sabato 27 aprile 2013

AGI scrive "Maestro" di Giovannini, che si è rivelato incapace, e sbaglia pure le date


Governo: Enrico Giovannini, al Lavoro 'maestro' delle statistiche

17:56 27 APR 2013

(AGI) - Roma, 27 apr. - Enrico Giovannini, 56 anni, e' il nuovo ministro del Lavoro. Presidente dell'Istat dal 4 agosto 2009 e durante il governo di Mario Monti e' stato a capo della Commissione governativa incaricata di esaminare i redditi dei titolari di cariche pubbliche in sei dei principali stati europei, incarico da cui si e' dimesso ad aprile 2012.


Fermo qui l'articolo di AGI di cui ho corretto la data errata delle dimissioni che AGI ha scritto "luglio 2011". Il Governo Monti si è insediato a novembre 2011, dunque è evidente l'errore.
Un presidente dell'ISTAT che non è stato in grado di valutare quanto gli era stato chiesto di fare e di trarne un dato statistico da sottoporre al Governo Monti in modo da equiparare le ricche prebende dei politici eletti italiani a quelle (meno ricche) dei politici eletti europei!
Ora per questa incapacità è stato premiato!
Da questo blog:

domenica 11 dicembre 2011


Argomento caldo, anzi caldissimo!

Da: Il Tempo.it Alberto Di Majo 11/12/2011

Niente tagli alla Casta 

Rivolta degli onorevoli

"ONOREVOLI" ALLA BUVETTE  della CAMERA

Nella manovra ridotte le indennità. Il presidente Fini: norma scritta male.

Il governo Monti ci ha provato. Al comma 7 dell'articolo 23 la manovra stabilisce che dal 1° gennaio 2012 gli stipendi di amministratori, sindaci, consiglieri e parlamentari siano equiparati a quelli europei. Nel caso di deputati e senatori 5.339 euro al mese netti. Invece dei quasi 12 mila che si mettono in tasca ora. Il provvedimento ha suscitato la rivolta degli onorevoli. È stato il presidente di Montecitorio, Gianfranco Fini, a chiarire che si tratta di una scelta «inopportuna»: Camera e Senato, infatti, hanno piena autonomia di bilancio. Dunque soltanto loro possono decidere se tagliare gli stipendi o no. Tra l'altro c'è una Commissione specifica, guidata dal presidente dell'Istat Giovannini, che, prima di qualsiasi modifica, fornirà uno studio esaustivo sugli stipendi dei politici italiani e di quelli europei. Ma la questione è più complessa. Perché lo stipendio dei parlamentari è, propriamente, soltanto l'«indennità», poco meno di 5 mila euro netti al mese. Gli altri 7 mila e più sono frutto di altre voci, come la «diaria», cioè le spese per il soggiorno a Roma (3.690 euro al mese) il «rapporto eletto-elettori», poco più di 3.500 euro netti al mese per organizzare eventi politici. Infine 4.090 euro per la segreteria, che tanti parlamentari trasferiscono soltanto in parte ai propri collaboratori. Dunque ridurre l'indennità e portarla al livello europeo non sarebbe un sacrificio, visto che è già vicina ai valori degli altri parlamentari dei Paesi dell'Ue. Piuttosto si dovrebbero diminuire le altre dotazioni. Ma possono farlo soltanto le assemblee di Montecitorio e Palazzo Madama. Lo chiarisce Fini: «Escludo che nel Parlamento ci possa essere un'azione dilatoria o di contrasto nei confronti di quello che inopportunamente il governo ha inserito nel decreto: la riforma delle indennità e del trattamento economico degli stipendi dei parlamentari, adeguandoli alla media di quelli degli altri Paesi europei». Fini ha ricordato la Commissione che dovrà «individuare una modalità che non si discosti troppo da quella già in atto negli altri Paesi europei». Poi ha aggiunto: «Questa Commissione terminerà il proprio lavoro nel più breve tempo possibile. Mi auguro che lo faccia nelle prossime settimane, dopodiché le due Camere tradurranno in apposite norme interne il risultato dei lavori. Nel decreto del governo la norma era stata scritta male nel senso che non è possibile intervenire per decreto nell'ambito di questioni che sono di competenza esclusiva delle Camere». Secondo il numero uno di Montecitorio «il governo è perfettamente consapevole dell'errore e la norma sarà corretta». Niente da fare, insomma. Gli stipendi dei parlamentari per ora non si toccano. Netto anche il vicecapogruppo del Pdl alla Camera, Massimo Corsaro, che precisa: «Non sarà un rinvio». «Entro trenta giorni» dalla presentazione del lavoro della Commissione, il Parlamento deciderà le riduzioni. Anzi, ha proseguito Corsaro, «noi parlamentari vogliamo dare garanzie che ci sarà l'adeguamento degli stipendi e che sarà fatto in tempi certi». Ma se l'indennità risulterà minore di quella degli altri parlamentari europei? L'aumenteranno? O, piuttosto, taglieranno la diaria e le altre voci? Non si sa. C'è chi s'indigna: «Nella drammatica crisi che vivono le famiglie italiane è francamente indecente la "rivolta" di alcuni parlamentari contro il taglio dell'indennità», tuona il leader dei Verdi Angelo Bonelli. Sì ai tagli anche dall'ex ministro Gelmini (Pdl) e dall'esponente Pd Matteo Renzi, che si sfoga su twitter: «È stato superato il senso del pudore». Ma c'è chi fa opposizione, anonima«Sa quanto ho speso per arrivare in Parlamento?»(Ha fatto un investimento!! Altro che studiare per lauree, specializzazioni, pubblici concorsi!! Raccattare voti per andare in Parlamento o al Senato è il vero investimento!!)

