mercoledì 30 novembre 2011

L'amante di Parolisi scrive un libro


DA: Edizioni Oggi Notizie





Melania Rea - Ludovica Perrone torna a parlare
La soldatessa indicata come l'amante del caporalmaggiore Salvatore Parolisi, ancora in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato e vilipendio di cadavere, torna a raccontare la sua versione sui fatti e lo fa tramite le pagine di un libro, dal titolo "La donna del soldato", in uscita in questi giorni, redatto secondo tutti gli atti delle indagini e fedele allo svolgersi degli eventi: "Le menzogne di Salvatore mi hanno rovinato la vita, ......omissis.......
eppure, nonostante sia andato anche in televisione a giurare di non avere alcuna amante, la notte in cui è nata sua figlia era insieme a me...

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Che tristezza! Una storia infame e triste di cui è meglio parlare meno possibile, ma l'agire dei protagonisti sorprende sempre più. Scrivere un libro con l'aiuto di qualcuno è brutto, fa pensare che è un'esposizione che va oltre la decenza e che era meglio evitare. Tanti penseranno che vuole lucrare su una vicenda in cui lei non ha certo un ruolo edificante. Meglio fermarsi ai verbali degli inquirenti e, al massimo, a qualche dichiarazione giornalistica per comunicare le proprie ragioni.... Ma un libro... E' troppo. Che tristezza!

martedì 29 novembre 2011

Lucio Magri

DA:


Intervista di Cesare Lanza su “Sette” a Marta Marzotto -  Data: 2 -8-01     
 ......omissis....... 
Lanza: "Arriviamo a Magri. Da un amore a due, da due a tre. Contemporaneamente."
Marta Marzotto: “Come ti ho detto, tutti sapevano tutto. Renato mi scrisse una lunghissima poesiola, che cominciava con: “Ave Martina, madre di Dia…” e finiva con “ma liberaci dal Magri e così sia."          
Lanza: "Com’era?"
Marta: “ Un formidabile rivoluzionario da salotto, Magri. Guai se per il gigot d’agneau non c’erano il purè di mele e la salsa di menta: non ci si poteva sedere a tavola. O se i chicchi di caviale non erano g-g-g… grossi grani grigi.
       Lanza: "Sento il perfido profumo del sarcasmo."                                                                        Marta: "Fu di un’abilità diabolica, nell’accendermi. Chissà, psicologicamente, la castellana voleva prevalere sulla Castellina. Penso che lui sia stato fedele soltanto a Luciana. Per il resto, si sentiva in dovere di andare a letto con chiunque.”
Lanza:  "Com’era?"
     Marta: “Bello, intelligentissimo e infelice. Forse perché ce l’aveva con il mondo: rimproverava al mondo intero il suo sogno di essere a fianco di Che Guevara. Impossibile fargli capire, per quanto mi riguarda, che non era colpa mia."
Lanza: "Durò molto anche questa terza storia."
Marta: “Dieci anni. Dormivamo abbracciati, quasi senza respirare. Voleva un figlio da me. Ma non potevo accontentarlo.. Lui in fondo amava solo se stesso, il resto era tutta una posa plastica.”
  Lanza: "Puoi definire in tre sole parole i tre uomini della tua vita?
  Marta: “Il fascino di Umberto. La fantasia di Renato. La stronzaggine di Magri.”
  Lanza:  "Escludendo, pare di capire, il terzo, chi ti manca di più?
  Marta: “Guttuso. Anche per la qualità culturale della vita, al suo fianco. Mi fece conoscere Sciascia, Moravia che addirittura mi intervistò, e ne fui lusingatissima, per un settimanale.”
 Lanza:  "Verso Marzotto e Guttuso hai parole affettuose, rispettose. Verso Magri no. Sei risentita.
  Marta: “Di più: schifata.”
 Lanza: "Cosa gli rimproveri?
 Marta: “La grettezza, l’egoismo, il cinismo. 
Lanza: "Come vi conosceste?"
Marta: "A casa di Eugenio Scalfari, il giorno in cui nacque la Repubblica, il 14 luglio1976."
Lanza: "E, in conclusione, tanto rancore."
Marta: "Per la sua meschinità. Non si può fingere di essere puri, se… Non mi far andare avanti. Anche se non temo querele.”
Lanza: "La responsabilità è tua."
Marta: “Mi limito al rapporto che ti interessa. Dopo lo scandalo e il chiasso successivo alla morte di Guttuso, lui si impaurì. Pensa, mi propose di vederci di nascosto: dopo dieci anni!”
Lanza:  "Mai più visto?"
Marta: “Una volta, in coda all’aeroporto. Volse lo sguardo, per far finta di non avermi visto. Gli diedi un colpetto sulla spalla: 'Guardi onorevole, sarei io a dover far finta di non vederla,  non certo lei'.”

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Dal blog di Luigi Crespi: il suo commento sulla morte di Lucio Magri

Ma Lucio Magri ha rappresentato, soprattutto per i ragazzi della mia generazione, qualcosa di piu’. Lui, la Castellina, Valentino Parlato, il Manifesto, hanno mantenuto fervida, lineare, la volonta’ di cambiare, il coraggio di essere controcorrente e anche di sbagliare. E anche il gusto di essere consapevolmente in errore.

Ma l’omicidio assistito, nella liturgia melodrammatica degli amici e dei compagni che aspettano la telefonata del boia bianco svizzero, la descrizione asettica della casa, dei parenti, dei ricordi, della morte innaturale, taglia la dignita’ di chi “va in culo” alla vita buttandosi dalla terrazza come ha fatto Monicelli. Mostra quel pelo di vilta’ e di mancanza di coraggio di quei rivoluzionari che rimangono solo una massa di sconfitti. Romantici, belli, ma sconfitti.
Un pezzo della mia vita, del mio percorso umano, professionale e politico e’ legato a questa fine cosi’ poco rivoluzionaria e che lascia tanto amaro in bocca.

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Tutti sanno chi è Marta Marzotto, meno chi sia Luigi Crespi.
NOTIZIE SU Luigi Crespi 
DA REPUBBLICA.IT 4/01/2010:
Milano, arrestato Luigi Crespi ex sondaggista di Berlusconi
L'imprenditore è accusato di bancarotta fraudolenta per il crac della sua ex società di comunicazione, la Hdc
Una carriera all'ombra del premier, poi il dissesto finanziario
"Non sono un ladro né un criminale, e lo dimostrerò"
Luigi Crespi

MILANO - L'analista e sondaggista Luigi Crespi è stato arrestato questa mattina nel capoluogo lombardo, da agenti della Guardia di finanza. L'inventore della precedente campagna elettorale di Silvio Berlusconi (quella del contratto con gli italiani e di "meno tasse per tutti"), è finito in manette nell'ambito dell'inchiesta sul crac da 35 milioni di euro della sua Holding di comunicazione, la Hdc, che contava circa 400 dipendenti, e che poi è finita in bancarotta.
Per questa vicenda l'imprenditore risultava indagato da oltre un anno. Il reato che i due magistrati incaricati dell'indagine, Roberto Pellicano e Laura Pedio, gli contestano è bancarotta fraudolenta aggravata e falso in bilancio per aver distratto circa 15 milioni di euro e aver "truccato" il bilancio di esercizio del 2002 di Hdc, la holding della comunicazione dichiarata fallita nel marzo dell'anno scorso.


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RIPORTO SOLO I COMMENTI DI DUE PERSONE CHE HANNO CONOSCIUTO LUCIO MAGRI PER COMPLETARE IL RITRATTO DELLA PERSONA.
SULLA SCELTA DI COME USCIRE DALLA VITA NON FACCIO ALCUN COMMENTO. 


domenica 27 novembre 2011

Per la Famiglia Russo non c'è limite alla sopportazione





Per i poveri genitori di Marta Russo non c'è limite a quello che debbono sopportare. Ora prendono la parola i suoceri di Scattone scrivendo addirittura una lettera aperta a queste due provate e dignitosissime persone, non la riportiamo nella sua interezza ma solo poche frasi già sufficienti a recepire l'incommensurabile violenza morale in essa contenuta, ammantata di un autoincensarsi perché "cristiani" e "dediti ai disabili".
Se si può comprendere che vogliano bene alla loro figlia che ha voluto fare una simile scelta e, siccome le vogliono bene, l'hanno accettata, NON si può altrettanto comprendere l'equazione: "pensate veramente che una ragazza educata, limpida, proveniente da una famiglia come la nostra, abbia potuto mentire ai suoi genitori sull'innocenza di chi la stava portando all'altare?
A questo punto è inutile fare i processi, forzare la vigliacca omertà dei testimoni, fare perizie, perché bastava sentire la giovane Giorgio che, investita della Verità Assoluta, non mente e lei è certa che l'uomo che ha scelto di sposare è innocente!! 
Credo non ci sia altro da aggiungere.
Solidarietà alla Famiglia Russo. 


Da: Diritto di critica - Giornale online di Politica ed attualità - da cui è ripresa anche la foto dei genitori di Marta. http://www.dirittodicritica.com/ 
Le frasi prese dalla lettera in questione sono in corsivo nero, il commento in blù:
...."Per questa sua propensione verso il prossimo, ne abbiamo parlato più volte, è stata spinta prima a dare la sua solidarietà ai due assistenti e poi a sposare Giovanni. (La "propensione verso il prossimo" è più naturale esprimerla verso i parenti delle vittime: i genitori e in particolare la sorella di Marta, che per il dolore quasi non voleva più vivere, ma ognuno la esprime come crede, sono scelte).  
Voi, genitori di Marta, pensate veramente che una ragazza educata, limpida, proveniente da una famiglia come la nostra, abbia potuto mentire ai suoi genitori sull'innocenza di chi la stava portando all'altare?...."


