giovedì 26 ottobre 2023

Preghiera per Michele

 Ti prego Michele torna,

sembra che tu dorma...

Dormire ti vediamo,

ma tu sei lontano..

Non vedi le nostre pene,

e ti vogliamo tanto bene...

Il destino in un momento

la tua allegria ha spento.

Attendiamo con pazienza

l 'esito e la sentenza.

Ma ti prego Michele

sii più forte del fato crudele...





sabato 21 ottobre 2023

La Sig.ra Anteri e altre mille vite - Romanzo - Cap. III

 La Sig.ra Anteri e altre mille vite

Capitolo III

Fabrizia da due anni aveva chiuso bruscamente e immotivatamente l'amicizia con Giulia Anteri, suscitandone lo stupore, perché nessun motivo contingente spiegava una decisione così drastica e definitiva.
In altri tempi Giulia ne avrebbe sofferto, dato che voleva bene a Fabrizia da quando aveva quindici anni e si erano conosciute sui banchi di scuola, come con Ianira. Ora, ad oltre settanta anni di età, la signora Giulia aveva maturato un pensiero lucido e tranquillo su sé stessa e gli altri che le faceva accettare le decisioni altrui serenamente, avendo sempre vissuto ben presente a sé stessa e alle sue azioni, mai meschine, mai improntate all'invidia, sentimento diffuso anche fra chi si dice amico. Aveva sempre desiderato il bene delle persone che amava e fra queste c'erano anche le amicizie, in particolare quelle annose come con Fabrizia e Ianira, continuate senza interruzione fino ai suoi 75 anni.
Fabrizia era sempre stata una che non rispettava le regole, anche a scuola, e amava fare dispettucci stupidi ai tipetti seri come Giulia. Ma capitò che la loro classe, decimata dalle bocciature, si riducesse di numero e l'anno successivo si trovarono con nuove compagne, oltre le poche dell'anno precedente promosse come loro, e si misero nello stesso banco. 
Così diverse come erano pure si affiatarono e si vollero bene.
Certo Fabrizia aveva a volte battute sadiche che Giulia le perdonava. Un paio di volte la fece piangere. Non capitò mai il contrario. 
Fabrizia aveva una casa bellissima ed elegantemente arredata ai quartieri alti, Giulia l'ammirava, mai invidiava. Nello scorrere delle loro vite notò a volte che Fabrizia non era sempre felice delle cose buone che capitavano alla sua amica come invece accadeva a Giulia. Né era pronta a soffrire per le sue disgrazie, cosa che a Giulia sincerametne capitava.
Quando morì il padre di Giulia Anteri Fabrizia non andò al suo funerale, ma nemmeno stette vicino alla sua amica nei primi mesi dopo tale evento, anche se lei glielo chiese più volte. Stesso comportamento per la morte della madre di Giulia. Ciò nonostante, la Anteri, trovando anomalo il comportamento della sua amica, avrebbe voluto essere vicino ai genitori di lei negli anni della malattia e finali delle loro vite. Ma Fabrizia non volle. 
Il marito di Giulia non capiva come sua moglie potesse sopportare la sua amica e perdonarle tutto.
In realtà Giulia non perdonava perché non aveva nulla da perdonare a Fabrizia, avendola accettata con le sue indubbie stranezze che riguardavano tutta la sua vita di relazione... Soprattutto sul piano sentimentale, e la prima a pagarne le conseguenze era lei.
