domenica 30 dicembre 2012

E' morta Rita Levi Montalcini


Da: La Repubblica.it

Montalcini, la scienziata dal sorriso dolce che di sé diceva: "Ho un'intelligenza mediocre. Il mio solo merito è l'impegno"

Si era iscritta all'università contro il volere del padre. Il regime fascista la allontanò dall'ateneo. Nel 1986 il premio Nobel per la Medicina. Fino all'ultimo ha implorato i governi: "Non cancellate il futuro dei giovani ricercatori"

di ELENA DUSI
"La mia intelligenza? Più che mediocre. I miei unici meriti sono stati impegno e ottimismo" disse nel 2008 accogliendo la laurea honoris causa alla Bicocca. Fragile e sottile, anche, è stata fino a ieri Rita Levi Montalcini, nata a Torino il 22 aprile 1909 e vincitrice del Nobel per la Medicina nel 1986. Con il suo corpo esile e gli occhi mare limpido è riuscita comunque a iscriversi all'università contro il volere del padre, a realizzare prima un laboratorio in casa per sfuggire alle leggi razziste e poi a lavorare negli Stati Uniti per quasi 30 anni, convincendo un mondo scientifico assai scettico dell'importanza di quel Ngf "Nerve growth factor" da lei osservato nell'oculare di un microscopio.
Poteva bastare, come dimostrazione di "impegno e ottimismo". Ma da quando nel 2001 è stata nominata senatrice a vita, a Rita Levi Montalcini è toccato anche ascoltare gli insulti di Storace ("Le porteremo a casa le stampelle") alla vigilia del voto della Finanziaria del 2007 essenziale per la sopravvivenza del governo Prodi. Quelli di Roberto Castelli, che sempre nel 2007 definì "uno spreco e un mercimonio" i finanziamenti all'European Brain Research Institute da lei diretto. Per finire ad agosto del 2011 con l'uscita di Umberto Bossi: "Scilipoti? Meglio lui di quella scienziata".

"Non sto neanche a sentirli" replicava lei senza perdere il sorriso dolce. In un articolo su Science nel 2000, Rita Levi Montalcini descrisse il suo carattere così, con poche splendide pennellate: "L'assenza di complessi psicologici, la tenacia nel seguire la strada che ritenevo giusta, l'abitudine a sottovalutare gli ostacoli - un tratto che ho ereditato da mio padre - mi hanno aiutato enormemente ad affrontare le difficoltà della vita. Ai miei genitori devo anche la tendenza a guardare gli altri con simpatia e senza diffidenza".

Oltre al padre ingegnere e matematico e alla madre pittrice, la sua famiglia era composta da un fratello e due sorelle, di cui una - l'adorata Paola - gemella. Quando l'austero capofamiglia le negò l'università in quanto donna, lei l'affrontò a viso aperto e a vent'anni ottenne di iscriversi a medicina. Quando il regime fascista la espulse dall'ateneo torinese, lei nel 1939 si costruì un laboratorio nella sua casa di corso Re Umberto. Vennero i bombardamenti, e nel 1941 tutti gli strumenti di ricerca furono reinstallati nella nuova residenza sulle colline di Asti. A Firenze poco prima della Liberazione curò i rifugiati scappati dal Nord. Nell'autunno del 1947 dall'università di Washington a Saint Louis il professor Viktor Hamburger la invitò a trascorrere un semestre negli Usa. I risultati sempre più interessanti le impedirono di tornare in Italia alla fine del semestre, e anche negli oltre vent'anni successivi. Nel corso dei quali, a partire dal '69 fino al '78 il Consiglio Nazionale delle Ricerche le affidò anche la direzione dell'Istituto di biologia cellulare.

Nel laboratorio di Saint Louis, Rita Levi Montalcini scoprì quel potente "elisir" di crescita che è Ngf. Bastava iniettarne una quantità infinitesima in una provetta con dentro alcune cellule nervose e attendere un giorno. Dalle cellule, in sole 24 ore, iniziava a svilupparsi un alone talmente ricco di filamenti da renderle simile a un Sole pieno di raggi. Il fattore di crescita delle cellule nervose era solo il primo di tanti ingredienti che gli organismi viventi usano per trasmettere informazioni al loro interno. Altre centinaia di molecole simili sarebbero state scoperte in seguito. Ma in quel laboratorio di Saint Louis negli anni '50 si iniziò a capire come mai un essere vivente nasca da una singola cellula ma riesca a diventare col tempo un'architettura composta da decine di tessuti diversi. Sono i fattori di crescita a indicare la strada a ciascun segmento di un organismo. Bastano poche molecole di Ngf in una zona del corpo per farvi crescere le cellule del sistema nervoso necessarie al suo perfetto funzionamento.

"La scoperta di Ngf - spiegò oltre trent'anni più tardi il comitato Nobel a Stoccolma assegnandole il premio assieme al collega Stanley Cohen - è l'esempio di come un osservatore acuto riesca a elaborare un concetto a partire da un apparente caos". Rita Levi Montalcini è stata una delle 10 donne (contro 189 uomini) a ricevere il premio scientifico più prestigioso. Ma forse l'unica ad accompagnare i suoi articoli scientifici con illustrazioni tanto eleganti quanti i vestiti che amava disegnare per se stessa.