Fra l'altro questi signori che si autoincensano e sanno tutto non sanno neppure che Ferraro e Scattone non erano e non sono mai stati "Assistenti" di un bel Nulla: la figura dell'Assistente Universitario è stata rimossa dalla Riforma Universitaria e sostituita con la figura del Ricercatore Universitario, entrambe le figure sono di dipendenti pubblici dell'Università. Esistevano nel 1997 le figure degli Assistenti Universitari ad Esaurimento, che voleva dire che chi già lo era continuava ad esserlo fino alla pensione. Mentre Scattone e Ferraro erano dei Dottorandi, persone cioè che avevano vinto un Concorso per fare un Dottorato di Ricerca e conseguire, di solito dopo tre anni, il titolo di Dottore di Ricerca col quale, se non vinci poi un concorso di Ricercatore e/o Professore, fai poco o niente, è solo un titolo di studio come un altro che può, in taluni concorsi, essere oggetto di punteggio.

sabato 26 novembre 2011

Marta vittima di insensati

(16 dicembre 2003) - Corriere della Sera


LA TESTIMONE CHIAVE


Gabriella Alletto: «Non gioisco ma ho la coscienza a posto»

«Nella mano destra Scattone impugnava una pistola nera come quella della polizia» L' avvocato Pietro Cerasaro: «Questa vicenda è stata un calvario per tutti». La drammatica confessione della donna in questura, dopo che pochi giorni prima aveva giurato «sui suoi figli» di non essere stata nell' aula di Filosofia del Diritto «Ferraro si portò una mano alla fronte, come in un gesto di disperazione»

Il suo avvocato, Pietro Cerasaro, adesso dice solo: «È finita, ma non c' è soddisfazione, questa storia ha segnato per sempre tutti quanti noi...». Lei, Gabriella Alletto, la supertestimone del processo Marta Russo, la donna che ha inchiodato per sempre Scattone e Ferraro, si è sfogata con il suo legale: «Io non ho mai gioito per le condanne di Scattone e Ferraro, ma ho sempre avuto la coscienza a posto», ha detto. «E' questo - ricorda l' avvocato Cerasaro - è il suo stato d' animo. La coscienza a posto, la coscienza tranquilla. È un' arma necessaria, quando si pone uno stigma incancellabile sulle vite altrui. Il 14 giugno del ' 97, dopo aver sostenuto per più di un mese di non sapere assolutamente nulla dell' omicidio dell' università, la signora Gabriella Alletto, romana, 51 anni appena compiuti (è nata, infatti, il 10 dicembre ' 52) all' epoca segretaria dell' istituto di Filosofia del Diritto, raccontò in Questura una storia del tutto diversa: «Vidi Ferraro portarsi la mano sulla fronte in segno di disperazione. Scattone nella mano destra impugnava una pistola nera simile a quelle della Polizia...». E fu così che sotto i piedi dei due dottorandi incominciò ad aprirsi la botola dell' inferno. Solo tre giorni prima, l' 11 giugno, però, la signora Alletto, negli uffici della Procura, interrogata da Italo Ormanni, aveva giurato sulla testa dei suoi figli di non essere mai entrata il 9 maggio in quella stanza, la fatidica Aula 6 riservata agli assistenti. Scoppiò pure in un pianto dirotto e singhiozzante. C' era una telecamera nascosta, in quell' ufficio. La sequenza divenne poi, per tutti, il «video-choc». Il mattino dopo la sua «confessione», la superteste, intervistata dai cronisti nella sua casa di Centocelle, offrì la seguente spiegazione per motivare il lungo silenzio dei giorni precedenti: «Un blocco psicologico» dovuto alla paura, al trauma appena vissuto, all' incredulità, allo stupore per ciò che aveva visto. Scattone e Ferraro, due insospettabili. Sono passati più di 6 anni e mezzo da allora. Come dice l' avvocato Cerasaro, «questa storia è stata un calvario per tutti», la signora ha dovuto affrontare molte prove, l' accusa di favoreggiamento, il sospetto di calunnia, l' imbarazzo di alcune intercettazioni ambientali prodotte dalla difesa (lei che in ufficio continuava a negare). Però ha giocato la sua parte fino in fondo, fino al confronto diretto in aula, in Corte d' Assise, con i due imputati: «Su avanti, perchè non confessate?». Molti anni dopo, la signora Alletto ha cambiato ufficio, lavora sempre alla Sapienza ma è passata alla segreteria generale, dove i colleghi le fanno pronto scudo appena vedono sopraggiungere un cronista. Aggrappata alla sua vita normale, marito e due figli da crescere, oggi ha solo un desiderio: essere dimenticata. Fabrizio Caccia

Caccia Fabrizio
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La reticenza a dire ciò a cui aveva assistito della Alletto, insieme a quella di Liparota, mi turbò moltissimo all'epoca: mi chiesi fino a che punto la gente non aveva più coscienza e, pur di non "essere messa in mezzo", preferiva mentire per non esporsi.
Basta scorrere i vari resoconti su questa orribile storia, sui testimoni e sui tre gradi di giudizio (due processi d'appello) più la Cassazione, per capire quanto siano stati bravi i magistrati Italo Ormanni e Carlo La Speranza a spezzare l'omertà paurosa della Alletto, non altrettanto di Liparota che aveva addirittura confidato alla madre quanto aveva visto, per poi ritrattare sia lui che la madre, la quale aveva ingenuamente riferito la rivelazione avuta da suo figlio. 
Un omicidio assurdo, compiuto certo inconsapevolmente, ma compiuto irresponsabilmente per dimostrare non si sa bene cosa in una stupida sfida fra Ferraro, che fornì la pistola, e Scattone che volle impugnare l'arma per misurarsi con l'arbitrio della sorte.
Il disprezzo per questi irresponsabili, che hanno potuto godere di ben quattro sentenze visto che c'è stato un appello bis, nasce dal danno irreparabile che hanno fatto e, soprattutto, dalla loro vigliaccheria nel continuare a negare.
La Alletto, non certo un'eroina, avrebbe voluto essere altrove, avrebbe voluto non aver visto, ciò nonostante e suo malgrado ha dovuto alla fine dire la verità e non ci ha guadagnato se non la sua coscienza; questi due autori della morte insensata di Marta, invece, non ammettono il loro delitto e per questo sono personaggi inquietanti. Il fatto, poi, che uno di questi sia in un ruolo così delicato come quello del docente a contatto con i giovani, rende anche la nostra società che lo consente inquietante.   

Condivido ogni parola

25 Novembre 2011

A Monti chiedo solo la "Legge del buon esempio"

leggebuonesempio.jpg
Ecco qui di seguito l'intervista che ho rilasciato oggi al Corriere della Sera.
La prima cosa da chiarire a questo governo è che di Ici e patrimoniali ed eventualmente pure di pensioni parleremo solo dopo aver presentato agli italiani la legge del buon esempio.
La legge del buon esempio? E che cos’è?
L’ho chiamata così io, mi piace, è un nome eloquente.
Sì, ma che legge è?
È la prima legge che il presidente Monti deve varare. È la legge contro la casta, contro noi politici... deve essere la legge che ci mette in riga, che ci sottrae benefici, prebende, privilegi, auto blu, grigie, viaggi gratuiti, rimborsi spesa e tutto il resto. 
Qualcosa del genere dovrebbe essere allo studio dell’esecutivo.
Allo studio? No, scusi, allora non mi sono spiegato: questa deve essere una legge obbligatoria capito? E sa perché è obbligatoria? Perché è l'unica legge che consentirà poi al governo di presentarsi agli italiani e chiedere i sacrifici necessari. Noi politici dobbiamo essere i primi a dare l'esempio
Ne ha parlato con il presidente Monti?
Certo. E poi, guardi, con il presidente Monti sono stato chiaro: questo è un governo di emergenza. Che deve durare solo il tempo di risolvere, appunto, l'emergenza. Se no, da governo istituzionale, diventa governo incostituzionale.
Quindi?
L’ho detto al professore: risolva i nostri guai economici, facciamo il referendum, cambiamo la legge elettorale e, consentendo finalmente agli italiani di scegliersi i propri rappresentanti, andiamo a votare.

E il presidente Monti?

Gentile, mi ha detto: ‘Io non posso garantire la data certa del referendum… sa, devo risolvere tante di quelle emergenze…’. A quel punto gli ho risposto che, va bene, presidente, convengo, non le chiedo una data certa: le chiedo solo di non pretendere di risolverle proprio tutte le emergenze, se no invece che ‘senatore a vita’ avrebbe dovuto farsi nominare ‘presidente del Consiglio a vita’.
Parla come uno del Pdl. Risolvere l’emergenza e poi andare subito al voto.
Ma che c’azzecca, eh? Il Pdl non è nel comitato referendario, e io invece parlo a nome di un milione e duecentomila cittadini.
Parliamo di Ici
Io dico no ad una Ici indistinta.

Si spieghi.

Beh, non si può chiedere di pagare l'Ici ad una giovane coppia che il mutuo l'ha appena acceso, e nemmeno ad un pensionato che, con la sua pensioncina, vive in una casa di proprietà. Insomma i sacrifici non devono essere chiesti alle fasce sociali più deboli.
Patrimoniale.
Sacrosanta! Ma solo su grandi patrimoni. E poi, vede, io penso che per fare quadrare i conti si possano trovare soldi anche in altre maniere... tipo, non so: risparmiando sulle spese militari, colpendo gli evasori, rinunciando a quella follia del ponte sullo Stretto di Messina.
Sottosegretari.
Ci hanno contattato, offrendoci qualche tozzo di pane… Ma ho mantenuto il punto: non ci coinvolgerete. Dev’essere un governo tecnico? E che siano allora tecnici i sottosegretari… il guaio è che bisognerà stare con gli occhi ben aperti, sono dei furbastri… mica me lo dimentico che volevano infilare Gianni Letta a Palazzo Chigi! In quel caso fui durissimo.
Durissimo?
E certo! Dissi: oh, ma scherzate? Quello è stato il braccio destro di Berlusconi! Non vogliamo più vederlo. E devo dire che anche il segretario del Pd, Bersani, convenne.

La foto di Vasto, con lei, Bersani e Vendola: che dobbiamo farci?

Conservatela. Sulla scena politica bipolare, l’accordo programmatico è tra IdV, Pd e Sel. Poi chi si dovesse riconoscere…

Sta pensando a Casini e al Terzo Polo?

