sabato 27 settembre 2014

Storie dal Paese di Babiloburo - Una storia che non potrebbe mai accadere in Italia!!

Storie dal Paese di Babiloburo

Una storia che non potrebbe mai accadere in Italia!!


Babiloburo è un Paese che è stato chiamato così giacché è governato da una Babilonia Burocratica costituita da burocrati inamovibili, impunibili, insensati, che applicano regole contraddittorie, irrazionali in modo perentorio a cui tutto il popolo deve attenersi, sballottato da un ufficio all'altro, da un burocrate all'altro. I babiloburi escono di casa con il cuore stretto dalla più assoluta incertezza quando debbono affrontare una qualsivoglia pratica che regola la loro vita. Spesso i babiloburi non hanno un lavoro, oppure ce l'hanno ma il futuro è incerto, potrebbero essere licenziati, sono per questo sfruttati, lavorano anche 14, 15, 16 ore al giorno! Mentre i burocrati che comandano l'organizzazione della vita del Paese lavorano solo in alcune ore, in alcuni casi non più di 36 ore settimanali, e il loro lavoro è garantito per tutta la vita.
Questo rende i burocrati di Babiloburo potentissimi e neppure il sistema politico riesce a toccarli.
Una solida donna, che passava le giornate della sua vita dentro la cucina del suo ristorante, decise di investire i soldi guadagnati con il suo sudato lavoro in un edificio, una villa in cui i suoi figli potevano avviare un'attività di ospitalità per persone anziane.
La popolazione invecchiava in quel Paese chiamato Babiloburo e tale attività poteva assicurare ai suoi volenterosi figli una sicura attività lavorativa.
Ma si affidò ad un suo compagno di infanzia che, pur facendo l'imprenditore edile, essendo un poco balzano le fece spendere l'equivalente di 520.000 euro senza finire la costruzione. 
Aveva finito i soldi ed il suo sogno si era fermato.
Un vero peccato, perché la solida donna aveva ottenuto tutti i permessi possibili ed immaginabili per quella costruzione. Cosa rarissima e difficilissima nel Paese di Babiloburo dominato da una burocrazia per l'edilizia che induceva moltissimi all'abuso, ricorrendo alla conoscenza, all'amicizia, alla bustarella, oppure all'abuso nudo e crudo punto e basta.
Questo aveva reso Babiloburo un Paese pieno di cemento senza i dovuti permessi, dunque disordinato, in cui i babiloburi costruivano anche dove non avrebbero dovuto con la complicità remunerata di amministratori pubblici che, invece, avrebbero dovuto controllare. Tante regole contraddittorie e assurde portavano a tanti abusi edilizi.
Case abusivamente ampliate non pagavano quanto avrebbero dovuto di tasse a discapito dei poveretti, come la solida donna della nostra storia, che cercavano di fare tutto in regola per non avere pensieri, però penando dietro regole assurde e contraddittorie.
Ad esempio, pur avendo ottenuto dall'Amministrazione in cui era il suo terreno l'approvazione del progetto presentato in cui era stabilito dove doveva essere costruito l'accesso alla villa, ella scoprì che per accedervi doveva prima chiedere ad altre Amministrazioni Pubbliche altri permessi. Folle? Certo, ma siamo a Babiloburo mica in Italia!
Un permesso lo doveva dare l'Amministrazione Provinciale, uno un Ente chiamato Bonifica, uno un Ente delle Acque ed infine, avuti tutti questi spendendo tanto tanto tempo viaggi soldi e fatica, doveva portare il tutto alla Amministrazione Principale di quella regione. 
Questa Amministrazione governava tutta la regione ed era anche proprietaria della striscia di terreno, pochi metri, che dalla strada municipale arrivava all'ingresso di casa sua. Secondo i regolamenti scritti la Regione, essendo proprietaria, doveva curare tale striscia e, sempre per regolamenti scritti, tale cura era deputata dalla Regione all'Ente Bonifica. In realtà nessuno potava gli alberi che sorgevano su quella striscia di terreno e, spesso, da essi cadevano grossi rami che potevano uccidere persone che transitavano sia a piedi che in auto. 
