giovedì 31 agosto 2023

Un bel matrimonio - Romanzo Giallo a puntate - 8^ puntata

Un bel matrimonio
8^ puntata 

Con aria grave e triste allo stesso tempo il Commissario iniziò con tatto a porre le necessarie domande a quelle persone accasciate dal dolore.
"Eravate a conoscenza di qualche problema che angustiava il vostro familiare?"
"Ma no!" Proruppero in coro.
"Assolutamente no. - Prese la parola il fratello mentre i genitori ricominciavano a piangere, mormorando parole di meravigliato diniego. - Anzi il giorno prima lo avevo sentito al telefono e abbiamo anche scherzato.."
Roux, seduto dietro la sua scrivania, aveva le mani giunte davanti a sé sopra di essa e teneva la testa leggermente reclinata in avanti guardandoli. I tre gli sedevano davanti e i loro occhi erano smarriti mentre rispondevano, avendo a loro volta tante domande da fare a quell'uomo di legge da cui si aspettavano una luce su quella morte improvvisa e per loro inspiegabile.
"Mio fratello ed io eravamo amici e confidenti Commissario... Lui era un poco più grande di me e per lavoro stava spesso all'estero, anche prima di sposarsi.. Ma ci sentivamo sempre.. Ci confidavamo.. Non capiamo.. Poi così, senza un biglietto.. C'è da impazzire!"
Alla madre sfuggì un singhiozzo forte mentre stringeva nel pugno un fazzoletto intriso delle sue lacrime. Il marito le circondò le spalle piegate con un braccio nel tentativo di darle un conforto di cui aveva bisogno anche lui.
"Aspettiamo l'autopsia per capirci qualcosa di più.. - Disse, per dare un appiglio di impossibile distrazione a quelle persone. - Siamo in attesa della nomina del Perito incaricato dal magistrato.. Vi terremo informati. Abbiamo l'indirizzo del vostro Hotel e il recapito telefonico. Se volete lasciare ai colleghi della stanza accanto i numeri dei vostri cellulari sarà mia cura darvi sempre informazioni, anche quando tornerete in Italia."
"Non subito, - disse il fratello di Bruno - dobbiamo fare il funerale, se ne sta occupando Laurie.."
"Appena fatta l'autopsia credo che il magistrato darà il permesso per il rilascio della salma e potrete fare il funerale. Intendete riportarlo in Italia oppure...?"
Chiese con un po' di imbarazzato pudore per partecipazione.
"A casa, a casa!" Proruppe la madre. E uscirono.

Verso sera gli annunciarono la telefonata del Dott. Martin che, per tristi ragioni del lavoro di entrambi, conosceva da qualche anno.
Roux: "Salve Martin. Che novità ci sono?"
Martin: "Che mi hanno tolto l'autopsia di Bruno Rezzi. Hanno nominato un tizio dell'Università di Parigi! Non capisco perché per un suicidio serviva un luminare della Sorbona!"
Roux accusò il colpo restando un attimo in silenzio: "Si, non capisco neppure io.."
Martin: "Poi ma chi è questo tizio che si è presentato ieri? E' uno dei vostri ma, pare, dei Servizi speciali.."
Roux sentiva sempre più puzza di bruciato e una leggera inquietudine: "L'hanno mandato dal Ministero, ha tutti i documenti a posto.. Prima mi avevano telefonato per annunciare questa venuta.. Sembra che temano un'eco esagerata sulla stampa internazionale per via della notorietà di Laurie Chantal."
"Forse per la stessa ragione avranno incaricato il tizio della Sorbona... Sai questi personaggi famosi hanno amicizie ovunque e relativi riguardi.." Sorrise ironicamente anche nella voce Martin.
Roux continuava a sentire quella sottile inquietudine: "Comunque gli ho detto che gli passerò informazioni per la stampa purché non ostacolino l'andamento delle indagini. Tu digli il meno possibile se torna lì alla Morgue."
"Figurati! L'unica cosa che mi è sfuggita è che sia il collega che è intervenuto sul posto, sia io da altri segni, abbiamo constatato che è uscito poco sangue per un corpo a cuore battente.. Poi tu hai le foto no?"
"Si. - Fece il Commissario sempre più scuro. - Hai fatto male a dirgli della lametta."
Martin: "La lametta? Quale lametta? Io non ho detto nulla di nessuna lametta!"
Roux: "Ha detto che era sicuro del suicidio perché il Dott. Martin gli ha riferito che si era tagliato i polsi con una lametta." 
Martin: "Ti assicuro Roux che non ho detto nulla di simile!"
Roux: "Dobbiamo parlare Julien. Se puoi aspettami, ti raggiungo alla Morgue."

