mercoledì 11 febbraio 2015

INPDAP e Codice Civile sulle successioni


Il Giornale
Uccide la moglie, lo liberano e gli danno pure la pensione – Ha ucciso la moglie e ora ha diritto alla pensione.L’incredibile verdetto arriva dalla Sardegna. Secondo l’Inpdad, il vedovo può ricevere la pensione di reversibilità dell’ex compagna. Che però è stata uccisa proprio da lui.
Non è finita qui: l’Inpdad non rileva neppure l’esistenza di una orfana ancora minorenne che per dodici anni, fino al mese scorso, ha percepito la pensione della madre. È uno scherzo di cattivo gusto della burocrazia, che non tiene mai conto di omicidi, processi o condanne. 
L’assassino ha scontato la pena, 14 anni e mezzo, mentre la figlia minorenne vive con la famiglia degli zii materni. Che adesso denunciano «questa vicenda vergognosa» della quale informeranno pure «il Capo dello Stato».
Irene Mele è di Nuoro. È la sorella di Annamaria, impiegata al ministero del Lavoro, uccisa il 3 dicembre 1998 dal marito Pierpaolo Cardia, guardia forestale: un litigio in casa. L’uomo aveva utilizzato la pistola d’ordinanza, appoggiato la canna alla tempia della moglie e fatto fuoco. La figlia di sei anni era nella stanza a fianco.
L’assassino, dopo aver portato la bambina dai nonni, era poi andato a costituirsi dalla polizia. Era stato processato con il rito abbreviato e condannato a 14 anni e mezzo. Ma è fuori dal 2007 grazie all’indulto. Pochi giorni dopo aver lasciato la cella, l’uomo aveva già chiesto la pensione di reversibilità della moglie.
La famiglia della donna uccisa, oggi è pronta a portare in prima pagina la vicenda e ad aprire una campagna. Da sempre la condanna di Pierpaolo Cardia è sembrata troppo debole ai parenti di Annamaria. La coppia era in crisi da tempo, aveva più volte deciso di restare unita per via della figlia, ma quando è saltata fuori l’esistenza di una relazione extra-coniugale dell’uomo, la moglie aveva deciso di trasferirsi a Sassari portando con sé la bambina. A questo si era opposto Pierpaolo, che ai giudici ha parlato di una separazione che non voleva; da qui il litigio che poi ha portato all’uccisione della donna.
Casa dei Diritti
La pensione al marito assassino – La sorella della vittima annuncia una battaglia legale in difesa dei diritti della nipote minorenne. Lettera al presidente della Repubblica.
L ‘Inpdad ha detto sì: il vedovo ha diritto alla pensione di reversibilità della moglie. E non importa se è stata ammazzata proprio dal marito.

La Nuova Sardegna 8 luglio 2014

La battaglia di Vanessa: “Uccise mia madre, non avrà i suoi soldi” – Vanessa Cardia, nuorese di 18 anni, ne aveva 6 quando il padre sparò su Annamaria Mele. Ora grazie alla sua battaglia è passata alla Camera una legge che nega la reversibiltà della pensione agli uxoricidiFinalmente Vanessa sorride: la legge approvata ieri alla Camera dei deputati, grazie alla sua battaglia, non consentirà più agli uxoricidi come suo padre, ma anche ai parricidi, ai matricidi e a chiunque si macchi di un delitto in famiglia, di beneficiare delle pensioni di reversibilità delle vittime.

Nuovo cognome per Vanessa 5 marzo 2011
La ragazza si chiamerà come la mamma ammazzata nel '98

Vanessa Mele (Fossati)



Cosa è per i giudici la crudeltà?

