domenica 31 maggio 2015

Domenico e i suoi poveri genitori

Da: OGGI

Domenico Maurantonio, la disperazione della madre: “Lo hanno buttato giù”

Antonia Comin si sfoga coi cronisti e spiega quale sia l’unica ipotesi in cui crede: “Uno scherzo disumano”. Intanto, dai cellulari dei compagni emergono nuove verità

Sempre più fosche le ombre che si allungano sulla morte di Domenico Maurantonio, lo studente padovano precipitato dal quinto piano dell’Hotel Da Vinci di Milano, dove era giunto con la scuola per vedere l’Expo 
LA MADRE- A parlare dei punti bui del caso è la madre del giovane, Antonia Comin, che si è sfogata con i cronisti di NewsMediaset, spiegando come ritiene che sia morto suo figlio: e si tratta di un’ipotesi inquietante.
L’HANNO SPINTO- Dice infatti la donna: “Visto il contesto della finestra da cui una persona, in qualunque condizione, non poteva cadere, l’unica ipotesi è che sia stato spinto giù”.
NESSUNA BRAVATA- La donna esclude bravate e goliardate e dunque ritiene plausibile l’ipotesi peggiore, quella cioè di una mano che abbia fatto precipitare nel vuoto il figlio:Domenico non era tipo da farsi coinvolgere in bravate con equilibrismi su cornicioni o davanzali, men che meno al quinto piano. Sarebbe un altro comportamento anomalo che non è assolutamente in linea con il suo modo di essere”.
SCHERZO CRUDELE- Dunque, per la mamma, non ci fu alcun incidente. Ma uno scherzo crudele finito in tragedia: “Io vedo un gesto veramente crudele, con un fine ben preciso. Purtroppo è così. Si tratta di capire chi ha messo in atto questo gesto e perché. Non so cosa pensare: se è uno scherzo, è uno scherzo crudele, disumano, messo in atto con l’intenzione di colpire in modo estremamente grave”.
AZIONE MASCHERATA- Poi va anche oltre. E dice di ritenere possibile che qualcuno abbia voluto mascherare un’azione volta ad ottenere conseguenze irreparabili: “Se è stato uno scherzo, non è stato uno scherzo ma un’azione mascherata da scherzo. Probabilmente l’intento era quello di colpire in modo definitivo o quanto meno con delle conseguenze gravissime e irreversibili”.
IL PADRE- Anche il padre di Domenico, Bruno, non sa tuttora darsi una motivazione sul fatto che nessuno abbia visto o sentito nulla: “Non riesco a capire perché continua ad esserci una versione secondo la quale nessuno era presente, nessuno ha sentito, nessuno ha visto, che appare alquanto improbabile”.


Fra tante disgrazie e tragedie che apprendiamo ogni giorno questa mi colpisce e mi mette ansia fino a pensare a questo ragazzo anche la sera prima di addormentarmi. 
Una scolaresca in gita, un albergo, il silenzio e un mattino in cui un operaio apre una porta di accesso ad un piccolo cortile interno e si trova davanti a  questa scena: il sangue, che dice di aver visto per primo.. poi il corpo seminudo del ragazzo e.. accanto, discosti, i suoi indumenti intimi... Già questo, improbabile, inammissibile dato il contesto, è l'incipit di un giallo tutt'altro che chiaro, decisamente oscuro. Salta alla mente l'immagine immediata di un delitto.
Anch'io penso quello che pensano questi dignitosissimi e sfortunati genitori a cui una sorte scellerata ha spezzato la vita.
Un figlio è amatissimo, lo si cresce con cura e lo si porta all'affacciarsi alla vita. Non si teme più nulla, come quando era bambino, ora può camminare da solo. Al massimo puoi temere un incidente d'auto, una malattia, mai di ritrovarlo morto in quell'immagine che in me suscita una desolata e dolorosa pietà... Perché è assurdo, insensato finire così, in un contesto di gioia e di svago culturale... con la Scuola... il Liceo. 

Le intuizioni di una madre intelligente, misurata, così ferita a morte nella sua esistenza ormai spezzata, sono verità che si affacciano anche nella mente di gente sconosciuta, come me, a leggere i commenti sotto i vari articoli di giornale che parlano di questa tragedia.  
Domenico è morto e questa orribile realtà non può cambiare per i suoi genitori, ma la verità deve essere documentata e spero che gli inquirenti sappiano metterla in luce formulando le possibili ipotesi e cercando le prove scientifiche che corroborino tali ipotesi, fino a rendere una sola certezza. 

Domenico in un momento sereno della sua breve vita

Ariccia: tragedia per l'autismo

Da: Il Tempo


ARICCIA

Madre e figlio giù dal "ponte dei suicidi"

Lui, autistico, scavalca la balconata e si lancia. Lei, choccata, lo segue nel vuoto

