% tra le femmine sopra i 35 anni), oltre 13.000 ricoveri ospedalieri ordinari per acuti/anno in cui la BPCO e indicata come diagnosi principale e altri 26.000 in cui essa figura come diagnosi secondaria.
La prevalenza del diabete nel Lazio è stimata intorno al 5%, per un numero totale di diabetici pari a circa 280.000, di cui circa il 37% soffre di almeno una complicanza, mentre il 14% e in dialisi per nefropatia diabetica. Le patologie neurodegenerative dell’anziano generano un limitato numero di ricoveri ospedalieri (nel 2009 lo 0,3%) ma sono responsabili di un forte impatto sui servizi e sulle famiglie. Trasponendo al Lazio i dati dello studio ILSA (Italian Longitudinal Study on Aging) che ha prodotto stime di prevalenza variabili da 2,5% a 6,8%, si ottengono valori di numerosità assoluta che oscillano fra le 27.000 e le 75.000 persone.
E per quanto riguarda il quadro socio-demografico viene riportato:” Il quadro demografico della popolazione laziale (5.626.710 abitanti, dati ISTAT 1/1/2009) è caratterizzato da una tendenza all’invecchiamento, con un incremento della classe di età 65 anni e più di circa il 20% in un decennio che ha portato la consistenza numerica di questa classe di età superiore al milione di persone (tabella 1). Mediamente la percentuale di soggetti della classe di età anziana è del 19,7% mentre quella di ultra75enni è del 9,3%.
Questi dati si evincono anche dalle modificazioni della piramide per sesso ed età della popolazione (figura 2) e, congiuntamente alle dinamiche epidemiologiche, rendono conto delle modificazioni complessive in atto nelle necessità assistenziali e sanitarie della popolazione”.
Alla luce della ricerca Rbm Salute-Censis e di quanto riportato nel documento ufficiale di programmazione sanitaria regionale -documento che dovrebbe guidare ed orientare l’agire degli amministratori del  Lazio -, l’ Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde di Viterbo, torna a chiedere alla presidente della Regione, agli assessori, ai consiglieri regionali di  riconsiderare  le scelte che stanno portando al collasso la sanità della nostra Regione e chiede di porre  subito in essere rigorose e serie politiche sanitarie che mettano fine ad ogni sperpero delle risorse economiche e possano così assicurare elevati livelli di prestazioni sanitarie, in forma di prevenzione, diagnosi, assistenza e cura , adeguati e rispondenti  alla  drammatica situazione dello stato di salute sofferto dai malati del Lazio e dalle loro famiglie e ai dati presentati dal  Piano regionale della Prevenzione 2010-2012 .
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Associazione italiana medici per l’ambiente – Isde (International Society of Doctors for the Environment) di Viterbo

Viterbo, 13 giugno  2012

domenica 10 giugno 2012

Viva l'Italia contro gli italiani!


Pensioni gratis agli stranieri: è boom
di redazionale - 29/05/2008

Fonte: L'Espresso 


Senza aver mai versato contributi incassano 7.156 euro l’anno 
Gli extracomunitari con carta di soggiorno fanno arrivare in città i genitori over 65 che all’Inps chiedono il ‘vitalizio’
Tredici mensilità da 550,5 euro, mentre un modenese non ne incassa più di 500 pur avendo versato contributi per anni. Ci sarebbe una certa preoccupazione anche a Modena per il dilagare di richieste d’assegni sociali da parte di immigrati che, a quanto sembra, stanno mettendo in seria difficoltà l’Inps.

Non esistono cifre precise del fenomeno a livello modenese (il fenomeno è nazionale), anche perchè i funzionari dell’ente di viale Reiter - contatti anche ieri - spiegano che dati e informazioni possono essere forniti solo dalla Direzione Generale di Roma. Dalla capitale ci spiegano che i dati, per singole province, possono rilasciarli solo dopo una richiesta scritta all’Inps di Modena, incaricata poi di inoltrarla alla stessa Direzione Generale. Insomma, forse fra qualche mese si potrà sapere qual’è la situazione modenese sul fronte assegni sociali agli immigrati.
Ma in che cosa consiste questa richiesta da parte degli immigrati degli assegni sociali?