D'estate, poi, i rami più piccoli, caduti, potevano innescare incendi qualora qualcuno avesse gettato su di essi mozziconi di sigarette accese.
Nella stagione delle piogge, invece, cadendo nelle cunette di scolo delle acque piovane ostruivano la loro funzione e l'acqua allagava le strade, creando pericolo.
Bisogna dire che l'Amministrazione  del territorio, in cui era la costruenda villa della brava cuoca, curava la strada ed ogni tanto (ma non spesso) faceva ripulire le cunette di scolo delle acque di impluvio. L'Amministrazione Provinciale, che pure concedeva o meno i permessi, non faceva un bel nulla.
Tutto questo a un italiano appare assurdo e contraddittorio, ma così è a Babiloburo!
La solida lavoratrice dovette anche pagare l'equivalente di mille euro alla Regione per poter avere l'accesso a casa sua.
Dopo dieci anni in cui cercava ormai di vendere la costruzione abbassando il prezzo, almeno per rientrare in parte delle spese, ebbe un colpo di fortuna e l'acquistò una simpatica famiglia per viverci. Certo dovette cederla per molto meno di quanto il suo folle ex-compagno di infanzia le aveva fatto spendere... ma acquirenti non se ne trovavano e con la liquidità acquisita con la vendita poteva aiutare comunque i suoi figlioli..
I nuovi proprietari erano come la venditrice persone che preferivano soffrire molto ma avere tutto in regola.
Erano felici dunque che l'acquisto avesse passato il rigido esame del loro notaio, una donna tutta di un pezzo, rigorosa fino al punto di aver fatto andare a monte un loro precedente tentativo di acquistare un acro di terreno in cui sorgevano due villette, una piscina con spogliatoio, un capannone ed una costruzione molto bella che fungeva da forno all'aperto. Mancava una concessione e lei disse: "Non voglio certo giuocarmi il sigillo notarile!" Ovviamente a Babiloburo non tutti i notai erano così. C'era pure chi ometteva la parte abusiva costruita, dunque fantasma, e rogitava solo quello che era a posto. Evidentemente nonostante l'asfissiante macchina burocratica nessuno controllava l'operato di codesti notai! 
Si fece anche il passaggio di nominativo dalla brava cuoca al capofamiglia acquirente per il permesso di entrare nella casa attraversando la striscia di terreno regionale. Ma la pratica languiva. Passarono due anni e non si capisce bene cosa nel frattempo facesse chi doveva occuparsene...

Telefonate, richieste di dichiarazioni mancanti scoperte all'ultimo ritardarono le cose fino al punto che il nuovo proprietario venne informato che la Regione era pronta a registrare il permesso di accesso ma le tasse di registrazione nel frattempo erano aumentate: invece dell'equivalente di 360 euro bisognava pagarne 1.150!
Ebbene, anche a Babiloburo esistono cittadini mutanti che si ribellano.
La moglie del capofamiglia si arrabbiò, lesse le Leggi che regolavano i tempi di svolgimento delle pratiche e scoprì che, in quel caso, si era davvero tracimato persino per un Paese come quello!
La mutante, perché non rassegnata come quasi tutti i babiloburi, si recò presso una Associazione che difendeva i cittadini dai soprusi della burocrazia e con un bravo avvocato ottenne di non pagare il surplus di tasse scaturite dalla lentezza elefantiaca dei burocrati regionali.
L'avvocato le costò pochissimo ed il risultato fu un gran risparmio.
Ma siamo sempre nella Babilonia Burocratica e per avere la copia del permesso registrato dovette aspettare ancora un po', telefonando a vari uffici regionali in cui chiunque rispondeva dava il nome di persone diverse che, a suo avviso, avevano la pratica.
"Chi le ha detto che dovrebbero occuparsene il Dott. Ghiri e la Sig.ra Lumachi?" Rispondeva con tono acido la Sig.ra Nonsochestoafà.
