lunedì 29 settembre 2014

Pro-memoria

De Magistris era stato avvertito

Da: Il Fatto Quotidiano
C’è chi finge di non capire, chi mesta nel torbido e chi la butta in caciara: speculandoci politicamente sopra. Il caso giudiziario – perché di questo si tratta – della singolare condanna a un anno e tre mesi del sindaco di Napoli Luigi de Magistris viene da lontano e affonda le sue radici in un contesto torbido e inquietante. Impugnando bene il bandolo e seguendo a ritroso il filo della memoria ci si ritrova in una matassa ancora oggi ingarbugliatissima. Qui una melassa maleodorante, viscosa, oleosa dove interessi più disparati e trasversali trovano coaguli dall’impressionante potenza criminale. 
L’attacco-difesa di De Magistris nel corso della seduta del Consiglio Comunale contro pezzi dello Stato e di alcuni giudici non è stato casuale.
Sbaglia e bestemmia chi paragona il De Magistris furioso al Silvio Berlusconi d’antan contro letoghe rosse. L’ex pm anche indossando la fascia tricolore di sindaco non ha mai distolto o allontanato lo sguardo da alcune notizie di reato che lo portarono ad indagare e conseguentemente scandagliare quei santuari probiti calabresi e lucani. E’ chiaro che De Magistris conosce fatti, circostanze e segreti di pezzi importanti delle istituzioni e personaggi infedeli. Ci sono azioni che non si perdonano. Ci sono affronti che devono essere puniti. Ci sono condotte imperdonabili. Luigi De Magistris dovrebbe ringraziare San Gennaro se è vivo. A volte nel nostro paese il tritolo viene utilizzato per fatti meno importanti.
Alla luce di ciò che sta accadendo trovo interessantissimo e degno di segnalazione un documento. Sono andato a ripescare una puntata di Annozero del 4 ottobre del 2007. De Magistris era ancora pm a Catanzaro e titolare di una serie d’inchieste scottanti Why not,Poseidone e Toghe lucane. Fascicoli che puntualmente e immotivatamente gli sono stati scippati. Nel corso della trasmissione diMichele Santoro viene mandata in onda un’intercettazione telefonica originale traGiuseppe Chiaravalloti, ex presidente della Regione Calabria e Giovanna Raffaelli, sua segretaria. Oggetto dell’inquietante conversazione è manco a dirlo il pm partenopeo e futuro primo cittadino di Napoli.
L’ex governatore “usa” la sua segretaria per mandare precisi e sinistri messaggi. “Questo è un pagliaccio, ha scomodato e dato fastidio a un sacco di gente, clamore mediatico”. Poi sibillino: “Se Dio vuole che le cose vadano come devono andare… Lo dobbiamo ammazzare… gli facciamo le cause civili per risarcimento danni e ne affidiamo la gestione alla camorra napoletana…” ma l’interlocutrice sbotta: “Non dirlo neanche per scherzo per carità di Dio”. In altro passaggio l’ex governatore dice sprezzante sempre parlando di De Magistris: “Se è cornuto non lo so… non ho prove su questo… indagheremo anche in questa altra direzione”. La telefonata si sta per concludere e il tono della voce di Giuseppe Chiaravalloti si fa duro, minaccioso, le sue parole acquistano un valore profetico verso quello accadrà negli anni successivi a De Magistris: “Va bè ma c’è quel principio… quella sorta di principio di Archimede che ad ogni azione corrisponde una reazione e mò siamo tanti così tanti ad aver subito l’azione che quando esploderà la reazione sarà adeguata”.
Sempre per rincorrere il filo della memoria ho trovato un articolo del collega Antonio Massari, giudiziarista de Il Fatto Quotidiano, che più di molti altri seguì da vicino le strane vicende che si agitavano dentro e fuori il palazzo di Giustizia di Catanzaro. Un pezzo che ricostruisce intrecci, collusioni e connivenze e fa capire per chi vuole davvero capire l’aria che si respirava a Catanzaro che poi guarda caso è la stessa che si respira da tempo a Napoli dalle parti di un altro palazzo quel Municipio sempre più simile a un fortino assediato. 


Era ora!!!