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Il primo a fare l’estremo gesto sarebbe stato il figlio, affetto da autismo, che gattonando sulla rete dopo il parapetto, si sarebbe alzato in piedi alcuni istanti per poi lanciarsi in un volo di 70 metri dal ponte di Ariccia. Sua madre, vedendolo precipitare, si sarebbe lasciata cadere appresso a lui. Si è conclusa così intorno alle 22.30 di venerdì, la vita di una madre e un figlio di Centocelle che avevano un dolore troppo grande da sopportare a tal punto da decidere di togliersi la vita. A nulla sono valse le suppliche di testimoni e agenti della polizia di Albano intervenuti dopo la segnalazione al 118: «Fermatevi, per favore non lo fate!». Ma poi è successo e dei due non è rimasto altro che l’immagine di lenzuola sui resti dei corpi, ormai irriconoscibili, sparsi nel piazzale sottostante in mezzo al bosco. Le salme, sono state trasferite al policlinico di Tor Vergata dove verrà eseguita l’autopsia. Recuperarle è stato difficile: i vigili del fuoco hanno lavorato fino a tarda notte. Il marito della donna sotto choc, rimasto a guardare il via vai delle forze dell’ordine non ha detto una parola: ha perso sua moglie e suo figlio come mai avrebbe pensato di perdere. Hanno scelto loro di andarsene. Quelle reti erano state messe dall’Anas su sollecito dell’Amministrazione comunale nel ’97. Da allora, spiega il sindaco Emilio Cianfanelli, la percentuale di suicidi su quel ponte è diminuita almeno del 90 per cento.«Dovremmo chiedere all’Anas – dice il primo cittadino – di rafforzare ancora di più le misure di protezione»”. Madre e figlio hanno dunque fatto una manovra non semplice. Forse lei avrebbe voluto dissuaderlo. M.F. le sue iniziali, una donna di media statura, moretta di 56 anni e suo figlio, L.L. di 34 anni, alto e snello un po’ stempiato, con tutta probabilità, hanno trascorso il pomeriggio insieme nella cittadina castellana, a pochi passi dal ponte monumentale di Ariccia ribattezzato dalle cronache «ponte dei suicidi». Tra le 18 e le 19 i due, avrebbero consumato due caffè e poi ancora due orzi presso l’ «Antico Caffè» in via dell’Uccelliera. Non sembravano affatto tesi, erano seduti nel gazebo del bar:«Erano tranquilli - dice Paolo, proprietario – chiacchieravano serenamente. Poi sono andati in bagno e dopodiché sono usciti». Un orzo per dirsi ancora chissà cosa, Paolo non ha ascoltato le loro parole e si dice a disagio nel raccontare di aver visto due persone poche ore prima di uccidersi. Il marito della donna, un sottoufficiale dell’aeronautica, era a casa a Roma e in sua compagnia c’era l’altra figlia, sposata. Lui, insieme alla moglie e il figlio vivevano negli alloggi degli ex militari dell’aeroporto dell’Urbe. Sembrerebbe che il ragazzo a causa dell’autismo fosse seguito da una struttura neuropsichiatrica. La madre avrebbe vissuto in simbiosi con il figlio, assorbendo i problemi del ragazzo, senza molte amicizie a causa della sua malattia, a cui sembrava non ci fosse soluzione. E sempre insieme, hanno deciso di farla finita.
Chiara Rai
Questo è l'unico articolo, fra i tanti giornali che ripetono tutti a pappagallo le stesse cose, che da notizia vera e circostanziata di questa ennesima tragedia. L'unico particolare, che qui non viene riportato ma che almeno un altro giornale ha scritto, è che la madre "aveva un forte esaurimento".
Non si capiva perché mai se lei era depressa doveva uccidersi anche lui: giovane ancora.
Ecco la spiegazione: il solito autismo, oggi così stranamente diffuso. C'è chi sa affrontarlo con coraggio e chi si sfibra e teme il futuro per il figlio e si esaurisce dietro a lui.
Le statistiche mediche dicono solo che è in aumento, ma non si sa perché. Qualcuno ha ipotizzato che ci sia sempre stato ma che prima lo si collocava in altri ambiti diagnostici e se ne parlava meno. Non so, come non lo sa nessuno, come stiano le cose, ma di certo bambini e giovani con problemi psichiatrici non ce ne erano molti nei miei ricordi dagli anni dal 1950 in poi. Ricordo a scuola una compagna di classe dolce che era un poco in ritardo con la crescita mentale, ricordo che la prendevano in giro perché si faceva la cacca addosso, più che altro andava in bagno ma poteva capitare che le scappasse prima di entrarvi: ricordo che una volta entrai e lei era nell'antibagno con la cacca che le aveva sporcato le gambette, si girò e mi sorrise quasi a scusarsi di dare un simile maleodorante spettacolo, eravamo alle elementari ma ricordo come in un fotogramma il suo sorriso fortemente espressivo, meglio di ogni parola, era ironicamente autocommiserativo... Avvertii la maestra senza deriderla e senza agitazione: "Annesi si è sporcata, bisogna pulirla." Lei si tirò su dalla cattedra seccata e chiamò la bidella, altri compagni si misero a strillare tutti contenti: "Annesi si è fatta la cacca sotto, Annesi si è fatta la cacca sotto!" A riprova che gli esseri umani sono maligni fin da piccoli e traggono soddisfazione dalle miserie altrui. Io mi ritrovavo questo carattere di paladino dei più deboli e non facevo mai parte della canea, tanto è vero che difendevo un'altra compagna di classe grossa e alta, che per questo veniva messa all'ultimo banco, che prendeva sempre "zero", anche lei non una eccellenza di intelligenza, e veniva dileggiata da una certa Silvestri, la cocca della maestra perché era ricca e molto carina. Il branco le andava dietro ed io sola andavo a protestare dall'insegnante perché le rendesse giustizia e ricordo un episodio che fu uno dei primi insegnamenti che mi svelarono l'ingiustizia insita nell'animo degli esseri umani: Silvestri aveva preso il quaderno di Palmeri e lo mostrava al branco dileggiante stropicciandone le pagine, sfogliate malamente per mostrare la sequenza di zeri! "Guardate: zero, zero, zero!" E rideva mentre la mia compagna, pur alta e grossa, cercava debolmente di riprendersi quello che era suo... Ma la maligna scantonava e il gruppo la circondava proteggendola. La "gnappetta" che io ero allora (crebbi dopo le elementari, prima mi mettevano sempre al primo banco) corse dalla maestra, intenta a parlare con una collega, a segnalare quanto stava accadendo e sperando nella cessazione dell'oltraggio e punizione dell'antipatica e cattiva Silvestri: la maestra mise fuori dalla porta Palmeri, silenziosamente e pacificamente piangente. Mi sentii in colpa per aver chiesto giustizia per lei, visto il risultato. 
Queste due compagne di scuola sono diventate donne normali recuperando il ritardo nell'apprendimento. Altre anomalie non ne ricordo: c'era un bambino che veniva considerato ritardato dal branco di bambini feroci anche nel luogo dove passavo le vacanze estive. Lui e sua sorella parlavano meno degli altri, avevano "la candeletta al naso" ed erano più tranquilli degli altri, che erano vivaci quando non scalmanati. Venivano considerati dei deficienti. Ma non lo erano affatto e lui crebbe e si trasformò in un giovane dai modi calmi,  fine ed elegante, molto bello.
L'unica persona che ricordo avesse un vero problema era la figlia di una parente di mio padre, che era rimasta in una eterna infanzia: ma era vivace e allegra, parlava molto, solo che i suoi modi erano quelli di una bimba affettuosa che ti correva incontro baciandoti e affollandoti di domande, anche pertinenti, tipo "Come stai?", ma con l'innocenza invadente di una bambina appunto.