Scusi: ma se quello si chiama Terzo, come fa a stare dentro un sistema che ha già due poli?
Postato da Antonio Di Pietro in 

venerdì 25 novembre 2011

La mamma di Marta Russo

Roma, 25 nov. (Adnkronos) - L'assegnazione a Giovanni Scattone della cattedra di storia e filosofia nel liceo Cavour di Roma "e' per noi la profanazione del luogo in cui nostra figlia ha trascorso gli ultimi anni prima di iscriversi all'universita' La Sapienza" dove ha trovato la morte. "E' una notizia che ci sconcerta e ci addolora, perche' crediamo che una persona cosi' non possa e non debba insegnare ai ragazzi. Definirlo educatore e' davvero un controsenso". Cosi' Aureliana Russo, mamma di Marta, la studentessa uccisa nel maggio del 1997 da un colpo di pistola nell'ateneo capitolino, commenta all'Adnkronos l'assegnazione della cattedra nel liceo romano all'ex assistente della facolta' di Giurisprudenza, Giovanni Scattone, condannato a 5 anni e 2 mesi per omicidio colposo.

"Non e' la prima volta che Scattone insegna nei licei - riferisce la signora Russo - e per noi ogni volta e' una notizia sconcertante e dolorosa. Anzi, rischiamo anche di incontrarlo nelle scuole dove andiamo a parlare di donazione degli organi, obiettivo principale della Fondazione Marta Russo. E' un fantasma che ci perseguita, e anche in questo caso, la sua presenza nell'ex scuola di Marta rappresenta uno strano destino. Purtroppo pero' non possiamo fare nulla - spiega - perche' la sentenza della Cassazione ha eliminato la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici". Dunque puo' insegnare.

"Quando abbiamo saputo la cosa, a inizio anno scolastico - racconta - abbiamo ricevuto le telefonate di tanti genitori sconvolti e indignati per il fatto che questa persona insegnasse ai loro figli. Erano tutti determinati a protestare - aggiunge - ma la legge glielo permette e noi non possiamo fare nulla. Io stessa sono preoccupata per i ragazzi che dovranno subire questa presenza ambigua e inquietante. Scattone dovrebbe vergognarsi. Ma come si puo' chiedere di vergognarsi a una persona che ha fatto cio' che ha fatto?", si chiede.
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Quanto è difficile avere giustizia, e non solo in Italia, con il nostro sistema giuridico. Lo dicono gli avvocati, lo dice la gente... Peggio per chi ci capita! E' la frase più frequente.
I credenti in una Giustizia Divina sperano in quella. Ma è difficile sopportare le mostruosità delle sentenze che la forma del diritto, interpretata da uomini fallaci, riesce ad esprimere.
Inoltre questa persona, a cui la Cassazione ha dato la facoltà di entrare nei pubblici uffici con pieno diritto, è molto fortunata, perché ci sono migliaia di giovani che, pur avendo superato l'ultimo concorso a cattedre, una cattedra non ce l'hanno. Persone del mondo della Scuola Pubblica mi dicono che sono disponibili frequentemente cattedre per le materie scientifiche ma, data la maggiore offerta, quelle di letteratura e storia sono in numero minore.
Tutta la mia solidarietà alla Signora Aureliana Russo.

Legge di iniziativa popolare

Copia dalla Gazzetta Ufficiale

29-9-2011 GAZZETTA UFFICIALE DELLA REPUBBLICA ITALIANA Serie generale - n. 227

ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

Annuncio di una proposta di legge di iniziativa popolare

Ai sensi degli articoli 7 e 48 della legge 25 maggio 1970 n. 352, si annuncia che la cancelleria della Corte Suprema di Cassazione, in data 28 settembre 2011 ha raccolto a verbale e dato atto della dichiarazione resa da 10 cittadini italiani, muniti dei prescritti certificati di iscrizione nelle liste elettorali, di voler promuovere una proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo: «Adeguamento alla media europea degli stipendi, emolumenti, indennità degli eletti negli organi di rappresentanza nazionale e locale».

Dichiarano, altresì, di eleggere domicilio presso Mario Rigli, in via XXVII Aprile n. 19 - 52028 Terranuova Bracciolini (Arezzo) -

Tel. 055973130 - 3313014854.

11A12780
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FINALMENTE!!!!!!!


Fate girare il più possibile.

Inizia ufficialmente la raccolta FIRME per rendere illegale il trattamento privilegiato della classe politica

http://www.comunicatistampa.name/comunicati/inizia-ufficialmente-la-raccolta-firme-per-rendere-illegale-il-trattamento-privilegiato-della-classe-politica/

Ai sensi degli articoli 7 e 48 della legge 25 maggio 1970 n. 352 la cancelleria della Corte Suprema di Cassazione ha annunciato, con pubblicazione sulla GU n. 227 del 29-9-2011, la promozione della proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo: «Adeguamento alla media europea degli stipendi, emolumenti, indennità degli eletti negli organi di rappresentanza nazionale e locale».

L'iniziativa, nata in modo trasversale ai partiti e promossa dal gruppo facebook Nun Te Regghe Più, dal titolo della famosa canzone di Rino Gaetano, ha come obiettivo la promulgazione di una legge di iniziativa popolare formata da un solo articolo: i parlamentari italiani eletti al senato della repubblica, alla camera dei deputati, il presidente del consiglio, i ministri, i consiglieri e gli assessori regionali, provinciali e comunali, i governatori delle regioni, i presidenti delle province, i sindaci eletti dai cittadini, i funzionari nominati nelle aziende a partecipazione pubblica, ed equiparati non debbono percepire, a titolo di emolumenti, stipendi, indennità, tenuto conto del costo della vita e del potere reale di acquisto nell'unione europea, più della media aritmetica europea degli eletti negli altri paesi dell'unione per incarichi equivalenti.

La raccolta firme viene effettuata tramite appositi moduli vidimati depositati negli uffici elettorali dei comuni italiani, qui l'elenco aggiornato in tempo reale dei comuni nei quali è già possibile andare a firmare: http://nunteregghepiu.altervista.org/comuni.htm

L'iniziativa è completamente autofinanziata dai promotori e dagli aderenti quindi la diffusione dei moduli potrà essere non omogenea, eventuali segnalazioni di comuni sprovvisti di moduli potranno essere effettuate direttamente nel gruppo facebook http://www.facebook.com/groups/nunteregghepiu/ o all'indirizzo di posta elettronica legge.ntrp@gmail.com

50.000 firme sono il minimo richiesto dalla legge per la presentazione della proposta, 80.000 sono il numero necessario per sopperire ad eventuali errori e anomalie di raccolta ma il vero obiettivo è quello di poter raccogliere le firme di tutti gli italiani stanchi di mantenere i privilegi di una classe politica capace solo di badare ai propri interessi personali. Una firma non costa molto, continuare a restare indifferenti costa molto di più.

Andate a firmare nel vostro comune e non fatelo da soli.

Da lunedì tutti i municipi sono attivi per la raccolta delle firme.

Ognuno di voi vada accompagnato almeno da 3/ 5 persone . Parenti, amici , colleghi chi volete. Roma è la tana del lupo e abbiamo incontrato grandi problemi , rispetto al resto dell'Italia.

Vi invito a firmare con consapevolezza e senso del dovere, per il nostro bene , per i nostri figli, per il nostro Paese.

Grazie

...Elenco dei Municipi di Roma

Municipio I: Via Petroselli, 50 – tel. 06 69 601 333

Municipio II: Via Dire Daua, 11 – tel. 06 69 602 333

Municipio III: Via Goito, 35 – tel. 06 69 603 333

Municipio IV: Via Rocchetta 10-14 – tel. 06 69 604 333

Municipio V: Via Tiburtina, 1163 – tel. 06 69 605 333

Municipio VI: Via Torre Annunziata, 1 – tel. 06 69 606 333

Municipio VII: Via Prenestina, 510 – tel. 06 69 607 333

Municipio VIII: Viale Cambellotti, 11 – tel. 06 69 608 333

Municipio IX: Via T. Fortifiocca, 71 – tel. 06 69 609 333

Municipio X: Piacca Cinecittà, 11- tel. 06 69 610 333

Municipio XI: Via Benedetto Croce, 50 – tel. 06 69 611 333

Municipio XII: Via Ignazio Silone, 100 – tel. 06 69 612 333

Municipio XIII: Via Celli, 2/b Lido di Ostia – tel. 06 69 613 333

Municipio XIV: Via Portuense, 2498 Fiumicino – tel. 06 65 210 245/244

Municipio XV: Via Portuense, 579 – tel. 06 69 615 333

Municipio XVI: Via Fabiola, 14 – tel. 06 69 616 333

Municipio XVII: Circ. Trionfale, 19- tel. 06 69 617 333

Municipio XVIII: Via Aurelia, 475 – tel. 06 69 618 333

Municipio XIX: Via M. Battistini, 464 – tel. 06 69 619

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Ricevo dai promotori di questa proposta di legge di iniziativa popolare e diffondo.
Per chi è a Roma sarà più facile visto che sono indicati i Municipi (o Circoscrizioni), per tutti gli altri c'è il link a cui collegarsi per sapere in quali comuni si può firmare.
Non aspettiamo che Monti tolga i privilegi alla Casta: da Bertinotti a Fini la stampa ci informa che si trincerano dietro "i diritti acquisiti" e, al massimo, toglieranno il vitalizio solo alla Casta eletta nella prossima legislatura, mentre a noi stanno togliendo tutto: il lavoro, il futuro dei nostri figli, forse la casa comperata con sacrifici se non avremo un reddito sufficiente a pagare le tasse su di essa.  Sentiamo notizie vergognose come quella che arriva dalla Regione Lombardia che per togliere l'auto blù agli Assessori di quella Regione hanno loro proposto in cambio un bonus annuo di euro 50.000, perché così la Regione risparmierebbe, dato che allo stato attuale il mantenimento di questo privilegio per ogni Assessore costa molto di più!
E' uno schiaffo in faccia a noi tutti! La domanda ovvia e sana è: "Perché non si può togliere l'auto blù sic et simpliciter ? Non possono costoro andare in taxi o con il mezzo proprio per servizio e poi chiedere il rimborso? Oppure andare in bicicletta come certi politici dei Paesi del Nord Europa?"
 
