lunedì 6 marzo 2023

“Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è raccolta la nostra breve vita” (W. Shakespeare, La tempesta, atto IV, scena I)

  Capitolo VII

Non aveva peli sulla lingua il figlio di Elena: "Una simile afonia totale è dovuta al fatto che ti hanno toccato il nervo ricorrente... Speriamo che l'abbiano solo toccato e non leso."  Chiese ed ottenne una visita specialistica otorinolaringoiatrica che evidenziò la paralisi della corda vocale di sinistra. Tutto fu scritto in cartella clinica. Se la voce non fosse ritornata c'era da chiedere i danni. Gli specializzandi di Cardiochirurgia tendevano a minimizzare e ad addebitare il fenomeno all'anestesia e dicevano che era un fatto transitorio, che la voce sarebbe tornata presto.

La mattina si presentava un prete. Era un uomo di mezz'età. Elena rifiutò la Comunione dicendo che non era più credente. Il prete volle indagarne la ragione ed Elena la disse con amare lacrime, dovute anche alla debolezza e al dolore in cui era immersa, ma pure perché era una ferita che per lei non poteva guarire: a causa della malvagità di persone odiose si era trovata in condizioni economiche difficili e proprio in quel momento era arrivato un figlio a cui si era vista costretta a rinunciare. Era stata l'ultima volta in cui si era rivolta a Dio, che le desse un segno della sua presenza e lei avrebbe avuto la forza di fare quel salto nel buio: mettere al mondo un altro essere umano in una situazione economica difficilissima.

Ma le aveva risposto il silenzio. Nessun segno, in nessuna forma. La vita non era stata facile per la donna e aveva visto sfumare tutte le cose in cui credeva, incontrato un mare di ingiustizia, disonestà e cattiveria, aveva dunque dubitato che il Dio dei cattolici esistesse: di fronte al muro di un valore per lei irrinunciabile aveva sperato di nuovo... La sua anima nuda era stata come una parabola di un radiotelescopio che attende un segnale... Nulla. Aveva capito che non c'è alcun Essere invisibile che sia collegato all'Uomo. L'Uomo è solo e chi immagina un Dio, che lo chiami Allah o Geova non cambia, si illude perché la solitudine fa paura.

Ma il prete non si arrendeva: "Io la assolvo, perché Dio l'ha perdonata!" Le disse stringendole la mano, preoccupato solo di darle la particola.

"Sono io che non mi perdono."  Gli rispose sincera la donna. Ma il prete non capiva, l'unica sua preoccupazione era recuperare quella pecorella smarrita e l'atto del suo successo era infilarle in bocca l'ostia e legare la sua coscienza al magistero della Chiesa, unica proprietaria delle coscienze private delle loro responsabilità, di esse alleggerite con l'assoluzione, il perdono di Dio che la Chiesa si fregia di amministrare.

La donna comprese che quell'uomo non capiva cosa significa prendere su di sé decisioni amare che creano rimpianto per sempre, inconsolabili perché privazioni di sé, come il navigatore si libera dei suoi beni gettandoli nel mare in tempesta per alleggerire il carico e salvare il natante.

L'uomo la deluse. In fondo era un prete poco intelligente poverino, pensò. Quello continuava a tenerle la mano insistendo e scuotendole il braccio, senza rendersi conto che la donna era operata di fresco e le braccia non doveva muoverle per lo sterno segato e ricucito e per i drenaggi che, dall'interno del suo corpo, rimettevano all'esterno i liquidi prodotti dal corpo ferito.

Alla fine egli si arrese e se ne andò. Lei gli disse: "Mi dispiace."  Le dispiaceva veramente di non averlo potuto accontentare, capendo come quello fosse chiuso nel suo mondo semplice di prete che riduceva tutti i guai degli Uomini alla consolazione dei riti.

Nel frattempo alla sua compagna di stanza, con la quale ormai si davano del tu, avevano di nuovo imposto un trasferimento: lei la salutò dicendo che se non l'avessero operata entro l'inizio della settimana se ne sarebbe tornata a casa. Elena capiva la sua esasperata attesa ma, allo stesso tempo si chiedeva cosa mai avrebbe fatto a casa, visto che, come era accaduto a lei, il suo cuore per continuare a vivere doveva per forza sottoporsi all'intervento chirurgico. Si scambiarono i numeri di cellulare per messaggiarsi, visto che Elena non parlava: soffiava.

La nuova compagna era una donna molto anziana, dall'aspetto popolano. Elena pensò che magari aveva la sua stessa età ma, poverina, portava gli anni molto male. Aveva una tosse cavernosa e terribile che faceva sentire quantità di catarro mostruose... Gli infermieri e i medici che l'assistevano parlando fra loro dissero che la donna doveva essere operata al cuore ma in quelle condizioni non era possibile. Elena pensò che di certo era impossibile ripensando al catarro che comunque si forma nell'immobilità post chirurgica. La donna aveva girato vari ospedali che si erano guardati bene dal metterci le mani e fra questi uno famoso, soprattutto per la propaganda che si faceva autoincensando i suoi medici, alcuni di immeritata buona fama.

"La verità è sempre lontana."  Pensava Elena assistendo al gran d'affare di medici e infermieri attorno a quella donna, ridotta in uno stato tale che per operarla serviva davvero un gran coraggio.

Via via che le attente cure del personale sanitario la facevano stare meglio anche questa donna iniziò a parlare. Ma a differenza di Maria e di Lina non dimostrava empatia verso chi l'ascoltava, parlava solo di sé e con una sottaciuta reticenza che la sensibile Elena avvertiva. Le disse che aveva 6 figli e solo molto dopo nel parlare venne fuori che uno era morto, dunque ora ne aveva solo 5, e quello morto non era mai stato bene essendo nato con un ritardo mentale. Era comunque diventato adulto, in qualche modo aveva vissuto... Poi era morto senza diventare vecchio. Poi c'era stato anche un nipote, figlio di un altro dei suoi figli, che era morto anche lui, ma in un'età ancora giovane... Nel fluire doloroso di quegli eventi Elena sentì che il più doloroso era stato proprio la perdita di quel nipote: la donna si avvertiva essere stata una persona che aveva affrontato una vita difficile con forza, ma un dolore duro era pietrificato dentro di lei. Parlarne ad un'estranea in circostanze che scioglievano alle confidenze persone come Maria, Lina ed Elena era un sentimento anche suo, ma troppo doveva essere quello che quella donna aveva sopportato per sciogliersi del tutto nel suo intimo dolore. Quasi parlando a sé stessa vennero fuori particolari spezzettati di quel dramma: il nipote aveva dei problemi comportamentali, ma era buono e le voleva bene, disse, poi era ricoverato in un posto, non si capì bene se ospedale o altro...

"Quella domenica dovevo andare a trovarlo.. Ma non potei.. Ero sempre andata.. E lui mi telefonò rimproverandomi: "Nonna - disse - Non sei venuta! Mi avevi promesso che venivi!"  ...E quando andai ..non ce lo trovai più..."  Il racconto si fermò qui, il dolore e il rimorso che la donna provava erano sospesi nell'aria e lei era lontana da lì, immemore di chi l'ascoltava. Elena rimase in silenzio e non fece domande.