Forse è stato dopo gli anni '70 che ho cominciato a sentir parlare di autismo che, con tutte le differenze fra i vari individui, è essenzialmente un disturbo della comunicazione, con più o meno compromissioni cognitive da soggetto a soggetto.
Certo è strano davvero. Ho comperato un libro scientifico per cercare di capirci di più, ma gli esperti nei vari campi che hanno fatto delle ricerche non fanno che ipotesi.
Dunque non se ne è capita la causa e si parla infatti di un disturbo multifattoriale.
Ci sono tanti modi di affrontarlo e la donna che si è suicidata con suo figlio dal Ponte di Ariccia forse non ha avuto aiuto a sufficienza e le sono venute meno le forze e la speranza.

Ho letto tre libri di altrettante esperienze vissute sull'autismo: uno è quello di Gianluca Nicoletti su suo figlio Tommy: scritto da lui, Gianluca, con tanto amore e tanto umorismo.
L'altro l'ha scritto uno scrittore, Ervas, per conto di Antonello, pubblicitario di successo, su suo figlio Andrea. Struggente. Andrea riesce a parlare, quindi a comunicare, attraverso il computer: riconosce le lettere e forma parole, frasi, ma non con la scrittura, bensì pigiando il tasto relativo alla lettera. Capisce ed è molto simpatico, l'abbiamo visto anche in televisione ospite di una trasmissione condotta da Mara Venier.
L'ultimo, che sto leggendo ora, lo dicono scritto in prima persona dalla persona affetta da autismo, Federico De Rosa, il quale comunica come Andrea Antonello con il PC, usando un solo dito sui tasti. La sintassi e la ricchezza di vocaboli e di concetti mi sta facendo dubitare che l'abbia scritto proprio lui, sembrandomi piuttosto un'operazione condotta da altri, a lui molto vicini, che parlano a nome e per conto suo: spero che così non sia perché sarebbe una operazione editoriale fortemente disonesta, senza neppure l'ombra della verità e della sincerità del libro di Nicoletti e di Ervas che, proprio per questo, emozionano e commuovono. Questo parlare di Federico De Rosa, che presentano come vero, appare didascalico e non trasmette emozioni.  

sabato 30 maggio 2015

Ripubblico un mio post del 2013: quanto mai attuale sulle condanne dei candidati alle elezioni

martedì 19 novembre 2013


Basilicata come la Sicilia

Da: Il Fatto Quotidiano

Elezioni Basilicata, ex candidato M5S: “Escluso da Grillo perché condannato”

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Le cose stanno così: un tenente della Polizia di Stato, finito il suo servizio (dunque libero come tutti i lavoratori di impiegare il suo tempo di cittadino come gli pare) si è dedicato a lodevoli iniziative con spirito civico encomiabile: ha raccolto campioni di un invaso da cui dipende l'acqua che bevono milioni di cittadini lucani e pugliesi e a sue spese le ha fatte analizzare, scoprendovi metalli ed escherichia coli. Per questo è stato indagato e condannato per "rivelazioni di segreto d'ufficio".

Cose da pazzi! Mi chiedo chi è il magistrato che ha stabilito che un poliziotto non ha vita privata e non può prendere iniziative di tipo ambientale per suo impegno civico o diletto!
Confesso che non conosco il contratto e gli obblighi di un pubblico ufficiale della P.S., ma la logica vuole che ciò di cui è venuto a conoscenza nelle ore libere dal suo servizio non possa costituire "segreto d'ufficio".  Dunque penso che egli possa porre appello ad una simile assurdità.