Da: TGCOM24

Stop degrado: con il ddl "green economy" multe a chi sporca la città

Da 30 a 150 euro ai trasgressori che gettano gomme da masticare e mozziconi di sigaretta per terra. La legge entrerà in vigore a luglio 2015 per permettere ai Comuni di installare portaceneri e cestini dei rifiuti

Basta degrado, anche perché l'inquinamento da mozziconi di sigaretta e gomme da masticare non solo è dannoso all'ambiente ma ha costi altissimi. Con il disegno di legge sullagreen economy, dal luglio 2015, arrivano multe dai 30 ai 150 euro per chi sporca la città. Formato da 37 art., collegati alla legge di stabilità 2014, il testo "2093" contiene nuove disposizioni per appalti e smaltimenti ma anche l'art. 14 octies: contro i rifiuti di gomme e cicche.

Secondo i dati Ama, solo a Roma vengono "spesi 5,5 milioni di euro per rimuovere le gomme; sono 18 i milioni di mozziconi che sono gettati per strada; 15mila le gomme che si attaccano sull'asfalto ogni giorno; 23mila le tonnellate di gomme consumate ogni anno in Italia; 20 le gomme in media appiccicate in ogni metro quadro di strada".

Speriamo che non finisca a tarallucci e vino come per le norme sanzionatorie, già esistenti in materia di rifiuti sulla carta, ma applicate da nessuno, con il risultato di un Paese ricoperto di immondizia ovunque.


Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 

 ART. 255 
(abbandono di rifiuti)
1. Fatto salvo quanto disposto dall'articolo 256, comma 2, chiunque, in violazione delle disposizioni di cui agli articoli 192, commi 1 e 2, 226, comma 2, e 231, commi 1 e 2, abbandona o deposita rifiuti ovvero li immette nelle acque superficiali o sotterranee e' punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da centocinque euro a seicentoventi euro. Se l'abbandono di rifiuti sul suolo riguarda rifiuti non pericolosi e non ingombranti si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da venticinque euro a centocinquantacinque euro.


Vediamo se gli zozzoni staranno attenti visto che gli toccheranno la tasca!
Abbassate lo sguardo e scoprirete, oltre ad un mare di mozziconi di sigarette ovunque, intere pavimentazioni macchiate di "frittelle" nere appiccicate che deturpano anche lastricati che sono costati molto in denaro pubblico. 
Che ripulire questo sudiciume imbruttente le città, e non solo, costi molto, agli zozzoni non veniva in mente. Come non viene in mente a chi si avvelena i polmoni e getta cicche ovunque, oppure viene in mente, ma se ne impippano, agli imbrattatori di monumenti e di treni chiamati da qualche sciocco "writers", artisti... Artisti del degrado... del brutto...

Sciacallaggio contro un uomo solo

Non vi è nulla di peggio che essere solo sé stessi senza essere inseriti in una qualsivoglia congrega: se, anche ingiustamente, qualcuno ti colpisce tutti i cani del branco ti attaccano.  
Stamane, ad Uno Mattina di RAI 1, abbiamo assistito all'edificante pistolotto del molto ben inserito giornalista Franco di Mare contro Luigi De Magistris, uomo dignitoso che ha cercato e stava cercando di migliorare la sua città senza essere coperto alle spalle da nessun partitone.
La vigliaccheria diffusa spinge all'attacco, tanto chi lo difende? E' solo, è soltanto stato scelto dalla maggioranza dei cittadini di Napoli.
Franco di Mare, già corrispondente da luoghi di guerra, si è convertito a trasmissioni  "gossippare" pomeridiane con la Perego per menti addormentate.
Ora è tornato ad Uno Mattina e dice la sua.
Invita De Magistris alla dignità, come se nel ribellarsi ad una sentenza ingiusta l'avesse perduta. Invece è stata una reazione sincera, scevra da opportunismo di maniera, tipica di un uomo onesto, che dice anche cose non opportune e per lui non convenienti.
Di Mare gli ricorda i suoi ascendenti, nonno e padre, magistrati come lui e sottolinea la contraddizione di non accettare le sentenze quando sta dalla parte dell'imputato. Il fatto è, e Franco di Mare volutamente lo ignora nel suo pistolotto, che il Pubblico Ministero aveva detto che Legge Severino o non Legge Severino l'imputazione verso l'allora magistrato Luigi De Magistris non reggeva. Il giudice  del Tribunale, invece, è andato oltre la Pubblica Accusa e l'ha condannato.
Bisogna rispettare le Leggi, anche se deficitarie, e le sentenze anche se ingiuste. Infatti De Magistris ricorre in Appello ed usa tutto quello che la legge gli mette a disposizione per togliersi di dosso questa sentenza ingiusta, ma nel frattempo l'hanno fatto fuori e quelli ben inseriti nelle congreghe, che si sentono al sicuro, lo attaccano vilmente.
L'ipocrisia di maniera tace sul fatto che NON TUTTI I MAGISTRATI, come le cronache riportano, SONO SCEVRI DA ERRORI, INFLUENZE e peggio....... Come in tutti i settori d'altronde. Dunque la difesa d'ufficio dell'ANM è di maniera... come tutto.

