giovedì 11 febbraio 2016

TERZA DIAPOSITIVA


Bisogna fare di più, perché a causa di chi evade pago di più io che non evado, con tutti quelli come me.
Mi sono stufata di pagare per i parassiti: dunque il Governo deve fare di più.
I controlli sono possibili ed i meccanismi per attuarli ci sono.
Basta la volontà.
Ad esempio: imporre ai Comuni di usare le foto aeree fatte (so per certo che il comune dove abito le ha) per tassare chi ha ampliato case che non risultano al catasto, non avendo chiesto alcun permesso e, in molti casi, non avendo usufruito di condoni, un po' perché già scaduti, trattandosi di abusi fatti successivamente, e un po' per non spendere soldi per condonare.
Questi evasori pagano poco di Tassa dei rifiuti rispetto all'effettiva superficie, poco di IMU qualora seconda casa, ma producono rifiuti per molti metri quadrati ad esempio; oppure hanno piscine, visibili dall'alto, non accatastate, senza permessi, senza controlli ambientali relativi a dove le acque clorate vengono riversate.
Il Governo può, se vuole, chiedere ai Comuni di recuperare l'evasione, prefigurandosi altrimenti un danno erariale, oppure una omissione d'atti d'ufficio, non avendo usato le foto aeree incrociandole con i dati del territorio presenti in catasto.
   

SECONDA DIAPOSITIVA


LA MIA FAMIGLIA, COMPOSTA DI 2 PERSONE PENSIONATE NON E' FRA QUELLE CHE HANNO BENEFICIATO DEGLI 80 EURO IN PIU' AL MESE.
Non fa nulla, però la mia pensione è diminuita a causa dell'aumento dell'IRPEF comunale, di cui non mi torna niente in Servizi giacché il Comune non pulisce nemmeno una volta l'anno la strada dove abito. Per i rifiuti pago altra tassa a parte di euro 500 l'anno. Per non denigrare sempre e per forza debbo ammettere che il Comune, l'anno passato, ha messo finalmente un palo della luce pubblica nel punto buio della Via comunale dove affaccia l'uscita del mio condominio: lo aspettavo dal 1979.
L'altra voce che è aumentata facendo diminuire la mia pensione è l'IRPEF regionale. La Regione invece non solo non mi dà nulla, ma attenta alla mia incolumità (ed a quella di molte altre persone) non ottemperando al suo dovere di cura e potatura di enormi alberi piantati su terreno regionale prospiciente strade e abitazioni. Nessuno può tagliarne i rami pericolanti, pena multe da parte della Regione medesima, che è perfettamente informata della pericolosità avendo io inviato raccomandata con ricevuta di ritorno corredata di foto e verbali dei VV.FF.; dato che l'efficientissimo protocollo regionale non la trovava, l'ho rinviata per PEC, infine, dato che l'efficienza del protocollo corrispondenza PEC della Regione è uguale a quello delle raccomandate, ho dovuto rinviare alcuni allegati per fax... 
Per ora essa si limita a pagare stipendi a funzionari seduti sulle poltrone della Regione che si scambiano e-mail scaricando le responsabilità gli uni sugli altri, oltre che a pagare stipendi a chi protocolla la corrispondenza e la smista nei vari uffici a cui è limpidamente indirizzata!

Bilanci con diapositive


Questa è una delle slides (ma io preferisco scrivere diapositive) inviatemi tramite e-mail, e non solo a me,  dal nostro Presidente del Consiglio facendo una sintesi dei suoi due anni di Governo.
Non sono fra i suoi detrattori, anzi, ma tengo gli occhi ben aperti e commento solo le cose che mi interessano di più.
Fra i DECRETI ATTUATIVI IN ATTESA ci sono quelli che riguardano la RAI.
Continuano a ripeterci "che pagheremo meno" e io ancora non so, (e non mi fido di inviare raccomandate senza conoscere l'esatta procedura), come si deve fare per comunicare su quale contratto elettrico deve essere caricato il cosiddetto canone per le famiglie che hanno più contratti elettrici.
Avevo pubblicato in un post del 19 gennaio u.s. la mia richiesta scritta alla RAI, come da procedura, qualora non avessi trovato la risposta fra le FAQ (acronimo dell'ennesimo inglesismo per non dire "Domande più frequenti"); questo il quesito posto il 15 gennaio scorso:

La bolletta elettrica della dimora famigliare è intestata
alla scrivente Rita Coltellese in N.. L'abbonamento
RAI/TV a mio marito, G. N., il quale ha
intestati a suo nome 2 contratti ENEL per altrettante
case vacanza. Qual'è la procedura per NON avere un doppio
addebito dell'IMPOSTA CANONE ABBONAMENTO RAI?