Giulia, leggendo "Menzogna e sortilegio" di Elsa Morante, trovò nel personaggio della protagonista una similitudine con Fabrizia; la protagonista era innamorata ciecamente di un cugino facente parte del ramo ricco e nobile della famiglia di suo padre da lei idealizzato, mentre lei aveva sposato un impiegato postale che riteneva di modesto ceto, riportandone profonda frustrazione e gonfiando i meriti inesistenti della famiglia di origine di suo padre che, peraltro, li ignorava. Mentre il povero impiegato faceva del tutto per assicurare a lei e a sua madre, rimasta vedova, una tranquilla sicurezza.
Fabrizia era innamorata di un fiacco figlio di papà che idealizzava perché figlio di un Professore Ordinario Direttore di un Istituto di Ricerca. Costui era un ipocrita, iscritto ad un'organizzazione cattolica e in essa praticante, che le faceva prediche morali ma intanto la scopava senza amarla e senza sognarsi di sposarla.
A Giulia raccontava storie fantasiose, finchè l'amica colse senza volerlo una conversazione fra i due in cui lui le chiedeva se per caso non scopasse anche con altri, ben sapendo che la sconsiderata si era data a lui vergine.
Invece di offendersi e lasciarlo con disprezzo, Fabrizia trascinava questo rapporto frustrante facendo la spavalda. Inutile fu che Giulia, capita la situazione, le facesse notare le contraddizioni morali di costui e la sua vigliaccheria. Ma il masochismo di Fabrizia, abbagliata dalla posizione sociale del soggetto come la protagonista del libro della Morante, accettava quella che era un'umiliazione sorridendo e giustificando financo la sorella del giovane, sua amica, che facendo parte della stessa organizzazione cattolica del fratello e sapendo quello che accadeva fra i due diceva che non avrebbero dovuto sposarsi perché troppo diversi.
Giulia faceva notare alla sua amica che la sorella del suo riottoso innamorato aveva la loro stessa età, più o meno, e dall'alto di quale esperienza di vita poteva emettere tale sentenza? Inoltre Fabrizia non si offendeva che una persona che le era amica non fosse felice che sposasse suo fratello?
Ma non c'era nulla da fare, al di là di ogni logica di amor proprio Fabrizia a quei due perdonava tutto.
Nel corso della vita Giulia constatò questa anomalia nella sua amica sempre.
C'erano persone a cui non perdonava nulla, con cui era anche ingiustamente feroce, ed erano persone che magari la tenevano in considerazione, e altre che la umiliavano con il loro modo di fare ma che lei continuava a tenere in grande conto.
Dato che il figlio del Professore Universitario le diceva che faceva male a darsi a lui visto che non le aveva mai detto che voleva farsi un futuro con lei, Fabrizia con una stupidità meschina intese schermirsi calunniando Ianira e Giulia: "Non sono mica la sola sai, lo fanno tutte." Giulia scoprì di essere stata calunniata dalla sua amica quando conobbe colui che poi diventò suo marito, il quale, capito chi era la giovane di cui si era innamorato, le rivelò che l'amante di Fabrizia gli aveva detto che lei era una ragazza da poter facilmente portarsi a letto.
"Ma come ha potuto dire una cosa così grave se nemmeno mi conosce? Io l'ho incontrato una sola volta con Fabrizia!" Disse piangendo la giovane.
Scoperta una simile bassezza da parte di Fabrizia pensò seriamente di terminare ogni rapporto. Poi invece continuò a sentirla e, sia pure sporadicamente, a frequentarla, con grande stupore da parte di suo marito che non comprendeva tanta indulgenza.
