domenica 10 giugno 2012

Viva l'Italia contro gli italiani!


Pensioni gratis agli stranieri: è boom
di redazionale - 29/05/2008

Fonte: L'Espresso 


Senza aver mai versato contributi incassano 7.156 euro l’anno 
Gli extracomunitari con carta di soggiorno fanno arrivare in città i genitori over 65 che all’Inps chiedono il ‘vitalizio’
Tredici mensilità da 550,5 euro, mentre un modenese non ne incassa più di 500 pur avendo versato contributi per anni. Ci sarebbe una certa preoccupazione anche a Modena per il dilagare di richieste d’assegni sociali da parte di immigrati che, a quanto sembra, stanno mettendo in seria difficoltà l’Inps.

Non esistono cifre precise del fenomeno a livello modenese (il fenomeno è nazionale), anche perchè i funzionari dell’ente di viale Reiter - contatti anche ieri - spiegano che dati e informazioni possono essere forniti solo dalla Direzione Generale di Roma. Dalla capitale ci spiegano che i dati, per singole province, possono rilasciarli solo dopo una richiesta scritta all’Inps di Modena, incaricata poi di inoltrarla alla stessa Direzione Generale. Insomma, forse fra qualche mese si potrà sapere qual’è la situazione modenese sul fronte assegni sociali agli immigrati.
Ma in che cosa consiste questa richiesta da parte degli immigrati degli assegni sociali?

Le cose stanno così: gli immigrati che hanno compiuto i 65 anni e non hanno redditi oppure sono sotto la soglia dei 5mila euro annui, hanno diritto a quella che una volta si chiamava "pensione sociale". Quando gli extracomunitari regolari residenti in città o in provincia con tanto di carta di soggiorno in regola e residenza, si sono accorti delle normativa di legge - tutto deriva dalla legge 388 del 2000 (inserita nella finanziaria 2001 dell’allora governo Amato) che ha riconosciuto l’assegno sociale anche ai cittadini stranieri - non hanno fatto altro che presentare domanda di ricongiungimento familiare e far arrivare a Modena genitori o parenti anziani. Tra gli immigrati extracomunitari, pare che gli albanesi siano stati gli antesignani e maestri in materia.

Come funzione questa legge varata dal parlamento italiano?
L’extracomunitario regolare, dopo aver fatto venire a Modena i congiunti, manda i familiari o il familiare ultra- 65enne all’Inps. Qui l’interessato autocertifica l’assenza di reddito oppure dichiara la pensione minima nello Stato di provenienza - che deve essere certificata - e il gioco è fatto. L’Inps a quel punto eroga 395,6 euro al mese di assegno sociale, più 154,9 euro di importo aggiuntivo. In totale 550,5 euro per 13 mensilità quindi 7.156 euro l’anno, esentasse. In sostanza genitori, nonni e parenti tutti over 65 di lavoratori extracomunitari, percepiscono i 7.156 euro all’anno, senza aver mai versato alcun contributo all’Inps.