Da: Il Corriere del Mezzogiorno
I GIUDICI CONFERMANO CHE LA DONNA ORIGINARIA DI SOMMA VESUVIANA VENNE UCCISA DAL MARITO



«Parolisi deve avere sconto di pena»

L’ha deciso la Cassazione che ha escluso l’aggravante della crudeltà. Il ricalcolo della pena (30 anni) toccherà alla Corte d’Assise d’appello di Perugia

di Redazione online










Ammazzò Melania Rea ma senza ferocia. Dunque, per Salvatore Parolisi la condanna è da limare. Al caporalmaggiore che uccise la moglie vanno inflitti meno di trent’anni di carcere. L’ha deciso la Cassazione. Per i supremi giudici è da rivedere al ribasso la condanna a 30 anni di reclusione per Parolisi. E questo perché va eliminata l’aggravante della crudeltà. Il ricalcolo della pena lo deve fare la Corte d’Assise d’appello di Perugia. Confermata in ogni caso la responsabilità per aver ucciso la moglie Melania Rea.
L’avvocato di Parolisi: «Soddisfatto»
«Siamo soddisfatti perché si farà un nuovo processo seppure limitatamente all’annullamento della circostanza aggravante deciso dalla Cassazione: adesso la condanna a trent’anni non esiste più ed è quello che chiedevamo. Siamo soddisfatti». Questo il commento dell’avvocato Walter Biscotti, che ha difeso in Cassazione, Salvatore Parolisi, insieme a Titta Madia.
I familiari: «L’importante è che sia stato riconosciuto omicida»
Dal canto loro, i familiari della donna attraverso l’avvocato Giovanni Monni difensore di parte civile, commentano: «La Cassazione ci ha dato ragione, Parolisi è stato riconosciuto colpevole, volevamo che fosse individuato definitivamente l’assassino di Melania e l’assassino ora c’è. La quantità della pena non ci interessa».
Il fratello di Melania
«Non c’è da essere contenti questa sera, ma è stata però acclarata una cosa importante: è stato Salvatore ad aver trucidato Melania e ad aver reso orfana Vittoria». Queste le prime parole che Michele Rea, fratello di Melania, ha detto dopo la sentenza della Cassazione. Ha poi aggiunto che «adesso per altri 14-16 anni almeno, Salvatore rimarrà in carcere». Per quanto riguarda gli incontri del padre con la piccola Vittoria, lo zio Michele ha detto che «continueranno a svolgersi in modalità protetta».

Da: Altalex

Omicidio, tentativo, circostanze aggravanti comuni, crudeltà, sussistenza
Cassazione penale , sez. I, sentenza 30.04.2014 n° 18136

Con specifico riferimento all'aggravante di cui all'art. 61, n. 4 c.p., vanno ricomprese nel concetto di crudeltà tutte le manifestazioni che denotano, durante l'iter criminoso, l'ansia dell'agente di appagare la propria volontà di arrecare dolore. In particolare, la forma di realizzazione dell'aggravante, consistente nell'aver agito con crudeltà, essendo incentrata sulla particolare intensità del dolo e sull'assenza di sentimenti di pietà verso gli altri, rese manifeste dalle modalità operative della condotta, dal comportamento spietato ed insensibile dell'agente, secondo la testuale formulazione della norma, non richiede per la sua integrazione la verificazione dell'evento e l'effettivo patimento di sofferenze, percepite nella loro effettività dal soggetto passivo.
Pertanto, deve ritenersi che la circostanza sia rintracciabile anche nel frammento di condotta che dà luogo al tentativo, quando questa sia tale da rivelare che l'azione era orientata finalisticamente a cagionare patimenti eccedenti il normale meccanismo casuale impiegabile in quel frangente per dare la morte e che, suo tramite, coll'infierire contro la vittima, l'agente avrebbe dato soddisfazione ai propri istinti crudeli ed immorali. 