Nel precedente post avevo ricordato un mio commento sul blog di Antonio Di Pietro riguardante Gioacchino Genchi, il consulente tecnico che è stato condannato insieme a De Magistris per aver intercettato i politici senza l'assenso della Camera. Ricordo che il magistrato De Magistris aveva chiesto l'intervento del tecnico, che serviva le procure, per una indagine su utenze telefoniche che non erano immediatamente riconducibili ai nomi dei vari Prodi, Rutelli, Mastella ecc.. Ho ritrovato il mio commento e lo pubblico sotto il post scritto da Di Pietro:
DAL Blog di Antonio Di Pietro del 28 febbraio 2009 
Chiarezza su Gioacchino Genchi
Oggi dopo aver letto i giornali, le agenzie e visto qualche Tg finalmente mi sono seduto dietro una tastiera per informarmi veramente con la Rete. Ho visitato qualche blog, quello di Beppe Grillo incluso. L’articolo di ieri era dedicato ad un’intervista a Giocchino Genchi. Oggi nel suo blog Grillo torna sull’argomento e accusa i media di “silenzio mafioso”. Concordo. I cittadini non sapranno, ad eccezione di quelli che l’informazione se la vanno a cercare piuttosto che farsela somministrare dai professionisti del torpore mediatico. Le dichiarazioni contenute in questo video sono pesanti e delle due l’una, o Gioacchino Genchi deve rispondere della gravità delle sue parole o le porte del carcere si devono aprire a molti illustri personaggi. Conosco Genchi, è una persona onesta. La prossima settimana presenterò un’interrogazione parlamentare al governo per chiedere venga fatta chiarezza su quanto dichiarato in questi quattordici minuti di intervista. 
Testo dell’intervista a Gioacchino Genchi: “Io svolgo l’attività di consulente tecnico per conto dell’autorità giudiziaria da oltre vent’anni, lavoro nato quasi per caso quando con l’avvento del nuovo codice di procedura penale è stata inserita questa figura, come da articoli 359 e 360 che danno al Pubblico Ministero la possibilità di avvalersi di tecnici con qualunque professionalità allorquando devono compiere delle attività importanti. Mi spiace che Martelli se lo sia dimenticato, Cossiga me lo abbia ricordato, proprio il nuovo codice di procedura penale che ha promulgato il presidente Cossiga inserisce questa figura che è una figura moderna. Che è nelle giurisdizioni più civili ed avanzate, mentre prima il Pubblico Ministero era limitato, e doveva per accertamenti particolari avvalersi solo della Polizia giudiziaria, il nuovo codice ha previsto queste figure. Per cui per l’accertamento della verità, nel processo penale, accertamento della verità significa anche a favore dell’indagato o dell’imputato, il Pubblico Ministero non ha limiti nella scelta delle professionalità di cui si deve avvalere. Io ho fatto questa attività all’interno del Dipartimento della Pubblica sicurezza. Abbiamo svolto importanti attività con Arnaldo La Barbera, con Giovanni Falcone poi sulle stragi. Quando si è reso necessario realizzare un contributo esterno per il Pubblico Ministero, contenuto forse scevro da influenze del potere esecutivo, mi riferisco a indagini su colletti bianchi, magistrati, su eccellenti personalità della politica, il Pubblico Ministero ha preferito evitare che organi della politica e del potere esecutivo potessero incidere in quelle che erano le scelte della pubblica amministrazione presso la quale i vari soggetti operavano. Nel fare questo ho fatto una scelta deontologica, cioè di rinunciare alla carriera, allo stipendio, per dedicare tutto il mio lavoro al servizio della magistratura. Questa scelta, anziché essere apprezzata è stata utilizzata dai miei detrattori che fino a ieri mi hanno attaccato in parlamento, al contrario. Il ministro Brunetta non poteva non riferire che la concessione dell’aspettativa non retribuita che io avevo chiesto era perfettamente regolare, è stata vagliati da vari organi dello Stato, dal Ministero dell’Interno, dal Ministero della Funzione pubblica e dalla presidenza del Consiglio dei Ministri di Berlusconi, la stessa che mi ha attaccato in maniera così violenta e così assurda dicendo le fandonie che hanno fatto ridere gli italiani perché tutto questo can can che si muove nei miei confronti, questo pericolo nazionale, cioè una persona che da vent’anni lavora con i giudici e i Pubblici Ministeri nei processi di mafia, di stragi, di omicidi, di mafia e politica più importanti che si sono celebrati in Italia, rappresenta un pericolo. Forse per loro! Per tutti quelli che mi hanno attaccato perché poi la cosa simpatica (è chiaro che ora sto zitto, non posso parlare sono legato al segreto) ma mi scompiscio dalle risate perché tutti i signori giornalisti che mi