martedì 29 agosto 2023

Un bel matrimonio - Romanzo Giallo a puntate - 7^ puntata

Un bel matrimonio
7^ puntata

Bérnard fece un sorrisetto di circostanza aspettando che il Commissario Roux tirasse fuori dalla busta le foto, senza staccare gli occhi da esse.
Le foto erano a colori e le immagini mostravano in tutta la loro drammaticità il corpo del giovane uomo immerso nella vasca da bagno, le braccia immerse, la testa fuori reclinata su una spalla, le spalle anch'esse appena fuori dall'acqua rossa di sangue, ma non tanto da non mostrare in trasparenza due profondi tagli ai polsi.
"Suicidio! - Disse subito Bérnard. - E' evidente."
Roux non disse parola e rimise le foto nella busta.
"Come sa ho il compito di trattare con la stampa come vogliono in alto, - rise - un problema di meno per voi che avete il vostro da fare nel quotidiano!"
Roux: "Avrà da noi tutte le informazioni che le servono nella massima collaborazione e deciderà lei quali passare alla stampa. Purché tali informazioni non siano di ostacolo alle indagini."
rnard: "Può stare tranquillo." Un sorriso, una stretta di mano, e si congedò con grande sollievo di Roux.

Laurie nervosissima attendeva agli Arrivi dell'aeroporto di Nizza la famiglia di Bruno. L'altoparlante aveva già dato da un po' l'avviso dell'atterraggio.
Apparvero insieme: padre, madre e fratello. Si fece loro incontro abbracciandoli senza parole. Pianse con loro, rispose "Non lo so" alle loro sbigottite domande. Vollero subito andare nella casa dove il loro figlio era morto.
Lì giunti si guardarono intorno, disperati guardarono la vasca da bagno dove era stato ritrovato il corpo del loro adorato figlio.
La vedova non sapeva dare loro alcuna spiegazione di quel disperato gesto, né sapevano a maggior ragione darsela loro.
Chiesero quando potevano vedere per l'ultima volta il suo volto e Laurie rispose che bisognava chiedere al Commissario Roux. Dissero che avrebbero alloggiato in albergo, non se la sentivano di rimanere lì e, mentre il fratello di Bruno telefonava all'Hotel per avvisare del loro arrivo, piansero accasciati sul divano del salotto mentre Laurie chiamava il Commissariato per parlare con Roux.
Il Commissario fu gentile, disse che potevano andare già l'indomani mattina presto, poi dovevano passare presso il suo ufficio per le formalità di rito.
Quando li lasciò all'albergo Laurie era sfinita.
Andò a dormire a casa, quella casa dove era stata nubile libera e sola e dove era tornata un giorno felice conducendo con sé Bruno, senza pensare, prospettare, che il passato avrebbe impedito quell'immaginata felicità.

Il mattino dopo fu di buon mattino davanti all'Hotel che ospitava i suoi suoceri. Come le suonava strano dentro di sé chiamarli ancora con quel nome...
I genitori di Bruno sembravano due vecchi, pur essendo due persone ancora belle ed eleganti nonostante l'età. Il fratello era pallidissimo e cercava di sostenere i suoi genitori nonostante la sua evidente sofferenza.
Alla Morgue fu il momento peggiore.
Il personale era stato avvisato dal commissariato e un ispettore di tale istituzione era stato inviato lì da Roux per la bisogna.
Il riconoscimento fu straziante. Laurie si tenne discosta più per preservare sé stessa da questa ennesima prova che per rispetto di quell'estrema intimità di quei poveretti con colui che era stato il loro figlio e fratello.
Infine tutta la sventurata famiglia d'origine di Bruno fu accompagnata con l'auto della Polizia, in cui era l'ispettore, da Roux.
Laurie disse che doveva sbrigare alcune pratiche per il funerale e che si sarebbero visti più tardi.