Tutto questo mentre una buona fetta di pensionati modenesi, percepisce pensioni di 500 euro al mese, meno dell’assegno agli anziani stranieri e tutto questo dopo aver versato contributi e pagato tasse per una vita. C’è poi un altro particolare che sa tanto di "beffa": se il genitore, il nonno, il parente straniero a Modena non si trova bene, può tranquillamente tornare in patria, tanto l’assegno continua a decorrere. E nei paesi nordafricani con queste cifre si vive da "nababbi". Ultimamente comunque sono satte adottate restrizioni e gli stranieri che beneficiano dell’assegno sociale non devono lasciare il nostro paese. Le domande degli stranieri per l’assegno sociale sarebbero in costante aumento e vengono quasi sempre accolte dall’Inps, visto che la legge non prevede nè un minimo di versamenti e nemmeno un certo tempo di residenza.
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Giuliano Amato e il paradosso della previdenza: gli italiani sono a dieta per i vitalizi agli stranieri
di Gabriele Villa
Una legge di Amato dà agli stranieri over 65, anche senza contributi, un assegno sociale che ci costa 50 milioni l’anno. Dal 2008 per riscuotere bisogna risiedere in Italia da dieci anni. L'Inps teme che sempre più nullafacenti se ne possano avvantaggiare
È un giochino che ci costa 50 milioni di euro all’anno. Centesimo più, centesimo meno. Un pacco, rifilato agli italiani di buona memoria, dal dottor Sottile, alias Giuliano Amato, nel 2000 e perfezionato qualche anno dopo, nel 2007, da Romano Prodi, un altro specialista in ecumeniche fregature per le nostre tasche. Ve la ricordiamo quella bella pensata, la legge 388 del 2000 (inserita nella finanziaria 2001) che stabiliva quanto segue: gli immigrati che hanno compiuto i 65 anni e non hanno redditi oppure sono sotto la soglia dei 5mila euro annui, hanno diritto all’assegno sociale (quella che fino al 1996 si chiamava pensione sociale). Inutile dire che, appena gli extracomunitari con carta di soggiorno in regola e residenza si sono accorti di questa manna che pioveva dai cieli italiani non hanno fatto altro che presentare domanda di ricongiungimento familiare e far arrivare genitori o parenti anziani. Come funziona il giochino? Semplice.
Gli extracomunitari con carta di soggiorno possono chiedere di farsi raggiungere dai propri genitori, dichiarando di averli «in carico». E questi, non appena varcati i nostri confini, hanno diritto a presentare la loro simpatica domanda per l’assegno sociale. Ecco dunque, approssimati per difetto almeno 50 milioni di euro che finiscono annualmente nelle tasche di stranieri che non hanno mai lavorato, né pagato tasse nel nostro Paese. Un esercito destinato a crescere in maniera esponenziale. All’Inps temono infatti soprattutto l’attacco alle già semivuote casse, da parte degli immigrati dell’Est, romeni e polacchi, in particolare. Paradossale è che, oltre a languire le casse, languono anche i dati perché l’Inps parla, sempre approssimando per difetto, di circa 19mila «percettori» di quest’assegno sociale nati in Paesi esteri, ma il dato sembrerebbe comprendere anche italiani nati fuori dai nostri confini. Tuttavia le dimensioni del pericolo sono sempre più preoccupanti considerato che gli stranieri residenti in Italia, al 1 gennaio 2011 erano 4 milioni 563mila, con un incremento di 328mila unità (per un saldo totale del 7,5 per cento) rispetto al 1 gennaio dell’anno scorso.
D’altra parte fa la sua anche l’Unione Europea che impone all’Italia di estendere a tutti i cittadini comunitari qualsiasi forma di welfare sia offerta agli italiani e quindi non c’è via d’uscita. Almeno apparentemente. Per la cronaca il nuovo importo per l’assegno sociale 2011 è stato fissato dall’Inps in 5.424,9 euro. Facciamo una moltiplicazione e soprattutto molte addizioni, visto che il numero dei «pensionati importati» sta crescendo vertiginosamente, e si può ben capire il malcontento di tanti, troppi pensionati nostrani che vivono sulla loro pelle questa drammatica incongruenza con le loro pensioni di 500 euro al mese dopo aver versato contributi e pagato tasse per una vita. E quando, altro caso emblematico, l’Inps dopo mille, sacrosanti controlli e verifiche, per carità arriva concedere a un invalido (un invalido stra-vero, non stra-finto) una pensione per una invalidità al 100 per cento che ammonta meno di 300 euro.
Certo ultimamente sono stati introdotti dei correttivi tipo quello previsto dalla circolare Inps 105 del 2 dicembre 2008 che impone o meglio imporrebbe almeno 10 anni di effettivo soggiorno in Italia, la residenza fissa e altre quisquilie che dovrebbero impedire ai furbetti stranieri di percepire l’assegno sociale senza mai aver lavorato e di andarselo a spendere nel loro Paese. Ma, come si sa, fatta la norma, trovata (anche dagli stranieri) la possibilità di aggirarla. Già, perché se vogliamo continuare a masticare fiele c’è di più. È vero che l’assegno sociale sulla carta è vincolato alla residenza sul territorio italiano e se il percettore torna a casa propria, il suo diritto decade. Ma se non lo segnala, o si «dimentica» di segnalare il suo trasloco, però, potrebbe continuare a incassare pur non avendone titolo. Controllare che questo non accada è di fatto impossibile visto e considerato che l’Inps può svolgere controlli solo tramite le anagrafi comunali, e non sono molte quelle in grado di segnalare all’ente previdenziale anomalie e abusi. Quindi se il genitore, il nonno, il parente straniero in Italia non si trova bene, può tranquillamente tornare in patria, tanto l’assegno continua a decorrere. E il Paese del Bengodi paga e spreca. 
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Prodi regala la pensione ai parenti degli stranieri
di Gian Marco Chiocci 
e Massimo Malpica
Il "dono" ci costa 50 milioni all'anno. Chi lavora può chiamare in Italia i familiari: per l'Inps una pioggia di sussidi da 400 a 600 euro mensili.  

