(gg) C’è una foto in bianco e nero, datata agosto 1935, che ritrae insieme Luigi Pirandello e Albert Einstein. Due tra i maggiori protagonisti della cultura del Novecento sono immortalati nel giardino dell’Università di Princeton, negli Stati Uniti, in posa rilassata e conviviale. Cosa stavano facendo? Ma soprattutto perché si trovavano lì? Domande alle quali non è facile rispondere. Prova a venirci in aiuto Paolo Di Stefano, in un articolo apparso poche settimane fa sul Corriere della Sera.
 Sarebbe stato Einstein ad invitare il drammaturgo siciliano nel suo “campus” universitario. Pirandello era da poco arrivato a New York, con la speranza di entrare nel business del cinema. Resterà poi deluso dalle major e dagli Stati Uniti, tanto da scrivere all’amata Marta Abba di avere “la nausea fino alla gola”.
 Fin troppe volte Pirandello rifiutò l’accostamento della sua poetica alla teoria della relatività di Einstein. “Io ho compiuto e creato la mia opera d’arte senza alcun riferimento a questa filosofia, – affermava il drammaturgo nel 1924 – del resto, vi confesso, che fino a poco tempo fa ignoravo Einstein e la sua scuola; ora, per curiosità, sentendone parlare ho cominciato ad occuparmene”.
 Appena un anno dopo, a Berlino, avvenne il primo incontro tra i due. Lo scienziato, dopo aver assistito ad una replica di Sei personaggi in cerca d’autore, andò a trovare Pirandello in camerino per dirgli: “Noi siamo parenti”. Lo racconta lo stesso scrittore, che aggiunge: “Ho passato con lui un’ora interessantissima. È un uomo geniale e simpatico, e la conversazione, su qualunque argomento, anche ben lontano dalla sua scienza, è sempre attraente: rivela una mente lucida e una cultura vastissima”.
 Ma quando i due furono ritratti nella foto, circa dieci anni dopo, a Princeton, Einstein era un ebreo in fuga dalla Germania nazista e Pirandello aveva in tasca la tessera del partito fascista. Inoltre, non appena giunto a New York, lo scrittore italiano difese apertamente Mussolini e le sue imprese coloniali in Africa: “Anche l’America – dichiarò ai giornalisti – era un tempo abitata dagli Indios e voi l’avete occupata. Se era diritto il vostro, lo è anche il nostro”.
 Forse furono proprio queste frasi che spinsero Einstein ad invitare a colloquio Pirandello. Se così fosse, più che di un incontro si sarebbe trattato di uno scontro. Un clima tutt’altro che conviviale rispetto a quello evocato dalla foto.
 Da: Wikipedia
Le leggi razziali fasciste sono un insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi (leggi, ordinanze, circolari, ecc.) che vennero varati in Italia fra il 1938 e il primo quinquennio degli anni quaranta,