Eppure a modo suo Fabrizia voleva bene a Giulia, ed era la sua natura debole, superficiale e invidiosa che la rendeva meschina.
Era attratta da persone un po' folli, dalla vita scombiccherata, con altre, normali, aveva pulsioni sadiche e le offendeva per il gusto di ferirle, senza preoccuparsi dei solchi che scavava fra sé e loro. Sembrava avere incosciamente un odio di sé spingendo certi rapporti al limite della sopportazione da parte dell'altro: che fosse l'uomo che poi sposò, una parente o un'amica. 
Qualche anno prima di troncare di netto ogni rapporto con Giulia iniziò a non farle più gli auguri di compleanno, a rispondere un laconico grazie a Giulia che invece continuò a farglieli, a rispondere con gelidi silenzi, invece dei suoi abituali scoppiettanti commenti, all'ascolto ormai solo telefonico delle belle notizie dei figli di Giulia: la figlia che aveva festeggiato le Nozze d'Argento, il figlio che aveva assegnato la sua prima tesi di laurea ad uno studente portandolo alla Laurea indossando in Commissione la toga...
Eppure Giulia era stata felice di ogni bella notizia riguardasse i figli di Fabrizia che lei, peraltro, aveva criticato continuamente nelle loro scelte, soprattutto sentimentali.
Parlava con spregio del matrimonio e alla fine la sua unica figlia femmina non si era mai sposata né aveva mai desiderato di avere figli.. Per poi accorgersi che la figlia di Giulia aveva vissuto, avuto figli, ed ora festeggiava le nozze d'argento.. Il tempo era passato e ciò che lei spregiava dava frutti, mentre le sue idee sprezzanti e sempre espresse con arroganza avevano condotto la vita di sua figlia nella solitudine.
Forse parlare con Giulia ed apprendere dei suoi risultati pazienti, ottenuti senza presunzione, ma con molta cura, guidando la sua famiglia su binari di valori diversi da quelli che Fabrizia esternava, le diventò di botto insopportabile. Forse si era resa conto di aver sbagliato tutto.
Giulia non le aveva mai fatto mancare i suoi pareri su certe follie, senza presunzione, ma solo perché quel che faceva le appariva sbagliato. Semplicemente glielo diceva educatamente mostrandole quelle che, a suo avviso, potevano essere le conseguenze del suo agire.
Come quando per mesi e di sovente uscì di notte per andare a fare compagnia ad una dottoressa che faceva il turno di notte in ospedale. Suo marito ed i suoi figli non l'arginavano più e la lasciavano fare. Alla fine il marito si prestò anche ad un incontro a tre in cui Fabrizia voleva chiarire a sé stessa se quello che sentiva per quella dottoressa fosse un'amicizia morbosa o un vero e proprio innamoramento.
Giulia cercò di farle capire che questo scavava dei solchi fra sé e suo marito, oltre quelli che già avevano scavato insieme. Per non parlare di quello che dovevano pensare i suoi figli, i quali avevano già assistito alle telefonate che lei faceva all'ex amante, il figlio del Professore ordinario, in loro presenza e del marito.
Fino a che punto voleva portare la sfida contro le regole del buonsenso Fabrizia?
Di certo dentro di sé doveva aver perso codesta sfida.
Giulia e Ianira si sentivano ancora, anche se solo telefonicamente, e non parlarono più di Fabrizia.

