giovedì 9 agosto 2012

Alex Schwazer il suo coraggio lo ha salvato

Alex Schwazer

Quello che contraddistingue l'Uomo dal burattino collodiano è la capacità di dire la verità anche quando si sbaglia, è l'umiltà di ammetterlo che richiede forza, quella che è mancata nel momento dello sbaglio.
Questo ragazzo ha dimostrato di essere sano, non è sceso a compromessi: ha sbagliato e vorrei vedere chi di noi nel corso della vita non lo ha mai fatto, ma la sua salvezza, come la salvezza di ognuno di noi, sta nell'affrontare la realtà, nel non rifugiarsi in giustificazioni di comodo, e dire: "Ho sbagliato, perché mi è mancata la forza di affrontare quella prova." Guai a mentire prima di tutto a sé stessi e poi agli altri: si finisce in un vicolo cieco da cui non si esce più e che distrugge e fiacca l' "Io", venendo a mancare il rispetto di sé stessi ed insinuandosi la debolezza del carattere che sempre accompagna la menzogna. 
Alex è un ragazzo meraviglioso, a mio avviso, che non ce la faceva più a mantenere il ruolo di "primo della classe". Basta, ha ragione, basta. Si tenesse la sua medaglia d'oro di Pechino presa in un bel momento che lui sente non potersi ripetere.
Credo che sia davvero un ragazzo pulito e sano: non è stato facile affrontare il mondo ammettendo il proprio errore. Ha pianto, e questa fragilità maschile lo rende persino affascinante... Fa bene la sua Carolina Kostner a tenerselo stretto, a consolarlo e ad amarlo. 


In questa circostanza, in cui ho pensato: "Questo ragazzo ha avuto la forza di affrontare la realtà e si è salvato", mi è tornato in mente "Il Pirata", Marco Pantani che, al contrario, non si è salvato e mi dispiace perché avevo grande simpatia per lui.
Dal sito dedicato a lui ed alla fondazione che porta il suo nome:

...In un clima avverso e con un controllo che lascia tuttora aperti pesanti interrogativi sulla sua regolarità, la mattina del 5 giugno 1999, in Madonna di Campiglio, a due tappe dalla fine di un Giro d’Italia che stava dominando, fu riscontrato a Marco un tasso di ematocrito superiore al 50%: ciò significava uno stop di 15 giorni per tutelare la sua salute e l’addio alla corsa.
Per Pantani, fu l’inizio di una lunga odissea di torture. 
Venne posto alla gogna da fette consistenti di quei media che prima lo osannavano. Solo pochi giorni dopo, la stessa Magistratura iniziò ad aprire su di lui fascicoli e ad indagarlo. Si aprirono così per Marco le porte dei Tribunali, anche in mancanza di reali presupposti di legge. Ogni qualvolta provava a rialzarsi, parimenti un’altra Procura iniziava ad indagarlo: alla fine furono ben sette!
Sapendosi vittima di voleri superiori e con un fattore scatenante dettato da un controllo che sapeva baro, si lasciò andare alla disperazione, ed incontrò la cocaina.