Basta! Non aspettiamo che lo facciano per noi, facciamolo noi, firmiamo per questa legge.  

giovedì 24 novembre 2011

Nulla è casuale

Questo post era stato pubblicato il 22/11/2011 riprendendo la notizia da "Quotidiano.net": una segnalazione di Google informa che il sito di quel giornale on line può essere inquinato da malware, che può danneggiare il sito che ne abbia introdotto una parte copiandola e tutti i siti che si collegano ad esso o a siti che ne contengono una parte. Per questa ragione tale post è stato eliminato. Qui riproduco la notizia ripresa da Repubblica.it lasciando il mio commento originario.


Da: Repubblica.it

22/11/2011

VELLETRI

Condannati a otto anni per stupro
parenti devastano il tribunale: 20 arresti

I familiari hanno reagito con violenza. Feriti agenti e funzionari. Messi in salvo i giudici. Ai fermati contestati i reati di minaccia a corpo giudiziario, resistenza e violenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato. L'Anm: contro le toghe campagna di delegittimazione
 


Non solo hanno devastato l'aula del Tribunale di Velletri e aggredito le forze dell'ordine, ma hanno anche tentato di picchiare i giudici che avevano condannato i loro parenti accusati di stupro. Le venti persone arrestate ieri sera, dodici uomini e otto donne, tutti familiari dei tre condannati per lo stupro di una sedicenne a Torvajanica nell'aprile del 2010, appena emesso il verdetto hanno scatenato l'inferno nell'aula del tribunale di Velletri, dove si celebrava il processo contro tre ragazzi.

Il collegio giudicante è rimasto bloccato all'interno di una stanza del tribunale. Al termine degli incidenti venti persone sono state arrestate dai carabinieri, di cui dodici uomini e otto donne di età compresa fra i 21 e i 66 anni. Per far tornare la situazione alla normalità sono dovuti intervenire rinforzi dei carabinieri giunti da Castel Gandolfo, Palestrina, Anzio e Colleferro. La polizia è intervenuta da Albano e Colleferro. Sei i carabinieri feriti e due i poliziotti. I venti fermati sono stati in un primo momento bloccati nella stazione dei carabinieri di Velletri e in nottata sono stati trasferiti nelle carceri di Velletri, Regina Coeli e Rebibbia in attesa di essere ascoltati dal gip per la convalida del fermo. I reati contestati sono di minaccia a corpo giudiziario, resistenza e violenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato.

La rissa è partita a seguito di una lite tra i parenti e gli amici dei tre ragazzi condannati e i familiari della vittima, ed è poi degenerata. I parenti dei tre condannati hanno anche inveito contro i tre magistrati del collegio giudicante. I tre condannati sono Emiliano e Nicolas Pasimovich, 20 anni, gemelli con origine argentina e rom e appartenenti ad una famiglia nomade, e Maurizio Sorrentino, 21 anni di Torre Annunziata, sono stati condannati a otto anni e sei mesi per avere violentato una ragazza che all'epoca aveva 16 anni.

L' Associazione nazionale magistrati ha condannato "con sgomento e indignazione" la notizia del tentativo di aggressione contro i giudici del Tribunale di Velletri: Sabrina Lorenzo, Bianca Ferramosca, Gilberto Muscolo, e degli agenti in aula. "Come in molti altri casi di attacchi personali, intimidazioni, minacce rivolti a magistrati impegnati nel loro lavoro - scrive l'Anm - anche in questo ennesimo, intollerabile atto non è difficile individuare gli effetti di una lunga e irresponsabile campagna di delegittimazione della magistratura e delle sue decisioni. L'episodio, che addirittura ha visto il tentativo da parte dei facinorosi di entrare nella camera di consiglio, dove ha dovuto rifugiarsi per evitare danni fisici anche il pubblico ministero di udienza Giuseppe Patrone, non ha avuto conseguenze ancora più gravi solo grazie al tempestivo intervento delle forze dell'ordine. La vicenda ripropone con forza il problema delle misure di sicurezza degli uffici giudiziari e della presenza delle forze dell'ordine nelle aule, troppe volte sguarnite o presidiate in modo del tutto insufficiente".

"Il processo è stato duro, difficile e la difesa degli imputati è stata spesso irriverente nei confronti della vittima e di tutti coloro che le hanno dato sostegno", ha sottolineato in una nota Telefono Rosa, l'associazione a difesa delle donne che ricostruisce la vicenda all'origine del processo. "Micaela, una sedicenne rumena residente con la famiglia a Velletri, il 5 aprile 2010, giorno di Pasquetta, è stata violentata da tre ventenni. Con uno di loro Micaela aveva avuto una storia. I tre sono stati arrestati e sono rimasti in carcere nonostante i ricorsi presentati dai loro avvocati. Oggi, dopo 18 mesi di serrato dibattito si è avuta la sentenza".

"E' opportuno continuare a sostenere durante i processi le vittime di stupro o di qualsiasi forma di violenza - prosegue Carnieri Moscatelli - Invitiamo tutte le Associazioni ad intervenire nei processi affinché la società prenda atto che la violenza è diventata una costante in qualsiasi situazione ed è un danno notevole per la nostra democrazia. Invitiamo altresì gli avvocati difensori dei violenti a prendere atto della necessità di una difesa equilibrata e pacata abbassando i toni e pesando le parole".
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Auspichiamo che ci restino in carcere, con il massimo della pena prevista dal codice penale e che il risarcimento dei danni alle cose pubbliche ed alle persone ferite sia il massimo possibile. Solo così, con pene esemplari, si potrà contenere l'arroganza degli incivili ora arrivata al massimo della sua espressione. Le regole vanno fatte rispettare, non basta il dettato scritto, il rischio è l'anarchia.

Queste manifestazioni di insofferenza alle regole della civiltà NULLA hanno a che fare con i sommovimenti rivoluzionari: guai a confonderli!! La rivolta rivoluzionaria si attua contro l'ingiustizia sociale, la sopraffazione, la rapina dei ceti egemoni ai danni dei ceti più deboli.

Quello che è avvenuto nel Tribunale di Velletri ha invece la connotazione dell'insofferenza alle regole di civiltà e dimostra come, chi compie un reato abietto come la violenza sessuale, ha dietro di sé un ambiente consono al soggetto che compie il reato, un ambiente che condivide quel modo di essere e di pensare. Nulla è casuale nei comportamenti umani. In essi c'è una propedeuticità, una preparazione date dall'ambiente, una condivisione di disvalori.

Economia, cultura ed ambiente coesistono bene insieme

COMUNICATO STAMPA:
SECONDO APPUNTAMENTO DEL FESTIVAL ECOSUONI 2011
TOUR DI SEMINARI, CONCERTI E APERITIVI ORGANIZZATO DAL CIRCOLO LARUS
LEGAMBIENTE DI SABAUDIA E DALL’ASSOCIAZIONE MUSICALE CANTO DI EEA DI SAN
FELICE CIRCEO
Dopo il successo del primo appuntamento, continua sabato 26 novembre, alle ore 18.00 presso il Centro di
documentazione“A. Mazzoni” (ex palazzo delle poste) a Sabaudia, la rassegna Ecosuoni 2011
(http://www.laruslegambiente.it/larus-segnala/ecosuoni-2011).
La manifestazione, nata dalla collaborazione tra l'associazione Canto di Eea e il circolo Larus Legambiente, promuove seminari aventi ad oggetto le principali tematiche culturali e ambientali provinciali, concerti eseguiti da musicisti di livello internazionale e momenti conviviali grazie ad un gradevole aperitivo offerto dal circolo Larus a tutti i partecipanti, accompagnato dal pregiato vino della cantina vitivinicola Villa Gianna, dal miele de La Casina delle Api e dai prodotti naturali di Latte & Luna.
Il seminario organizzato per sabato 26 novembre c.a., alle ore 18.00, dal titolo“Centri urbani e Piano del Parco.
Occasione di sviluppo e integrazione”, verterà sul redigendo Piano del Parco, quale strumento per la
riqualificazione e valorizzazione dei centri urbani e occasione per incentivare lo sviluppo economico legato al valore urbanistico delle città. Le aree urbane delle città del Parco possono costituire, con il Parco del Circeo, l'anello forte di un progetto territoriale capace di integrare in maniera armonica e coerente la presenza antropica, le diverse attività imprenditoriali e l'area protetta nelle sue peculiarità ecologiche e archeologiche. Verranno inoltre presentate le osservazioni al Piano del Parco avanzate dal circolo Larus Legambiente di Sabaudia e dalle amministrazioni comunali di Sabaudia e San felice Circeo. Al seminario parteciperanno il coordinatore provinciale di Legambiente, Marco Omizzolo, il presidente dell'Ente Parco nazionale del Circeo, Gaetano Benedetto, gli architetti Gianluca Venettoni, Vittorio Tomassetti, Paolo Costanzo e quanti vorranno arricchire con osservazioni e domande il dibattito.
La proposta musicale della rassegna è affidata ai componenti del Canto di Eea: Francesca Meli alla chitarra, Caterina Bono e Alberto Caponi al violino, Gabriele Politi alla viola, Paolo Andriotti al violoncello.
I cinque musicisti interpreteranno una composizione di rara esecuzione: un brano di Francesco Pennisi composto nel 1974 per l'associazione Scarlatti di Napoli dal titolo ICARO A CAPODIMONTE, ispirato all'autore dai quadri del pittore Saraceni appartenenti alla collezione del museo partenopeo aventi come soggetto il mito di Icaro.

L'esecuzione musicale sarà accompagnata dalla proiezione di un video del compositore Lino Notaristefano e dalla lettura delle Metamorfosi di Ovidio ad opera di Marilina Camuglia.
Il gruppo musicale ha al suo attivo diverse partecipazioni: convegno“L'Industria Pe(n)sante”2011 presso la facoltà di architettura di Roma 3 con registrazione in diretta streaming; rassegna“Domenica di Carta 2010”presso la Biblioteca Nazionale di Roma, la Stagione da camera 2009 dell'Arts Academy di Roma; Piemonte in musica 2009 presso Palazzo Taffini di Savigliano (Cn); il festival di musica  contemporanea “Invenzioni 2008”in collaborazione con il Freon Ensemble presso la sala concerti SMPT; Villa Bonelli in Musica 2007 (RM); I Concerti del Conservatorio presso la sala Accademica del Conservatorio di Roma; la stagione di musica da camera“Musica e Musica 2007” presso la SPMT di Roma.
Ecosuoni gode del patrocinio della Provincia di Latina, dell'Ente Parco nazionale del Circeo e del Comune di
Sabaudia.
L'ingresso prevede un contributo volontario. I dettagli dell'iniziativa possono essere assunti dal sito internet del circolo
Larus: www.laruslegambiente.it.