Il Commissario Roux  li ricevette con tutta la delicatezza che il suo mestiere gli aveva insegnato, poi, accertatosi che quelle persone parlavano e capivano benissimo il francese, passò a porre loro delle necessarie domande.

mercoledì 23 agosto 2023

Un bel matrimonio - Romanzo Giallo a puntate - 6^ puntata

Un bel matrimonio
6^ puntata

Laurie lasciò rapidamente quel luogo gelido e triste in cui aveva rivisto il bel volto di Bruno sia pure per un fugace momento, lo stretto necessario per annuire con il capo che "Sì, era lui", per poi raggiungere l'Aeroporto di Nizza dove doveva affrontare un'altra dura prova: l'incontro con i familiari di Bruno.

Era appena uscita dalla Morgue che si presentò agli addetti della Sala Autoptica un distinto signore sui cinquanta anni mostrando un tesserino della Polizia di Stato con la sua foto ed il suo nome: Louis Bérnard. Chiese di parlare con il Medico Legale che aveva esaminato il corpo di Bruno Rezzi. Era stato mandato lì dal magistrato incaricato di quella indagine. Il Tecnico della Morgue a cui si era rivolto gli disse che l'autopsia non era stata ancora eseguita, naturalmente, e il Dott. Martin, di turno, aveva solo fatto un esame esterno del cadavere.
"Certo, - assentì Bérnard - ma abbiamo bisogno di notizie per le indagini, se orientate verso un suicidio o altro."
Il tecnico non fece altre obiezioni e lo pregò di attendere: sarebbe andato a cercare il Dott. Martin.

Il Dott. Julien Martin non si stupì di quella visita ma di vedere una faccia nuova che in quella Morgue non si era mai vista.
Fatte le presentazioni, mostrato di nuovo il tesserino rilasciato dallo Stato, Bérnard passò alle domande.
"Come si presentava il corpo?":
Martin: "Ha due tagli, ciascuno su ogni polso."
Bérnard: "Quindi suicidio?"
Martin: "Non posso dirlo senza autopsia.. Sembrerebbe.."
Bérnard: "Come sarebbe sembrerebbe?"
Martin: "Di sangue ne è uscito poco.. Anche il collega che è intervenuto con l'ambulanza ha detto che l'acqua della vasca in cui era immerso era sì rossa di sangue, ma non nella quantità che ci si aspetterebbe da un uomo di quella corporatura a cuore battente.."
Bérnard: "Certo sarà l'autopsia a dare il giusto responso. La farà lei?"
Martin: "Se il magistrato mi incaricherà sì, altrimenti sarà il perito che incaricherà.."
Bérnard: "Naturalmente, - assentì il funzionario mandato dal Ministero - non si può valutare quanto sangue è uscito ad occhio." Concluse con un sorriso.
"Comunque ci sono le foto che avete fatto voi sulla scena del ritrovamento che saranno utili a ricostruire gli avvenimenti." Disse Martin.
Gli occhi di Bérnard a questa ovvia osservazione del dottore ebbero un guizzo. Gli si era affacciata alla mente qualcosa a cui fino a quel momento non aveva pensato.

Si congedò dal Dott. Martin ringraziandolo e si diresse al Commissariato.
Chiese di Roux mostrando il tesserino e dicendo che era inviato dal Prefetto per aiutare e fare da interfaccia con la stampa. 
Fu introdotto immediatamente nella stanza del Commissario, il quale lo accolse correttamente ma dentro di sé non senza perplessità e domande senza risposta per quell'aiuto non richiesto e non desiderato.
"Sono stato alla Morgue e il Medico Legale mi ha detto che è sicuramente suicidio. Avete sentito la vedova? Ha un'idea del motivo?"
Roux si mostrò sorpreso: "Non è stata fatta l'autopsia mi pare... Il magistrato deve indicare il perito."
"Si ma è evidente! Si è tagliato le vene dei polsi con una lametta mi ha detto Martin.. L'avete repertata no?"
Roux rispose con un leggero disagio di cui lui stesso non avrebbe saputo dire la ragione: "Abbiamo repertato tutto, stia sicuro e fatte le foto..."
"Ah! Ecco delle foto volevo parlarle! Posso vederle?"
Il Commissario, sempre più serio e leggermente seccato, chiamò il Reparto Investigativo e chiese se le foto del caso Rezzi erano pronte.
Avutane risposta affermativa chiese che gli fossero portate.
Bérnard allungò la mano per prendere la busta dalle mani del Commissario il quale a questo punto lo gelò con lo sguardo trattenendo la busta e aprendola.
"Non le ho viste nemmeno io ancora." Disse con voce pacata.

