martedì 21 maggio 2013

Antonio Borghesi unico in IdV a fare autocritica


IL CONFLITTO DI INTERESSI. IDV RILANCI L’ARMONIA
La questione del "conflitto d'interessi" è una delle battaglie che Idv ha combattuto da sempre nella consapevolezza che rappresenti un cancro che rischia di distruggere il nostro Paese. Non mi riferisco solo a quello, evidente, di Silvio Berlusconi, imprenditore con interessi diffusi, dai governi del quale non è stata approvata mai legge che non incidesse quasi sempre a favore delle sue aziende. Dalle sue emittenti televisive è noto che, unitamente ai suoi giornali destinatari degli ingenti contributi all'editoria, controlla ad oggi l'informazione in un contesto arricchito da assicurazioni, elettronica (gestita anche da suo fratello Paolo),etc… Per non parlare poi di tutte le leggi ad personam, fatte per ostacolare il lavoro dei magistrati nei suoi processi; e rimane nei fatti eleggibile anche alla faccia di una legge di ben 50 anni fa...
Ma se Berlusconi è l'emblema del conflitto d'interessi, questo fenomeno ammorba l’intero sistema della nostra democrazia, e per noi di Italia dei Valori è da sempre un cancro da combattere ad ogni livello: dal geometra che al mattino fa il sindaco firmando licenze edilizie ed al pomeriggio nel suo studio fa i progetti, a tutti coloro che sono al tempo stesso controllori e controllati, e cosa via.
Il nostro partito si è segnalato infatti come quello che più ha lottato fuori e dentro il Parlamento contro il conflitto d'interessi, ma in questo momento di autoanalisi non può sottacere che nella sua storia ha purtroppo tollerato conflitti d'interesse rilevanti, che persistono inverosimilmente tuttora.
Un esempio ultimo: i candidati al parlamento che siano anche sindaci sono obbligati a dimettersi un mese prima della presentazione delle liste perché giustamente considerati in conflitto d'interesse, potendo abusare della loro posizione per spingere i cittadini a votare per loro. In Italia dei Valori i componenti dell'Ufficio di Presidenza che si sono candidati alla Segreteria Nazionale non solo non lo hanno fatto 30 giorni prima ma hanno mantenuto tuttora la loro posizione.
E’ stata imbarazzante la riunione di Lunedì tra Ufficio di Presidenza e candidati: può un candidato, in qualità di componente dell'Ufficio di Presidenza deliberare le regole per i candidati, a cui egli stesso dovrà poi assoggettarsi in qualità di candidato?
Addirittura un candidato ricopre il ruolo più esposto in quanto Responsabile Nazionale degli Enti Locali ( al netto degli incarichi di responsabile nazionale di un dipartimento tematico, e fino al giorno della riunione Commissario in due regioni): eppure non ha sentito il bisogno di risolvere questa contraddizione.
Il suo tour elettorale viene addirittura pubblicizzato sui social network, comunicato a volte come dirigente di Partito (quale membro dell’ Ufficio di Presidenza), e a volte come Responsabile degli Enti Locali generando una situazione che va oltre il conflitto d'interessi sottacendo la sua autentica posizione attuale : candidato alla Segreteria Nazionale.
Certo è che le sue visite con un cappello piuttosto che un altro, che gli conferisce il potere di trattare con candidati sindaci, anche degli altri partiti, di discutere di futuri assessorati e persino di società partecipate dai comuni, imbarazza un po’ noi tutti dal momento che ci troviamo un sistema personalistico in allestimento e relativa rete di equilibri ed alleanze politiche, e che impegnerà comunque la nuova segreteria; sempre che non sia da Ignazio Messina ex facto già allestita …