Distinti e cordiali saluti
Circolo


Circolo Larus Legambiente Volontariato Via Garibaldi n° 45, 04016 Sabaudia (LT)
C.F. 91080270597 – c/c bancario n° 1/13672/92 presso Cassa Rurale ed Artigiana dell’Agro Pontino, codice IBANIT76Y0873874110000000013672
Telefoni: 3382546257-3475252133 – E-mail: circolo.larus@email.it - internet: www.laruslegambiente.it

domenica 20 novembre 2011

ATLANTE o CHE GUEVARA? Questo è il problema

Più passa il tempo, più le inchieste vanno avanti, più ci rendiamo conto di essere stati seduti negli ultimi anni sopra un verminaio di corruzione, mazzette, tangenti e tangentine, finanziamenti illeciti ai partiti molto più vasto di quello che immaginavamo.
Antonio Di Pietro dal suo blog


Mi chiedo, caro Antonio, come mai tu non avevi sentore della puzza dall'osservatorio privilegiato, almeno rispetto al mio, in cui sei.
Forse lo sentivi anche tu il cattivo odore, forse ti arrivavano "Sussurri e grida", per dirla alla Bergman, ma senza prove non potevi parlare: lo sai bene da ex poliziotto ed ex magistrato, ma lo sappiamo anche noi cittadini qualsiasi, per questo la gente si passa informazioni verbali e le cose si sanno, ma tutti hanno paura a parlare. Senza prove i Grandi Ladri ti stritolano con i loro avvocati che, loro sì, rubando, possono pagare.
Io, piccola donna, mentre tu eri nel pieno dei processi di Mani Pulite, mi sentii confidare da una tizia che aveva una relazione con un avvocato urbanista con le mani in pasta: "Ma tanto tutto continua come prima, anzi, meglio di prima." Confidenze che riceveva dal suo amante ovviamente.
E' dunque il cancro incurabile? L'Italia ormai è in metastasi?
Le mamme debbono insegnare alle figlie a fare le puttane per fare velocemente carriera? Ed ai figli maschi i leccaculi? Dobbiamo indicare loro di fare politica anche se ignoranti non fa niente? Si fanno tanti soldi comunque e si fa parte di una Casta i cui privilegi sono Intoccabili!!

Questi sono i fatti in Italia. Alla gente è rimasto solo il diritto di parlare e di manifestare civilmente il proprio dissenso. Ed è già molto se ci paragoniamo alla Siria o all'Egitto. Certo il Peggio non è mai morto dice un antico proverbio popolare.
Abbiamo detto ai figli "Studia, sii il migliore." Poi si sono accorti che non chi era migliore superava i Pubblici Concorsi, ma chi si aggiustava con le Commissioni con le raccomandazioni. 
Abbiamo insegnato ai figli a non essere superbi, ad accettare un lavoro onesto, anche se inferiore ai loro titoli, alle loro aspettative: gli è stato detto che c'erano delle regole, delle garanzie.... Invece ci sono mille modi per far fuori un lavoratore nonostante le regole scritte.... Ognuno può raccontare la sua storia. Io ne ho sentite tante: mamme che rinunciavano ai giorni spettanti per la malattia del bambino fino a tre anni e prendevano le ferie per assistere il piccolo quando stava male, per non indispettire chi comanda e decide se te ne devi andare o no. Ci sono tanti modi per cacciare un lavoratore, subdoli, che aggirano le regole scritte: mobbing pesante, chiusura di sedi e trasferimenti in altre città dove, qualora il lavoratore accettasse con dispendio di spese, poi verrebbe messo dopo poco in mobilità o in cassa integrazione, quando c'è. Tutto questo la gente lo conosce, lo vive sulla propria pelle.... Ed è sempre quella che paga di più.

Monti ha detto: equità, ha detto che toglierà a quelli che hanno dato di meno fino ad ora.... 

Ma se i provvedimenti saranno: ICI sulla prima casa, aumento dell'IVA, accise sui carburanti (quando non sono mai state tolte, mi dicono, quelle per la guerra in Libia) e far lavorare la gente fino alla morte (perché la gente muore molto anche fra i 60 ed i 70 anni), allora Monti può anche tornare a fare il consulente ed il professore e andiamo pure a picco..... Ma andremo a picco con i parassiti politici con i loro privilegi intatti sulle spalle ed allora sarà giusto ribellarci come in Libia, perché proprio non se ne può più!
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Aneddoti ultimissimi, cronaca giornaliera del reale

1° Aneddoto - Un padre di famiglia in metropolitana mi confida le sue idee pro-Berlusconi. Pensa che Berlusconi aveva tolta l'ICI e che se Monti la rimette sulla casa dove si vive sua madre, pensionata al minimo, non ce la farà. Lui vuole vendere la sua e ha detto: "Voglio fare lo zingaro, così, senza pagare tasse come loro, mi daranno comunque un minimo di assistenza sanitaria, la scuola per i miei nipoti e il campo in cui piazzare la roulotte." Era serio ed esasperato.

2° Aneddoto - Un giovane padre, laureato, fa il Direttore di un punto vendita di una grande multinazionale. Sabato sera, appena ieri, ha subito l'ennesima rapina: tre incappucciati con la pistola: minacce, stress. Nessuna sicurezza che non accadrà di nuovo perché ne ha subite già tante altre: con pistole puntate, coltelli.... Desolato mi dice che, anche se li prendono, fra pochi anni stanno di nuovo fuori e ricominciano.

L'italiano onesto

sabato 19 novembre 2011

Finanziamento pubblico ai partiti contro il referendum

Da: Il Giornale.it
Agli arresti domiciliari è finito Guido Pugliesi, amministratore delegato dell'ente che si occupa di servizi del traffico aereo, mentre il gip Anna Maria Fattori ha disposto il carcere per il direttore tecnico di Selex Sistemi Integrati Manlio Fiore e per il commercialista del cosiddetto "gruppo Mokbel" Marco Iannilli.
Il gip nelle ordinanze parla di "un sistema che seleziona i componenti degli organi di società direttamente o indirettamente riferibili allo Stato e i loro interlocutori commerciali in base al criterio della loro disponibilità a farne parte nella consapevolezza della illegalità che quello pratica". In questo sistema, inoltre, "le frodi fiscali e gli illeciti finanziamenti ai partiti e a loro derivazioni parlamentari individuano, qualificandole sotto il profilo penale, le condotte che lo realizzano e di cui quello si alimenta per rigenerarsi".
Indagato nell'inchiesta anche Giuseppe Naro, segretario amministrativo dell’Udc per illecito finanziamento ai partiti. Naro, che ha sempre negato ogni responsabilità, è stato tirato in mezzo dal titolare della Print System Tommaso Di Lernia, sentito una decina di volte a partire dalla primavera scorsa dal pm Paolo Ielo. Pugliesi avrebbe accompagnato Di Lernia nell’ufficio di Naro come proverebbe il telefono cellulare dell'imprenditore che risultava agganciato alla cella di via Due Macelli - dove si trova l'ufficio di Naro - e dal passaggio della sua auto nella zona (controllato da telecamere perché a traffico limitato). Di Lernia, che con le sue rivelazioni ha consentito di aprire uno squarcio nel meccanismo degli appalti dell’Enav, avrebbe inoltre riconosciuto Naro durante un interrogatorio attraverso una fotografia. Il 2 febbraio 2010, inoltre, almeno 200mila euro sarebbero stati girati a Naro da Pugliesi e Di Lernia, in accordo con Lorenzo Cola, consulente esterno di Finmeccanica. La somma, in contanti, sarebbe stata versata "senza la deliberazione dell’organo sociale competente e senza l’iscrizione della erogazione a bilancio". Il tesoriere dell'Udc ha però commentato: "Si tratta di un atto dovuto da parte dei magistrati, nella cui serietà confido totalmente". Fiducioso "nella magistratura e in Naro" anche il leader di Udc, Pierferdinando Casini.
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Nonostante il risultato referendario che ha detto un NO netto al finanziamento pubblico dei partiti la Casta l'ha chiamato rimborso elettorale e così, cambiandone il nome, hanno fatto come se il referendum e la relativa spesa per farlo non ci fosse mai stato.
Una sfacciataggine inaccettabile e irrispettosa della volontà popolare, una presa in giro, che gli italiani hanno subito insieme a tante altre cose...
Le loro motivazioni sono altrettanto risibili: "Per essere indipendenti da altri finanziatori che potrebbero condizionare i partiti!"
Poi si fanno beccare, e non è certo il primo caso, con il malloppo del finanziamento illecito.

Monti dovrebbe prendere subito provvedimenti per evitare la grassazione dei contribuenti riducendo questo prelievo antireferendario. Che si arrangiassero queste sanguisughe.

Parlano di togliere il vitalizio: ma non basta!!! Debbono equipararsi ai deputati degli altri Paesi Europei! Debbono eliminare le voci gratuite e cominciare a pagarsi le cose come facciamo tutti! Vanno eliminate le auto pagate da noi con relativi autisti!!
Se Monti non comincia da questo quello che farà in seguito su noi tutti non è accettabile!

A proposito del vitalizio mi ha colpito la facciatosta di Gianfranco Fini! Fino a poco tempo fa si è comportato come da me riportato nel mio post del 25 ottobre , quando Borghesi di Italia dei Valori è tornato alla carica dopo che, precedentemente, l'intera classe di parassiti aveva votato contro l'abolizione del vitalizio con esclusione del partito che l'aveva proposto: solo 22 voti a favore!!

Ora, come se niente fosse, Fini dice pubblicamente che bisogna abolire i loro privilegi!!

