domenica 15 ottobre 2023

La Sig.ra Anteri e altre mille vite - Romanzo - Cap. II

 La Sig.ra Anteri e altre mille vite

Capitolo II

Il dolore di sapere chi l'aveva generata aveva accompagnato Ianira per tutta la vita. La leggerezza incosciente di sua madre l'aveva ferita, ma lei aveva continuato ad amarla, come anche colui che nella sua mente per i primi dodici anni della sua vita era stato suo padre. Come cancellare quel fatto?
Infatti, quando ormai vecchio e solo era diventato quasi cieco, chi lo andava a trovare era Ianira.
Chi trovava lavoro a tutti però era lei, la sciagurata madre.
Il giro di lezioni private che dava erano in prevalenza a figli di ricchi, alcuni gente importante, e a loro la donna si rivolgeva raccomandandosi...
Così Ianira andò a fare svogliatamente un lavoretto di segreteria presso la sede di un Partito di destra che era nello stesso palazzo dove abitava Giulia.
Ianira, insieme ad una sua collega, andava a casa di Giulia, che frequentava l'ultimo anno, quello della maturità, che Ianira aveva abbandonato, e l'accoglieva con dolcezza la madre di Giulia. Le due ragazze mangiavano qualcosa lì e poi tornavano nella sede di lavoro.
Giulia apprese da sua madre di questa abitudine e ne fu lieta. Sua madre non mostrava la sua problematica psichica, era contenta di avere un po' di compagnia. Giulia non ne faceva mistero ma le sue amiche non vedevano quello che vedeva lei: quando sua madre rispondeva alle voci che secondo lei la calunniavano aprendo la finestra e dicendo frasi con alcuna attinenza con la realtà. Bastava che Giulia, ancora bambina, la rimproverasse chiudendo la finestra e sua madre tornava normale.
Per questo, anni dopo, avuta finalmente la diagnosi di schizofrenia, Giulia pensò che quella di sua madre era una forma lieve che, qualora trattata in modo diverso da suo padre e curata, poteva rientrare nella assoluta normalità, essendo la schizofrenia un distacco totale dalla realtà che crea assenza di affettività, mentre sua madre le voleva molto bene, come in seguito volle molto bene ai figli di Giulia.
In quel periodo Ianira le disse che aveva un uomo più grande di lei che l'amava e la sera la veniva a prendere alla fine del suo orario di lavoro. Lavorava in televisione nel settore tecnico e voleva sposarla. Una buona cosa per andarsene da quella famiglia disastrata. Ma lei era ancora innamorata di un tipo fascinoso ed egoista che lei capiva che non le avrebbe mai dato nulla. 
Un giorno Giulia seppe che suo padre aveva incontrato davanti al portone la madre di Ianira: "Ma tu mi hai detto che è una professoressa che insegna nella scuola pubblica musica... Sembrava una donna di servizio.. Malvestita e affatto fine." Giulia capì la meraviglia di suo padre. Nonostante la sua debolezza psicologica che lo induceva ad ubriacarsi spesso, egli si riduceva in quello stato solo la sera. Rientrava verso le dieci di sera e non lo vedeva nessuno, solo Giulia, che gli dimostrava tutto il suo biasimo, e sua madre che riacquistava tutta la sua lucidità raccomandandosi a Giulia di non dirgli niente, di non rispondere alle provocazioni che lui rivolgeva verso di lei, mai verso la figlia, rinfacciandole ironicamente le sue ubbìe i suoi vaneggiamenti.
Poi andava a letto dove si buttava tutto vestito. Allora sua madre gli toglieva le scarpe, lo spogliava e gli rimboccava le coperte. Spesso lui vomitava quel vino che gli serviva per sentirsi "allegro", così diceva, e sua madre con la stessa umile abnegazione puliva tutto.
Per il resto del tempo il padre di Giulia era un dignitoso impiegato pubblico benvoluto da tutti, sempre in ordine in giacca  e cravatta.
Una sera Giulia vide sul portone l'innamorato di Ianira che l'aspettava e pensò che non era niente male: spalle ben disegnate, viso dai lineamenti regolari, gambe dritte... Non alto, ma a Giulia gli uomini troppo alti non piacevano.
Quando si sposarono Ianira era bellissima nell'abito da sposa di raso bianco che qualcuno le aveva prestato. C'era anche il padre putativo con il cappello in mano lungo il fianco e la sua alta figura un po' piegata. 
