venerdì 18 settembre 2015

Leggendo i racconti di Piero Chiara...

Stralcio illustrativo della 1a parte del
Regolamento
per l'esecuzione Testo Unico delle leggi
sul Reclutamento del R. Esercito

R. Decreto 6 giugno 1940 - Anno XVIII, n. 1481



Art. 200.
Gli inscritti i quali sono affetti dalle imperfezioni indicate negli articoli 33, 53, 70, 72, 87, 93 dell'elenco delle imperfezioni ed infermità che sono causa d'inabilità al servizio militare, possono essere riformati dal consiglio o dalla commissione mobile di leva senza che occorra la loro presentazione personale, facendone domanda al capo del comune a cui appartengono.
Il capo del comune si accerta, per mezzo dell'arma dei carabinieri reali, che il giovane di cui si tratta sia effettivamente affetto da una delle infermità sovra indicate, e che non esista nessun dubbio circa la sua identità col giovane che figura inscritto sulla lista di leva e redige un apposito certificato da trasmettersi, unitamente al rapporto informativo dell'arma dei carabinieri reali e ad una dichiarazione del medico condotto al consiglio od alla commissione mobile di leva pei provvedimenti di sua, pertinenza.
Si riportano per maggiore chiarezza le imperfezioni sopra indicate:
Art. 33 dell' elenco infermità. — La mancanza e l'atrofia manifesta del gioito oculare;
Art. 53 dell'elenco infermità. — La mancanza totale del naso;
Art. 10 dell'elenco infermità. — I gozzi voluminosi;
Art. 72 dell'elenco infermità. — La gobba voluminosa;
Art, 87 dell'elenco infermità. — La perdita totale del pene;
Art. 93 dell'elenco infermità. — La mancanza di una mano o di un piede.



Chi legge si chiederà cosa c'entra il titolo del post con questo stralcio del Regolamento per il Reclutamento del Regio Esercito Italiano nel 1940, anno di entrata in guerra dell'Italia. C'entra perché in esso sono contenute le infermità che davano diritto alla riforma dal servizio militare anche in tempo di guerra e siccome nella biografia di Piero Chiara, che fu congedato per inabilità al servizio, si legge "“dispensato dal compiere il servizio perché sedentario”, scriverà il 25 ottobre 1944 nel Questionario che gli viene fatto compilare a Bellinzona dalla Divisione della polizia, appena giunto in Svizzera, viene da pensare che fosse raccomandato, giacché da nessuna parte esiste come motivo di esclusione sedentario!!
Spulciando qua e là sono riuscita a trovare una motivazione più seria: una forte miopia, che però nel Testo Unico di cui pubblico uno stralcio non compare. Certo essere congedati in tempo di guerra solo per miopia è stata una bella fortuna che ad altri non è toccata, dovendo per questo affrontare traumi ed orrori che a Chiara sono stati risparmiati.
Ho pensato amaramente a questo mentre leggevo uno dei suoi racconti, tutti molto autobiografici, e precisamente "Trenck, il mansueto"". Chiara vi narra che nell'estate del 1942, mentre infuriava la guerra e il nonno di una mia nuora moriva in Russia poco più che ventenne e mio padre giaceva ferito nell' Ospedale Militare Territoriale n. 4 "Andrea Baldi", il protagonista del racconto, in cui è ravvisabile egli stesso, se ne stava in vacanza estiva nelle meravigliose Cinque Terre a Monterosso. Certo fa pensare che sia egli stesso proprio perché era stato "esentato" dalla guerra già nell'ottobre 1940, ma anche perché, sempre scorrendo le sue note biografiche, si evince che quello che egli attribuisce ai suoi personaggi corrisponde perfettamente alle sue vicende personali.
Piero Chiara è un uomo sensuale per temperamento ed egli stesso si definirà "un libertino" con limpida sincerità. Meno sincero è stato con le donne, proprio perché "libertino" e questo suo carattere l'ha portato a vivere innumerevoli esperienze amorose che poi traspone nei suoi personaggi. Vediamo quindi sfilare una lunga serie di donne traditrici di ignari o coscienti mariti ed usare spessissimo la parola "cornuto", cosa che meraviglia un poco me dati i tempi in cui si collocano le sue storie: tutte o quasi fra il 1936 e il 1956, prima della Seconda Guerra Mondiale e negli anni subito successivi.
Mi meraviglia perché, nonostante i miei non pochi anni, non mi abbandono ad uno scettico cinismo e sempre sono i fatti che debbono mostrarmi che le persone non sono pulite, o corrette, o oneste. La riflessione che mi viene da fare sulle storie di queste donne di cui Chiara scrive è che si univano carnalmente con facilità con uomini diversi e spesso ingannando un marito, in tempi in cui i costumi non erano liberi come nella mentalità attualmente accettata. Eravamo in un'Italia che aveva nel Codice Penale il reato di adulterio, che non aveva il divorzio del matrimonio civile, ma esisteva  solo la possibilità di annullare la parte religiosa del matrimonio con rito cattolico; negli anni successivi alla guerra un monsignore poté additare come pubblici concubini, al ludibrio della gente, due cittadini italiani regolarmente sposati con matrimonio civile ma non religioso... Oggi costui sarebbe stato giustamente querelato per insulti, calunnia e diffamazione aggravata con richieste milionarie di risarcimento del danno. Allora invece la mentalità e il costume bacchettone della Società consentirono che costui la sfangasse. Cito tutto questo per riflettere sul fatto che, a fronte di costumi così ristretti nella sfera dei rapporti uomo-donna, le donne di Chiara si davano alla grande! Dunque costumi apparenti e comportamenti più che disinvolti. Questo che Piero Chiara svela in piccola parte risulta anche dalla mia esperienza di vita, anche se io sono testimone di un tempo successivo a codesti racconti, nascendo nel 1946. Però ricordo il mito della verginità, da consumarsi rigorosamente la prima notte di nozze come un rito tribale... Che nessuno rispettava e, peggio, molte si sposavano avendo fatto quel "dono" ad altri in precedenza. Oggi tutto questo è archeologia mentale.
Monterosso alle Cinque Terre