lunedì 14 agosto 2023

Un bel matrimonio - Romanzo Giallo a puntate - 5^ puntata

Un bel matrimonio
5^ puntata

La Polizia l'aveva raggiunta telefonicamente sul suo cellulare, noto a quasi tutti per il suo lavoro, che lei era già alla Gare de Lyon.
Arrivata a Nizza non andò a casa sapendo che c'erano i sigilli e si presentò direttamente al posto di Polizia come indicatole dal poliziotto che l'aveva avvertita di quanto accaduto.
L'accolsero con facce di circostanza per il lutto che l'aveva colpita e un'ammirazione malcelata per la diva, la personalità dello spettacolo nota ed ammirata che era.
Il Commissario Roux le tese la mano facendole le sue condoglianze e la relazionò su quanto accaduto: "E' evidente che si tratta di suicidio: suo marito è stato trovato nella vasca da bagno piena di acqua e con le vene dei polsi tagliate... Nell'acqua abbiamo trovato la lametta da barba con cui si è inferto i tagli."
L'uomo le parlava con deferente rispetto e un imbarazzo di circostanza.
Lei essendo un'attrice non ebbe alcuna difficoltà a fingere anche se le modalità definitive, usate da chi si era assunto quello sporco incarico di liberarla e liberarsi  di chi poteva diventare per lei e per altri un vero problema, le si stavano svelando in quel momento.
"Perdoni, signora, ma debbo porle necessariamente alcune domande: suo marito era depresso?"
Lei fece la sua parte: "Ma proprio depresso no... Non clinicamente... Era momentaneamente senza lavoro... Io stavo prendendo dei contatti per aiutarlo..."
"Forse lei non si è accorta del suo avvilimento e una volta rimasto solo questo ha preso il sopravvento e..."
Lei si prese il volto fra le mani e non le fu difficile piangere. Quei momenti erano estremamente pesanti comunque.
Il Commissario riprese dopo una breve pausa in cui le chiese doverosamente se voleva che le portassero un bicchiere di acqua. Lei scosse la testa e si asciugò le lacrime.
"Abbiamo rimosso il corpo dopo aver espletato tutti i rilievi, stasera dovrebbe poter dormire a casa sua se se la sente... Essendo evidente che si tratta di suicidio credo che il magistrato farà rimuovere i sigilli senza ulteriori accertamenti."
"Non c'è problema... Posso andare in albergo per questa notte... Non so se ce la farei a dormire lì ora... Subito." E si passò la bella mano affusolata sul viso..
"Comunque se se la sente, signora, dovrebbe procedere al riconoscimento. E' la prassi. Se vuole uno dei nostri uomini può accompagnarla alla Morgue. Vuole chiamare qualche parente che possa starle vicino in questo momento?"
"Oh, no, no! Mia madre è a Parigi, ero appunto andata a farle visita e anche a mia nonna... Sanno già tutto.. Sa per via della TV.. I parenti di mio marito sono in Italia, in Toscana... Bisogna avvertirli.. Ma sapranno già tutto per via della televisione anche lì..."
"Già, già. - Annuì il Commissario. - "Lei è una persona famosa e non è stato possibile arginare la stampa di fronte al suicidio di suo marito. Mi spiace..."