Detto questo, nel leggere l'intervista a questo tenente della Polizia di Stato, spiace scoprire che se denunci un fatto reale, accertato dalle analisi di laboratorio (costose!), vieni pure condannato! Questa Italia è marcia senza speranza! Se poi è vero che l'imputazione iniziale era "procurato allarme" poi diventato "rivelazione di segreto d'ufficio", il tutto prende la connotazione di una vera e propria persecuzione per evitare che il cittadino si attivi e scopra cose gravi che riguardano la salute pubblica! 

Egli lamenta di essere stato scaricato in modo non urbano da Beppe Grillo per questa condanna in primo grado che lo rendeva non candidabile alle elezioni regionali in Basilicata.

Il modo non urbano non va bene ma, purtroppo, credo che la condanna effettivamente creava un problema in tal senso...
Rimane il fatto che in  Basilicata sono andati a votare meno della metà degli aventi diritto, un fenomeno come quello della Sicilia che io avevo commentato nel post :

Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire e peggior cieco di chi non vuol vedere del 23 maggio 2012!


Il miracolo di far andare a votare i cittadini nauseati non è riuscito a farlo neppure Grillo, che pure si è speso molto per queste elezioni lucane. 


Il vero male è che le Regioni, fortemente volute a suo tempo dalla sinistra che, non riuscendo ad entrare in Governo, pensò di prendersi almeno le Regioni rosse, quindi "parti" del Paese, si sono rivelate, senza distinzione di colore politico, delle moltiplicazioni di poltrone e quindi di gente da mantenere. A questo aggiungasi che i Parlamenti Regionali si sono votati prebende come quello centrale, follie come "i fondi dei gruppi dei vari partiti per curare l'elettorato"... a suon di milioni di euro!!! 
Ma te lo curi con i soldi tuoi l'elettorato! Non con i soldi delle tasse dei cittadini!
Paghi pranzi e altro per farti rieleggere a spese nostre?!
Nel Lazio Maruccio si è giustificato dei soldi che si era preso dicendo che ci "aveva comperato i preservativi per il "Gay Pride"!! Siamo alla follia totale se uno pensa di "giustificarsi" con simili argomenti!

La gente non ne può più di mantenere tutto questo che non serve a nulla se non a moltiplicare la folle burocrazia, gli sprechi e le ruberie ormai in tutte le Regioni.
Qualcuno comincia a dire di abolirle e di tenersi le Province, tante volte promesse di cancellazione da parte dei politici e mai fatto, che almeno sono più vicine al territorio...

Per il momento, però, non si fa nulla: tutto è fermo nella palude...

venerdì 29 maggio 2015

Le cose viste da vicino: Vincenzo De Luca

Da: l'Adige.it

L'Antimafia segnala che dagli atti trasmessi dal procuratore della Repubblica di Salerno risulta che pende un giudizio a carico di De Luca,nel procedimento per il reato di concussione continuata commesso dal maggio 1998 e con "condotta in corso" (e altri delitti, quali abuso d'ufficio, truffa aggravata, associazione per delinquere). La prossima udienza è fissata per il 23 giugno 2015. La procura di Salerno ha comunicato, con una nota del 25 maggio 2015, che l'imputato De Luca "ha rinunciato alla prescrizione relativamente ai delitti per i quali era maturato il relativo decorso"

Da: La Voce


DE LUCA SERIO E STRAORDINARIO


“Vincenzo De Luca è una persona seria, un sindaco di straordinaria capacità, porta un’esperienza politica profonda e fortemente motivata, fatta a fianco di migliaia di militanti come lui. Ha avuto il coraggio di sfidare poteri forti, avendo la forza di tenere alla larga la camorra.
Questo tutti glielo riconoscono. Io posso dare e do volentieri la mia testimonianza di sindaco e di amico. Spero che sia eletto presidente della Campania. Ma soprattutto dico forte che gli sono dovuti rispetto e stima”. Lo afferma in una nota il presidente di Legautonomie e sindaco di Pisa, Marco Filippeschi.
“Salerno è una città simbolo del riscatto – aggiunge Filippeschi – l’esempio visibile di come non esista una maledizione divina che condanni il Meridione al degrado civile, alla sudditanza alla mafie e al clientelismo, all’arretratezza economica. E’ comunque un grave errore mettere un sindaco onesto come De Luca, che con coraggio si è preso le sue responsabilità per superare altissimi ostacoli, alla pari della classe dirigente che ha combattuto con le idee e con i fatti, in una esperienza politica appassionata e pulita. Se passasse questa caricatura contro De Luca la speranza subirebbe un durissimo colpo, mentre malaffare e cattiva politica – conclude Filippeschi – brinderebbero a ragione”.