Qualche voce sana si è levata fra quelli della Casta: le parole INDECENTE, SUPERATO IL SENSO DEL PUDORE, sono più che adeguate allo spettacolo che danno coloro che vorrebbero essere chiamati ONOREVOLI.
Non ci riuscì Borghesi per ben due volte (vedere i miei post precedenti sulle spese che sosteniamo per mantenere i disonorevoli: Legge di iniziativa popolare, Finanziamento pubblico ai partiti contro il referendum, Bossi:'La gente ci ammazza') ed ora sono con le spalle al muro ma difendono a colpi di "correttezza delle procedure" i loro privilegi.
Spero che gli italiani si ricorderanno, quando andranno a votare di nuovo, di chi vanno a mettere su quegli scranni.

Emma Bonino


Governo: Emma Bonino, la radicale 'ribelle' alla Farnesina


AGI) - Roma, 27 apr. - Naturalmente ribelle, apprezzata nella comunita' internazionale, determinata nel perseguimento degli obiettivi della propria agenda. In una parola: radicale, piu' radicale, forse, dello stesso compagno politico di una vita, Marco Pannella. Emma Bonino, ministro degli Esteri del governo guidato da Enrico Letta, e' nata a Bra in provincia di Cuneo il 9 marzo 1948. Non sembra, ma pure lei e' una bocconiana, anche se sembra aver fatto di tutto per far dimenticare l'immagine fredda e compassata che molti attribuiscono ai laureati di quell'universita'. D'altronde quella scelta fu quasi obbligata: "Cercavo -ha raccontato a Correva l'anno- l'unica facolta' che non esisteva a Torino, cosi' non sarei dovuta rientrare a casa la sera dopo le lezioni". La tesi, trascorso un Sessantotto lontano dalle piazze, nel 1972 fu su Malcom X, il leader storico della minoranza nera americana, il piu' radicale, il piu' intransigente. Emma Bonino la preparo' a New York, nelle ore libere dal suo lavoro di commessa in un negozio di scarpe. A 24 anni la linea d'ombra che sara' quasi costretta a varcare da un fatto drammatico. "A 24 anni ho fatto l'amore senza essere sposata. Mi spiegarono che avrei dovuto premunirmi ma un ginecologo mi aveva detto che ero sterile. Ma non lo ero e mi disse che con 500.000 lire potevo abortire". In quelle ore nasce la "compagna" Emma Bonino, il cui percorso incrocia quello dei radicali di Gianfranco Spadaccia, Adele Faccio e Marco Pannella nella battaglia per la liberalizzazione dell'interruzione di gravidanza. "Erano gli unici che si occupavano di interruzione di gravidanza, Marco mi guardava con diffidenza", racconta. Nel 1976 Bonino diventa deputato, ha 28 anni. Era la stagione delle battaglie per i diritti civili ed Emma aveva collaborato con il CISA - il Centro per l'informazione, la sterilizzazione e l'aborto fondato da Adele Faccio - nelle cui cliniche clandestine, utilizzando il metodo Karman, si assistevano le donne che non avevano i mezzi per pagare i "cucchiai d'oro", o per volare all'estero per poter abortire.
  La sua presenza nel Parlamento italiano e' stata, da allora, pressoche' ininterrotta, ma a questa si e' aggiunta una proiezione internazionale che la porto' alla carica di commissario europeo nel 1994 e poi alla guida del ministero per il Commercio internazionale nel secondo governo Prodi. Fino alle elezioni politiche del 2006 ha fatto la spola tra le sedi di lavoro dell'Unione europea e Il Cairo, dove ha studiato l'arabo e al focus sui diritti civili ha aggiunto la conoscenza dei temi che agitano il Medio Oriente. I diritti civili, e in particolare delle donne, sono l'architrave della politica estera di Emma Bonino, spesso candidata dagli esiti di diversi sondaggi anche al Quirinale.
  "Senza diritti civili e liberta' -scrive nel proprio sito web- non c'e' possibilita' ne' speranza neanche di sviluppo economico". Durante una missione umanitaria a Cuba, nel maggio 1995, Bonino aveva incontrato Fidel Castro e, in presenza del corpo diplomatico europeo, gli aveva sottoposto il grave problema del rispetto dei diritti umani, soprattutto quelli degli oppositori del regime. Alla partenza della missione, Castro liberera' sei detenuti politici che erano stati oggetto di una campagna internazionale promossa dalla stessa Emma Bonino quando era Segretaria del Partito Radicale Transnazionale. Le battaglie degli anni successivi sono in linea con questa strategia: la moratoria globale della pena di morte, la battaglia contro le mutilazioni genitali femminili, quella per il Tribunale penale internazionale.

Emma Bonino in una copertina di Elle