Sull'origine della sua capacità di osservazione, Rita Levi Montalcini ha sempre avuto le idee chiare, attribuendo parte del suo successo al maestro Giuseppe Levi, il professore di istologia di Torino le cui lezioni formarono altri due Nobel per la medicina: Salvador Luria e Renato Dulbecco, anche lui scomparso recentemente. Era lui uno degli amici più cari della scienziata, che in un'intervista a Repubblica nel 2008 rivelò: "Quando avevo tre anni decisi che non mi sarei mai sposata" e in un'altra a Omni nel 1998 spiegò che anche nel matrimonio fra due persone brillanti "una finisce col soffrire perché l'altra ha più successo". Lei, che di complessi non soffriva, non si è mai lamentata degli occhi che non vedevano quasi più e delle protesi acustiche che la mantenevano in contatto con gli altri. E fino all'ultimo ai governi italiani ha continuato a chiedere: "Non cancellate il futuro di tanti giovani ricercatori che coltivano la speranza di lavorare in Italia".
(30 dicembre 2012)

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Tutti dobbiamo morire, lo ripeteva di sovente mia madre, dunque a 103 anni, ormai quasi cieca e sorda, Rita ci ha lasciati.
Non ho molto da aggiungere a questo bell'articolo di Elena Dusi, se non un piccolo aneddoto personale:
lavoravo anche per un professore ordinario di origini polacche che qualcuno aveva voluto, riuscendoci, in una delle nostre università. Era, visibile a tutti, un po' pazzo. Si mise in testa di parlare con Rita Levi Montalcini, rientrata dagli USA e ormai insignita del Premio Nobel. Mi chiese di cercargliela al telefono. Fatte le debite ricerche ebbi il suo numero nell'Istituto dove lavorava. Chiesi per il professore pazzo un appuntamento alla sua segretaria. Ma quale fu la mia sorpresa quando, preso il telefono alla donna con la quale stavo parlando, mi parlò personalmente e direttamente mi chiese: "Ma chi è questo professore? Non lo conosco. Me ne parli."
Debbo spiegare perché il cuore mi batteva per l'emozione di essere interpellata con tanta semplicità da un Premio Nobel, io, una semplice impiegata amministrativa. Perché ero abituata da sempre a nullità spocchiose, assise non si sa bene come e perché su qualche cattedra universitaria, che mai si sarebbero abbassate a parlare con qualcuno che fosse meno di un Professore Ordinario! E, qualora costrette a parlare con altro personale universitario, le nullità sopraddette lo facevano con toni ed accenti che ricordavano il monarca che si rivolge al servo che appartiene ad un'altra classe sociale e, soprattutto, intellettiva!
Invece lei, forse per una diversa mentalità acquisita in anni di lavoro negli Stati Uniti, chiedeva a me, con tono quasi confidenziale, chi fosse il professore che voleva incontrarla. Trattenendo l'emozione e la sorpresa le spiegai chi era, e lei mi pose altre domande perché, evidentemente, non conosceva i suoi lavori scientifici. Provai a darle tutti i ragguagli possibili su quella persona senza far trapelare alcun giudizio personale, attenendomi alla correttezza professionale come d'obbligo. Ma sentii comunque la sua perplessità. Alla fine mi disse di farla chiamare direttamente da lui dandomi l'orario in cui avrebbe potuto farlo. Mi salutò con rispetto e gentilezza. L'emozione fu forte perché nulla mi fa effetto come la semplicità delle persone di grande valore.
In seguito il professore, spocchiosissimo, chiamò al numero che gli avevo fornito ed all'ora indicata da Rita Levi Montalcini. Attaccò a parlarle in inglese con il suo assurdo tono supponente e dopo poco tacque, si girò verso la stanza adiacente la sua dove ero io con la porta aperta e mi disse con aria stonata: "Ha attaccato il telefono." Sorpresa (ma non tanto) io feci: "Ma forse è caduta la linea..." "No... - tentennò la testa il professore - Ha proprio attaccato." "Ma non le ha dato l'appuntamento che voleva?" Chiesi per mitigare un po' la sua umiliazione. "No." Concluse l'uomo.

sabato 29 dicembre 2012

E' iniziato il Carnevale elettorale

Mentre la gente perde il lavoro e vive con ansia il presente con paura dell'avvenire, e altra gente, anche se il lavoro ce l'ha, teme comunque per il futuro che vede opaco e senza certezze per i propri diritti, loro, la immarcescibile Casta, hanno iniziato il balletto elettorale.

Ma gli Italiani andranno a votarli?

Intanto loro si aggregano e si scindono amebicamente, si riuniscono e si lasciano, secondo le loro convenienze... come, appunto, in un balletto. Sempre più incoscienti se non dei loro interessi, dei quali sono ben consci, distaccati dai nostri, a cui ripetono solo le loro bugiarde promesse.

E vediamo a cosa assistiamo:
Monti, che faceva il distaccato super partes, ha gettato la maschera e sta con Montezemolo e compagni. Si vede che hanno accettato la sua Agenda. Peccato che  sta "salendo" alla Politica con il placet del Vaticano!

Eh, no, caro professore, basta! Noi siamo lo Stato Italiano e chi governa deve avere il placet del Popolo Italiano non dei notabili dello Stato Vaticano, che tiene strette le proprie ricche casse e attinge dalle nostre. Come lo sappiamo tutti e non dobbiamo qui ricordarlo. Basta! La Breccia di Porta Pia è costata tanto! Propongo di rimettere la festività nazionale del 20 settembre (1870) abolita con i Patti Lateranensi del 1929!
Gli elettori cattolici osservanti debbono prendere atto che Dio, qualora ci fosse, è una entità così trascendente che è di tutti! Di ogni religione... e non può ridursi ad uno Stato che ingerisce nelle cose di un altro!

Dò, a questo proposito, qualche spunto di riflessione con semplici immagini:



Sono Galassie. E ce ne sono miliardi e miliardi e le palline bianche sono immense stelle... La nostra, il nostro piccolo Sole, non sarebbe visibile quasi se si potesse uscire dalla nostra Galassia, quella in cui siamo, e vederla dall'esterno... Dall'interno vediamo solo una parte di essa, un braccio della spirale: la Via Lattea... Voi mi direte: ma che c'entra con la Politica? C'entra, c'entra. Perché se non si ha la visione di quello che realmente siamo, meno di microbi, rischiamo di credere davvero a tutte le bubbole di certo Potere che, in cambio di rassicurazioni alle nostre incertezze e paure, ci comanda. Ingerisce nelle nostre cose... Che sono cose che, in questo spazio di tempo che sta fra la nascita e la morte e che tutti ci accomuna, regolano le nostre vite e quelle delle persone a cui teniamo. Guai alle ingerenze di chi dice di parlare per conto di Dio! Un Dio che, se c'è, ha creato questa immensità dove, con incomparabile intuizione, quel genio di Leopardi si perdeva... Nessuno parla per conto di un eventuale Creatore di una simile immensità, e un politico, o aspirante governatore di questo Paese, che va a cercare l'approvazione e la benedizione del potere di uno Stato ricchissimo per governarci in seguito... non avrà mai il mio voto.
Perdonate: ma filosofia e politica vanno a braccetto. E non lo dico solo io.