hanno attaccato, da Farina a Luca Fazzo a Lionello Mancini del Sole 24 ore, al giornalista della Stampa Ruotolo, sono i soggetti protagonisti delle vicende di cui mi stavo occupando. Questo è l’assurdo! Gli stessi politici che mi stanno attaccando, sono gli stessi protagonisti di cui mi stavo occupando. Da Rutelli a Martelli, Martelli conosciuto ai tempi di Falcone. Parliamo di persone che comunque sono entrate nell’ottica della mia attività. Martelli nei computer di Falcone quando furono manomessi, Rutelli perché è amico di Saladino usciva dalle intercettazioni di Saladino, Mastella per le evidenze che tutti sappiamo e così via, poi dirò quelli che hanno parlato alla Camera al question time, quel giornalista che gli ha fatto il comunicato, cose da ridere! Tra l’altro questi non hanno nemmeno la decenza di far apparire un’altra persona. No, compaiono loro in prima persona! Sapendo che loro entravano a pieno titolo nell’indagine. Questo è assurdo. Io continuo a ridere perché il popolo italiano che vede questo grande intercettatore, che avrebbe intercettato tutti gli italiani, ma che cosa andavo ad intercettare agli italiani? Per farmi sentire dire che non riescono ad arrivare alla fine del mese? Per sentir dire che i figli hanno perso il posto di lavoro o che sono disoccupati? Che c’è una crisi economica? Ma perché mai dovrei andare ad intercettare gli italiani? Ma quali sono questi italiani che hanno paura di Gioacchino Genchi? Quelli che hanno paura di Gioacchino Genchi sono quelli che hanno la coscienza sporca, e quelli che hanno la coscienza sporca sono quelli che mi hanno attaccato. E con questo attacco hanno dimostrato di valere i sospetti che io avevo su di loro. Anzi, più di quelli di cui io stesso mi ero accorto, perché devo essere sincero, probabilmente io avevo sottovalutato il ruolo di Rutelli nell’inchiesta Why not. Rutelli ha dimostrato probabilmente di avere il carbone bagnato e per questo si è comportato come si è comportato. Quando ci sarà la resa della verità chiariremo quali erano i rapporti di Rutelli con Saladino, quali erano i rapporti del senatore Mastella, il ruolo di suo figlio, chi utilizzava i telefoni della Camera dei Deputati… chiariremo tutto! Dalla prima all’ultima cosa. Questa è un’ulteriore scusa perché loro dovevano abolire le intercettazioni, dovevano togliere ai magistrati la possibilità di svolgere delle intercettazioni considerati i risultati che c’erano stati, Vallettopoli, Saccà, la Rai eccetera, la procura di Roma immediatamente senza problemi però apre il procedimento nei confronti del dottor Genchi su cui non ha nessuna competenza a indagare, perché la procura di Roma c’entra come i cavoli a merenda. C’entra perché l’ex procuratore generale di Catanzaro ormai fortunatamente ex, ha utilizzato questi tabulati come la foglia di fico per coprire tutte le sue malefatte e poi le ha utilizzate come paracadute per non utilizzarle a Catanzaro, dove probabilmente il nuovo procuratore generale avrebbe immediatamente mandato a Salerno. Perché in quei tabulati c’è la prova della loro responsabilità penale. Non della mia. Quindi, non li manda a Salerno che era competente, non li manda al procuratore della Repubblica di Catanzaro che avrebbe potuto conoscere quei tabulati e quello che c’era, non li manda al procuratore della Repubblica di Palermo dove io ho svolto tutta la mia attività ma li manda a Roma che non c’entra niente. Quindi si va a paracadutare questi tabulati sbagliando l’atterraggio perché in una procura che non ci azzecca nulla. Perché tra l’altro in quei tabulati c’erano delle inquisizioni che riguardavano magistrati della procura della Repubblica di Roma! Su cui stavamo indagando. Ora la procura di Roma indaga su di me e sui magistrati della procura della Repubblica di Roma. Si è ripetuto lo scenario che accadde tra Salerno e Catanzaro e si è ripetuto lo scenario che era già accaduto tra Milano e Brescia all’epoca delle indagini su Di Pietro. Con la sola differenza che all’epoca si chiamava Gico l’organo che fece quelle attività, adesso si chiamano Ros, ma sostanzialmente non è cambiato nulla. In ultima analisi dico che io sono comunque fiducioso nella giustizia. Hanno cercato di mettermi tutti contro, hanno cercato di dire ad esempio, nel momento in cui c’era un rapporto di collaborazione con la procura di Milano anche fra De Magistris e la procura di Milano, un’amicizia personale fra De Magistris e Spataro, che siano stati acquisiti i tabulati di Spataro. Assurdo! Non è mai esistita un’ipotesi del genere. Nemmeno per idea! Come si fa a togliere a De Magistris l’appoggio della magistratura associata? Diciamo che ha