Infatti, mentre era nell'auto della Polizia che l'accompagnava alla Morgue per il penoso riconoscimento, squillò il suo cellulare e dovette farsi forza per rispondere vedendo sul display il nome del padre di Bruno.
L'uomo era disperato e piangeva. Aveva appreso la terribile notizia della morte del figlio dalla televisione italiana e non capiva, non capiva.. Continuava a ripeterlo cercando da lei una risposta.
Usò tutto il suo mestiere di attrice per dare alla sua voce lo stesso disperato smarrimento del padre: "Non lo so, non lo so Luigi... Io ero da mia madre a Parigi.. Una breve visita di soli due giorni.. Per mia nonna.. E' vecchia e può morire da un momento all'altro..Volevo rivederla.. No, non sta male ma è molto anziana e ci tenevo..."
L'uomo fra i singhiozzi le disse che stavano per partire in aereo per Nizza. Lei rispose che li avrebbe attesi all'aeroporto per andare insieme "da Bruno".

Intanto Il Commissario Roux riceveva nel suo ufficio una telefonata inaspettata: era la Segreteria del Ministro che gli annunciava l'arrivo di "un supporto" per le indagini a motivo della notorietà della vedova che esponeva l'amministrazione della giustizia ad una eccessiva pressione mediatica.
Il Commissario Roux ringraziò perplesso e seppe che la persona era di grande esperienza ed era dei Servizi Speciali alle dirette dipendenze del Gabinetto del Ministro. Si sarebbe presentata a lui in serata. La voce maschile della Segreteria concluse pregandolo di non fare parola con nessuno del suo Ufficio né della telefonata né del suo contenuto. La persona sarebbe stata solo un funzionario inviato dal Prefetto per aiutare e fare da interfaccia con la stampa. 

domenica 13 agosto 2023

Céline e la Guerra

 Avevo letto "Voyage au bout de la nuit" tanto tanto tempo fa.

Le pagine del libro che era nella mia libreria della villetta di Rocca Priora sono infatti ingiallite... Un blocco di pagine, le prime 80, si sono scollate dalla copertina dell'Edizione dei "David dall'Oglio" stampata nel 1966 dalla Tipografia Varese.

Il 1966 è l'anno di nascita della mia prima figlia... Studiavo ancora Medicina e leggevo sempre per inclinazione e passione, come sempre ho scritto.

Ma non ho letto più nulla di Céline, forse per il suo antisemitismo che non mi spiego se non con la sua testa piena di rumore e influenze infantili del padre frustrato che sfogava il fallimento  delle sue aspirazioni sugli ebrei e sui massoni. Un capro espiatorio insensato quanto irreali le colpe ad esso attribuite.

Ho comperato "Guerra", non romanzo ma appunti di vita e di guerra usciti postumi. Céline fu ferito in guerra, come mio padre, lui nella Prima e mio padre nella Seconda Guerra Mondiale. Entrambi certamente scossi e cambiati da quella esperienza atroce, ma solo questo li accomuna: Céline andò volontario, mio padre costretto. E questa differenza di fronte all'esperienza di riceverne il corpo cambiato vuol dire moltissimo.

Céline da quel che scrive nel "Viaggio al termine della notte", nelle prime pagine che sto rileggendo, si capisce che il suo andare in guerra volontario è un atto giovanile di cui si è pentito, ingannato da valori che poi rivede con spirito critico e sarcasmo.

Mio padre odiava la guerra e chi l'aveva scatenata: Mussolini. Tutto il suo dolore fisico lo si legge nel suo foglio matricolare, che io ho incorniciato, e nella cartella clinica degli Ospedali Militari dove fu ricoverato. Di quello mentale parlava poco ma mi disse con rabbia più volte: "Perché io debbo sparare ad uno che non mi ha fatto niente?"

Céline, che pure era partito volontariamente a sparare contro i tedeschi, scrive ripensandoci che in fondo lui con i tedeschi era stato da ragazzino e aveva parlato anche la loro lingua...

Spirito tormentato. Ben diverso da un uomo come mio padre che la guerra l'aveva subita: "Come facevi, ti mandavano a Gaeta e ti fucilavano." Non c'era via di scampo per un uomo che dalla vita voleva solo la vita: vivere in pace, lavorare per costruirsi un avvenire, un amore una famiglia, nient'altro.

Céline in divisa militare con tutta la sua "ferraglia", come la chiama lui, addosso.


Un'immagine di Céline in un'età matura. Fu antisemita e collaborazionista dei nazisti che avevano occupato la Francia.



domenica 6 agosto 2023

Emile Zola

 

Emile Zola

 

Ieri sera sono andata a letto alle 23:00 e come al solito ho preso il libro, immancabile, che ho sul comodino.