Dunque Monti non va. Prima fa l'Amleto, poi il criptico, infine è fin troppo banale.

Berlusconi. Chi può affidare l'Italia ad un simile uomo? Certe cose che dice sono anche giuste, poveretto, ma è il quadro d'insieme che è impresentabile. 

Bersani. Potrei anche votarlo. Vendola o non Vendola, che comunque stimo. Ma ora viene fuori da Ingroia che Grasso l'ha messo lì Berlusconi... e che voleva dare anche un premio al suo governo per la lotta alla Mafia. E Dell'Utri dove lo mette Grasso? Non era forse pappa e ciccia con Berlusconi? 
Bersani non poteva non sapere che come Procuratore Antimafia era stato messo lì da Berlusconi. Noi lo sappiamo oggi da Ingroia... Ma Bersani lo sapeva. Dunque?
Non posso votare neppure per Bersani!

Il resto dei partitucoli ... Dovranno allearsi necessariamente con qualcuno per entrare nel governo. De Magistris che sta con Ingroia che fa? Fa entrare dalla porticina di servizio il molisano che, dopo i Maruccio e ladri compagni, continua a parlare impunemente di trasparenza? No, assolutamente no!

Allora non vado a votare!

Comunicato sull'Acqua Bene Comune

Da: Ufficio Stampa Acqua Bene Comune <ufficiostampa@acquabenecomune.org>
Date: 29 dicembre 2012 10:52
Oggetto: [hyperlink] CS. L'Authority approva la nuova tariffa dell'acqua in violazione del referendum

COMUNICATO STAMPA
Dal decreto di Ferragosto alla tariffa di Capodanno
Ovvero come uccidere la Democrazia durante le vacanze
Ieri l'Autorità per l'Energia Elettrica ed il Gas ha approvato il nuovo Metodo Tariffario Transitorio 2012-2013 per il Servizio idrico Integrato sancendo, nei fatti, la negazione dei Referendum del Giugno 2011, con cui 27 milioni di cittadini italiani si erano espressi per una gestione dell'acqua che fosse pubblica e fuori dalle logiche di mercato.
Già il Governo Berlusconi, solo due mesi dopo i referendum, aveva varato un decreto che, reintroducendo sostanzialmente la stessa norma abrogata, avrebbe portato alla privatizzazzione dei servizi pubblici locali. Tale decreto è stato poi dichiarato incostituzionale.
In egual modo l'Autorità vara una tariffa che nega, nello specifico, il secondo referendum sulla remunerazione del capitale e lascia che si possano fare profitti sull'acqua, cambiando semplicemente la denominazione in “costo della risorsa finanziaria”, ma non la sostanza: profitti garantiti in bolletta.
Ma fa anche di peggio.
Infatti, il nuovo metodo tariffario, metterà a rischio gli investimenti per la gestione del servizio idrico integrato più di quanto già non accada attualmente. Ciò avverrà perché in un sistema che si basa sul ricorso al mercato creditizio, se si allunga il periodo di ammortamento dei cespiti si ha una conseguente riduzione delle aliquote annue con un impatto negativo sui flussi di cassa, creando, così, un rischio elevato nel reperimento delle risorse finanziarie.
Ciò è particolarmente grave visto che il servizio idrico integrato abbisogna di ingenti investimenti nei prossimi anni (alcune stime parlano di circa 2 miliardi di € l'anno per i prossimi 20/30 anni).
L'Autorità, in un contesto dove il Governo tecnico di Monti ha rafforzato un' impostazione neoliberista e di privatizzazione dei beni comuni, che conferma e ripropone nella sua agenda per il prossimo governo, si nasconde dietro una deliberazione amministrativa per affermare una ricetta politica che vuole speculare sui servizi pubblici essenziali, a partire dall'acqua.
Dietro le manovre tecniche si afferma, inoltre, una sospensione democratica gravissima a danno di tutti noi.
Per questo vogliamo che il nuovo metodo tariffario venga ritirato e chiediamo le dimissioni dei membri dell'Autorità. E, chiaramente, non ci fermeremo ad elemosinare concessioni ma ci batteremo finchè questo non avverrà e venga ristabilità la volontà popolare.
Perchè si scrive acqua, si legge democrazia, e vogliamo ripubblicizzare entrambe.
Roma, 29 Dicembre 2012.
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

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La democrazia già è morta, come ho scritto in post precedenti, quindi questa è un'azione maramaldesca: uccidono "qualcosa già morto", calpestando l'ennesimo referendum.
Continua dunque la falsa democrazia di facciata che serve soltanto a far credere agli illusi di poter contare in qualche modo andando a votare. Se il popolo si esprime come il Potere non vuole, il Potere fa comunque come gli pare.
Il popolo, gabbato, ha solo speso di più perché i referendum li paga con le proprie tasse.