Da: Il Mattino

Il nodo De Luca. La vicenda per la quale Vincenzo De Luca è stato inserito nella lista dei cosiddetti «impresentabili» risale al 1998 e riguarda un'inchiesta della Procura di Salerno incentrata sulla richiesta di cassa integrazione per circa 200 operai dell'ex Ideal Standard. Secondo l'accusa, la cassa integrazione fu sollecitata dallo stesso De Luca in assenza dei presupposti di legge. Un altro filone dell'inchiesta è relativo alla richiesta degli oneri di urbanizzazione ad alcuni imprenditori interessati alla realizzazione di una struttura sempre nella zona orientale della città. Il rinvio a giudizio per De Luca e per altri 46 imputati è arrivato nel 2008. I reati contestati all'ex primo cittadino di Salerno sono di concussione (in relazione alla richiesta degli oneri di urbanizzazione) e di truffa (per la concessione della cassa integrazione). Lo stesso De Luca, che più volte nel corso degli anni ha commentato la vicenda, ha rinunciato alla prescrizione «relativamente ai delitti per i quali era maturato il relativo decorso». La vicenda era venuta alla ribalta anche nel corso della scorsa campagna elettorale per le regionali del 2010, quando De Luca è stato già in corsa contro Caldoro. Cinque anni fa, sempre nel corso della campagna elettorale, De Luca commentò la vicenda ribadendo che lui rispondeva  «per una vertenza di lavoro, non per ladrocinio o camorra: i ladri e i camorristi - disse - stanno dall'altra parte».


Questo è uno strano Paese, pieno di Leggi inapplicate, oppure applicate ad insindacabile giudizio dei magistrati, che manda in galera chi ruba una mela per fame e, al massimo, ai domiciliari un pubblico amministratore politico che si è impadronito di tanto, tanto denaro pubblico allo scopo di arricchirsi.


Facciamo dei distinguo: se commetto concussione per mettermi i soldi in tasca o se per far entrare nelle tasche degli operai una cassa integrazione che la legge non prevede, forse c'è una differenza etica, però formalmente l'imputazione è la stessa.

Dal 1998 ad oggi la giustizia non è ancora arrivata ad emettere una sentenza che, qualora Vincenzo De Luca non avesse rinunciato orgogliosamente alla prescrizione, avrebbe tolto l'ipoteca su di lui.

Insomma De Luca non è candidabile per essersi preso denunce per fare del bene.
Ma questo i salernitani ed i campani lo sanno, come sanno che l'altro indagato campano, De Magistris, è una persona onesta.

Insomma, in questo strano Paese, pieno di leggi applicate per rendere la vita difficile agli italiani, soffocandoli con lacci e lacciuoli, guai ad infrangerle, perché si è messi sullo stesso piano di gente che si riempie le tasche a spese dei contribuenti.

La gente è scontenta di una giustizia che non sa fare Giustizia.
Ormai lo dicono tutti: coloro con cui parlo ma anche la gente in vari servizi televisivi, questo Paese è per chi fa del male, perché riesce ad avere sempre pene inferiori a quelle che meriterebbe, poi ci sono persone che per fare del bene rischiano la propria fedina penale.

Se io votassi in Campania non avrei esitazione a votare un uomo come Vincenzo De Luca. 

   


Il limite è stato superato da un pezzo

Da: Il Messaggero

Auto sulla folla a Roma, il padre dei rom: guidavo io ero ubriaco


di Luca Lippera e Marco De Risi
«Sono stato io, perché io beve molto, io ubriaco, io ritirata pure patente. Credetemi: vi prego, per favore. Il colpevole eccolo qua».
Un vortice di nebbia e di parole confonde le acque nelle indagini sull'auto pirata che mercoledì ha falciato nove pedoni a Primavalle e schiacciato senza pietà una colf filippina lasciando un morto e otto feriti sull'asfalto. Il padre di uno dei due nomadi bosniaci ricercati per l'incidente si è autoaccusato ieri sera della tragedia in una intervista al Tg5 ma non viene creduto dalla polizia. L'uomo, per gli investigatori, starebbe cercando di depistare l'inchiesta e non sarebbe l'unico.

La zingara di diciassette anni che era sulla macchina, fermata poco dopo l'incidente, è riuscita acrobaticamente a non dire niente di preciso sull'identità delle persone a bordo. Uno dei fuggitivi potrebbe essere il compagno rom da cui ha un figlio di dieci mesi, ma lei non è sicura. L'altro potrebbe essere un fratello di lui, ma non è detto. Perché scappassero, chi lo sa. Al che gli uomini della Squadra Mobile, capita l'antifona, hanno ordinato l'arresto della giovane per concorso in omicidio volontario. C'è stata una vittima, c'è una città sconvolta e a tutto c'è un limite...


Il limite è stato superato da un pezzo, solo i politici che prendono le decisioni sopra le nostre teste non l'hanno capito.
La sinistra in testa, in nome di una tolleranza insensata. 
La gente sarà costretta a votare per uno come Salvini o per la schietta e graziosa Meloni di Fratelli D'Italia.
Inutile continuare a parlare insensatamente di razzismo.
Hanno creato una casta di intoccabili che possono farsi mantenere da chi tira la carretta della vita quotidiana con fatica, grazie alle scelte politiche di chi fa le leggi e le applica, una casta che non paga, che ruba (stupido negarlo: è un fatto), che non paga le tasse contribuendo al mantenimento del Paese, per contro sporca ovunque, non rispetta le regole del vivere civile e se la gente reagisce viene accusata di razzismo!
Ma sono pazzi coloro che continuano a difendere questa posizione?
A cosa mirano? A destabilizzare il Paese già gravato da problemi di cui agli Zingari non gliene frega proprio niente perché il loro modo di vivere li lascia fuori da ogni sacrificio?