Nessuna delle risposte alle FAQ lo dice.

Dopo un messaggio in cui dicevano che avrebbero risposto "a breve", 24 giorni dopo è arrivata la risposta:
From: "RAI - Radiotelevisione italiana - Gestione Abbonamenti" <abbonamentitv@rai.it>
Sent: Monday, February 08, 2016 3:13 PM
Subject: Codice=1000 - ABBONAMENTI TV

Gentile Signora Coltellese,
in merito alla Sua richiesta del 15/01/2016, La informiamo che il Canone Tv è dovuto una sola volta per tutti gli apparecchi detenuti nei luoghi adibiti a propria residenza o dimora dallo stesso soggetto e dai soggetti appartenenti alla stessa famiglia anagrafica.
Pertanto non è dovuto il pagamento del Canone Tv per le seconde abitazioni.
Per ulteriori informazioni La invitiamo a ricontattarci prossimamente al seguente indirizzo  http://www.abbonamenti.rai.it/Ordinari/Scriveteci.aspx , porgiamo cordiali saluti.

24 giorni per avere una NON risposta: questo che scrivono ce lo ripetono tutti i giorni a fine telegiornali, quindi?
Mi sembra che io avevo chiesto altro, precisando la nostra situazione familiare.
Potevano dirmi che lo dovevo pagare 2 volte visto che i contratti sono tre, ma allora NON SAREBBE VERA LA PROPAGANDA CHE PAGHEREMO MENO, PERCHE' LA MIA FAMIGLIA, COMPOSTA DI 2 PERSONE, DOPO PIU' DI 40 ANNI CHE PAGA, SI TROVEREBBE A PAGARLO DOPPIO. Oppure potevano dirmi qual'è la procedura per pagarlo su una sola bolletta intestata all'intestatario del cosiddetto abbonamento! 
Questa è una NON risposta INUTILE che, peraltro, è già fra le FAQ! Doveva essere una risposta NON già contenuta in esse!
Aspetto di sentire cosa mi diranno attraverso l'altro canale informativo RAI: l'appuntamento telefonico del giorno 16 febbraio p.v. h. 16:30!
Ma saranno usciti i DECRETI ATTUATIVI per quella data?

Questioni delicatissime...

Da: Dagospia

UN RENZISMO LAVA L'ALTRO - ROBERTO ROSSI, CAPO DELLA PROCURA DI AREZZO CHE INDAGA SUL CASO ETRURIA, HA UNA CONSULENZA AGLI AFFARI GIURIDICI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - NESSUN CONFLITTO D’INTERESSE?

La struttura di riferimento di Rossi, da consulente, è il cosiddetto Dagl, Dipartimento degli affari giuridici e legislativi, che ha come capo Antonella Manzione, l'ex comandante dei vigili urbani di Firenze chiamata dal premier a Palazzo Chigi - L'incarico di Rossi scade alla fine dell' anno, il 31 dicembre 2015…

Da: Il Messaggero
Banca Etruria, il tribunale di Arezzo dichiara lo stato di insolvenza: accolto il ricorso del liquidatore
di Valentina Errante
Il tribunale civile di Arezzo, presieduto da Clelia Galantino, ha accolto il ricorso del commissario liquidatore di Banca Etruria, Giuseppe Santoni,  e ha dichiarato lo stato di insolvenza. Le perdite sono state stimate per un miliardo e 167milioni di euro. Una decisione che sarà determinante per l'inchiesta giudiziaria, il procuratore di Arezzo Roberto Rossi potrebbe ipotizzare a breve l'ipotesi di bancarotta per gli ex vertici dell'istituto, tra i quali figura anche Pier Luigi Boschi, padre del ministro per le Riforme.
2016-02-11


Non si può nascondere la polvere sotto il tappeto, e il fatto è grave e sotto gli occhi di tutti.