L'acqua, comunque, almeno in buona parte del territorio dei Castelli Romani, è fintamente pubblica. L'ho già scritto e lo ripeto: parte delle azioni di ACEA sono di Caltagirone, il suocero di Pierferdinando Casini.
Per la parte pubblica, invece, ha un Consiglio di Amministrazione per ogni ATO. Per ATO2 ho ampiamente detto e ripetuto che ci sono uomini dei partiti: Italia dei Valori in testa con il Vicepresidente, ex socialista, cooptato da Antonio Di Pietro, il quale, lo ricordo per i distratti, ha rilasciato, in un'intervista ad un importante quotidiano, la dichiarazione che:"oggi le mazzette le paga il contribuente ai partiti che mettono nei C.d.A. delle municipalizzate i loro uomini, quando basterebbe un Amministratore unico". Parla in un modo e agisce in un altro il Di Pietro: tenetene conto se andrete a votare. Come dovete ricordare chi è Pierferdinando Casini. Questi sono fatti, non chiacchiere.
Dunque, anche nella parte "pubblica", la gestione dell'acqua "fa acqua" da tutte le parti. Almeno nella zona che conosco bene. La gestione di ACEA ATO2 è la negazione del diritto del cittadino e la prova della morte della democrazia.
ACEA ATO2 semplicemente se ne infischia del cittadino, trattandolo meno che suddito... molto, molto meno.
Non c'è persona con cui io parli che non si lamenti del "Servizio" idrico: gente che non ha acqua. Rubinetti asciutti per ore ed ore anche nel centro urbano del Comune di Rocca Priora, mentre è sotto gli occhi di tutti lo spreco ignobile di acqua proprio da quando, nel 2007, la gestione è passata ad ACEA ATO2. C'è chi si chiede perché... rimpiangono il Consorzio Acquedotto Doganella. La scelta non è stata certo dei poveri cittadini sulla Carta Costituzionale, sudditi nei fatti... La scelta è politica: sopra le nostre teste. Dal 2007 i cittadini di Rocca Priora, Frascati, Grottaferrata, Ariccia ecc. hanno cominciato a vedere rigagnoli e ruscelli di acqua che fuoriuscivano da perdite sulle pubbliche vie e che duravano per giorni e giorni, nonostante le telefonate della gente nessuno interveniva. Ho ampiamente documentato su questo blog questo strano fenomeno che prima del 2007 non c'era.
Se questo è il Servizio Pubblico (a parte Caltagirone che ha le azioni ACEA) non so immaginare quanto possa essere peggio qualora interamente privatizzato.  


venerdì 28 dicembre 2012

Ho scoperto un film bellissimo: "Stelle sulla Terra"


QUESTO VIDEO E' STATO OSCURATO
9 ottobre 2013: meraviglia!! Ho scoperto che è stato ripristinato in lingua originale con sottotitoli in italiano! Mi sembra che quello che è stato oscurato fosse in italiano. Ma va bene anche così! Anzi, meglio, così impariamo qualcosa della lingua indiana.



Questo pomeriggio la RAI ha mandato in onda un film che mi ha commosso fino alle lacrime: eppure vi assicuro che non ho mai avuto la lacrima facile e con il tempo la vita mi ha indurito e piango solo per cose molto gravi.
Poi mi sono informata su questo stupendo film dei sentimenti, film intelligente, ed ho saputo che l'India, Paese dove è stato fatto, nel 2008 lo aveva presentato per l'Oscar. Pare che non l'abbia avuto, ma ha avuto tanti altri premi: tutti meritatissimi.
D'altra parte si sa che gli statunitensi gli Oscar se li danno principalmente a sé stessi. Non ho mai capito, ad esempio, la nomination all'Oscar per Paul Newman per il film "Il Verdetto".
Questo "Stelle sulla Terra" è di un realismo poetico che trafigge il cuore.
Ho sempre avuto ed ho tutt'ora una particolare sensibilità per la sofferenza morale dei bambini: di qualsiasi origine e causa... Tocca, evidentemente, una corda della mia essenza. 

Altro video: parte del film, vera opera d'arte.

giovedì 27 dicembre 2012

martedì 25 dicembre 2012

Si tolgono i soldi agli Ospedali dello Stato Italiano per darli agli Ospedali di proprietà del Vaticano

Da: L'Espresso

Vaticano, il grande buco

di Emiliano Fittipaldi (01 giugno 2012)
L'ospedale Gemelli di Roma, di proprietà della Chiesa, ha una voragine nei conti da un miliardo. Lo rivela una lettera al cardinale Bertone: "Qui si rischia il fallimento"

Qualche giorno fa il segretario di Stato Tarcisio Bertone ha ricevuto una relazione dal contenuto devastante: l'area sanitaria dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, l'ateneo cattolico che controlla l'ospedale Gemelli, ha un debito complessivo che sfiora il miliardo (750 milioni verso le banche e 170 verso i fornitori), e il rischio di un crac è vicinissimo. "L'Espresso" ha letto la nota riservata datata 17 maggio 2012, in cui Giuseppe Profiti, fedelissimo di Bertone e consigliere della Cattolica, spiega senza fronzoli la gravità della situazione. Causata da cattiva gestione e dal fatto che i crediti iscritti a bilancio che il management dell'ospedale sostiene di avere nei confronti della Regione Lazio (circa 820 milioni che in teoria pareggerebbero i debiti, soldi che comprendono i 257 milioni di un lodo arbitrale ancora in corso) sono, in gran parte, inesigibili.

La prospettiva, per il Gemelli, è da incubo. Taglio degli stipendi, licenziamenti, scissione tra università e nosocomio e vendita dell'ospedale. A dicembre la regione Lazio guidata da Renata Polverini ha detto di voler concedere al Gemelli non più di 79 milioni, mentre Profiti è più ottimista e spera che il tavolo appena aperto dal governo porti in cassa il 50 per cento della somma richiesta. Ma anche se così fosse il debiti residui non sarebbero "inferiori a 400 milioni di euro". Se la cifra fosse iscritta nel bilancio complessivo della Cattolica le conseguenze potrebbero essere disastrose. "Impossibilità di accesso al finanziamento bancario strutturato e l'esposizioni a possibili istanze di fallimento presso il tribunale di Milano da parte dei creditori ovvero, qualora la situazione dell'Università venisse a conoscenza del giudice, l'apertura della procedura fallimentare ex officio. Pare il caso di segnalare", chiosa il "promemoria", "che il tribunale di Milano ha sviluppato un atteggiamento molto aggressivo". Come dimostra il caso del San Raffaele di Milano.
Sogno infranto. In Vaticano "mala tempora currunt". Tra corvi, fughe di documenti riservati e guerre tra fazioni opposte la Santa Sede è sconvolta da scandali inauditi. Ma presto verranno al pettine altri nodi cruciali, magagne che finora sono rimaste ben nascoste sotto il tappeto e fanno tremare la Curia, perché la nuova crisi travolgerà la Chiesa in uno dei settori a cui tiene di più: quello degli ospedali controllati dai religiosi.