La sorellastra di Ianira, che lei chiamò sempre sorella come Michelangelo, mai con il giusto appellativo, era mezza matta. Laureata in lingue, riuscì negli anni ad inserirsi nella Scuola Pubblica facendo l'insegnante come il fratello, laureato il Lettere. In entrambi i casi la madre fece molto per loro cercando di inserirli dapprima nel giro delle supplenze poi, attraverso i farraginosi canali di accesso all'insegnamento, stabilmente nella Scuola Pubblica.
Solo Ianira non si laureò mai né mai conseguì il Diploma di maturità.
Giulia le voleva bene anche se disapprovava le relazioni extraconiugali che diceva di avere confessandole nei particolari soprattutto a Fabrizia che poi ne riferiva a lei.
Il suo matrimonio era finito, anche se per ragioni economiche continuavano a vivere nella stessa casa in affitto.
C'erano cose di lei che Giulia apprendeva da Fabrizia. Ianira poi ne parlava a Giulia di sfuggita dando per scontato che lei lo sapesse. Come un aborto in anni precedenti la Legge 194 e un conseguente crollo nervoso con tendenze suicide.
Giulia non forzava quel riserbo avvertendo tutta la fragilità psichica della sua amica.
C'erano argomenti che invece provava a toccare per il suo bene, ma il suo modo di vedere le cose era così diverso da quello di Giulia che si offendeva e scandalizzata ne riferiva a Fabrizia che poi lo riportava a lei, Giulia.  
Come quando, morto il marito, ebbe in eredità con i due figli una cospicua somma che costituiva la liquidazione di lavoro di lui. Giulia, sentitane l'entità, la consigliò di investirla in un appartamento per sé e i figli, visto che abitavano tutti in affitto con redditi non molto alti, i due figli, e lei soltanto con la pensione di reversibilità del marito. Reagì dicendo che era un'assurdità. Dette ai figli la loro parte e rimasero tutti in affitto. La figlia in quel momento conviveva con un ragazzo, ragioniere in uno studio privato, che Ianira condusse ai Parioli dove affittavano un appartamento che a suo avviso era elegante e il proprietario gli avrebbe lasciato anche le tende delle finestre: bellissime. Giulia nemmeno provò a farle osservare l'assurdità di una simile scelta senz'altro dispendiosa dato il quartiere, a fronte del lavoro privato della figlia, anche questo trovato dalla scellerata nonna ma sempre accudente sul piano lavorativo, e di quello del giovane ragioniere che, infatti, poco dopo si eclissò e la storia finì: forse spaventato da quelle manie di grandezza a cui non poteva sopperire.
Anche Fabrizia parlando con Giulia non si spiegava le manie del lusso di Ianira, essendo sempre vissuta nella precarietà economica ed avendo avuto un poco di respiro solo grazie al lavoro di suo marito.
Con la sua parte di soldi della liquidazione del marito si comperò un impermeabile foderato di visone. Fabrizia, che era vissuta in una famiglia agiata, pure non aveva nemmeno l'ombra delle smanie di lusso di Ianira. Senza giungere alla frugalità di Giulia era però di parchi desideri e con l'amica commentava gli atteggiamenti da duchessa della comune amica. Come quando acquistava borse costosissime giustificando la spesa con il fatto che "duravano di più e l'anno prossimo così non debbo ricomperarla": invece l'anno dopo ne comperava un'altra costosa "perché di diverso colore e di quel colore non l'aveva".
Quando rimaneva senza soldi provava a farseli dare dalle amiche o direttamente, chiedendoli a Fabrizia, o cercando di raggirare Giulia.
Questa non aveva una pelliccia e Ianira le disse che suo marito gliene aveva regalata una aggiungendo: "Si vede che me la merito". Suscitando il silenzioso stupore di Giulia a conoscenza dei suoi tradimenti coniugali. Quella volta ne rimase ferita, perché Ianira sapeva che Fabrizia le riferiva le sue confidenze su quell'argomento e ne aveva accennato, come al solito di sfuggita, anche a Giulia stessa, dunque che senso aveva dire una cosa simile sapendo poi che Giulia non aveva ricevuto altrettanto in dono da suo marito, pur essendo moglie devota?
Ma non bastò. A corto di denaro anni dopo cercò di vendere quella pelliccia rimessa a modello a Giulia, spacciandola per pelliccia quasi nuova di una sua conoscente, dato che si era messa a vendere abiti usati quasi nuovi in casa.
Giulia declinò l'offerta senza dirle che aveva riconosciuto l'indumento.
Questo ed altro modellò un'amicizia in cui Giulia conservava il suo affetto a Ianira ma non poteva anche stimarla, piuttosto compatirla.