sabato 26 dicembre 2020

Gianna Del Gaudio non è stata uccisa dal marito

https://www.ilgiorno.it/bergamo/cronaca/assolto-tizzani-1.5846441

Tizzani è stato assolto, ma non solo: con formula piena.

Personalmente penso che i giudici abbiano applicato la formula che "quando non v'è certezza di colpevolezza è meglio che il giudice accetti il rischio di assolvere un colpevole piuttosto che quello di condannare un innocente".

Quando uscirà il dispositivo della sentenza si saprà perché.

Restano inspiegate diverse circostanze: sembra assurdo che il ladro, colto sul fatto da Tizzani e dopo aver ucciso la Del Gaudio, si sia premurato di mettere arma e guanti in un sacchetto prima di fuggire, per poi nascondere il tutto in una siepe distante soltanto 400 metri dall’abitazione del delitto. 

Che il sacchetto in cui era l'arma e i guanti provenisse dalla casa del delitto è accertato e davvero non so come i giudici abbiano potuto spiegarsi perché un ladro abbia perso tempo a mettere tale materiale nel sacchetto invece di fuggire e basta. Né come abbiano potuto rispondere al fatto che Tizzani ha dichiarato che aveva mani scure, dunque senza guanti, e quindi la loro provenienza.

Personalmente penso che quei guanti sono stati raccolti chissà dove e messi con l'arma lì e che il sacchetto che aveva contenuto le mozzarelle, non essendo certo a chiusura stagna, ha subito il lavaggio della pioggia con il suo contenuto, favorendo l'assassino.

Ora che hanno sentenziato l'estraneità del marito tutti gli abitanti delle villette vivranno nella paura che uno può essere ammazzato in modo repentino in casa propria anche avendo a pochi metri un familiare.

Giustamente nessuno potrà più sentirsi sicuro in casa propria.


Donne sgozzate e uccise dalla stessa persona? L’ipotesi shock del serial killer di Gianna Del Gaudio, Daniela Roveri e Marilena Negri

Una nuova ipotesi shock si fa largo sulla morte delle tre donne brutalmente uccise. Gianna Del Gaudio, Daniela Roveri e Marilena Negri sono state sgozzate dallo stesso uomo incappucciato?




https://images.app.goo.gl/isSqFqaSLTM1ek728


http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2018/12/antonio-tizzani-rinviato-giudizio.html

http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2016/12/gianna-del-gaudio-il-ladro-che-non-ce.html

http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2016/11/gianna-del-gaudio-un-vero-giallo.html

http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2016/10/giallo-su-uccisione-profssa-gianna-del.html

http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2016/09/omicidio-gianna-del-gaudio.html

giovedì 17 dicembre 2020

Michele non lo sapeva...

Il giornalismo ha grandi colpe per l'uso del linguaggio. Giacché il linguaggio orienta il pensiero. Con il linguaggio si può indurre il pensiero a minimizzare o, al contrario, ad esagerare. Meno la gente ha strumenti culturali e più è influenzabile dal linguaggio giornalistico. Bullismo, l'ho già scritto in post sul mio blog, è parola riduttiva di un fenomeno umano sempre esistito, ovunque, non solo nelle Aule Scolastiche. Si chiamano bassezze persecutorie, operate da persone che non hanno spessore morale né etico, comportamenti che possono presentarsi anche in luoghi dove sembrerebbe esserci una preparazione culturale, ma più frequentemente sono operanti in contesti dove la cultura latita, sostituita da una generica aderenza al branco.

Questo esiste ed è fortunato chi nella vita non l'ha mai sperimentato. Forse proprio perché facente parte di quell'umanità che è branco, che non ha maturato una coscienza individuale, che nel profondo sa di non valere niente e cerca per questo l'uniformità del branco dove può nascondersi in una collettiva ed anonima responsabilità dalle proprie infime azioni. I miserabili ne ricavano una soddisfazione meschina, in cui si crogiolano, più colpiscono più sono soddisfatti. Non aspettatevi che abbiano schifo di sé, non aspettatevi coscienza morale: se l'avessero mai agirebbero in tal modo.

Michele non lo sapeva, Michele pensava  che quell'umanità che lo respingeva era quella giusta, che sbagliato fosse lui perché non camminava benissimo, perché non era bellissimo... Tanti hanno difetti e non sono bellissimi ma vivono benissimo... Ma Michele non lo sapeva. Michele non sapeva che esiste una parte dell'umanità che è miserabile e si manifesta fin dall'infanzia per la sua propensione a cercare di ghettizzare qualcuno, sempre ha bisogno del branco, e sempre trova seguaci e fiancheggiatori essendo questa genìa diffusa ovunque.