preso i tabulati di Spataro. Come si fa a mettere il Csm contro De Magistris? Diciamo che ha preso i tabulati di Mancino. Adesso i Ros dicono che nei tabulati che io ho preso ci sono, non so quante utenze del Consiglio superiore della magistratura. Non abbiamo acquisito tabulati del Csm, sono i signori magistrati di cui abbiamo acquisito alcuni tabulati, quelli sì, tra cui alcuni della procura nazionale antimafia ben precisi, due, solo due, che hanno contatti col Csm. Ha inquisito il Quirinale! Ma quando mai? Se però qualcuno del Quirinale ha chiamato o è stato chiamato dai soggetti di cui ci siamo occupati validamente, bisogna vedere chi dal Quirinale chi ha avuto contatti con queste persone, ma io non ho acquisito i tabulati del Quirinale. A parte che se fosse stato fatto sarebbe stata attività assolutamente legittima perché, sia chiaro, le indagini in Italia non si possono fare soltanto nei confronti dei tossici e magari che siano pure extracomunitari, oppure quelli che sbarcano a Lampedusa nei confronti dei quali è possibile fare di tutto, compresa la creazione dei lager. La legge è uguale per tutti. Tutti siamo sottoposti alla legge! Perché sia chiaro. Questo lo devono capire. Nel momento in cui a questi signori li si osa sfiorare solo da lontano, con la punta di una piuma, questi signori si ribellano e distruggono le persone che hanno solo il coraggio di fare il proprio lavoro. Gli italiani questo l’hanno capito. E hanno capito che questo dottor Genchi di cui hanno detto tutte le cose peggiori di questo mondo… e io adesso pubblicherò tutti i miei lavori, dal primo sino all’ultimo pubblicherò tutte le sentenze della Corte di Cassazione, delle Corti d’Appello, delle Corti di Assise, dei tribunali che hanno inflitto centinaia e centinaia di anni di carcere col mio lavoro. Ma le sentenze di cui io sono più orgoglioso non sono le sentenze di condanna, ma sono le sentenze di assoluzione! Sono quelle persone ingiustamente accusate anche per lavori fatti dal Ros che sono state assolte grazie al mio lavoro e che rischiavano l’ergastolo! E che erano in carcere. Persone che erano in carcere perché avevano pure sbagliato l’intestatario di una scheda telefonica. E adesso questi signori vengono ad accusare me di avere fatto lo stesso lavoro che loro… ma non esiste completamente! Tutte queste fandonie e la serie di stupidaggini che sono state perpetrate addirittura in un organismo che è il Copasir! Che si deve occupare dei servizi di vigilanza sulla sicurezza, non sui consulenti e sui magistrati che svolgono la loro attività sui servizi di sicurezza! Noi abbiamo trovato delle collusioni di appartenenti ai servizi di sicurezza, con delle imprese che lavorano per i servizi di sicurezza, che lavorano nel campo delle intercettazioni, che costruiscono caserme con appalti dati a trattativa privata per milioni di euro, noi stavamo lavorando su quello! Stavamo lavorando su quello e ci hanno bloccato perché avevano le mani in pasta tutti loro! Questa è la verità. Questa è la verità e adesso mi hanno pure dato l’opportunità di dirla perché essendo indagato io non sono più legato al segreto perché mi devo difendere! Mi devo difendere con una procura che non ci azzecca nulla con la competenza, la procura di Roma, mi difenderò alla procura di Roma. Però sicuramente la verità verrà a galla! E non ci vogliono né archivi né dati perché sono tre o quattro cose molto semplici. Le intercettazioni di Saladino utili saranno una decina, quando fu intercettato prima che De Magistris iniziasse le indagini, ma sono chiarissime! E l’attacco che viene fatto nei miei confronti parte esattamente dagli stessi soggetti che io avevo identificato la sera del diciannove luglio del 1992 dopo la strage di via D’Amelio, mentre vedevo ancora il cadavere di Paolo Borsellino che bruciava e la povera Emanuela Loi che cadeva a pezzi dalle mura di via D’Amelio numero diciannove dov’è scoppiata la bomba, le stesse persone, gli stessi soggetti, la stessa vicenda che io trovai allora la trovo adesso! Ancora nessuno ha detto che io sono folle. Anzi, sarò pericoloso, terribile ma che sono folle non l’ha detto nessuno. Bene allora quello che io dico non è la parola di un folle perché io dimostrerò tutte queste cose. E questa è l’occasione perché ci sia una resa dei conti in Italia. A cominciare dalle stragi di via D’Amelio alla strage di Capaci. Perché queste collusioni fra apparati dello Stato servizi segreti, gente del malaffare e gente della politica, è bene che gli italiani comincino a sapere cosa è stata.” - See more at: http://www.antoniodipietro.it/2009/02/chiarezza-su-gioacchino-genchi#sthash.tRn4TYOP.dpuf