Eppure fino a poco tempo fa le speranze erano ben altre. Bertone aveva deciso, d'accordo con l'ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi (che insieme ad alcuni politici aveva inizialmente lanciato l'idea, come si legge in questo documento esclusivo) e lo stesso Profiti (il presidente laico del Bambin Gesù, fedelissimo dell'ex arcivescovo di Genova), di comprare il San Raffaele. Il salvataggio avrebbe dovuto essere il primo tassello di un'operazione più ardita, che comprendeva la creazione di un polo sanitario vaticano comprendente, oltre all'istituto fondato da Don Verzè, anche il Gemelli, l'Idi-San Carlo, il Bambin Gesù e la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. Un colosso.

Ma con il passare dei mesi il puzzle immaginato da Bertone e Profiti è andato a farsi benedire. Il San Raffaele è finito nelle mani di Giuseppe Rotelli, Gotti Tedeschi è stato cacciato con disonore, il controllo dell'Istituto Toniolo (la fondazione che controlla la Cattolica) è finito nelle mani di un nemico giurato come Angelo Scola. Mentre ad esclusione del Bambin Gesù gli ospedali cattolici presentano conti sempre più negativi, e qualcuno rischia seriamente il crac finanziario. Oltre al dissesto del Gemelli, all'Idi-San Carlo i medici e gli infermieri vengono pagati a singhiozzo (l'ultimo stipendio ricevuto è quello di marzo), mentre l'ospedale fondato da Padre Pio, con un rosso da 90 milioni in pancia, combatte una guerra impossibile per ottenere crediti che vanta dalla Regione Puglia. Due inchieste giudiziarie della procura di Roma (una sull'Idi e l'altra sul Gemelli, dove a fine 2010 sono "spariti" 800 mila euro destinati ai ricoveri) hanno cominciato a indagare sui possibili responsabili dello sfascio.
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Già. Dove sono finiti i soldi? Ricordate il suicidio dell'amministratore del S. Raffaele di Milano? Don Verzé invece è morto nel suo letto di morte naturale... 
Il Vaticano, dalla breccia di Porta Pia in poi, ha forse perso il suo potere temporale, ma sull'Italia continua ad averne con una pesante ingerenza economica che, lungi dal portare soldi nelle esauste casse dello Stato Italiano, ne succhia grazie a mille leggi stabilite da politici italiani che fanno gravare sui contribuenti italiani spese che non dovrebbero loro competere.
Ora, per favorire ospedali come il Gemelli,  di proprietà della Chiesa, si chiudono gli Ospedali dello Stato Italiano.
Si usa l'accetta su professionalità italiane, conquistate senza raccomandazioni di cardinali, per favorire gli ospedali di proprietà del Vaticano.
L'uso dei soldi dei contribuenti è a discrezione di gente venduta alle varie lobby sostenute da un certo ceto politico.
Tutto ciò che è semplicemente pubblico in Italia è soggetto all'attacco.
La salute della gente, dunque, è ostaggio dei poteri forti e i cittadini, ridotti a plebe e quindi inascoltati, vengono di nuovo calpestati.
Noi siamo marmaglia che deve pagare e basta e i nostri soldi debbono andare ai Partiti, agli Ospedali del Vaticano, alle scuole private gestite dalla Chiesa ecc. ecc. ecc.
Cosa possiamo fare per cambiare questa rapina? Come fare per far andare i nostri soldi dove è giusto che vadano? 

Berlusconi e Di Pietro d'accordo su Monti


Dal Blog di Antonio Di Pietro e di Italia dei Valori:

L’unico augurio possibile: dimenticare l’agenda Monti

Finalmente è finita l’era di questo governo tecnico a guida Monti, con una maggioranza smisurata,

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Anche su questo c'è una similitudine con Berlusconi: sull'Agenda Monti dicono le stesse cose!!

Da: Rai News24.it:


Berlusconi: "Agenda? Solo tasse"


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Incredibile ma vero. Potrebbero fare un partito insieme!


lunedì 24 dicembre 2012

Berlusconi in the world

Per chi capisce l'inglese americano... Ma anche per chi non lo capisce...








Jon Stewart, commentatore, comico e conduttore 
dell'omonimo "Daily Show" americano si è occupato 
della candidatura del Cavaliere. 
Tra stupore e battute
e l'immancabile riferimento al bunga bunga,
l'appello al nostro Paese: "Non volete Monti? 
Meglio Benigni, un calciatore o addirittura 
Super Mario, l'idraulico della Nintendo".

"Er gelataro": Me ne vadoooooooo!!!



26 ottobre 2013 - Questo video esisteva però!! Scopro oggi che è stato cancellato! Mi sorprende sempre più come questo piccolo blog possa dare fastidio a certe persone semplicemente commentando fatti che accadono e che sono ripresi dai media!
Rimane, comunque, il mio commento e si capisce lo stesso di chi si parla.
Commento:
Spiego: a Roma c'è un detto comico che si riferisce ai gelatai che giravano un tempo con il carretto dei gelati, (gelatari in dialetto romano), i quali si fermavano un po' poi gridavano "Me ne vadoooo!" E chi voleva il gelato si doveva precipitare perché il carretto dei gelati era ambulante...

Che dire di questo povero ricco vecchio! Ricco di soldi e povero di altre cose... Le cose che dice qui sono tutte vere, ma perché allora quando era al governo ha voluto aderire alla moneta unica e così subire l'agenda della Germania? Poteva decidere di astenersi come hanno fatto la Gran Bretagna, la Svezia, la Danimarca ed altri.

Lo spettacolo che ha dato qui (fosse il solo....) è quello di un vecchio arterosclerotico che non vuole essere interrotto e si stizzisce come fanno appunto i vecchietti artero... Perde il senso della realtà e zittisce l'intervistatore, va sopra le righe, pretende di fare un monologo... E' ridicolo e penoso.