Le cose stanno così: gli immigrati che hanno compiuto i 65 anni e non hanno redditi oppure sono sotto la soglia dei 5mila euro annui, hanno diritto a quella che una volta si chiamava "pensione sociale". Quando gli extracomunitari regolari residenti in città o in provincia con tanto di carta di soggiorno in regola e residenza, si sono accorti delle normativa di legge - tutto deriva dalla legge 388 del 2000 (inserita nella finanziaria 2001 dell’allora governo Amato) che ha riconosciuto l’assegno sociale anche ai cittadini stranieri - non hanno fatto altro che presentare domanda di ricongiungimento familiare e far arrivare a Modena genitori o parenti anziani. Tra gli immigrati extracomunitari, pare che gli albanesi siano stati gli antesignani e maestri in materia.

Come funzione questa legge varata dal parlamento italiano?
L’extracomunitario regolare, dopo aver fatto venire a Modena i congiunti, manda i familiari o il familiare ultra- 65enne all’Inps. Qui l’interessato autocertifica l’assenza di reddito oppure dichiara la pensione minima nello Stato di provenienza - che deve essere certificata - e il gioco è fatto. L’Inps a quel punto eroga 395,6 euro al mese di assegno sociale, più 154,9 euro di importo aggiuntivo. In totale 550,5 euro per 13 mensilità quindi 7.156 euro l’anno, esentasse. In sostanza genitori, nonni e parenti tutti over 65 di lavoratori extracomunitari, percepiscono i 7.156 euro all’anno, senza aver mai versato alcun contributo all’Inps.