Tale è l’evidenza conflittuale a terzi che il partito mostra in questa fase precongressuale, che ho ricevuto diverse richieste di chiarimento da autorevoli esponenti di altri partiti che mi chiedono la ragione di questa contraddizione: non ho saputo loro rispondere, per invece a mia volta chiedermi se non stiamo ripercorrendo la vecchia strada, incoscienti di dove ci ha portato.
Ora mi chiedo: possiamo immaginare che in futuro, il Segretario nazionale, potrà evitare i conflitti d'interesse fuori e dentro il partito, con la credibilità di difendere la nostra storica battaglia non essendo stato capace di eliminare i suoi storici? Candidati, che erano anche commissari in parecchie regioni, si sono dimessi da quel l'incarico, però qualcuno ha preteso di nominare il suo successore individuandolo tra coloro che ne avevano sostenuto la candidatura ed ovviamente non potrà che essere grato (procurando voti) per essere poi così riconfermato! La base è sfinita da queste faccende che ammorbano l’organizzazione interna del nostro partito, una parte enorme del consenso l’abbiamo perso e ci è ostile proprio per situazioni come questa.
Durante una fase così delicata come quella congressuale, in un momento di emergenza, in cui il rinnovamento dovrebbe essere l’obiettivo di tutti, purtroppo dobbiamo registrare cheancora questo è il livello di antinomia che si sta consumando dentro il partito.
Ma di quale rinnovamento si vuole dibattere se l’unico ed esclusivo palese obiettivo risulta un gattopardesco cambiamento di vertice?
Meno male che qualcuno tra i candidati si compiace del fatto di aver firmato un Codice di comportamento:
Ben prima di questo dovrebbe essere rispettato il “codice etico” .
Una particolare forma di conflitto d'interessi è il famiglismo, fenomeno che ha generato malcontenti talvolta forti, ma tollerato nel nostro partito in tutto il territorio: il caso di Cristiano Di Pietro (persona invece che si è conquistato il proprio merito sul campo), è finito per diventare l’ emblema di un fenomeno contemporaneamente legittimato e tollerato dal nostro partito, cioè la gestione del territorio da parte di intere famiglie . A partire dal in Piemonte dove due coniugi (uno senatore ed uno capogruppo al consiglio regionale) hanno dominato la scena, dove il figlio ventenne di un deputato viene eletto consigliere comunale di Torino; per arrivare in Liguria dove la moglie di un deputato è stata vicepresidente della regione. E così a seguire nel Lazio un consigliere provinciale nomina il cognato in una società partecipata della provincia, etc etc ... Non fosse per i casi di cronaca che queste affinità elettive hanno finito per generare, con effetti devastanti per il partito, io mi chiedo come non si senta il bisogno di un qualsiasi ravvedimento operoso.
Invece no: sento un profluvio di slogan, di intenti e intenzioni per un futuro che si sta già così manovrando e ricostruendo … ma mai la coscienza di guardarsi dentro, prima di proporsi fuori, per rinnovare il presente: il presente di un Partito, signori miei, che non esiste più se non nell’ atavica ambizione di pochi a gestire il consenso di molti. Ma che ha da tempo cessato, per questo, il suo ruolo primario di proporre il meglio di sé, quei valori che lo caratterizzano: uno su tutti l’etica.