Berlusconi





Ho recuperato un altro video della medesima trasmissione RAI

sabato 22 dicembre 2012

Ambrosoli figlio di un eroe, una risorsa per la Lombardia




Da: Wikipedia


Umberto Ambrosoli si è laureato in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Milano con una tesi dal titolo La criminalità informatica nel sistema bancario italiano – Profili criminologici ed è divenuto avvocato penalista. Sposato con Alessandra Bersino, ha tre figli: Giorgio, Annina e Martino.[1]
È stato nominato dalla Banca d'Italia in tre comitati di sorveglianza in procedure di rigore relative ad istituiti e società lombarde.
Nel 2009 ha pubblicato il libro Qualunque cosa succeda, edito da Sironi Editore, che narra la vicenda del padre, l'avvocato Giorgio Ambrosoli, assassinato l'11 luglio 1979 da William Joseph Aricò, un sicario assoldato dal banchiere Michele Sindona. Nel 2010 il libro è stato vincitore del premio Tiziano Terzani[2][3] e, precedentemente, del premio Capalbio.[4]
Nel 2011 diventa membro del Comitato di esperti per lo studio e la promozione di attività finalizzate al contrasto dei fenomeni di stampo mafioso e della criminalità organizzata sul territorio milanese, presieduto da Nando Dalla Chiesa.[5] Sempre nel 2011, all'atto di costituzione della Associazione Civile Giorgio Ambrosoli, assume la carica di Presidente onorario.[6]

La candidatura alla presidenza della Regione Lombardia [modifica]

Nel novembre 2012 ha avanzato la propria candidatura alla presidenza della Regione Lombardia nelle elezioni anticipate del 2013, sostenuto da una coalizione di movimenti civici e partiti di centro-sinistra. Il 15 dicembre 2012, a seguito della vittoria alle elezioni primarie regionali con il 57,64% dei voti, è diventato ufficialmente candidato alla presidenza della Lombardia.[7]

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La Lombardia ha una grande risorsa in questo giovane uomo figlio di un eroe civile, Giorgio Ambrosoli, perché ha competenza e Valori.
Veri Valori, non quelli che certa gente si attribuisce a parole...
Spero per il popolo lombardo che sappia cogliere questa occasione.
Purtroppo nel Lazio non siamo così fortunati e credo che sia meglio non votare piuttosto che dare il proprio avallo a candidature incolori ed opportuniste.

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Da: Wikipedia riporto la commovente lettera che Giorgio Ambrosoli scrisse alla moglie, conscio dei rischi a cui il fare fino in fondo il suo dovere lo esponeva.
Uomini come questi ci riscattano da una melma nella quale siamo immersi ogni giorno anche accendendo solo la televisione.

« Anna carissima,
è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I., atto che ovviamente non soddisferà molti e che è costato una bella fatica. Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente dì ogni colore e risma non tranquillizza affatto. E' indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese. Ricordi i giorni dell'Umi, le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l'incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato - ne ho la piena coscienza - solo nell'interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo. I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [... ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa. Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell'altro.. Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi (...) Giorgio »

Giorgio fu ucciso dai sicari di Sindona nel 1979, Umberto aveva 8 anni.

Il Partito dei Magistrati

Da: Il Giornale

Roma - Dopo oltre un'ora di intervento, di «un seggio in sé e per sé non mi interessa proprio», di «ho rifiutato più di un'offerta anche nelle ultime ore», il giallo più prevedibile della politica pre-elettorale è risolto: «Posso rendermi disponibile a candidarmi per portare avanti questa battaglia in Parlamento», annuncia Antonio Ingroia di fronte a una generosa platea di supporter al teatro Capranica di Roma............................................................................

In quella platea ci sono anche Luigi de Magistris, Leoluca Orlando, Oliviero Diliberto, Paolo Ferrero, e soprattutto Antonio Di Pietro. Fermi in poltroncina, assistono inerti alla propria uscita di scena, quanto meno come protagonisti: «Credo che voi dobbiate fare un passo indietro - dice con un sorriso paralizzante il magistrato appena rientrato dal Guatemala -. Non sono un rappresentante dell'antipolitica e so che voi rappresentate la politica perbene, ma la società civile deve essere incoraggiata. Per lasciare spazio alla società civile un passetto indietro serve. È il momento dei cittadini». Tra una settimana tornerà nel Guatemala appena abbandonato, dove avrebbe un incarico dell'Onu che a questo punto sarà sacrificato alla campagna elettorale: «Io ci sto, ora aspetto voi», premette quindi ad arte Ingroia, ripetendo le parole slogan del suo nuovo manifesto in dieci punti («Io ci sto»). La risposta del pubblico è un coro di «Noi ci stiamo». E allora lui: «Ci metterò la faccia». Poi convoca a candidarsi Maurizio Landini della Fiom, don Luigi Ciotti, i giornalisti di Articolo 21, del Fatto, Michele Santoro. Li chiama a impegnarsi, ma «se vi candidate è meglio». Dice che la lotta è tutta contro «il berlusconismo e il montismo». E contro mafia e corrotti. Contro la «convivenza della politica con la mafia». È una «rivoluzione civile». Che il suo impegno è inevitabile perché «non si può assistere immoti al crollo del nostro Paese». E allora «dobbiamo provare a salvarlo».