Questo il mio commento:


Rita Coltellese marzo 1st, 2009 alle 13:09
Il ministro Brunetta non poteva non riferire che la concessione dell’aspettativa non retribuita che io avevo chiesto era perfettamente regolare, è stata vagliati da vari organi dello Stato, dal Ministero dell’Interno, dal Ministero della Funzione pubblica e dalla presidenza del Consiglio dei Ministri di Berlusconi…
Gioacchino Genchi
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NON METTO IN ALCUN DUBBIO QUANTO DETTO DAL DOTT. GENCHI, solo una domanda mi si pone, per quella che è la mia conoscenza delle regole della Pubblica Amministrazione: come ha fatto a far durare tale aspettativa, a zero retribuzione naturalmente, per 20 anni? I regolamenti che io conosco, per tutti i pubblici dipendenti, non consentono una durata dell’aspettativa per più di 3 anni. Forse il Dott. Genchi ha omesso di precisare che le aspettative erano triennali, come per tutti, e che dopo rientri da pubblico dipendente rinnovava l’aspettativa per altri 3 anni e così via? Sarebbe importante conoscere questo aspetto, perchè chiunque lavora in una Pubblica Amministrazione conosce questa regola e si interroga su questo aspetto che rimane ancora oscuro. Posso portare numerosi esempi di persone di Pubbliche Amministrazioni diverse che sono state costrette a dare le dimissioni non potendo protrarre il tempo di aspettativa oltre i tre anni e non potendo, nel contempo, interrompere l’attività diversa retribuita che svolgevano.
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A fronte di lodi sperticate da parte di molti entusiasti commentatori io scrivevo quanto sopra, a riprova che, pur militando allora in IdV, ho sempre mantenuto il libero pensiero e l'altrettanto libera riflessione sui fatti. Oggi aggiungo che la "scelta deontologica, cioè di rinunciare alla carriera, allo stipendio, per dedicare tutto il mio lavoro al servizio della magistratura" era ben pagata e penso che Genchi, fra lo stipendio a cui aveva rinunciato per stare in aspettativa senza assegni e l'attività di consulente, guadagnasse molto di più in questa seconda veste.