Il cittadino che subisce un reato ha sempre paura di non avere Giustizia, e ne ha motivo visto che in questo Paese NON c'è la certezza della pena. Forse così è non solo in Italia... Ma noi qui viviamo e di questo Paese siamo cittadini e lo amiamo e vorremmo renderlo migliore.
Questo ignobile individuo, che purtroppo vestiva la divisa dell'esercito italiano, non è stato in grado di risolvere i conflitti sentimental-sessuali in cui si era incartato con le sue stupide bugie, spingendo la propria vita in un cul-de-sac da cui ha saputo uscire solo come una belva feroce: eliminando la moglie di cui temeva il giudizio ed il confronto.
Per fortuna gli inquirenti l'hanno saputo scovare grazie ai suoi stupidi errori e ora siamo arrivati alla Cassazione, che ribadisce che lui ha trucidato Carmela Rea privando la piccolissima Vittoria della sua mamma. Quella bambina che quando è nata lui nemmeno c'era e non si riusciva a sapere dove fosse e che poi si è saputo stava copulando con qualcuna... Quella bambina sulla cui tenerissima età inconsapevole ha contato, da assassino della sua mamma, mentre accoltellava la giovane, purtroppo innamorata di lui, nel bosco a due passi dall'auto in cui la bambina era chiusa.
Quello che i suoi avvocati hanno ottenuto, e se ne vantano come di successo legale, è che ai 30 anni di condanna andrà tolta un poco di pena perché, secondo questi giudici, la crudeltà nell'assassinio non c'è...
Da quanto riportato sopra sulle aggravanti ci si chiede cosa, per questi giudici, sia la crudeltà..
Fermandoci solo a questo: "assenza di sentimenti di pietà verso gli altri, rese manifeste dalle modalità operative della condotta, dal comportamento spietato ed insensibile dell'agente" la crudeltà ci starebbe tutta dato lo svolgimento dei fatti...
Cosa avrà provato una sposa, sia pure consapevole di essere tradita, nell'attimo i cui fiduciosa aveva seguito suo marito nella gita nel bosco, con la bambina a due passi nell'auto, presa di sorpresa, la bocca chiusa dalla sua mano per soffocarne le grida, il coltello affondato per 35 volte nel suo corpo fino a toglierle la forte e giovane vita? 
Non è stato spietato quest'uomo misero e miserabile?
Non è stato insensibile?
Ha forse avuto pietà per lei e per la piccolissima creatura che rendeva orfana?
Per questo la gente ha paura dei giudici: perché spesso il loro giudizio è incomprensibile anche leggendo quello che la Legge stessa stabilisce.
Per questo la dignitosissima famiglia di Carmela Rea ha comunque tirato un sospiro di sollievo perché la Cassazione NON ha annullato quanto stabilito da due processi: Assise ed Appello.
Egli è l'assassino e deve stare in galera, sperando che ci stia quanto più possibile, anche con questo regalo del togliergli l'aggravante della crudeltà.
Al solito ho sentito tante imprecisioni dette in TV da giornalisti che pretendono di informarci senza essere informati: Vittoria è diventata "il figlio", 30 anni sono diventati dopo lo sconto di  pena a causa di questa sentenza di Cassazione... 
Niente di vero. In Assise ebbe l'ergastolo e in Appello 30 anni. Ora non si sa, tolta questa aggravante. 
Al contrario ci sono giornalisti che ci danno informazioni preziose per farci un'idea precisa della realtà, ed una di questi è stata la giornalista ospite in studio questa mattina di Francesca Fialdini ad Uno Mattina, nell'inserto dedicato alla notizia della sentenza della Cassazione sul caso Parolisi: la donna ha ricordato che due aggravanti gli sono state date e NON tolte, e sono quella per "la minorata difesa" e per "il vilipendio di cadavere", essendo tornato sul posto per depistare mettendo una siringa e operando un taglio sul cadavere.  

Il fratello di Carmela Rea
La madre della giovane vittima



Il padre della giovane assassinata dal marito



Sono le altre vittime di Salvatore Parolisi, unitamente a Vittoria, la bimba di Carmela che potrà, raggiunta la maggiore età, chiedere di cambiare il cognome infamante che porta con quello della madre.
La Legge lo consente: ci sono dei precedenti.