A Fini! Ma non ti ricordi quello che hai detto poco tempo fa? Lo riscrivo:Fini, al contrario, ha parlato di una «soppressione di un diritto acquisito per gli ex parlamentari» che «sarebbe in contrasto con i principi generali dell'ordinamento, trattandosi di posizioni ormai consolidate».
Questo avveniva il 2 agosto scorso alla Camera dei Deputati.

A Fini! Anche la gente ha posizioni ormai consolidate dunque non vuole rinunciare ad andare in pensione come era "consolidato", non vuole pagare l'ICI sulla casa comprata con rinunce, risparmi e pagando mutui perché Berlusconi l'ha tolta, quindi ormai "è una posizione consolidata", un diritto acquisito: capito Fini banderuola opportunista??!!


 FINI E TULLIANI
i Tulliani con Gaucci
http://youtu.be/Rbeh4orXQjE
CREDIBILITA' ZERO!!

giovedì 17 novembre 2011

ecosuoni

COMUNICATO STAMPA:




PRIMA EDIZIONE ECOSUONI 2011

TOUR DI SEMINARI, CONCERTI E APERITIVI ORGANIZZATO DAL CIRCOLO LARUS

LEGAMBIENTE DI SABAUDIA E DALL’ASSOCIAZIONE MUSICALE CANTO DI EEA DI SAN

FELICE CIRCEO

Inizia sabato 19 novembre c.a., alle ore 18.00 presso il teatrino del Villaggio della Mercede, in via Regina Elena, località Colonia Elena, a San Felice Circeo, il primo appuntamento della rassegna Ecosuoni 2011
(http://www.laruslegambiente.it/larus-segnala/ecosuoni-2011).

La manifestazione, nata dalla collaborazione tra l'associazione Canto di Eea e il circolo Larus Legambiente, promuove seminari aventi ad oggetto le principali tematiche culturali e ambientali provinciali, concerti eseguiti da musicisti di livello internazionale e momenti conviviali grazie ad un gradevole aperitivo offerto dal circolo Larus a tutti i partecipanti, accompagnato dai prodotti biologici della Fattoria Solidale del Circeo e dal pregiato vino della cantina vitivinicola Villa Gianna.

Il seminario organizzato per sabato 19 novembre c.a., alle ore 18.00, vede la partecipazione del giornalista Roberto Lessio, già noto per essere stato presidente regionale dell'AIAB (associazione italiana agricoltura biologica) e autore del libro All'ombra dell'acqua, e di Giovanni Gioia, segretario provinciale della FLAI-CGIL.
Il seminario, dal titolo Agromafie e caporalato. L'agricoltura biologica come alternativa possibile, prende spunto dal recente rapporto sulle agromafie presentato da Eurispes e Coldiretti, secondo il quale ogni anno verrebbero sottratti al vero Made in Italy, 51 miliardi di euro. La grande potenzialità ancora largamente inespressa che il territorio del Parco nazionale del Circeo offre in ambito agroalimentare, costituisce un'opportunità di lavoro, di investimento e di impegno particolarmente vantaggiosa, anche nell'ottica di contrasto alle agromafie. È auspicabile, ad esempio, puntare sulla creazione di un marchio del Parco riconosciuto ai prodotti biologici di qualità e su una rete di diffusione legata ad istituzioni, organizzazioni e associazioni impegnate nell'eccellenza territoriale e su prodotti a km zero. Il fenomeno del caporalato verrà trattato con particolare cura dalla FLAI-CGIl, da sempre impegnata su questo tema, con riferimento allo sfruttamento dei migranti nelle campagne pontine. Il dibattito sarà moderato da Marco Omizzolo, presidente del circolo Larus e coordinatore provinciale di Legambiente.

L'apertura musicale della rassegna è affidata ai componenti del Canto di Eea: Caterina Bono al violino, Francesca Meli alla chitarra, Indiana Raffaelli al contrabbasso e Marco Landriani alla batteria e percussioni.


I quattro musicisti rivisiteranno un repertorio di musiche venezuelane, choro brasiliani, blues e bossanova con
un'interpretazione personalissima e originale. Il gruppo ha al suo attivo diverse partecipazioni: convegno“L'Industria Pe(n)sante”2011 presso la facoltà di architettura di Roma 3 con registrazione in diretta streaming; rassegna“Domenica di Carta 2010”presso la Biblioteca Nazionale di Roma, la Stagione da camera 2009 dell'Arts Academy di Roma; Piemonte in musica 2009 presso Palazzo Taffini di Savigliano (Cn); il festival di musica contemporanea“Invenzioni 2008”in collaborazione con il Freon Ensemble presso la sala concerti SMPT; Villa Bonelli in Musica 2007 (RM); I Concerti del Conservatorio presso la sala Accademica del Conservatorio di Roma; La stagione di musica da camera “Musica e Musica 2007” presso la SPMT di Roma. L'iniziativa è organizzata grazie al contributo di numerosi sponsor e al patrocinio dell'Ente Parco nazionale del Circeo, del Comune di Sabaudia e della Provincia di Latina.

L'ingresso prevede un contributo volontario. I dettagli dell'iniziativa possono essere assunti dal sito internet del circolo Larus: www.laruslegambiente.it.

Distinti e cordiali saluti

Circolo Larus Legambiente Volontariato Via Garibaldi n° 45, 04016 Sabaudia (LT)

C.F. 91080270597 – c/c bancario n° 1/13672/92 presso Cassa Rurale ed Artigiana dell’Agro Pontino, codice IBAN IT76Y0873874110000000013672

Telefoni: 3382546257-3475252133 – E-mail: circolo.larus@email.it -internet: www.laruslegambiente.it

lunedì 14 novembre 2011

Romina ed Albano

Niente pettegolezzo, solo considerazioni su un matrimonio d'Amore (veramente con l'A maiuscola) finito male.

Erano il simbolo di come l'Amore pulito, nato fra un uomo ed una donna giovani, possa superare una diversa estrazione sociale, una diversa educazione.

Quello che era stato il primo frutto incarnato del loro Amore, Ylenia, li ha divisi.

E' successo, a tanta gente dello spettacolo e non, di avere figli morti in gioventù, per le ragioni più varie. La morte di un figlio è un evento innaturale, inaccettabile, devastante la vita del genitore.

Non importa come accade: per malattia, per incidente, per disgrazia, per assassinio, per suicidio, per droga... E' sempre e comunque un cambiamento in peggio dell'esistenza del genitore.

La ragione per la quale scrivo di queste due persone nasce dalla riflessione che, portare un matrimonio bello e felice fino alla fine naturale della morte di uno dei due, è come pilotare una nave, partita da un porto in festa, in mezzo a tempeste e marosi, fino a condurla indenne al porto di arrivo. Le insidie sono tante e, per questa coppia simbolo, la frattura è venuta proprio da dentro la loro famiglia: da Ylenia.

Potevano reggere alla devastazione del dolore, così innamorati ed uniti, insieme agli altri figli, ma Romina, la più fragile dei due, non ce l'ha fatta.

Gira per televisioni dicendo che la figlia è viva e questo già dice del suo stato: non è riuscita ad accettare la realtà. Non ce l'ha fatta e non si può che provarne pena e rispetto.
Albano, però, colpito da identico dolore, ha dovuto sopportare anche l'assurdo addebito che fosse colpa sua. E' più forte, ma che colpi in più  ha dovuto subire!
Ha detto che l'ha attesa per 5 lunghi anni, fedele al suo Amore, poi la vita doveva riprendere in qualche modo. Quando una giovane, pugliese come lui, vagamente somigliante a sua moglie ed alla figlia scomparsa, con un matrimonio fallito alle spalle, lo andò ad intervistare, cercò in lei che glielo offriva quello che sua moglie ormai gli negava da troppo tempo ed il matrimonio finì.

Lo ha detto più volte, con dolore, costretto dal ruolo pubblico che una persona di spettacolo ha.
Umanamente si può solo comprendere e rispettare.
Non gli è andata bene, però, perché la persona in questione si è rivelata per quello che tutti hanno potuto vedere.

Ma la storia di Romina ed Albano non è finita nei suoi risvolti di dolore ed ora offre pagine di desolazione, svelando aspetti del loro matrimonio simbolo che sono contrastanti nelle versioni, dunque la verità noi non possiamo saperla, ma ci dispiace vederli accusarsi e distruggere in parte anche il periodo felice, prima che Ylenia con la sua follia rovinasse tutto.

Albano all'inizio non svelò la triste realtà della tossicodipendenza di Ylenia. Al mondo che non sapeva spiegarsi, se non con una malattia mentale, la scelta di una giovane bella, ricca, con una famiglia unita e felice, di correre dietro ad un uomo anziano, brutto, che viveva per strada suonando per racimolare qualche dollaro e, l'hanno pensato in tanti, pure negro, Albano disse che lei voleva scrivere un libro, per questo aveva scelto quell'esperienza.

Sia chiaro che la nota che l'uomo fosse negro non è segno di razzismo, ma riporto con pragmatismo un sentire reale di tante persone... Era la profonda diversità fra ciò che era Ylenia e ciò che era quell'uomo a risaltare.

Alla fine l'uomo forte, venuto dal mondo contadino del sud dell'Italia, ha dovuto ammettere anche questo: che sua figlia era fuori di testa perché faceva uso di droghe.
Inutile chiedersi cosa mancava a questa ragazza per finire così. Aveva tutto. Ha distrutto sé stessa e la sua famiglia.
Inutile sottolineare impietosamente che nessun figlio sparisce all'affetto della madre e dei fratelli per sfuggire ad un padre che comanda...
Albano, poi, poveretto, comandava per il suo bene...
Ma Romina ora dice cose su di lui che lo indignano fino al punto di indurlo a parlare pubblicamente di lei come non ha mai fatto.
E' triste. Ora le menti peggiori ricameranno all'infinito sulle loro dichiarazioni pubbliche distruggendo del tutto l'immagine del loro matrimonio.

