domenica 14 maggio 2023

“Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è raccolta la nostra breve vita” (W. Shakespeare, La tempesta, atto IV, scena I)

Capitolo XVI

I primi mesi a casa furono caratterizzati da grande attenzione a non fare nulla che potesse pregiudicare l'ossificazione dello sterno segato e ricucito saldamente dai Chirurghi.
Elena seguì pedissequamente le indicazioni riportate nel foglio rilasciatole dalle brave Terapiste. Anche la Logopedista le aveva dato dei fogli in cui erano riportati gli esercizi da compiere per far tornare la voce che piano piano stava risvegliandosi. Ma dovette applicarsi poco in tal senso, perché il lavoro svolto fino a quel momento dalla graziosa Terapista della voce aveva già fatto il miracolo di sbloccare la sua corda vocale, maltrattata probabilmente dai Chirurghi Specializzandi che avevano coadiuvato il grande Cardiochirurgo nell'intervento.

Ma c'era nella sua mente un ricordo che si era affacciato immediatamente al risveglio dall'intervento operatorio: in un buio assoluto, in un gelido dolore tutto mentale, c'era un'immagine luminosa orizzontale: un tubo in cui scorreva velocissimo un liquido giallo carico con dentro innumerevoli puntini rossi e il suo pensiero ripeteva dolorosamente veloce come lo scorrere di quel liquido: "Mamma papà dolore, mamma papà dolore, mamma papà dolore, mamma papà dolore..." All'infinito e quel dolore mentale era insopportabile.
Elena lo raccontò a suo marito. L'unico del cui giudizio, su un fatto così straordinario, si fidava.
Suo marito era uno scienziato, quello era il suo lavoro: la ricerca della conoscenza, cercare di spiegare i fenomeni attraverso il metodo scientifico. Egli era giunto molto prima di lei all'idea che non esiste nulla di soprannaturale ma solo delle Leggi Fisiche che regolano l'Universo cercando di spiegarlo...
Come spiegava quel ricordo? Era qualcosa che lei aveva provato mentre era in anestesia. Non certo un sogno. Si può sognare in anestesia, in sedazione profonda? Quelle domande che aveva tenute per sé in quei due mesi, serbando di parlarne con Adriano, erano senza risposta.
Lui l'ascoltò pensieroso. Non se ne stupì. Ma non aveva sicure risposte. Ne parlarono insieme.
"No certo, sogno no. Ma nemmeno un falso ricordo."
"Come puo' essere rimasta attiva una parte del cervello nonostante la sedazione profonda?"
"Eppure è possibile, del cervello sappiamo così poco... In una zona profonda qualcosa è rimasto attivo durante la circolazione extracorporea ed ha provato quello che ricordi..."
"Ed ha tradotto in immagine lo scorrere velocissimo del sangue in un tubo... Mentre quel buio gelido di morte e quel dolore erano disumani..."
"Come è disumano mandare il sangue fuori dal corpo dentro una macchina mentre sei vivo.."
"Non conosciamo fino in fondo la fisiologia del cervello. Non sappiamo se addormentandolo per non sentire il dolore una parte sconosciuta della coscienza non possa registrare qualcosa..."
Elena ed Adriano non avevano risposte a quel fenomeno, e Adriano stesso, abituato ad esplorare cercando di spiegare quello che non è noto per mestiere e per vocazione esistenziale, non ebbe dubbi che il cervello di Elena aveva prodotto quelle sensazioni che erano legami biochimici costituenti una memoria. Come questo fosse potuto accadere mentre il cervello era addormentato dai farmaci non aveva alla luce delle attuali conoscenze una spiegazione.

Non ne parlarono più. Non c'era altro da dire.
Ma Elena non dimenticava, anche perché non voleva dimenticare.
Qualche volta lui diceva: "Cosa hai passato! Non ci posso pensare."
E se capitava che lei ricordasse i momenti in Terapia intensiva, i cui ricordi invece stavano sfumando, lui le diceva: "Non ci pensare più. E' passato."
Ma Elena non voleva dimenticare, giacché la memoria è tutto, è ciò che siamo, e ricordare tutto quel dolore faceva di lei una persona ancora diversa da quella che era prima di quella esperienza. In fondo aveva affrontato quella prova per non morire e significava qualcosa quella scelta.
Allo stesso modo non voleva dimenticare il momento in cui il suo cervello aveva capito lucidamente ed immediatamente che era arrivata la Morte in quel bellissimo giorno di sole di fine ottobre.





Note: 1) Da Focus: Psicologia - Si sogna anche sotto anestesia generale.

2) Saggio di psichiatria dello Psichiatra dell’Università di Warwick, Regno Unito Prof. Swaran Singh:  “Deve esserci una base neurale per questi fenomeni

Descrivendo in dettaglio lo strano fenomeno nel “Journal of Nervous and Mental Disease”, il professor Swaran Singh spiega: ““Ho subito un intervento chirurgico importante in anestesia generale il 4 aprile 1984. – racconta Singh nel suo saggio – Durante il recupero postoperatorio, ho sperimentato uno stato di profonda pace, un senso di rivelazione e profonda comprensione”. Nello specifico, il professore ha così descritto quanto vissuto: “Uno sfondo di luminosità bianca,…