L'orribile episodio di ieri bisognerebbe sentirlo dalla viva voce dei testimoni oculari, accuratamente evitati dalla "disinformazione" dei TG: "La donna di 44 anni, filippina, si è aggrappata al paraurti dell'auto cercando, sia pur ferita, di salvarsi, l'auto ha continuato nella sua scellerata corsa e la donna è finita sotto le ruote dell'auto investitrice che le è passata sopra continuando ad almeno 180 Km. orari... Una bimba, dimenticata nell'orribile trambusto delle urla della gente investita, delle sirene che arrivavano, della folla che accorreva, piangeva chiamando "Mamma, mamma..."
Serve altro?
Se non fosse zingaro chi ha fatto tutto questo meriterebbe lunga galera ugualmente. Qual'è l'aggravante perché è zingaro? La risposta è in quello che ho illustrato sopra e che ho scritto in un precedente post di pochi giorni fa, prima di questo fatto inaccettabile che, comunque, ha dei precedenti che la gente, oberata di informazioni, dimentica. Anni fa uno zingaro, con altri in macchina con lui che guidava, si lanciò a 200 km. all'ora dentro Roma, era mattina presto e un giovane italiano partiva per una vacanza guidando sereno la sua auto con altre persone a bordo: fu investito da quella bomba impazzita e morì sul colpo.

sabato 16 maggio 2015


Zingari, Sinti e Rom: siamo tutti uguali nei DOVERI, poi nei diritti


....ognuno ha il diritto di vivere come vuole, ma non può invocare il rispetto e la considerazione se non paga i servizi e pretende che glieli paghino gli altri.
Intendo ad esempio la raccolta dei rifiuti, ma anche le tasse in generale, se si pretende di essere curati negli ospedali, camminare sulle strade asfaltate con le auto, mandare a scuola i propri figli ecc. ecc. ecc. bisogna contribuire.
Non ho nulla contro gli zingari, sinti o rom che siano, non è questione di razza, ma questione di come si vive.
Se un italiano non sinto, non rom, non zingaro, lascia i propri rifiuti in giro, dove non deve, mi fa schifo, se non paga le tasse e scrocca i Servizi che io pago con le tasse, mi fa schifo, se mi entra in casa per rubare quello che io ho comprato con il mio lavoro... beh, mi viene voglia di prenderlo a tortorate. Ma questo non è razzismo, con il razzismo non c'entra proprio nulla.

giovedì 28 maggio 2015

Dalla parte di Abele

Si e' uccisa Paula Cooper, simbolo della lotta contro pena di morte

Si e  uccisa Paula Cooper  simbolo della lotta contro pena di morte
22:06 27 MAG 2015

(AGI) - Roma, 27 mag. - Un colpo di pistola alla testa. Paula Cooper, la giovane nera divenuta simbolo della battaglia contro la pena di morte negli Usa, si e' uccisa martedi' mattina a Indianapolis. La donna - che nel 1986, a soli 16 anni, fu condannata alla sedia elettrica, suscitando una grande mobilitazione anche in Italia - e' stata trovata senza vita fuori da un residence nella parte nordovest della citta'. La polizia ha parlato di suicidio, anche se la conferma dovrebbe arrivare dall'autopsia che si svolgera' oggi.
  "E' una fine inconsueta per una caso tragico", ha ammesso il procuratore di Indianapolis, Jack Crawford. "Ho seguito molti casi nella mia vita, ma nessuno e' come questo", ha aggiunto, secondo quanto riporta Indystar.
  Paula aveva 15 anni quando, assieme ad altre tre ragazze, busso' alla porta della 78enne Ruth Pelke, insegnante di catechismo. Poco dopo, il marito trovo' il cadavere della vecchietta dilaniato da 33 coltellate; rubata la sua auto, assieme a 10 dollari mancanti nel borsellino.
  La giovane Cooper confesso' candidamente di aver organizzato il feroce assassinio per avere i soldi per fare shopping. Il giudice non ebbe dubbi: la ragazzina meritava la sedia elettrica. Paula fu trasferita nel braccio della morte ma il suo era gia' diventato un caso internazionale. La campagna di solidarieta' raggiunse l'Italia, dove i radicali aprirono le mobilitazioni, promuovendo il coordinamento 'Non uccidere' e raccogliendo milioni di firme. Persino Giovanni Paolo II si mobilito' per chiedere la grazia al governatore dell'Indiana.
  Alla fine la pena della Cooper fu commutata in 60 anni di carcere mentre lo Stato dell'Indiana - dopo lunghe polemiche - fece salire da 10 a 16 anni l'eta' minima per la condanna capitale.
  Paura era uscita dal carcere di Rockville nel 2013 per buona condotta, dopo aver scontato 27 anni. In prigione si era 'redenta', aveva preso il diploma di infermiera e imparato a cucinare ma, soprattutto, aveva conosciuto a fondo il nipote della sua vittima, Bill Pelke, che era andato a trovarla ben 14 volte e si era battuto in prima persona per la sua salvezza.
  Alla notizia della sua morte, Pelke si e' dichiarato "devastato". "Volevamo fare delle cose insieme sulla giustizia e sulla pena di morte", ha spiegato. In uno degli ultimi messaggi, la Cooper gli aveva comunicato che stava per essere scarcerata ma era impaurita: in fondo, aveva passato quasi tutta l'esistenza in prigione. Temeva di non essere pronta per la vita - e i problemi - di tutti i giorni.
  "Era una brava persona", ha ricordato Kevin Relphorde, suo difensore. "Non e' stata capita. Era stata abusata dal padre e credo che questo l'abbia spinta a fare cio' che ha fatto con Mrs Pelke".