Antonio Borghesi

A ognuno le proprie "provocazioni"

Da: La Stampa
Politica
21/05/2013 

“Depenalizzare il concorso esterno”


ANSA
La proposta è stata presentata da Giacomo Galiendo
Il testo presentato in Commissione:
«Niente carcere e intercettazioni, bisognerà dimostrare il profitto».
Ira di Pd e Sel: «Una provocazione».
Il firmatario Compagna si difende:
«E’ una proposta a titolo personale»

«Ho invitato il senatore Compagna a ritirare il ddl sul concorso esterno in associazione mafiosa e ho avuto precise assicurazioni in questo senso». Lo ha detto il capogruppo del Pdl al Senato Renato Schifani precisando che Guido Compagna è comunque un componente del gruppo Gal (Gruppo Autonomie e Libertà).  

«È un testo di legge che non fa parte del programma del Pdl - assicura Schifani - e che il senatore, che fa parte del gruppo Gal, ha presentato a titolo personale». «Per evitare strumentalizzazioni e perniciose polemiche ho invitato personalmente il senatore Compagna a un tempestivo rinvio del testo, ricevendone rassicurazioni in tal senso», conclude. 

Condanna dimezzata per concorso esterno in associazione mafiosa. Lo prevede il testo Pdl appena assegnato in commissione Giustizia del Senato, relatore Giacomo Caliendo. La proposta, che ha subito scatenato polemiche, prevede anche altre cose: niente carcere e intercettazioni per chi svolge attività sotterranea di supporto ai componenti dell’associazione mafiosa e il giudice dovrà dimostrare che c’è un profitto. 

L’iniziativa ha scatenato le reazioni di quasi tutte le forze politiche. «Così non va -spiega il capogruppo del Pd in Commissione giustizia al Senato, Giuseppe Lumia -.Il disegno di legge del Pdl, che riduce la durata delle pene per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, è un’ulteriore inaccettabile provocazione. Le nostre priorità sono altre: ampliamento del reato di scambio elettorale politico-mafioso non solo allo scambio di denaro, ma anche ad altre utilità; una legge sull’autoriciclaggio; una migliore gestione dei beni confiscati; l’aumento della durata delle pene per tutti i reati di stampo mafioso. Su questi temi vogliamo impegnare il Parlamento e non sull’ennesima legge ad personam, in questo caso a favore di Dell’Utri».  

Contraria anche Sel che attraverso Francesco Forgione, responsabile democrazia e giustizia della segreteria nazionale spiega: “La proposta del Pdl di dimezzare la condanna, e di conseguenza impedire l’uso delle intercettazioni telefoniche nelle indagini per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, non è solo vergognosa ma, presentata alla vigilia della strage di Capaci, è immorale e rappresenta un’offesa a tutte le vittime della mafia e alla democrazia italiana. Chi l’ha presentata - aggiunge - forse pensava ai suoi colleghi Marcello Dell’Utri, Nicola Cosentino e Antonio D’Alì sotto processo per questo reato. Occorre reagire”. “Una cosa - dice ancora l’esponente di Sel - non è tollerabile: l’ipocrisia delle commemorazioni unanimi alle quali assisteremo anche dopodomani a Palermo in ricordo di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Diventa ogni giorno incomprensibile - conclude Forgione - la separazione tra queste posizioni politiche e la giustificazione dell’attuale maggioranza di governo”.  

Da parte sua Compagna si difende parlando di «una proposta di legge presentata “a titolo personale”, che è stata presentata da un “collega di diversissima collocazione politica, Giuliano Pisapia”, qualche anno fa. “La mia proposta di legge sul concorso esterno - ha spiegato in una nota - ne riproduce una identica presentata nella XIV legislatura alla Camera dall’onorevole Giuliano Pisapia, collega di diversissima collocazione politica. Vi si può registrare una significativa convergenza di sensibilità garantista fra un penalista comunista ed uno storico liberale. Non se ne può però dedurre l’intento di indebolire strumenti di contrasto alla mafia o far apparire questo o quel partito ’concorrente esterno’. Entrambe le proposte non sono riconducibili a gruppi politici”.  

“Proprio perchè a titolo personale - ha proseguito Compagna - possono, invece, prima e più che ridisegnare le pene, contribuire a ridisegnare il reato. Si tratta di un reato figlio della giurisdizione, che deve a pieno titolo trovare ingresso nella legislazione. Non posso non astenermi da ogni polemica in materia e ritengo il relatore Caliendo ’sovrano assoluto’ di ogni valutazione di merito in una Commissione della quale non faccio parte”. 

Con un Paese allo stremo, senza più ossigeno di lavoro, liquidità per l'acquisto di una casa con un mutuo ... questi   ci provano.
Tanto loro il lavoro ce l'hanno, i mutui pure (vedi mio post del 01/05/2012 in cui ho pubblicato un prospetto sui mutui agevolatissimi che in questa Italia hanno i politici), quindi, giustamente per loro, si occupano degli interessi dei componenti la loro "Bottega" (partito, naturalmente, quello che, secondo la principessa Finocchiaro che fa la spesa con tre uomini di scorta e autoblù, solo deve avere il diritto di ricevere i voti dei cittadini, guai se si chiama Movimento o Lista Civica!).
Ha fatto la mossa... e ha ritirato la mano.