Dagospia scrive che il Procuratore Rossi ha concluso il suo mandato a Palazzo Chigi il 31 dicembre scorso, dunque eventuali influenze e favoritismi debbono essere esclusi e, comunque, di fronte ad uno stato tale di insolvenza e in una vicenda che ha comportato la disperazione con suicidio di un piccolo risparmiatore, non si può sottrarsi alle proprie responsabilità.

Per chi non avesse chiaro chi è un liquidatore ricordo a tutti la splendida figura umana dell'Avv. Ambrosoli, che fu ucciso dalla Mafia, a cui era legato Sindona, mentre stava controllando i conti della Banca Privata Italiana.

Giustizia insoddisfacente


Da: Il Fatto Quotidiano

Sapete perché non funziona la giustizia? 14 novembre 2012

di   

Perché gli avvocati (i quali hanno grandi responsabilità se svolgono senza diligenza il mandato, ovvero se incorrono in violazioni deontologiche tali da danneggiare il cliente, ed anche l’incompetenza lo è) sono il terminale (nervoso) ultimo verso il quale si proiettano gli strali delle parti danneggiate. Sono l’interfaccia della malagiustizia ma spesso (quasi sempre) non dipende da essi se la causa è durata molti anni, se il giudice ha omesso di valutare fatti importanti, se vi sono stati errori procedurali (notifiche, comunicazioni, slittamenti etc.), se la sentenza sposa tesi insostenibili.
Eppure nell’immaginario (dopato da pessima disinformazione, vedi da ultimo la Vespa ronzante che ha sostenuto giorni fa come gli avvocati non vogliono la mediazione perché ci guadagnano dai processi lunghi, al quale ha ben replicato il Cnf  sottolineando “il disprezzo per la funzione e il ruolo costituzionale dell’avvocatura, come garante dell’esercizio del diritto di difesa, disprezzo che si rivolge anche alla straordinaria storia degli avvocati che tanto hanno contribuito a costruire un sistema democratico nel nostro Paese”) gli avvocati sono responsabili di tutto. Ma essi non sono anche giudici e macchina amministrativa. Allora spieghiamo cosa accade dentro ed intorno al Palazzo.
Il legislatore da qualche anno sta aumentando in modo esponenziale i contributi unificati rendendo inaccessibile la giustizia ai cittadini poco abbienti. Solo una parte delle entrate rimane al Ministero della Giustizia.
Perché si vuole rendere inaccessibile la giustizia?
magistrati togati sono circa 8000 e quelli fuori ruolo (dediti a politica, assegnati ai ministeri etc.) circa 1000. Quelli non togati (onorari) sono in numero maggiore ma sono sottopagati. La giustizia nei numeri si regge soprattutto sulle spalle dei secondi. Spesso non sono ben organizzati perché non esiste un manager della giustizia. Spesso i magistrati sono dediti ad arbitrati, insegnamenti all’università, a scrivere libri.
Il processo telematico è ancora una chimera, tranne qualche città, dove però non è a pieno regime. Abbiamo un divario abnorme nella qualità, tra tribunali che funzionano e tribunali dissestati. Da ultimo il legislatore ha tagliato a raso centinaia di tribunali, senza distinzioni sull’efficienza. Perché tutto ciò?
Il processo mostra le sue falle sin dall’avvio. Gli atti introduttivi (e non solo) del processo vanno notificati e ci si deve servire degli ufficiali giudiziari e/o a sua volta della Posta, tranne i casi in cui l’avvocato abbia ottenuto l’autorizzazione a notificare da sé. Le notifiche possono avere tempi lunghissimi (nell’attesa di richiederle e nella resa degli atti, a Milano dopo 30 giorni! E nel mentre non si sa se la notifica sia andata a buon fine). A volte si può notificare anche per fax o email ma il procedimento è scoraggiante. Spesso i processi saltano a causa degli errori o mancate notifiche, oppure anche perché non vengono restituiti gli atti. Basterebbe dotare ogni soggetto di Pec e consentire agli avvocati di procedere da se alle notifiche via Pec. Una riforma semplicissima a basso costo e con la certezza del diritto. Perché non si fa? 
Le cancellerie sono spesso disorganizzate, con i fascicoli accessibili da chiunque (infatti alle volte spariscono), e le funzioni dei cancellieri e degli ausiliari spesso vengono assolte dagli avvocati (perché? Abbiamo indennità al riguardo?). La maleducazione e l’arroganza regnano spesso sovrane contando sull’impunità. Gli orari sono flessibili (per loro) e inflessibili (per noi).
Nel processo accade di tutto e di più. I giudici puntuali, educati e non arroganti non sono molti. Capita spesso che vi siano rinvii d’ufficio, non comunicati alle parti (sempre), a date incredibilmente lontane (6 mesi, 1 anno), senza giustificazione. I giudici tengono in riserva le decisioni senza alcun termine (mesi, a volte anche un anno) e depositano le sentenze quando gli aggrada. Per i giudici i termini sono ordinatori (dunque fan quel che vogliono) mentre per gli avvocati sono perentori (se li violi, paghi), ed è come se in una partita le regole valessero solo per una parte. Perché?
I giudici hanno in mano le redini del processo, ne decidono la fase istruttoria e la durata. L’avvocato ha solo facoltà di chiederli. Finiamola dunque con l’addebitare all’avvocatura colpe che non ha. E riformiamo seriamente la giustizia, invece di tentare di privatizzarla, espropriando i diritti dei cittadini. La giustizia efficiente è patrimonio di tutti.