"Me lo ha detto la segretaria del Dott. Lasciatemistà, Capo Settore! A cui, peraltro, avevo anche inviato una e-mail chiedendo dove era finito il permesso finalmente registrato e di cui ho pagato la tassa, dopo che avevo pagato un valore di 400 in bolli... e mille li aveva pagati la precedente proprietaria... praticamente in tutto siamo a 2000 per un pezzo di carta per entrare a casa mia!"
"Deve rivolgersi al Dott. Somorto."
"E' sicuro? Sa perché ognuno con cui parlo mi fa un nome diverso e quando chiamo quel nome mi apostrofa dicendo "Chi glielo ha detto?! Si sbaglia!", come se fosse colpa mia se nessuno sa CHI ha in mano questo tipo di pratica che, essendo stata registrata da un altro ufficio, dopo che l'aveva seguita un altro ancora, ora era stata passata a qualcuno solo perché la spedisse." 
"E' il Dott. Somorto. Telefoni a lui: le detto il numero di telefono." Disse la Sig.ra Nonsochestoafà con tono secco.
La babilobura mutante che non demordeva fece il numero. Una voce d'oltretomba, che ci si immaginava appena risvegliata da un sopore quotidiano in mezzo a carte giacenti e polverose, rispose fiocamente di essere il Dott. Somorto.
"Mi pare di aver chiamato qualcuno.... sì devo aver chiamato qualcuno per dire di venire a prendersi la pratica un mese e mezzo fa... devo averlo fatto.. credo."
"Noi non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione, comunque, scusi, ma non gliel'hanno trasmessa per spedircela?"
"Se vuole... la spedisco..."
"E' previsto che la Regione spenda i soldi per la raccomandata?" Si preoccupò la mutante che non si smarrisse dopo due anni e tante spese e pene.
"Sì... - fece con voce incerta Somorto - è previsto. Se vuole.. Altrimenti viene qui, io sono al primo piano del Palazzone della Regione, stanza n. 1250."
Forse sperava di vedere qualcuno ogni tanto che lo risvegliasse un poco dal suo stato comatoso, ma la signora mutante fu cattiva: "Debbo fare 100 km. per venire da lei, sia gentile, faccia la raccomandata."
E la raccomandata alla fine arrivò con il prezioso carico di fogli costati fra carburante, telefonate, bolli ecc. oltre l'equivalente monetario di 2000 euro!
Ma voi pensate che sia finita qui?
Perché voi siete in Italia, un Paese Civile, Moderno, digitalizzato, dinamico, ragionevole, mica nel folle Babiloburo!
Nonostante l'Amministrazione del Territorio Locale avesse dato tutti i permessi e stabilito che l'ingresso sulla strada doveva essere quello e solo quello, nonostante la Regione, che se ne impippava di tenere in ordine le striscie di terreno di sua proprietà fra la strada pubblica ed i terreni privati ma chiedeva soldi per concedere permessi di passaggio, avesse finalmente ratificato che, viste circa 240 leggi e i permessi dell'Ente Bonifica che doveva curare gli alberi ma non lo faceva e quello della Provincia che non faceva nulla in assoluto ma doveva comunque decidere sulla vita altrui, il tratto di terreno di sua proprietà dalla strada al cancello della villa era dato in concessione ai proprietari della villa medesima, per costruire su quel terreno di terra battuta un'entrata decente carrabile i nuovi proprietari dovevano comunque chiedere un permesso di costruzione all'Amministrazione del Territorio Locale che aveva stabilito che lì e solo lì doveva essere aperto il cancello d'accesso. 
Siete sfiniti? Ma non gli indomiti nuovi proprietari i quali pagarono un geometra che fece i disegni richiesti, la relazione richiesta e presentò il tutto all'Amministrazione del Territorio Locale.
Tutto era a posto ma mancava una firma! Senza quella firma non potevano scattare i 30 giorni che bisognava aspettare dopo aver ottenuto il permesso di costruire finalmente l'accesso. Non si sa perché, ma a Babiloburo è così: ottenuto il permesso non si può iniziare subito dopo avere atteso tanto. No, trenta giorni e poi via!
Il senso di tutto questo non me lo chiedete, non lo so, io vivo in Italia, dove cose così assurde non possono accadere!