Stessa cosa il PD (come non dare ragione a Grillo che dice che sono uguali?).
Sempre 
Da: La Stampa
Politica
21/05/2013

Ddl anti-movimenti, il Pd ritratta
Grillo esulta: “Vinciamo le elezioni”
Ma la Finocchiaro: “Avanti, è utile”


ANSA
La presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro

Tante critiche, anche interne,
alla proposta dei democratici.
Zanda: «Se è un problema pronti
a ritiralo». La senatrice insiste:
«Serve per garantire trasparenza»
«Sono decenni che la buona politica denuncia l’assenza di una disciplina democratica dei partiti e francamente quella in atto mi sembra una polemica pretestuosa e sbagliata». Il giorno dopo la presentazione del ddl subito ribattezzato “anti-movimenti” il presidente del Gruppo Pd al Senato, Luigi Zanda si dice pronto a ritirarlo.  

«Sono stupito - sottolinea l’esponente Pd - il disegno di legge sull’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione era stato presentato nella scorsa legislatura e riproposto quasi automaticamente, come di prassi, visto che non era stato affrontato prima delle elezioni. Il testo ha un obiettivo molto trasparente, indicando norme sulla democrazia interna ai partiti e sulla trasparenza dei loro bilanci». Ma «se questa è l’interpretazione, non ho alcun interesse a mantenere il provvedimento», dice ancora Zanda. «Quando è stato presentato la prima volta il Movimento 5 Stelle non era nemmeno in Parlamento - conclude Zanda - e a nessuno, tantomeno ad Anna Finocchiaro che era la prima firmataria, è mai passato per la testa che potesse riguardare questo o quel partito».  

Fine della storia? No perché la Finocchiaro, cofirmataria del ddl rilancia: «Per quanto mi riguarda non si ritira». La questione ha scatenato le reazioni di buona parte del mondo politico e in particolare di Grillo che dal blog esulta già: «Zanda del pdmenoelle ha ritirato il testo della legge anti-Movimento. Il M5S potrà quindi partecipare e vincere le prossime elezioni..».  

Critico anche Rutelli: «Penso che se si volesse fare un regalo a Grillo, che oggi è in difficoltà, questo gli somigli molto. Mi sembra che non sia mai il caso di dichiarare chi si debba escludere dalle elezioni - ha detto Rutelli -. Si tratta di lasciare la parola ai cittadini e secondo me gli italiani non ci mettono molto a rendersi conto che di fronte alla difficoltà, alla durezza delle scelte, alla necessità di unirsi, c’è bisogno di riposte e in questi mesi i grillini non sono sembrati molto in grado di dare delle risposte veramente profonde, innovative. Allora - ha concluso - dire che vengono messi fuori gioco da un cavillo legislativo mi pare sinceramente sbagliato».  

Anche qui hanno fatto la mossa  e ritirato la mano...

Con la gente che si ammazza, si dà fuoco e spara... questi continuano come prima e peggio di prima...
E dicono che non essere d'accordo vuol dire ANTIPOLITICA!!
ANTI codesta politica!!!
Occupatevi del Paese veramente, siete lì per risolvere i problemi, pure ben pagati: risolveteli e il popolo sarà con voi.
Ancora con l' ANTIPOLITICA! Ancora con le parole che vorrebbero contrapporsi ai fatti!

Ci sono leggi di iniziativa popolare che giacciono presso le Commissioni da anni e questi che fanno? Subito una legge per il concorso esterno in reati di MAFIA PER ATTENUARNE gli effetti e una per ATTUARE l'art. 49 della Costituzione Italiana:
un articolo di 4 righe che dice semplicemente che possiamo associarci liberamente in partiti. Cosa ci vogliono scrivere sopra? Qualsiasi cosa è in più! La Carta Costituzionale dice già l'essenziale!

Guarda il caso Matteo Renzi non è d'accordo! Evviva! 