Chiarisce che «non mi sottraggo a un confronto con il Movimento cinque stelle». E anche con Bersani e il Pd «bisogna confrontarsi, bisogna parlare»: Pensa in grande: «Noi stiamo costruendo un nuovo polo, che non e né terzo né quarto, perché non siamo secondi a nessuno. Noi già ci siamo e oggigiorno siamo più grandi». Tutti insieme: di Grillo cita alcune sua battaglie, come quella dei «no Tav». E dunque: Di Pietro, magistrati in politica, Arancioni, Grillo, Fiom, Rifondazione, Verdi, Pdci. I rottamati per ora non fanno una piega. Di Pietro ricorda come l'Idv, esempio di altruismo politico, sta aiutando il Movimento cinque stelle «nella raccolta delle firme» in nome «della democrazia». Diliberto definisce l'intervento al teatro «un discorso alto». A sipario chiuso, Ingroia precisa piccato: «Smentisco totalmente questa interpretazione, non c'è nessuna rottamazione di Di Pietro». Ma il fondatore dell'Italia dei valori sa bene che simbolo e leadership sono perduti. Il polo in costruzione «non è un accozzaglia», chiarisce il nuovo pm star. Per questo cadranno i simboli e cadranno i leader. Obbiettivo per tutti: sopravvivenza.
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Io invece "non ci sto", no non ci sto con il partito dei magistrati.
Singolarmente, nel loro lavoro di magistrati, avranno pure fatto bene: a suo tempo Di Pietro (che però poi, entrato in politica usando l'enorme fama acquisita con il suo dovere di magistrato, non ha mantenuto i patti con il partito di D'Alema, che gli aveva a suo tempo regalato il seggio del Mugello, una volta entrato in Parlamento facendo gruppo a sé con il suo partito Italia dei Valori. Quelli dell'attuale PD ci rimasero male); ha fatto bene De Magistris a cui volevano chiudere la bocca e le inchieste; ha fatto bene Ingroia.
Ma a me personalmente un partito di Magistrati non sta bene.
Anche loro sono una Casta. Spesso fanno tutto meno che Giustizia e non pagano mai. Mi spiace, ma in questo Paese oltre al Potere degli Speculatori Finanziari, a quello della Pessima Politica, c'è quello della Magistratura.
Quando poi si vuole tirare dentro un giornalista miliardario di sinistra come Santoro qualcosa non quadra.
Ingroia parla di "società civile": e sarebbe questa la società civile? 
I magistrati sono troppo di parte. Basta vedere quello che hanno fatto al povero Sallusti: ma si può privare della libertà personale una persona perché ha scritto o ha consentito  che si scrivesse sul suo giornale una cretinata diffamatoria su un magistrato? 14 mesi di arresti poi! Mica poco! Per fortuna è intervenuto il buon senso del Presidente della Repubblica!
Ma l'animo biecamente vendicativo della Casta dei magistrati in questo episodio si è visto. Aggiungasi che la gente, mediamente, quando chiede Giustizia non la ottiene, ma vede uscire tanti soldi senza ottenere nulla, quindi è portata a rinunciare a richiederla..
No, il Partito dei Magistrati no.

I marò italiani sequestrati in India


Da: La Stampa.it
21/02/2012 - IL CASO DEI PESCATORI UCCISI

Marò-India: "La prova c'è, ma non è stata presentata"



Parla l'analista Usa Michael J. Frodl: con l'Ais si saprebbe se c'è stato un contatto tra nave italiana e peschereccio
Due versioni, contrastanti, sul caso degli spari dall'Enrica Lexie, dei due marò fermati dalle autorità indiane e dei due pescatori uccisi. Al di là delle questioni di competenza giuridica - acque internazionali, immunità - resta la dicotomia tra quanto sostengono gli italiani, e cioè che dalla nave sono stati sparati colpi di avvertimento contro un'imbarcazione pirata, e che il peschereccio potrebbe essere incorso in un altro scontro a fuoco, questo fatale per i due pescatori, e la versione del governo indiano, che invece sostiene l'ipotesi dell'omicidio volontario a carico dei due fuciliari del San Marco che facevano parte della scorta a bordo dell'Enrica Lexie e che hanno sparato contro i pescatori scambiandoli per pirati. Erroneamente, perché "nelle acque indiane non ci sono pirati".
Michael J. Frodl è uno dei maggiori esperti di pirateria mondiale. Avvocato, è fondatore e presidente del consulting "C-LEVEL Maritime Risks", un gruppo che da consigli alla communita "national security" di Washington ed all'industria delle assicurazioni di Londra da piu di dieci anni.
Avvocato, il ministro indiano della Navigazione G.K. Vasan dice che non ci sono pirati in acque indiane.
"Le acque del Sud Ovest dell’India sono sempre più bersagliate da pirati somali e da criminalità locale, i quali utilizzano pescherecci per avvicinarsi alle navi in transito. Le autorità indiane lo sanno, ma non lo ammettono perché non vogliono allarmare l’opinione pubblica già scossa da diversi attacchi terroristici, come quello di Mumbai del 2008".
La versione italiana: è plausibile l'ipotesi di due episodi diversi?
"Sì, la petroliera italiana potrebbe essere stata avvicinata da una imbarcazione pirata intorno alle ore 16.00 e aver fatto fuoco di avvertimento per allontanarla, mentre l’imbarcazione da pesca indiana, qualche ora dopo può essere stata colpita da una unità simile alla Enrica Lexie con guardie armate a bordo. Gli orari dei due avvenimenti non coincidono. In più i pescatori indiani spesso si avvicinano alle grandi navi per calare le reti a poppa e possono essere stati scambiati per pirati".
L'altra nave ha un nome, si chiama Olympic Flair, batte bandiera greca ed è molto simile per dimensioni e colori alla Enrica Lexie. Questa nave era più a Sud, a circa 2 miglia dalla costa, proprio alla stessa distanza citata dai pescatori sopravvissuti del peschereccio, dove hanno detto che sarebbero stati colpiti. Una distanza dalla costa incompatibile con la posizione della Enrica Lexie. Che tale Olympic Fair abbia subito un attacco lo conferma l'International Maritime Bureau Imb) della Camera di commercio internazionale (Icc). Il governo greco, però, lo smnentisce.
"Il comportamento degli inquirenti indiani è molto strano: si sarebbe potuto accertare immediatamente se vi è stato un contatto tra la Enrica Lexie e il peschereccio indiano confrontando le tracce dell’AIS, un apparecchio che segue la rotta di tutte le navi. Tale "occhio elettronico" potrebbe essere una prova lampante che mostrerebbe l’evidenza dei fatti. Perché non è stata ancora presentata? La Guardia Costiera indiana ha mostrato di non conoscere chi aveva sparato al peschereccio, diramando un dispaccio alle navi in transito in quel momento, ve ne erano ben quattro, chiedendo chi avesse avuto un incontro con i pirati. La risposta affermativa è venuta correttamente solo dalla petroliera italiana, ma non è detto che un'altra unità sia colpevolmente rimasta in silenzio".