Michele

Michele, come avrei voluto conoscerti, dirti che eri bello invece, fuori e dentro. Che stavi scoprendo solo quella parte di umanità che è feccia.. Che dovevi solo imparare che questo esiste e che bisogna solo tenerlo lontano da noi, dedicandogli solo la nostra indifferenza ed il nostro disprezzo.

Per tutti i ragazzi che si trovano ad essere oggetto di rifiuto e di oltraggio: non è quella l'umanità che vi merita, quella è la feccia, un tipo di feccia. Non soffrite perché vi rinfacciano i vostri difetti veri o presunti, sappiate che anche se foste perfetti ve li inventerebbero e troverebbero sempre qualcuno pronto a crederci, al di là della più chiara evidenza! Solo perché a quel tipo di persone piace sbranare, perché questa è la loro natura.

Vivere è accettare che esiste gente brutta, orribile, ma non per questo non vale la pena di vivere.


sabato 12 dicembre 2020

Un libro assurdo, di maniera, penoso



Ci sono libri letti in gioventù che riletti, quando l'esperienza di vita ti ha svelato la realtà, trovi ancora più veri, ed altri che ti appaiono infantili, tanto sono privi di spessore reale. Accetto l'irrealtà solo dai libri di fantasia o di fantascienza, non da libri che parlano di psicologia umana. Leggo dall'alto dei miei 74 anni di vita e questo libro trovo che è infantilmente irreale, perché l'Autore pretende di far vivere dei ragazzi liceali, rendendoli reali, chiamando i loro nomi in un Appello e facendo raccontare loro i personali guai in classe, davanti a tutti, in una Psicoanalisi di Gruppo, piuttosto che fare lezione. Le figure che ne vengono fuori, lungi dall'uscire vive dalla pagina, sono "bidimensionali", di maniera, irreali. L'elenco dei loro dolori è un elenco, come una deposizione sciorinata davanti a tutti. Casi di maniera come la giovane che ha abortito, il ragazzo che deve dividersi fra due genitori e i loro problemi psicologici più o meno gravi ecc.. Lo scrittore non è riuscito a far sentire le pieghe del loro dolore, le sfumature.. Solo un elenco. Irreale la situazione: non credibile che ragazzi di quell'età possano accettare di parlare di cose intime davanti all'intera classe. Irreale la figura del Preside: impensabile che un professore possa rivolgersi al suo superiore con "lei è una gran testa di cazzo" e che un Preside, per di più laureato in Filosofia, non abbia mai sentito parlare de "La Rosa Bianca" e chieda come un idiota "cosa è". Stupisce che lo scrittore sia di professione un Professore di Scuola. A dir poco ardite le similitudini che fa con la fisica dei quanti e le vicende umane. Libro penoso. Unico merito: scritto con buona sintassi. Voto 2

domenica 6 dicembre 2020

Moda e creatività


Questi sono due disegni di modelli creati dalla mia fantasia quando avevo 15 anni: 1961.

Mi piaceva disegnare e creare modelli, molti dei miei vestiti dei miei primi 25 anni sono stati da me disegnati ed eseguiti da due sarte che abitavano nel mio stesso palazzo di Via Ottaviano, a Roma: erano due sorelle pugliesi, nubili ed anziane, si chiamavano sorelle Fanelli, ed io le chiamavo affettuosamente "le mie sorelle Fontana". Hanno avuto con me molta pazienza. 

Comperavo le stoffe in un negozietto a "grottino" di via Cola di Rienzo, solo una volta, consigliata da un'amica, andai da "Bises" in Via Nazionale.

Questo modello con una sola manica fu una invenzione assoluta, era il 1961 e non se ne era visto mai uno prima.

Ricordo che lo feci vedere anni dopo a mia suocera, avevo 20 anni dunque era il 1966, non era questo disegno ma un altro sempre con questa mia idea: lei rise commentando la cosa come assurda se non addirittura ridicola.
Molti anni dopo qualcuno ebbe la stessa idea e la produsse.
Mia suocera aveva fatto la sarta in un atelier di Via Veneto a Roma in gioventù e per questo pensavo avrebbe potuto realizzare il modello...


Ecco due modelli da me disegnati e realizzati in tempi diversi e da sarte diverse.
Il modello a sinistra è un abito da sera lungo realizzato in cady di cotone bianco, il corpetto è in broccato argento. Le stoffe le comperai sempre in quel grottino di Via Cola Di Rienzo ma, non abitando più in Via Ottaviano, ero sposata ed abitavo in Via Collatina, era il 1967, la signora che mi aiutava nelle faccende in casa aveva un'amica sarta in una strada di Centocelle, dove lei abitava, che lo realizzò facendomi pagare Lit. 20.000 il suo lavoro.
Il modello a destra invece era ancora opera delle sorelle Fanelli, la foto è del 1964 e le stoffe sono cotone a fondo bianco con pallini rossi sparsi in due dimensioni per la gonna e per il colletto della blusa, che è di colore rosso carminio in shantung di cotone.