Sapete di chi era quella firma? Di un Poliziotto stradale che doveva stabilire che il passaggio poteva essere concesso per raggiungere la strada.
Ma il poliziotto non metteva la firma e nessuno sapeva spiegare il perché. I protagonisti della nostra storia cominciarono a girare per le stanze del Palazzo dell'Amministrazione del Territorio Locale chiedendo lumi, ma nessuno sapeva dire il perché. 
Uno diceva che quello doveva firmare ed inviare la pratica al suo ufficio, un altro diceva che forse non aveva tempo perché era sempre per strada (ma allora perché gli affidavano pratiche che doveva firmare in ufficio?), domanda inutile.
Qualcuno cominciò ad ammettere che ci doveva essere un problema e che bisognava parlare con lui e solo con lui: solo quel poliziotto aveva quell'incarico e nessun'altro!
Lo cercarono sia il geometra incaricato della costruzione del passaggio, sia i proprietari. Ma in mesi e mesi di ricerche costui non c'era mai.
Alla fine il capofamiglia e l'esterrefatto geometra lo trovarono e lui, con molto sussiego, disse che la firma lui non la metteva perché non si sapeva come fosse classificata la strada!
"Ha questo incarico e non conosce la classificazione delle strade?"
Si stupì la moglie mutante del nuovo proprietario.
"L'Amministrazione del Territorio Locale non conosce come sono classificate le sue strade?" Dissero attoniti in molti.
Appresero dunque che se la strada fosse stata classificata come era venti anni prima il passaggio non si poteva costruire, anche se la Regione aveva scritto e registrato che "non vi erano vincoli all'accesso alla strada pubblica secondo il Nuovo Codice della Strada", anche  se  L'Amministrazione del Territorio Locale aveva approvato e concesso l'ingresso della casa proprio in quel punto e guai a spostarlo.
L'Amministrazione contraddiceva sé stessa? Ma allora non avete capito che non siamo in Italia dove queste cose NON possono MAI accadere! Siamo in una Babilonia che ha smarrito il senso della realtà e financo del ridicolo: siamo nel Paese di Babiloburo!
A questo punto un cittadino babiloburo si sarebbe rivolto al conoscente, avrebbe fatto capire che era disposto a pagare la firma del poliziotto... Ma non la mutante moglie del proprietario.  Ella chiese in giro confidenzialmente se il poliziotto fosse corrotto, non per accondiscendere ad una eventuale corruzione naturalmente, ma per chiarirsi le idee. Lesse le Leggi ed i regolamenti ed ebbe le idee ancora più chiare: qualsiasi fosse stata la classificazione 20 anni prima le Nuove Disposizioni dettate dal Codice della Strada cancellavano le precedenti: si stupì che questo non fosse stato subito ovvio a tutti. Essendo una regola legale generale: ogni nuova disposizione annulla la precedente.
Ma ormai a Babiloburo nessuno riesce più a ragionare in modo ovvio e lineare e forse davvero il poliziotto era in buonafede... chissà.
Può un organismo Amministrativo superiore che governa tutta la Regione scrivere che  "non vi sono vincoli all'accesso alla strada pubblica secondo il Nuovo Codice della Strada", farlo firmare dal Dirigente che ha la Delega per tali contratti, registrarlo presso la potente Agenzia delle Tasse ed essere sconfessato da un poliziotto stradale che decide che lui non firma perché non ha chiari i regolamenti aggiornati?
No, non può neppure a Babiloburo senza il rischio che la mutante non possa denunciarlo per omissione di atti d'ufficio.

Opinione basata su fatti veri ed accertati


De Magistris è innocente ma deve dimettersi


Dopo la condanna in primo grado per abuso d’ufficio a 1 anno e 3 mesi, Luigi De Magistris deve lasciare la carica di sindaco di Napoli. Perché è giusto così e perché la legge Severino stabilisce la sospensione senza possibilità di scappatoie (che sarebbe anche poco decoroso imboccare, magari in attesa che il prefetto lo iberni fino all’eventuale assoluzione d’appello). Sono decine i consiglieri regionali, provinciali e comunali sospesi o rimossi per una condanna in primo grado o per una misura cautelare. E la legge è uguale per tutti, come De Magistris ben sa, avendo fatto della Costituzione il faro della sua vita professionale, prima da pm e poi da sindaco.