Questo articolo, scritto nel 2012 da un addetto ai lavori, conferma le mie impressioni e quelle di tanti e spiega perché, tanti anni fa, gli Italiani espressero in un Referendum, come al solito disatteso dalla Legge in seguito partorita, la volontà che i magistrati rispondessero dei loro errori e mancanze in prima persona. La Legge partorita dal Parlamento disinnescò la volontà popolare, riducendo la responsabilità civile dei giudici ad una eventuale ammenda o risarcimento pagato dallo Stato, e dunque dal popolo stesso contribuente e non dal giudice che arreca il danno per suo dolo, errore, o inadempienza, il quale deve contribuire solo in piccola parte con i suoi soldi  e dopo accertamento da parte del Ministero di Grazia e Giustizia della sua effettiva responsabilità.
Una cosa che puzza di inaccettabile privilegio, insieme ad altri (ferie lunghissime rispetto ad altre categorie di lavoratori, retribuzioni altissime), che unita al potere a volte anche superiore a quello politico fa della Magistratura un Potere temuto, anche e soprattutto dagli onesti, in quanto non sottomettibile a verifiche.   
A questo si aggiunga l'enorme quantità di sentenze contrastanti e contraddittorie rispetto alla Legge scritta che aumenta la sfiducia che il popolo nutre nei riguardi di questo Forte Potere dello Stato.
Se è vero quello che scrive l'Avv. Adriano Mazzola, che l'ottenimento della Giustizia molto dipende anche dalla competenza o incompetenza dell'avvocato, è vero anche che le Leggi dovrebbero essere quanto più possibili chiare e ridotte di numero in modo da ridurre la discrezionalità dei giudici.
L'incompetenza degli avvocati, come quella dei giudici d'altra parte, attiene alle qualità personali, comuni in ogni professione: c'è il medico bravo che, con la sua intelligenza, riesce a fare una sintesi analitica usando le sue conoscenze e a rendere una corretta diagnosi, e cani anche titolati che non capiscono un tubo. Esistono avvocaticchi incapaci di cogliere le finezze del Diritto che consentono il miglior risultato e avvocati con un fiuto unico, illuminato ed illuminante... Ma di fronte a un giudice mediocre che sbaglia i danni sono forse a livello del medico incapace, con una differenza, che il medico viene denunciato e risponde con le sue tasche dell'eventuale errore, solo in parte coperto dalla struttura, qualora lavori per una struttura complessa,  mentre il giudice, allo stato attuale, è indenne nel suo patrimonio personale.