Tutto questo mentre una buona fetta di pensionati modenesi, percepisce pensioni di 500 euro al mese, meno dell’assegno agli anziani stranieri e tutto questo dopo aver versato contributi e pagato tasse per una vita. C’è poi un altro particolare che sa tanto di "beffa": se il genitore, il nonno, il parente straniero a Modena non si trova bene, può tranquillamente tornare in patria, tanto l’assegno continua a decorrere. E nei paesi nordafricani con queste cifre si vive da "nababbi". Ultimamente comunque sono satte adottate restrizioni e gli stranieri che beneficiano dell’assegno sociale non devono lasciare il nostro paese. Le domande degli stranieri per l’assegno sociale sarebbero in costante aumento e vengono quasi sempre accolte dall’Inps, visto che la legge non prevede nè un minimo di versamenti e nemmeno un certo tempo di residenza.
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Giuliano Amato e il paradosso della previdenza: gli italiani sono a dieta per i vitalizi agli stranieri
di Gabriele Villa
Una legge di Amato dà agli stranieri over 65, anche senza contributi, un assegno sociale che ci costa 50 milioni l’anno. Dal 2008 per riscuotere bisogna risiedere in Italia da dieci anni. L'Inps teme che sempre più nullafacenti se ne possano avvantaggiare
È un giochino che ci costa 50 milioni di euro all’anno. Centesimo più, centesimo meno. Un pacco, rifilato agli italiani di buona memoria, dal dottor Sottile, alias Giuliano Amato, nel 2000 e perfezionato qualche anno dopo, nel 2007, da Romano Prodi, un altro specialista in ecumeniche fregature per le nostre tasche. Ve la ricordiamo quella bella pensata, la legge 388 del 2000 (inserita nella finanziaria 2001) che stabiliva quanto segue: gli immigrati che hanno compiuto i 65 anni e non hanno redditi oppure sono sotto la soglia dei 5mila euro annui, hanno diritto all’assegno sociale (quella che fino al 1996 si chiamava pensione sociale). Inutile dire che, appena gli extracomunitari con carta di soggiorno in regola e residenza si sono accorti di questa manna che pioveva dai cieli italiani non hanno fatto altro che presentare domanda di ricongiungimento familiare e far arrivare genitori o parenti anziani. Come funziona il giochino? Semplice.
Gli extracomunitari con carta di soggiorno possono chiedere di farsi raggiungere dai propri genitori, dichiarando di averli «in carico». E questi, non appena varcati i nostri confini, hanno diritto a presentare la loro simpatica domanda per l’assegno sociale. Ecco dunque, approssimati per difetto almeno 50 milioni di euro che finiscono annualmente nelle tasche di stranieri che non hanno mai lavorato, né pagato tasse nel nostro Paese. Un esercito destinato a crescere in maniera esponenziale. All’Inps temono infatti soprattutto l’attacco alle già semivuote casse, da parte degli immigrati dell’Est, romeni e polacchi, in particolare. Paradossale è che, oltre a languire le casse, languono anche i dati perché l’Inps parla, sempre approssimando per difetto, di circa 19mila «percettori» di quest’assegno sociale nati in Paesi esteri, ma il dato sembrerebbe comprendere anche italiani nati fuori dai nostri confini. Tuttavia le dimensioni del pericolo sono sempre più preoccupanti considerato che gli stranieri residenti in Italia, al 1 gennaio 2011 erano 4 milioni 563mila, con un incremento di 328mila unità (per un saldo totale del 7,5 per cento) rispetto al 1 gennaio dell’anno scorso.
D’altra parte fa la sua anche l’Unione Europea che impone all’Italia di estendere a tutti i cittadini comunitari qualsiasi forma di welfare sia offerta agli italiani e quindi non c’è via d’uscita. Almeno apparentemente. Per la cronaca il nuovo importo per l’assegno sociale 2011 è stato fissato dall’Inps in 5.424,9 euro. Facciamo una moltiplicazione e soprattutto molte addizioni, visto che il numero dei «pensionati importati» sta crescendo vertiginosamente, e si può ben capire il malcontento di tanti, troppi pensionati nostrani che vivono sulla loro pelle questa drammatica incongruenza con le loro pensioni di 500 euro al mese dopo aver versato contributi e pagato tasse per una vita. E quando, altro caso emblematico, l’Inps dopo mille, sacrosanti controlli e verifiche, per carità arriva concedere a un invalido (un invalido stra-vero, non stra-finto) una pensione per una invalidità al 100 per cento che ammonta meno di 300 euro.
Certo ultimamente sono stati introdotti dei correttivi tipo quello previsto dalla circolare Inps 105 del 2 dicembre 2008 che impone o meglio imporrebbe almeno 10 anni di effettivo soggiorno in Italia, la residenza fissa e altre quisquilie che dovrebbero impedire ai furbetti stranieri di percepire l’assegno sociale senza mai aver lavorato e di andarselo a spendere nel loro Paese. Ma, come si sa, fatta la norma, trovata (anche dagli stranieri) la possibilità di aggirarla. Già, perché se vogliamo continuare a masticare fiele c’è di più. È vero che l’assegno sociale sulla carta è vincolato alla residenza sul territorio italiano e se il percettore torna a casa propria, il suo diritto decade. Ma se non lo segnala, o si «dimentica» di segnalare il suo trasloco, però, potrebbe continuare a incassare pur non avendone titolo. Controllare che questo non accada è di fatto impossibile visto e considerato che l’Inps può svolgere controlli solo tramite le anagrafi comunali, e non sono molte quelle in grado di segnalare all’ente previdenziale anomalie e abusi. Quindi se il genitore, il nonno, il parente straniero in Italia non si trova bene, può tranquillamente tornare in patria, tanto l’assegno continua a decorrere. E il Paese del Bengodi paga e spreca. 
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Prodi regala la pensione ai parenti degli stranieri
di Gian Marco Chiocci 
e Massimo Malpica
Il "dono" ci costa 50 milioni all'anno. Chi lavora può chiamare in Italia i familiari: per l'Inps una pioggia di sussidi da 400 a 600 euro mensili.  