Pensioni facili per gli stranieri «ricongiunti», con il beneplacito del governo Prodi, che a febbraio 2007, con un decreto, ha allargato le maglie dei confini per i parenti degli immigrati, alleggerendo i criteri di ammissione delle domande. Di certo l’assegno sociale, pensato per sostenere gli italiani con redditi irrisori, è l’ultimo traguardo a cui mirano stranieri e nuovi cittadini Ue. Un fenomeno allarmante, che l’Inps negli ultimi mesi ha più volte segnalato con toni d’emergenza al Viminale. Della destinazione di quegli assegni (da 395 a 580 euro mensili, più tredicesima) parla in modo critico anche il sindacato di polizia Coisp. «C’è un trend in fortissima crescita nelle comunità straniere, legato ai ricongiungimenti familiari, che permettono a migliaia di ultra65enni d’oltreconfine di incassare i soldi del nostro sistema pensionistico senza aver mai lavorato un solo giorno in Italia», spiega Franco Maccari, segretario del sindacato di polizia.
In pratica, gli extracomunitari con carta di soggiorno e i neocomunitari che lavorano in Italia da tre mesi possono chiedere di farsi raggiungere dai propri genitori, dichiarando di averli «in carico». E questi, una volta qui, hanno diritto a fare domanda per l’«assegno sociale». Un capitolo di spesa da non sottovalutare, considerando le non floride condizioni del sistema previdenziale. «A dir poco quest’anno saranno 50-60 milioni di euro che finiscono nelle tasche degli stranieri, e gli “aventi diritto” sono fatalmente destinati a crescere in maniera esponenziale», continua Maccari. «Non è un problema di razzismo, ma siamo sicuri che un Paese che non riesce a pagare non solo pensioni dignitose ai propri cittadini, ma nemmeno la benzina alle volanti della polizia possa permettersi tanta generosità?».
Alla sede centrale dell’Inps l’allarme è concentrato sui «vicini» dell’Est. Romeni e polacchi, in particolare. Sarebbero loro il vero «pericolo» per le finanze nazionali. A dirla tutta, il fenomeno è difficile da quantificare. I dati non vengono disaggregati per nazionalità del richiedente l’assegno sociale, essendo apolidi e stranieri equiparati agli italiani. L’unica cifra, attendibile fino a un certo punto, che l’Inps è in grado di fornire parla di 18.409 «percettori» nati in Paesi esteri, ma il dato comprende molti italiani nati fuori dai nostri confini. Ma per farsi un’idea della dimensione del problema basta scorrere i dati del dossier Caritas sulle presenze in Italia di romeni (555.997) e polacchi (90.776), dati peraltro da ritoccare al rialzo, considerato che, nel frattempo, la Romania è entrata nell’Unione europea. E il problema, fanno sapere dall’Istituto previdenziale, è proprio questo. «L’allargamento Ue è diventato un punto di forte criticità», spiega un alto funzionario dell’Inps. «Mentre nell’Europa dei quindici i welfare erano economicamente omogenei, la situazione di queste nuove nazioni è decisamente sbilanciata. Eppure l’Ue ci impone di estendere a tutti i cittadini comunitari qualsiasi forma di welfare sia offerta agli italiani. Insomma, abbiamo le mani legate, e per un romeno l’assegno sociale è particolarmente allettante e facile da ottenere». Basta che il neocomunitario dimostri di avere un reddito in Italia da tre mesi perché possa «invitare» i propri genitori nel Bel Paese e farli diventare assistiti Inps, senza colpo ferire. E c’è di più. L’assegno sociale sulla carta è vincolato alla residenza sul territorio italiano: se il percettore «torna a casa», il suo diritto decade. Se non lo segnala, però, potrebbe continuare a incassare pur non avendone titolo. Controllare che questo non accada è praticamente impossibile: l’Inps può svolgere controlli solo tramite le anagrafi comunali, e non sono molte quelle in grado di segnalare all’ente previdenziale anomalie e abusi. «È un warning che abbiamo già girato al ministero dell’Interno - spiegano dall’Inps - perché sarebbe vitale contenere almeno le irregolarità. Già così abbiamo enormi difficoltà ad arginare il vistoso incremento di domande di assegno sociale piovute negli ultimi 4-5 mesi per lo più dai romeni». Una nemesi storica: i romani colonizzarono la Dacia, un Romano ne ha pensionato gli eredi. 

Senza commenti. Cosa intendete fare alle prossime elezioni?
Qualcuno mi ha detto che vuole dare fuoco alla cabina elettorale: rideva scherzando amaramente.

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