Credo che, forse, la verità sta a metà strada fra le cose che hanno detto ora, alla fine di tutto, ormai anziani e carichi dei loro fallimenti e delusioni: è possibile che Romina fumasse marijuana come dice Albano, ma, come riporta lui che lei diceva per giustificarsi, forse faceva parte della sua cultura, figlia di gente di Hollywood... Mi si dice che lo fa tanta gente anche qui da noi... Mi si dice che io sono limitata perché, come Albano, ritengo che non sia necessario annebbiarsi il cervello, che sia molto meglio, al contrario, mantenerne al massimo la lucidità... Insomma, capisco che lui non l'abbia mai accettato, ma finché si amavano l'ha comunque subita questa abitudine di lei... E' ora, in questa circostanza, in cui si sente pubblicamente accusato di maltrattamenti, che, per contro, l'ha tirata fuori con parole forti: "Romina si drogava". E' stanco Albano e dice cose a cui è difficile pensare come concrete: addirittura addebita a questa abitudine della madre il fatto che la figlia abbia assunto poi droghe pesanti. Come mi è difficile credere ai maltrattamenti su cui stupidi giornalisti si sono subito gettati. Penso che in decenni di matrimonio un uomo un po' sanguigno come Albano possa anche aver dato uno schiaffo a Romina nel corso di un litigio, senza ipocriti scandali, è umano anche questo, forse lei può anche averglieli restituiti... Ma i maltrattamenti sono altra cosa, sono quelli che uomini malati di violenza infliggono abitualmente alle compagne di vita... Come possono questi giornalisti non discernere la realtà: sono sciocchi o sono, appunto, ipocriti.

sabato 12 novembre 2011

Piccolo "divertissement"

Dalla Raccolta di novelle "Le verità nascoste"




Credevo fosse un partito….ed invece era un calesse



Sì, era proprio come il film di Troisi: “Credevo fosse amore e invece era un calesse”.

Le veniva in mente questa associazione vedendo, sentendo, assistendo a tante cose contraddittorie…. “Credevo fosse una cosa ed invece era un’altra…”.

Aveva votato quel senatore al buio: non sapeva neppure chi fosse. Solo per il partito, l’unico di cui aveva preso la tessera in vita sua. Scoprì, poi, che molti nel Paese avevano preso quella tessera senza essere stati mai iscritti prima ad alcun partito: segno che il Leader galvanizzava con i suoi discorsi, con i suoi proclami, gli animi dei puri, quelli che ancora speravano in una società giusta ed onesta e se ne erano rimasti in silenzio senza cercare tessere di comodo.

Tutti avevano la sua stessa speranza negli occhi, nel sorriso, e si davano da fare alle manifestazioni con bandiere, stanchi di camminate, di ore in piedi, ma felici, convinti di partecipare davvero ad un cambiamento.

Il senatore la ricevette subito e questo le fece una bella impressione. Aveva modi spicci e parlava con marcato accento dialettale: ma le piacque per la sua disponibilità. Gli prospettò il problema: volevano chiudere un reparto ospedaliero per ripianare i bilanci ed intanto davano euro 100.000 al mese ad un professore di un altro ospedale perché venisse ad operare con la sua équipe, una volta ogni tanto, nelle sale operatorie rese vuote da quella scelta. Il senatore prese immediatamente il telefono e chiamò il segretario del professore. Prima però le chiese due volte se era sicura di quell’informazione. Sentito il nome del professorone aveva detto con un sorriso: “E’ nostro!!” Lei capì che era anche lui del partito. Parlò con il medico che fungeva da segretario chiedendogli in modo schietto se era vero che l’ospedale dava loro quella cifra, mentre chiudeva i reparti per risparmiare. Quello non smentì l’informazione che la donna aveva dato al senatore. Parlarono, scherzarono ed in seguito non si sa come quel reparto non fu più chiuso. Lei non seppe mai se, comunque, quei 100.000 continuavano ad uscire dalle casse di quell’ospedale. Seppe solo che il Presidente di Regione era favorevole al Partito della Salvezza, era un amico.

Intanto in altri ospedali si falcidiavano professionalità e si lasciavano alla polvere attrezzature costate milioni di euro ancora nuovissime. Era per il Piano di Rientro dai debiti creati da amministrazioni precedenti di ogni colore: per i voti tutti i partiti chiedevano ai propri uomini, insediati sulle poltrone di comando, di dare e dare e dare il pubblico denaro a questa o quella convenzione, poi posti, acquisto di attrezzature, farmaci e chi più ne vuole più ne metta. Questa e solo questa era l’amministrazione dei partiti politici: chiedevano voti e, avuto il potere per poter accedere ai fondi pubblici, non all’amministrazione oculata degli stessi tendevano, ma alla loro elargizione ai proprietari di cliniche, altrimenti in deficit, alle Società produttrici di elettromedicali, di strumentazione ospedaliera, di materiale sanitario di consumo, alle Case Farmaceutiche e così via. Le casse ormai esangui chiedevano sacrifici ora, ma non a chi queste voragini nei conti pubblici aveva provocato, ma a chi con sacrificio personale economico, psicologico e fisico aveva acquisito grande professionalità: medici preparati messi in un cantuccio, non utilizzati, usati solo per fare ambulatorio.

Il senatore poi la fece parlare con un omino che fungeva da Segretario e che avrebbe dovuto tenerla informata sull’argomento. L’omino non le fece la stessa buona impressione. Dal suo ufficietto le chiese, in modo untuoso, dove lavorasse e, saputolo, le chiese subito un favore. Quella fu la prima sgradevole impressione.

In seguito conobbe una bella donna che organizzava riunioni di partito dagli intenti un po’ fumosi. Si parlava, parlava, parlava lasciando accuratamente fuori le cose concrete che la gente non sopportava più. Tutto quello spendere di tempo in chiacchiere, in inutili resoconti delle stesse, cominciò ad annoiare non solo la donna di cui narriamo e che chiameremo Giuliana, ma anche altre. Qualcuna prese confidenza e timidamente, di fronte alle perplessità che Giuliana esprimeva su quella scarsa concretezza, cominciò ad aprirsi: “Beh, sì, è vero, non si combina niente. Io vengo da lontano ed arrivare fin qui non è facile, va via tanto tempo, torno a casa tardi… Se almeno si combinasse qualcosa.”

I temi posti dalla coordinatrice erano fumosi, triti e ritriti: la condizione della donna, la violenza sulle donne… Ma parlarne e basta a cosa serviva? Tirarono fuori una piccola pubblicazione dopo molti tentennamenti sui soldi da trovare per realizzarla: dapprima si era parlato addirittura di fare una colletta.

“E che siamo in parrocchia?” Si era chiesta Giuliana.

Le altre non volevano dire che oltre ai viaggi che pagavano per venire fin lì, nella sede del Partito della Salvezza, erano restie a pagarsi anche quella pubblicazione che pochi avrebbero letto e che non risolveva certo i problemi delle donne violentate.

Alla fine il senatore tirò fuori un poco di soldi del partito e pagò le spese. Giuliana, visto che il partito ribadiva di essere per la trasparenza e lei non aveva dubbi che così non fosse, chiese alla Tesoriera: “Ma i rimborsi elettorali che vanno alla sede centrale non vengono distribuiti alle varie sedi?” Lei era contraria che si fosse fatta una legge che, di fatto, era un finanziamento ai partiti con i soldi pubblici, visto che era stato bandito un referendum in cui gli italiani si erano pronunciati per il no. Invece che “zuppa” l’avevano chiamato “pan bagnato” e del risultato referendario, dei costi sostenuti per ottenerlo, non gliene era fregato niente a quelli di Montecitorio e di Palazzo Madama. Visto, dunque, che il Partito della Salvezza prendeva milioni di euro era giusto che pagasse una piccola pubblicazione inutile a risolvere i problemi delle donne.

Arrivarono le elezioni europee e la coordinatrice disse che lei e un consigliere regionale “avevano fatto un passo indietro” e non si erano candidati per far posto ad un ex attore, assolutamente ignoto, poi giornalista, altrettanto incolore anche in questa veste. Quell’insistere su: “Io e l’On. Cocci abbiamo fatto un passo indietro”, fece capire a Giuliana che, invece, la donna ci aveva sperato e mirato, ma qualcuno, forse il senatore, le aveva fatto capire che il Leader voleva far convergere i voti sul giornalista.

Giuliana lo votò comunque, ritenendolo una persona se non altro onesta.

Un’infermiera arrivata fresca fresca alle riunioni aveva detto, senza mezzi termini, che voleva candidarsi alle regionali: “Sono qui per questo!”

A Giuliana era venuto un po’ da ridere: le sembrava una richiesta velleitaria. Ma fu accolta e fu messa in lista, insieme ad un’insegnante e ad una che si definiva professoressa universitaria perché aveva un contratto di insegnamento per una scuola di specializzazione in giornalismo, che si teneva in una università, ma che in realtà vivacchiava con una piccola casa editrice dove pubblicava i testi che alcuni professori universitari scrivevano, sperando che qualcuno glieli comperasse.

Queste donne vennero messe ad adeguata distanza da coloro che dovevano essere eletti e che erano in cima alla lista. I voti da loro racimolati sarebbero serviti ad impinguare la quantità raccolta dalla lista nella sua interezza.

Esse passarono molto tempo a girare in tutte le manifestazioni del Partito della Salvezza, a parlare con la gente, seguendo il senatore, ma gli eletti furono quelli che, appunto, erano in cima: due consiglieri uscenti che furono riconfermati, una tizia proveniente da un altro partito con un curriculum che comprendeva genitori sindacalisti e come unico mestiere la politica, ed il capolista che si sapeva da prima che lo voleva il Leader perché, si diceva, “doveva un favore al suo avvocato”.

Le illuse rimasero come prima, ma con tanto tempo perso senza concludere niente.

Dopo un po’ la coordinatrice sparì e non si fece più vedere al partito. Si vociferava che l’aveva voluta il senatore e che, delusa nelle sue aspettative di deputata europea, se ne era andata.