Ricordo a tutti: "La nostra proposta di legge, la C1505 è attualmente alla I commissione parlamentare affari istituzionali in attesa di discussione." Lo comunicavo in un mio post del 31/05/2012.
E' la proposta di portare gli emolumenti degli eletti italiani ai livelli di quelli europei.
Ancora attende di essere discussa!!!
Invece quello che interessa a loro ha la precedenza assoluta!!!

Un'ultima considerazione: subito Nitto Palma sull' ineleggibilità di Berlusconi dice  “Il governo a rischio” , come riporta il primo articolo de "La Stampa". E' una minaccia?
Bene! Fatelo cadere! 
Il ddl della Finocchiaro e Zanda non si fa, il Movimento vince le elezioni e voi andate tutti a casa! 
Poi vediamo quali leggi tirare fuori dal mucchio che giace presso le Commissioni e quali leggi, già esistenti ma disattese, far finalmente valere!



Ipocrisia politica


Da: TM News

Grillo: con legge contro movimenti M5S non si presenta a elezioni


Il leader del MoVimento sul ddl presentato da Finocchiario e Zanda: "Vogliono fare una legge per metterci fuori legge" 

Roma, 21 mag. (TMNews) - "Due del Pd, Zanda e la Finocchiaro, quella dello shopping all'Ikea con il carro attrezzi della scorta, (nota di Rita Coltellese: vedi in questo blog post del 24 maggio 2012 "Puah"!) vogliono fare una legge per mettere fuori legge il M5S, se lo fanno noi non ci presenteremo alle elezioni". Così il leader del M5S ha ribadito nel corso del suo comizio a Aosta.

Grillo sul suo blog aveva già scritto: "Il MoVimento 5 Stelle non è un partito, non intende diventarlo e non può essere costretto a farlo. Se la legge anti-MoVimento di Finocchiaro e Zanda del pdmenoelle sarà approvata in Parlamento il M5S non si presenterà alle prossime elezioni. I partiti si prenderanno davanti al Paese la responsabilità di lasciare milioni di cittadini senza alcuna rappresentanza e le conseguenze sociali di quello che comporterà".

In nome della lacuna da colmare da sessantanni sull'attuazione dell'art.49 della Costituzione, i senatori del Pd a prima firma Anna Finocchiario e Luigi Zanda, hanno ripresentato in questa legislatura il testo del ddl di riforma dei partiti. "I partiti devono acquisire la personalità giuridica e dunque senza trasformarsi in soggetti pubblici riconosciuti non potranno più partecipare alle elezioni politiche né dunque accedere a qualsivoglia sostegno finanziario pubblico". Una norma che molto ha il sapore di sfida ai Cinque Stelle e al MoVimento di Beppe Grillo che di rete e blog fa la sua casa e il suo strumento di battaglia poliitca, all'insegna dell'assoluta autorganizzazione al di fuori di ogni controllo pubblico.

Ma Finocchiaro ha smentito che l'attuazione art. 49 sia contro il M5S. "Non è, malauguratamente per chi ne scrive e per chi vi trova elemento di polemica, una succulenta notizia che rivelerebbe l'avversione del Pd per il Movimento 5 stelle. Il ddl è infatti presentato nell'identico testo in cui venne depositato nella precedente legislatura, sia alla Camera che al Senato e riguarda tutti i partiti. Era (e resta) un pezzo di programma del Pd".