Da:  the Chronicle free information from Italy (27 maggio 2015)
PAROLISI USCIRÀ PRIMA DI FABRIZIO CORONA?

Melania ha avuto giustizia ma purtroppo nessuno ce la ridarà»: il fratello di Melania Rea, Michele, ha commentato con la solita eleganza il verdetto. Compreso quella riduzione di pena per “mancanza di crudeltà”: quelle 36 coltellate inflitte da Salvatore Parolisi alla moglie Melania Rea non furono crudeli. Assurdo. Ecco perché è molto, molto elegante il commento di Michele Rea. Che tra sei o sette anni potrebbe ritrovarsi l’assassino della sorella sulla porta di casa a reclamare la figlia Vittoria. Ecco perché.
Da trenta a venti anni, la pena è stata ridotta così dai giudici della Corte d’Assise di Perugia, che hanno dovuto ricalcolare gli anni da scontare per l’assassino di  Melania, avvenuto a Civitella del Tronto (Teramo) il 18 aprile 2011, sulla base di una sentenza della Cassazione. Secondo i supremi giudici, l’uccisione di Melania avvenne “in termini di occasionalitàdovuta ad una esplosione di ira ricollegabile ad un litigio tra i due coniugi, le cui ragioni fondanti si apprezzano nella conclamata infedeltà coniugale del Parolisi”. Le 36 coltellate inflitte dall’ex ufficiale alla consorte – avevano detto i giudici – indicano che si è trattato di un “dolo d’impeto” finalizzato ad uccidere, ma “la mera reiterazione dei colpi (pur consistente) non può essere ritenuta” come aggravante di crudeltà con conseguente aumento di pena.

Un «doppio sconto» di pena era stato invece chiesto dai difensori di Parolisi: in particolare i legali, gli avvocati Nicodemo Gentile e Valter Biscotti, avevano sollecitato l’esclusione dell’aggravante della crudeltà e la concessione delle attenuanti generiche.
Ma quanti anni resterà in carcere il caporalmaggiore Parolisi? Non trenta, ma nemmeno venti. Considerato che fu arrestato nel 2012, potrà andare in semilibertà o con autorizzazione al lavoro esterno una volta scontata metà della pena, cioè 10 anni. I 10 anni decorrono dal momento della carcerazione, anche preventiva, e se tiene buona condotta in carcere, ha diritto a uno sconto di pena di 45 giorni ogni 6 mesi, quindi 3 mesi l’anno. Facendo un rapido calcolo, fra 6/7 anni Parolisi potrebbe essere fuori!
Solo per fare un esempio, Fabrizio Corona, condannato a 13 anni per delle foto con estorsione di soldi, recidivo e poco propenso alla buona condotta, potrebbe uscire dalla galera dopo Parolisi, che ha ucciso la moglie con 36 coltellate.
Ognuno ha la propria idea di Giustizia.
Io non ho fatto mistero della mia parlandone in numerosi post. Uno degli ultimi sull'argomento che riassume i miei concetti è: 

giovedì 8 gennaio 2015 Pena di morte

in cui porto anche degli esempi concreti.

Qui riporto due fatti, distanti nel tempo e nello spazio, di Giustizia comminata da due Paesi diversi e che, in entrambi i casi, non mi trova d'accordo.  
Intanto trovo che la scelta dello "Stato dell'Indiana che fece salire da 10 a 16 anni l'eta' minima per la condanna capitale" sia stata giusta e sacrosanta, trovando l'età minima precedente troppo infantile e quindi disumana. Comunque mi fu proposto qui in Italia di firmare la petizione in favore di Paula ed io rifiutai: era il 1985-86.
Alla persona che si era data tanto da fare per una spietata assassina che aveva affondato il coltello decine di volte nelle carni della sua anziana insegnante di religione, chiesi con meraviglia perché raccogliesse le firme per una così, dato che, all'apparenza, era una persona buona e molto disponibile con il prossimo, ella mi rispose: "La vittima era vecchia e Paula è giovane."
Ebbi così una seconda sorpresa rispetto all'idea che mi ero fatta di quella persona, restando delusa del suo modo di pensare. In seguito scoprii che nella sua vita privata viveva di menzogne e abituale finzione, pur di mantenere in piedi una relazione adulterina con un uomo che era stato il suo primo datore di lavoro e da cui aveva accettato di farsi aiutare nell'ottenimento di un posto sicuro nello Stato, arrivando a fingere di nulla davanti a piccole e perfide umiliazioni inflittele da chi era a conoscenza della sua tresca e, contemporaneamente, frequentava la moglie del suo anziano amante e protettore. 
Dunque come viviamo e chi siamo dimostra la nostra visione dell'etica.
Nel caso di Paula gli U.S.A. non hanno scherzato sulla condanna che, se non è stata di morte, è stata però durissima in numero di anni, cosa che in Italia non accade, avendo il sistema italiano più a cuore i carnefici che le vittime.
Ebbene io sto con Abele e non con Caino che spesso nemmeno ammette il suo delitto, anche davanti a prove certe e inconfutabili, dimostrando così che in lui non esiste alcun pentimento, ma solo la difesa egoistica e pervicace del proprio Io.  
Paula si è uccisa. Scrivono che tutto quello che ha fatto è dipeso da un padre (mostro) che l'ha abusata. Può darsi, ma non tutte le povere creature che vivono tali orrende esperienze uccidono. Basti pensare alle povere figlie di Pacciani, individuato come il "Mostro di Firenze", oppure alle dignitosissime e sfortunatissime figlie di Piccolomo (vedi il post di martedì 26 novembre 2013 La Donna, la violenza: lotta per la civiltà).
Dunque la responsabilità dell'essere assassini risiede in noi, in come siamo fatti e non credo che si possa cambiare radicalmente, solo se si è stati costretti ad uccidere per difesa o per reazione ad un oltraggio gravissimo da parte della vittima si può pensare ad un pentimento, perché in fondo forse si può pensare "non l'ho voluto io di diventare un assassino, sono state le circostanze", e ci si può pentire del gesto estremo.
Confesso, a costo di essere giudicata spietata, che non ho provato alcuna pietà per il suicidio di Paula Cooper e che mi è difficile pensare che fosse "una brava persona".