Altre sparirono senza farsi più vedere. Una, dichiaratasi disoccupata, si seppe che bazzicava la Regione facendo qualche lavoretto, pagato con i fondi di quella amministrazione, grazie ad un consigliere del Partito. Un’altra, nuova, si seppe che lavorava come stagista precaria in Regione e sperava di rimanerci lavorando per il consigliere Cocci. Una graziosissima coordinatrice, invece, aveva il lavoro fisso in Regione. Forse per questo si dava tanto da fare nel Partito? Era la segretaria del consigliere Cocci, sposato e padre, ma i maligni dicevano che fosse la sua amante. Ecco, questo pettegolezzo malevolo Giuliana non lo accettava. Sapeva che la bella giovane aveva un marito, anche lui nel locale direttivo giovani del partito, e trovava queste malelingue e la relativa ipocrisia di facciata poco consone ad un partito nuovo, che con le parole del Leader si presentava limpido e trasparente.

Ma il “taglia e cuci” non risparmiava neppure il creatore del Partito della Salvezza: di una deputata che gli stava sempre vicino si diceva che avesse avuto la poltrona perché era la sua amante. Giuliana rifiutava questo fango interno ed obiettava che quella deputata teneva in ordine i conti del partito, questo era un ruolo che al Leader serviva… E poi la moglie era spesso accanto a lui… Dunque? Ma quelli non si convincevano e restavano della loro idea.

Di un cognato del Leader, anch’egli deputato, che non era venuto ad una riunione importante con personalità del mondo del Teatro Classico a cui leggi recenti avevano tagliato i finanziamenti, i bene informati dissero che “stava scopando con una minorenne”, né più né meno di quello che faceva quel porcone del partito di governo.

“Ma come è possibile?!!” Chiese Giuliana esterrefatta. “E’ sposato!” Aggiunse. Ma intorno a lei sentì indifferenza e compatimento per la sua stupida ingenuità.

Nonostante ciò lei non volle credere del tutto a questo putridume di malvagità, però ci rimase male perché il clima fra i militanti non era fatto di fratellanza, ma di ipocrisia e cinismo.

Lei cercava di diffondere in un vasto territorio volantini elettorali del partito che parlavano bene di vari consiglieri regionali, fra cui Cocci che, però, per un problema che riguardava proprio gli abitanti di quel territorio, non aveva fatto nulla, adducendo a motivazione che in Regione non avevano le mappe di alcuni servizi di quei luoghi.

“Ma come hanno fatto allora a creare i capitolati di appalto, stanziando i fondi ovviamente, senza mappe?” Si chiese in una illuminazione la donna. “Se non si sa dove tali servizi sono già stati costruiti e dove, invece, si debbono ancora costruire…. Come hanno fatto a fare i progetti, stabilire i costi, fare i disegni tecnici?”

“Ma soprattutto – le disse qualcuno a cui esternava la sua meraviglia – come fa questo a dire certe baggianate sperando di essere creduto?!”

Seppe poi che l’omino che fungeva da segretario del senatore era stato messo su un’importante poltrona di un Consiglio locale in cui veniva pagato molto bene con i soldi dei contribuenti. L’omino veniva da un partito molto diverso dal Partito della Salvezza e non era l’unico ex di altri partiti, anche ideologicamente molto lontani dal partito che privilegiava la trasparenza, che era entrato con l’assenso del Leader . Molti di quelli che non avevano mai avuto una tessera, se non quella del Partito della Salvezza, se ne andavano delusi e rimanevano invece quelli che avevano cambiato casacca con un intento certo non ideale. Molti della base delusa si rivolgevano al creatore del partito, convinti che lui non sapesse, non vedesse, certe candidature imposte dall’alto, certi congressi in cui le votazioni non si facevano se non per alzata di mano, o per acclamazione, senza un conteggio rigoroso, con il candidato già imposto con il passaparola…

Delle donne, molto battagliere, decisero di creare un gruppo che comprendeva tutte le militanti, del Partito della Salvezza nel Paese, che volessero aderirvi. Giuliana vi aderì. C’erano donne di valore, molto motivate; al Congresso Nazionale ottennero di parlare con una personalità politica che navigava di poltrona importante in poltrona, passando per varie formazioni politiche, di cui una creata da lui che, essendosi ridotta di seguaci, lui aveva abbandonato, per confluire nel Partito della Salvezza, il quale accoglieva tutti: transfughi della sinistra, della destra e del centro… L’importante è che portassero voti. La prima cosa che chiese alle più entusiaste gelò il loro slancio: “Voi, come Gruppo Organizzato, quali voti rappresentate?” Gli ideali si infrangevano come onde sugli scogli. Il Partito della Salvezza, ricco di ideali urlati dal Leader, altro non era che un Partito come gli altri che necessitavano di voti, comunque acquisiti.

Il Gruppo delle Donne a poco a poco si sfaldò, le e-mail che si scambiavano con le esperienze locali si affievolirono fino a scomparire … Ognuna vedeva le stesse cose nella propria regione, nella propria zona: decidevano tutto i capi e la base era solo usata per fare il “portatore d’acqua”, che voleva dire non solo portatore di voti, ma galoppini ai banchetti per le raccolte firme per gli scopi nobili più vari e che servivano a misurare quanta gente simpatizzava per il Partito, o fare numero nelle manifestazioni con le bandiere…

A poco a poco capirono che il Leader vedeva e sapeva, ma gli stava bene così. Poi cominciarono a notare le macroscopiche contraddizioni: in televisione ed in Parlamento diceva delle cose che non si concretizzavano con i fatti, oppure criticava aspramente azioni che poi gli uomini in vista nel Partito della Salvezza facevano… Era sconcertante.

“Ma hai visto quell’intervista che ha dato a quel quotidiano?” Disse Giuliana ad un compagno di partito.

“Quale, ne dà tante.”

“Quella che oggi ha messo sul suo sito… Dice delle cose… Non capisco.”

“Ma cosa?”

“Dice che nelle Società partecipate dagli Enti locali i partiti mettono tanti Consiglieri superpagati dai cittadini, quando basterebbe un unico Amministratore.”

“Ah! Certo, capisco. Loro hanno messo quell’ex socialista su quella importante poltrona di quella Società partecipata da quel grosso comune…”

“Appunto! Una Società di Servizi che poi i servizi non li dà che male e fa pagare pure quello che non dà… Ma perché dice queste cose e le mette pure in risalto sul suo sito, quando deve sapere benissimo che quella persona del suo Partito è stata messa lì?! Critica i partiti “che mettono”… Ma se lo fa pure lui?!”

“Sono tanto deluso anch’io. Quelli che venivano in sede io non li vedo più. Sono rimasti in pochi: quel commesso di libreria che sta cercando anche lui di infilarsi in Regione per poter lavoricchiare… Sai Cocci riesce, con i fondi di cui può disporre, a pagare un po’ di gente. Poi c’è quella cicciona… Sì quella lì. Anche lei lavora ora a tempo determinato in Regione.”

“Quella aveva un baretto sulla spiaggia, una specie di chiosco, per di più in società con un’amica e che è fallito.”

“Questa è tutta gentarella che sta nel partito perché è senza arte né parte e spera di intrufolarsi e di lavorare.”

“Quelli che hanno una professionalità e ci stanno non per la pagnotta ma per un ideale se ne vanno delusi.”

“E’ un Partito di sfigati in cerca di posto e di arrivisti in cerca di poltrone, poltroncine e strapuntini politici.”

Queste erano le tristi conversazioni di chi, a poco a poco, prendeva consapevolezza di un Partito falso come e più degli altri, perché, più degli altri, aveva fatto davvero sperare nell’onestà e nella limpidezza degli scopi e degli intenti.

Tornando da una riunione Giuliana si trovò a parlare con uno idealista come lei: “Hai visto Cocci? Ha messo nel Consiglio di Amministrazione dell’Azienda Municipalizzata dei Trasporti Urbani un ragazzo di trenta anni. Uno che non ha nessuna professionalità specifica nel ramo, ma solo per ….” E l’uomo non finì la frase.

“Per?”

“Non lo so il perché. So solo che è uno senza titoli di studio né niente. Non si capisce perché nel partito non si potesse trovare…che so…un ingegnere… o comunque una persona con una qualsivoglia esperienza nel ramo. So soltanto che è nel Direttivo Giovani del partito di questa città.

Un altro aspetto che Giuliana andava scoprendo, confrontandosi con altri iscritti, era che alcune sedi venivano aperte in tempo di elezioni e poi lasciate chiuse, abbandonate, non attive, nonostante la gente chiedesse: “Ma sono passato nella sede più volte per chiedere delle informazioni ma l’ho trovata sempre chiusa… Volevo tesserarmi…” Chi apriva ed abbandonava codeste sedi era di solito in cima alle liste locali e, ottenuto il posto di Consigliere, comunale o regionale che fosse, non si curava più di tenere aperta la sede. Uno le spiegò che l’affitto costava ed il Partito lasciava a lui la spesa.

“Sedi in franchising…” Venne da pensare a Giuliana. Un investimento momentaneo per avere visibilità e poi….. Spesso veniva il Leader all’inaugurazione…. Ma per aprire queste sedi, sia pure momentanee, serviva il placet di qualche pezzo grosso del partito. Giuliana ed altri capirono che servivano a promuovere certi nomi ed a farli arrivare su una qualsiasi poltrona, poi l’attività finiva lì. E le tessere? Non erano molto interessati alle tessere, se non come “pacchetto” di potere che ciascun pezzo grosso deteneva per fronteggiare altri notabili del partito. I primi nemici, infatti, erano dentro il partito stesso, con lotte sotterranee in cui alcune tessere sparivano e poi ricomparivano in vista dei congressi. In teoria un tesserato poteva votare, ma questo non doveva sfuggire al controllo di un notabile del partito… Perché non esisteva un voto libero: bisognava votare non secondo la singola coscienza, ma secondo quello che voleva il controllore del “pacchetto”…. A volte sfuggiva loro di mano qualcuno ed allora si ricorreva a trucchetti miserabili in prossimità delle date dei congressi: tessere che sparivano, iscrizioni fatte o rinnovate ad inizio anno che non si trovavano, infine non si votava nemmeno per iscritto, ma per acclamazione e, nel caso migliore, per alzata di mano l’unico candidato rimasto in quanto voluto dal Leader…

I delusi scendevano dal calesse che, comunque, andava avanti con i voti di coloro che, da lontano, non vedevano che era un calesse; altri illusi vi salivano per scendervi dopo un po’, lasciandovi sopra gente che pensava solo a sistemarsi.