Ciò premesso, parliamo del processo che ha originato la sentenza dell’altro ieri, di cui siamo ansiosi come non mai di leggere le motivazioni. Chi conosce i fatti alla base del processo a De Magistris e al suo consulente tecnico Gioacchino Genchi ai tempi dell’inchiesta “Why Not” a Catanzaro, poi scippata da una manovra di palazzo, non può che meravigliarsi per la condanna dei due imputati e pensare a un tragicomico errore. Purtroppo, come sempre, i fatti li conoscono in pochi, men che meno chi ne scrive. Sui giornali si leggono ricostruzioni fantascientifiche: La Stampa vaneggia addirittura di “intercettazioni illegali”, “a strascico” e di un “elenco sterminato” di galantuomini spiati da Genchi con un “metodo” che sarebbe stato bocciato dalla sentenza. Balle. Il processo non riguardava l’”archivio Genchi” (perfettamente lecito: il consulente riceveva tabulati e intercettazioni da decine di procure e tribunali per “incrociarli”, dare un senso ai legami che ne emergevano e smascherare autori di stragi, omicidi e altri gravissimi delitti), né fantomatiche “intercettazioni”.
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Ma soltanto tabulati telefonici: cioè elenchi di numeri di utenze a contatto – in entrata e in uscita – con i telefoni degli indagati. Nemmeno una parola sul contenuto (che si ricava dalle intercettazioni). Nel 2007, su mandato del pm De Magistris, Genchi acquisì dalle compagnie telefoniche i dati su centinaia di tabulati, incappando – ma questo lo si scoprì solo alla fine – anche in quelli di cellulari in uso, secondo l’accusa, a 8 parlamentari (Prodi, Mastella, Rutelli, Pisanu, Gozi, Minniti, Gentile, Pittelli). Di qui l’accusa di averli acquisiti senz’avere prima chiesto al Parlamento il permesso di usarli, violando la legge Boato e l’immunità dei suddetti. Un ingenuo domanderà: come fai a sapere che quel numero telefonico è di un onorevole? Prima acquisisci i dati dalla compagnia poi, se scopri che l’intestatario è un eletto, chiedi alle Camere il permesso di usarlo. I giudici di Roma però sono medium, o guidati dallo Spirito Santo: appena leggono un numero, intuiscono subito che è di un parlamentare. Ergo non si spiegano perché De Magistris e Genchi chiedessero a Tim e Vodafone di chi fosse questo o quel numero: dovevano saperlo prima, per scienza.
Purtroppo De Magistris e Genchi sono sprovvisti di virtù paranormali. E rispondono di abuso d’ufficio. Questo fra l’altro non è più reato dal ’97, salvo che produca un “danno ingiusto” o un “ingiusto vantaggio patrimoniale”. E quale sarebbe il danno patito dagli 8 politici? La “conoscibilità di dati esterni di traffico relativi alle loro comunicazioni”. Cioè: c’era la possibilità che si sapesse con chi telefonavano. Come se le frequentazioni con personaggi poco limpidi fossero colpa non di chi le intrattiene, ma degli inquirenti che scoprono, peraltro in un’indagine segreta. C’è pure un problema di competenza, visto che sui reati dei pm di Catanzaro è competente la Procura di Salerno, non di Roma. Però decise di occuparsene lo stesso il pm Achille Toro, già in contatto con personaggi emersi in Why Not e poi costretto a lasciare la toga perché coinvolto nello scandalo Cricca. Pazienza se, dall’accusa di abuso d’ufficio per i tabulati di Mastella, De Magistris e Genchi erano già stati inquisiti e archiviati a Salerno. Li hanno riprocessati a Roma per lo stesso reato. Ultima perla: fra le vittime del presunto abuso c’era pure Pisanu, il quale però ha detto a verbale che i tabulati che lo riguardano non sono suoi, ma della moglie. Era vittima, ma a sua insaputa.
Il Fatto Quotidiano, 26 Settembre 2014