Pensioni facili per gli stranieri «ricongiunti», con il beneplacito del governo Prodi, che a febbraio 2007, con un decreto, ha allargato le maglie dei confini per i parenti degli immigrati, alleggerendo i criteri di ammissione delle domande. Di certo l’assegno sociale, pensato per sostenere gli italiani con redditi irrisori, è l’ultimo traguardo a cui mirano stranieri e nuovi cittadini Ue. Un fenomeno allarmante, che l’Inps negli ultimi mesi ha più volte segnalato con toni d’emergenza al Viminale. Della destinazione di quegli assegni (da 395 a 580 euro mensili, più tredicesima) parla in modo critico anche il sindacato di polizia Coisp. «C’è un trend in fortissima crescita nelle comunità straniere, legato ai ricongiungimenti familiari, che permettono a migliaia di ultra65enni d’oltreconfine di incassare i soldi del nostro sistema pensionistico senza aver mai lavorato un solo giorno in Italia», spiega Franco Maccari, segretario del sindacato di polizia.
In pratica, gli extracomunitari con carta di soggiorno e i neocomunitari che lavorano in Italia da tre mesi possono chiedere di farsi raggiungere dai propri genitori, dichiarando di averli «in carico». E questi, una volta qui, hanno diritto a fare domanda per l’«assegno sociale». Un capitolo di spesa da non sottovalutare, considerando le non floride condizioni del sistema previdenziale. «A dir poco quest’anno saranno 50-60 milioni di euro che finiscono nelle tasche degli stranieri, e gli “aventi diritto” sono fatalmente destinati a crescere in maniera esponenziale», continua Maccari. «Non è un problema di razzismo, ma siamo sicuri che un Paese che non riesce a pagare non solo pensioni dignitose ai propri cittadini, ma nemmeno la benzina alle volanti della polizia possa permettersi tanta generosità?».
Alla sede centrale dell’Inps l’allarme è concentrato sui «vicini» dell’Est. Romeni e polacchi, in particolare. Sarebbero loro il vero «pericolo» per le finanze nazionali. A dirla tutta, il fenomeno è difficile da quantificare. I dati non vengono disaggregati per nazionalità del richiedente l’assegno sociale, essendo apolidi e stranieri equiparati agli italiani. L’unica cifra, attendibile fino a un certo punto, che l’Inps è in grado di fornire parla di 18.409 «percettori» nati in Paesi esteri, ma il dato comprende molti italiani nati fuori dai nostri confini. Ma per farsi un’idea della dimensione del problema basta scorrere i dati del dossier Caritas sulle presenze in Italia di romeni (555.997) e polacchi (90.776), dati peraltro da ritoccare al rialzo, considerato che, nel frattempo, la Romania è entrata nell’Unione europea. E il problema, fanno sapere dall’Istituto previdenziale, è proprio questo. «L’allargamento Ue è diventato un punto di forte criticità», spiega un alto funzionario dell’Inps. «Mentre nell’Europa dei quindici i welfare erano economicamente omogenei, la situazione di queste nuove nazioni è decisamente sbilanciata. Eppure l’Ue ci impone di estendere a tutti i cittadini comunitari qualsiasi forma di welfare sia offerta agli italiani. Insomma, abbiamo le mani legate, e per un romeno l’assegno sociale è particolarmente allettante e facile da ottenere». Basta che il neocomunitario dimostri di avere un reddito in Italia da tre mesi perché possa «invitare» i propri genitori nel Bel Paese e farli diventare assistiti Inps, senza colpo ferire. E c’è di più. L’assegno sociale sulla carta è vincolato alla residenza sul territorio italiano: se il percettore «torna a casa», il suo diritto decade. Se non lo segnala, però, potrebbe continuare a incassare pur non avendone titolo. Controllare che questo non accada è praticamente impossibile: l’Inps può svolgere controlli solo tramite le anagrafi comunali, e non sono molte quelle in grado di segnalare all’ente previdenziale anomalie e abusi. «È un warning che abbiamo già girato al ministero dell’Interno - spiegano dall’Inps - perché sarebbe vitale contenere almeno le irregolarità. Già così abbiamo enormi difficoltà ad arginare il vistoso incremento di domande di assegno sociale piovute negli ultimi 4-5 mesi per lo più dai romeni». Una nemesi storica: i romani colonizzarono la Dacia, un Romano ne ha pensionato gli eredi. 

Senza commenti. Cosa intendete fare alle prossime elezioni?
Qualcuno mi ha detto che vuole dare fuoco alla cabina elettorale: rideva scherzando amaramente.