domenica 15 ottobre 2023

La Sig.ra Anteri e altre mille vite - Romanzo - Cap. II

 La Sig.ra Anteri e altre mille vite

Capitolo II

Il dolore di sapere chi l'aveva generata aveva accompagnato Ianira per tutta la vita. La leggerezza incosciente di sua madre l'aveva ferita, ma lei aveva continuato ad amarla, come anche colui che nella sua mente per i primi dodici anni della sua vita era stato suo padre. Come cancellare quel fatto?
Infatti, quando ormai vecchio e solo era diventato quasi cieco, chi lo andava a trovare era Ianira.
Chi trovava lavoro a tutti però era lei, la sciagurata madre.
Il giro di lezioni private che dava erano in prevalenza a figli di ricchi, alcuni gente importante, e a loro la donna si rivolgeva raccomandandosi...
Così Ianira andò a fare svogliatamente un lavoretto di segreteria presso la sede di un Partito di destra che era nello stesso palazzo dove abitava Giulia.
Ianira, insieme ad una sua collega, andava a casa di Giulia, che frequentava l'ultimo anno, quello della maturità, che Ianira aveva abbandonato, e l'accoglieva con dolcezza la madre di Giulia. Le due ragazze mangiavano qualcosa lì e poi tornavano nella sede di lavoro.
Giulia apprese da sua madre di questa abitudine e ne fu lieta. Sua madre non mostrava la sua problematica psichica, era contenta di avere un po' di compagnia. Giulia non ne faceva mistero ma le sue amiche non vedevano quello che vedeva lei: quando sua madre rispondeva alle voci che secondo lei la calunniavano aprendo la finestra e dicendo frasi con alcuna attinenza con la realtà. Bastava che Giulia, ancora bambina, la rimproverasse chiudendo la finestra e sua madre tornava normale.
Per questo, anni dopo, avuta finalmente la diagnosi di schizofrenia, Giulia pensò che quella di sua madre era una forma lieve che, qualora trattata in modo diverso da suo padre e curata, poteva rientrare nella assoluta normalità, essendo la schizofrenia un distacco totale dalla realtà che crea assenza di affettività, mentre sua madre le voleva molto bene, come in seguito volle molto bene ai figli di Giulia.
In quel periodo Ianira le disse che aveva un uomo più grande di lei che l'amava e la sera la veniva a prendere alla fine del suo orario di lavoro. Lavorava in televisione nel settore tecnico e voleva sposarla. Una buona cosa per andarsene da quella famiglia disastrata. Ma lei era ancora innamorata di un tipo fascinoso ed egoista che lei capiva che non le avrebbe mai dato nulla. 
Un giorno Giulia seppe che suo padre aveva incontrato davanti al portone la madre di Ianira: "Ma tu mi hai detto che è una professoressa che insegna nella scuola pubblica musica... Sembrava una donna di servizio.. Malvestita e affatto fine." Giulia capì la meraviglia di suo padre. Nonostante la sua debolezza psicologica che lo induceva ad ubriacarsi spesso, egli si riduceva in quello stato solo la sera. Rientrava verso le dieci di sera e non lo vedeva nessuno, solo Giulia, che gli dimostrava tutto il suo biasimo, e sua madre che riacquistava tutta la sua lucidità raccomandandosi a Giulia di non dirgli niente, di non rispondere alle provocazioni che lui rivolgeva verso di lei, mai verso la figlia, rinfacciandole ironicamente le sue ubbìe i suoi vaneggiamenti.
Poi andava a letto dove si buttava tutto vestito. Allora sua madre gli toglieva le scarpe, lo spogliava e gli rimboccava le coperte. Spesso lui vomitava quel vino che gli serviva per sentirsi "allegro", così diceva, e sua madre con la stessa umile abnegazione puliva tutto.
Per il resto del tempo il padre di Giulia era un dignitoso impiegato pubblico benvoluto da tutti, sempre in ordine in giacca  e cravatta.
Una sera Giulia vide sul portone l'innamorato di Ianira che l'aspettava e pensò che non era niente male: spalle ben disegnate, viso dai lineamenti regolari, gambe dritte... Non alto, ma a Giulia gli uomini troppo alti non piacevano.
Quando si sposarono Ianira era bellissima nell'abito da sposa di raso bianco che qualcuno le aveva prestato. C'era anche il padre putativo con il cappello in mano lungo il fianco e la sua alta figura un po' piegata. 