Per quel che attiene Parolisi confesso che provo una tale ripugnanza per questa persona infida, bugiarda, spietata con una moglie troppo ingenua, che la legge interpretata a suo favore dai giudici mi disgusta.
E a quanto pare non sono sola in questo giudizio.
Questo singolare individuo arriva a dire che è ancora troppo il tempo che dovrà stare in carcere, sembrandogli che "allora non erano sicuri che fosse stato lui e dovevano assolverlo", dimostrando così che, nonostante le spiegazioni dategli dai suoi avvocati sui cavilli  legali che hanno consentito un tale sconto di pena, non capisce niente o fa finta. Si chiedesse perché all'assassina del piccolo di soli tre anni a Cogne hanno dato solo 16 anni pur riconoscendola sicuramente colpevole. Anche lei non lo ha mai ammesso, arrivando a calunniare altri per stornare da sé la sua colpa.
Quello che turba è pensare al ritorno di questi mostri in mezzo a noi... Però, a pensarci bene, ne girano tanti che si sa che lo sono.. Ma i giudici non hanno saputo trovare prove sufficienti per incastrarli. E altri mostri girano in incognito in mezzo a noi perché per incapacità degli inquirenti o per loro maledetta fortuna non sono mai stati individuati.
Le vittime, morte così malamente, aspettano invano una Giustizia che non ci sarà mai.  

Regione Lazio: chiacchiere o fatti?

Agricoltura: Zingaretti, quella sociale sfida per cambiare Lazio

12:13 27 MAG 2015

(AGI) - Roma, 27 mag. - "Mentre le istituzioni erano distratte, nel Lazio dal 2011 ad oggi siamo passati da 36 a 130 realta', che quindi si sono quadruplicate e che nei territori hanno cercato, spesso da sole, una via possibile che favorisce sviluppo e garantisce solidarieta' e forza sociale e ha costruito legami ed economia. Ecco perche' vogliamo voltare pagina nel Lazio e perche' il Psr e' uno di quei pilastri che non vogliamo fare vivere nel cassetto, ed e' parte della strategia europea". Lo ha detto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, partecipando all'incontro 'Multifunzionalita' e agricoltura sociale nella programmazione di sviluppo rurale', che si e' svolto alla Citta' dell'Altra Economia, a Roma. Hanno partecipato, tra gli altri, l'assessore regionale all'Agricoltura, Caccia e Pesca, Sonia Ricci e Rita Visini, assessore alle Politiche sociali e Sport.
  "E' molto importante - ha proseguito Zingaretti - che questo appuntamento, come quelli che si stanno tenendo nelle altre province in occasione del lancio del nuovo Psr, non venga vissuto come un fatto isolato, ma come parte fondante di una strategia che punta a costruire un nuovo modello di sviluppo del Lazio. Qui vogliamo collocare la sfida dell'agricoltura sociale ed e' importante farlo insieme" "Parte fondamentale di questa strategia di recupero di una visione della nostra regione, vede nel paesaggio e nella bellezza uno dei pilastri del sistema produttivo - ha concluso - e passa anche per la costruzione di un'economia del territorio, che il paesaggio lo tutela, lo coltiva e lo rende attore della questione sociale.
  Noi ci scommettiamo molto".(AGI) Rmt/Bru

Notizia interessante, che si lega al mio post precedente.
Bene! Ma che non restino solo "chiacchiere e convegni bla-bla-bla", perché gli Agricoltori buttano il sangue ogni giorno.
La Regione Lazio è sempre senza soldi quando si tratta dell'Agro Pontino: non riesce neppure a curare la fasce frangivento di sua specifica proprietà!
Guai a provare a metterci mano da parte dei privati! Si rischiano multe salatissime!
Non si devono permettere! Debbono lasciare che l'erba diventi alta oltre un metro (rischio incendi nella stagione secca, rischio incidenti stradali per copertura della visibilità); debbono accettare che grossi rami cadano dentro le proprietà private e su strada con altissimo rischio di morte per chi avesse la ventura di essere schiacciato!
Vigili del Fuoco di Latina debbono intervenire e stendono verbali ma la Regione non si muove, eppure esistono testimonianze anche fotografiche di enormi rami che hanno distrutto anche muri di recinzioni private... Aspettano il morto perché il Servizio del Verde di cui, pare, sia responsabile un certo Ing. Primavera, non ha soldi.

Come possono le chiacchiere diventare fatti?