Per la prima volta in quasi 77 anni leggo Zola: “Germinale”, e all’una di notte chiudo il libro. Due ore di lettura per leggere la parte finale di un libro potente, un romanzo grandioso sulla realtà.



Emile Zola, leggo che si documentava con precisione prima di scrivere i suoi romanzi e si sente e vede.

Nel leggere questo affresco durissimo della vita dei minatori i pensieri che mi si smuovono dentro sono tanti… Alcuni anche molto personali…

Ma, soprattutto, prevalgono i pensieri storico-filosofici che la Letteratura smuove, se vera Letteratura…

Quello che mi ha sorpreso di Zola è l’assoluta modernità del suo linguaggio, esplicito e brutale nella sua assoluta realtà, che se si pensa che il libro è stato scritto nel 1885 è straordinario, soprattutto se raffrontato al linguaggio di scrittori quasi coevi come Victor Hugo e Feodor Dostoevskij.

Mi spiego meglio: Victor Hugo aveva 38 anni quando è nato Emile Zola e Dostoevskij 19. Non bisogna avere la stessa età anagrafica per assorbire la mentalità e gli umori del tempo che ci si trova a vivere. Ci sono in questi tre scrittori tematiche che sono denominatori comuni del loro tempo, come l’estrema povertà e la sofferenza che essa comporta e il desiderio di liberarsi dell’oppressione di chi guida i popoli.. Appare in Zola l’accenno a quell’Internazionale che nasceva in Europa e che doveva nascondersi dalla dura repressione dei governi, russo o francese che fossero. Ne ho scritto su questo Blog su “I Demoni” di  Dostoevskij http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2022/04/riflessioni-su-i-demoni-di-fedor.html.

All’inizio del secolo andava già sfumando il potere del popolo portato dall’evento epocale della Révolution del 1789 e iniziava il potere del nuovo despota: Napoléon. Nasceva Hugo nel 1802 e quello che era il mondo degli ultimi lo trovate ne “I Miserabili”. Dostoevskij non descrive un mondo migliore nella sua Russia, egli stesso rischiò di essere giustiziato e fu condannato alla Siberia.

All’inizio del nuovo secolo, nel 1917, ecco l’altra grande Rivoluzione in Russia: i tre Grandi Scrittori erano già morti ma le tensioni socialiste che scorrevano per l’Europa erano sfociate di nuovo nel sangue come pensavano e speravano personaggi dei loro romanzi come Etienne di Germinale.

Ma le speranze di riscatto degli oppressi, dei “miserabili” come li chiama anche Zola come Hugo, finiranno nel sangue anche con nuovi oppressori scaturiti da quel socialismo in cui tutti avevano sperato: Stalin. Ma questa è altra Storia che per vederla da vicinissimo bisogna leggere Salamov oppure Solgenitsin….

La lotta contro una nuova oppressione continua, come la Storia.

Ma dei tre scrittori Zola è il più assolutamente e sorprendentemente dentro il tempo attuale per il linguaggio realistico ed esplicito per quel che riguarda il sesso, mentre i suoi quasi coevi scrivono con un pudore ottocentesco a lui sconosciuto.

Emile Zola è nato nel 1840 ma è un secolo ed oltre più avanti. Solo i geni possono fare questo.

Recentemente ho letto un autore del mio secolo, Thomas Mann, di cui avevo letto “Morte a Venezia” e “Tonio Kroger” e sapevo che non era nelle mie corde, ma ho voluto leggere quello che viene definito il suo capolavoro “I Buddenbrook”, ed ho notato il pudore nello scrivere ad esempio dei dubbi che il padre di Hanno ha su una possibile liaison fra sua moglie e un giovane ufficiale con cui lei fa musica. Nulla da spartire con la modernità di un uomo dell’ottocento come Zola. Mann è un Premio Nobel ma vicino a Zola per me scompare… Ma l’ho detto: non è uno scrittore che mi emozioni o mi trasmetta messaggi universali.

Mentre Zola in “Germinale” mi ha fatto pensare anche ad una persona che con me aveva del DNA in comune e che la vita dei minatori nelle miniere di carbone l’ha in gran parte vissuta..