Da: Quotidiano.Net



L’intuizione di Zanda: mettere fuorilegge tutti gli avversari (Nota di Rita Coltellese: INTUIZIONE GIA' VENUTA A BENITO MUSSOLINI)
21 maggio 2013
Un vulcano di idee in piena eruzione, Luigi Zanda. Giovedì il capo dei senatori del Pd ha detto che Silvio Berlusconi va reso ineleggibile e dunque estromesso dalla vita politica, ieri assieme ad Anna Finocchiaro ha depositato un disegno di legge che impedirebbe al Movimento Cinque stelle così com’è di presentarsi alle elezioni. Ma guai a pensare si tratti di colpi bassi: «È una questione di democrazia», dicono nel Pd. (Nota di Rita Coltellese: è sicuramente "una questione di democrazia" ma non nel senso ipocrita che si vorrebbe dare a giustificazione di questa scellerata scelta, bensì si va assolutamente CONTRO la democrazia!) Intendiamoci, il conflitto d’interessi di Berlusconi è questione reale, ma la legge cui si appella Zanda è del ’57 e se negli ultimi vent’anni la sinistra non l’ha invocata, farlo oggi sarebbe quantomeno sospetto. (Nota di Rita Coltellese: più che sospetto è una realtà indubitabile. Perché una VERA sinistra non ne ha chiesto l'applicazione prima?) Stesso discorso per i grillini. Il Movimento è gestito in maniera a dir poco opaca, d’accordo, ma l’articolo 49 della Costituzione cui Zanda si richiama per consentire l’accesso alle elezioni e il beneficio dei relativi contributi pubblici solo ai partiti dotati di «metodo democratico» è rimasto lettera morta per 65 anni filati. (Nota di Rita Coltellese: ecco, qui non sono d'accordo con l'articolista, in quanto la Costituzione NON parla da nessuna parte dei "contributi pubblici ai partiti" e ricordo a tutti il risultato del Referendum Popolare sul Finanziamento Pubblico a queste formazioni che gli Italiani hanno BOCCIATO!) Proprio oggi che i grillini gli succhiano voti il Pd ritiene giunto il momento di colmare quel vuoto? Zanda non appartiene alla tradizione comunista, è un ex democristiano, già stretto collaboratore di Francesco Cossiga. Eppure, sembra aver aderito senza sforzi all’antica prassi del Pci-Pds-Ds (ed oggi Pd) di far lotta politica impugnando le categorie della morale. Da Alcide De Gasperi in poi, non c’è stato avversario che non sia stato elevato a rango di nemico. Nemico della democrazia, naturalmente. Una parabola che per molti aspetti  riguarda anche Beppe Grillo e il suo Movimento. Perché chi di «trasparenza» e «finanziamenti» ferisce, di trasparenza e finanziamenti rischia di perire.  (Nota di Rita Coltellese: dissento in quanto Beppe Grillo e il suo Movimento hanno rifiutato il contributo pubblico ed è strano che chi incassa milioni e milioni di soldi pubblici, alla faccia della maggioranza degli Italiani che NON glieli voleva dare, si permetta di fare i conti in tasca a chi incassa con la pubblicità del suo blog autofinanziandosi!)  E perché in fondo sono stati loro ad agitare per primi la questione dell’ineleggibilità di Berlusconi. Una nemesi: capita quando si fa politica brandendo l’etica. A giudicare dunque dalle trovate su Berlusconi e i grillini, sembra che i ‘democratici’ abbiano rinunciato alla speranza di battere gli avversari a volto scoperto e sul campo della politica. Visto l’andazzo, c’è da credere che se Nichi Vendola non accetterà di confluire nel Pd col capo cosparso di cenere, a breve Zanda proporrà una legge costituzionale per precludere l’ingresso in parlamento a chiunque porti l’orecchino al lobo sinistro e sia cresciuto a Terlizzi. Così, giusto per affermare un principio generale.

Questo articolo scritto da Andrea Cangini è bellissimo! Perfetto! Mi si perdonino le note a commento.

Da: Wikipedia:
Leggi fasciste
Queste leggi furono completate nel 1928 con una modifica della legge elettorale per la Camera dei deputati che prevedeva una lista unica nazionale di 409 candidati scelti dal Gran Consiglio del Fascismo da sottoporre agli elettori per l'approvazione in blocco. Da allora in avanti le elezioni assunsero di fatto un carattere plebiscitario finché, nel '39, con la già citata istituzione della Camera dei fasci e delle corporazioni, anche questa parvenza di residua democraticità verrà accantonata.

Finocchiaro e Zanda si sono inventati "la mordacchia" politica con l'ipocrita paravento di "voler attuare l'art. 49 della Costituzione"!
Ma bravi!
Italiani, vi farete fare pure questo?