La sorellastra di Ianira, che lei chiamò sempre sorella come Michelangelo, mai con il giusto appellativo, era mezza matta. Laureata in lingue, riuscì negli anni ad inserirsi nella Scuola Pubblica facendo l'insegnante come il fratello, laureato il Lettere. In entrambi i casi la madre fece molto per loro cercando di inserirli dapprima nel giro delle supplenze poi, attraverso i farraginosi canali di accesso all'insegnamento, stabilmente nella Scuola Pubblica.
Solo Ianira non si laureò mai né mai conseguì il Diploma di maturità.
Giulia le voleva bene anche se disapprovava le relazioni extraconiugali che diceva di avere confessandole nei particolari soprattutto a Fabrizia che poi ne riferiva a lei.
Il suo matrimonio era finito, anche se per ragioni economiche continuavano a vivere nella stessa casa in affitto.
C'erano cose di lei che Giulia apprendeva da Fabrizia. Ianira poi ne parlava a Giulia di sfuggita dando per scontato che lei lo sapesse. Come un aborto in anni precedenti la Legge 194 e un conseguente crollo nervoso con tendenze suicide.
Giulia non forzava quel riserbo avvertendo tutta la fragilità psichica della sua amica.
C'erano argomenti che invece provava a toccare per il suo bene, ma il suo modo di vedere le cose era così diverso da quello di Giulia che si offendeva e scandalizzata ne riferiva a Fabrizia che poi lo riportava a lei, Giulia.  
Come quando, morto il marito, ebbe in eredità con i due figli una cospicua somma che costituiva la liquidazione di lavoro di lui. Giulia, sentitane l'entità, la consigliò di investirla in un appartamento per sé e i figli, visto che abitavano tutti in affitto con redditi non molto alti, i due figli, e lei soltanto con la pensione di reversibilità del marito. Reagì dicendo che era un'assurdità. Dette ai figli la loro parte e rimasero tutti in affitto. La figlia in quel momento conviveva con un ragazzo, ragioniere in uno studio privato, che Ianira condusse ai Parioli dove affittavano un appartamento che a suo avviso era elegante e il proprietario gli avrebbe lasciato anche le tende delle finestre: bellissime. Giulia nemmeno provò a farle osservare l'assurdità di una simile scelta senz'altro dispendiosa dato il quartiere, a fronte del lavoro privato della figlia, anche questo trovato dalla scellerata nonna ma sempre accudente sul piano lavorativo, e di quello del giovane ragioniere che, infatti, poco dopo si eclissò e la storia finì: forse spaventato da quelle manie di grandezza a cui non poteva sopperire.
Anche Fabrizia parlando con Giulia non si spiegava le manie del lusso di Ianira, essendo sempre vissuta nella precarietà economica ed avendo avuto un poco di respiro solo grazie al lavoro di suo marito.
Con la sua parte di soldi della liquidazione del marito si comperò un impermeabile foderato di visone. Fabrizia, che era vissuta in una famiglia agiata, pure non aveva nemmeno l'ombra delle smanie di lusso di Ianira. Senza giungere alla frugalità di Giulia era però di parchi desideri e con l'amica commentava gli atteggiamenti da duchessa della comune amica. Come quando acquistava borse costosissime giustificando la spesa con il fatto che "duravano di più e l'anno prossimo così non debbo ricomperarla": invece l'anno dopo ne comperava un'altra costosa "perché di diverso colore e di quel colore non l'aveva".
Quando rimaneva senza soldi provava a farseli dare dalle amiche o direttamente, chiedendoli a Fabrizia, o cercando di raggirare Giulia.
Questa non aveva una pelliccia e Ianira le disse che suo marito gliene aveva regalata una aggiungendo: "Si vede che me la merito". Suscitando il silenzioso stupore di Giulia a conoscenza dei suoi tradimenti coniugali. Quella volta ne rimase ferita, perché Ianira sapeva che Fabrizia le riferiva le sue confidenze su quell'argomento e ne aveva accennato, come al solito di sfuggita, anche a Giulia stessa, dunque che senso aveva dire una cosa simile sapendo poi che Giulia non aveva ricevuto altrettanto in dono da suo marito, pur essendo moglie devota?
Ma non bastò. A corto di denaro anni dopo cercò di vendere quella pelliccia rimessa a modello a Giulia, spacciandola per pelliccia quasi nuova di una sua conoscente, dato che si era messa a vendere abiti usati quasi nuovi in casa.
Giulia declinò l'offerta senza dirle che aveva riconosciuto l'indumento.
Questo ed altro modellò un'amicizia in cui Giulia conservava il suo affetto a Ianira ma non poteva anche stimarla, piuttosto compatirla.