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Da: Il Giornale.it

20/02/2012 -  Le dichiarazioni dei due militari vengono tradotte da un sacerdote cattolico. La delegazione italiana che accompagna i marò ha ottenuto che non solo le risposte, ma anche le domande poste dal magistrato siano tradotte in italiano. Davanti al giudice K.P. Joy anche altri testimoni, tra cui il proprietario del peschereccio e altri pescatori.
I due militari italiani della Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono finiti al centro di un grave caso diplomatico. In missione sulla petroliera italiana Enrica Lexie contro gli abbordaggi, sono accusati di omicidio. Secondo le autorità indiane avrebbero sparato ai pescatori morti mercoledì scorso a bordo del peschereccio St. Antony. I nostri militari parlano di venti colpi esplosi, le autorità indiane dicono che il peschereccio è stato raggiunto da 60 proiettili. Ma non è l'unica incongruenza: ce sono anche sugli orari. La Farnesina ha ribadito che la decisione della polizia indiana di porre in stato di fermo i due marò è un gravissimo atto unilaterale, perché la nave, italiana, si trovava in acque internazionali (e a confermarlo c'è il satellite). Non è escluso, tra l'altro, che nell'incidente sia rimasta coinvolta un'altra imbarcazione. Ecco perché è decisiva l'autopsia sui corpi delle vittime, per accertare, innanzitutto, se i proiettili fatali siano stati esplosi dai due italiani. Ma la polizia indiana non vuole farla. Il ministro dell'Interno Paola Severino ha detto che, senza ombra di dubbio, "la giurisdizione è italiana". L'India, però, non demorde.

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La verità dei fatti in 10 mesi si poteva accertare. I mezzi tecnici e giuridici per farlo c'erano. La volontà da parte delle autorità indiane NO!
L'India non ha dato una bella immagine di sé: per la sua burocrazia lentissima, per i continui rinvii immotivati a prendere una qualsivoglia decisione, per l'ambiguità dimostrata verso un Paese amico come l'Italia.
In compenso non ha fatto altro che chiedere soldi con ogni pretesto. Soldi che ha ottenuto visto che aveva i due militari italiani in ostaggio.
Proprio questo comportamento non limpido, non volto a cercare immediata giustizia per i due poveri pescatori, ha dato un'immagine pessima di un Paese per altri versi apprezzato dall'opinione pubblica italiana.
Si è vista solo una volontà a temporeggiare, diluendo e dilatando quanto più possibile il tempo di una decisione fino a che è stato evidente, anche con tutta la buona volontà, l'abuso.
Avevano in mano due militari italiani e non due pirati...
Due rappresentanti dello Stato Italia.
Il comportamento dell'India è stato fin qui incomprensibile sul piano della correttezza internazionale, dei rapporti fra due Paesi che si rispettano.
Ecco, è mancato il rispetto. E chi ci perde è l'immagine dell'India.
Sono felice che i due dignitosissimi e molto controllati marò italiani tornino in Patria almeno per il Natale.
Purtroppo so che loro ed il loro Paese li indurranno a ritornare. Ma forse l'India meriterebbe la stessa scorrettezza che ci ha comminato fin qui, e personalmente penso che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone farebbero bene a rimanere sul sicuro suolo patrio e a non ritornare in un Paese che li ha sequestrati senza neppure cercare la certezza che i colpi sparati contro i due poveri pescatori siano partiti dai loro fucili. L'impressione di tutti è che abbiano cercato un capro espiatorio proprio nell'unica nave che si è comportata con esagerata correttezza perché, essendo in acque internazionali, la Enrica Lexie se ne poteva bellamente infischiare di accostare nelle acque indiane fino al loro porto. E questo rende ancora più grave l'atteggiamento delle autorità indiane.

giovedì 20 dicembre 2012

Costa Concordia indagini chiuse

Da: Il Corriere Fiorentino

LA TRAGEDIA DEL GIGLIO

Costa Concordia, chiusa l'indagine
Ma non si trova il timoniere

L'uomo indonesiano aveva capito male gli ordini del capitano, sbagliando almeno due manovre

FIRENZE - Chiude l'inchiesta sul naufragio della nave Costa Concordia ma non tutto fila liscio: a distanza di mesi non si riesce a rintracciare Jacob Rusli Bin, il timoniere indonesiano che capì male, forse per problemi di comprensione della lingua, gli ordini di Francesco Schettino e che sbagliò almeno due manovre, una virata a destra e qualche momento dopo una controvirata a sinistra contribuendo a mandare la nave sugli scogli dell'Isola del Giglio il 13 gennaio scorso. Per rintracciarlo e consegnargli un avviso di garanzia, la procura di Grosseto ha coinvolto l'Interpol, tuttavia il timoniere, che risulta abitante a Giakarta, capitale dell'Indonesia, non si trova.
Rusli è indagato dall'estate scorsa e fu scoperto grazie alle rivelazioni ottenute dalla 'scatola nera' in ambito di incidente probatorio. È accusato di omicidio plurimo colposo e naufragio in concorso, due reati per cui viene accusato anche Schettino. Alla procura di Grosseto però nonostante i mesi trascorsi, non è tornata indietro l'avvenuta notifica dell'avviso di garanzia: a questo punto tra gli inquirenti c'è molta incertezza anche sul come recapitargli l'avviso di conclusione delle indagini. Peraltro l'Interpol è stata sollecitata dall'Italia più volte ma il timoniere indonesiano sembra sparito e dalle autorità indonesiane non è tornato nessun riscontro alla procura grossetana.
Ad ogni modo quasi sicuramente domani la procura formalizzerà la notifica dell'avviso di conclusione delle indagini agli indagati. Anche oggi gli inquirenti hanno finito di preparare l'atto che segna la fine dell'inchiesta: decine di migliaia di pagine, si parla di 50.000, in cui viene dettagliatamente ripercorso tutto l'evento del 13 gennaio, quando la nave andò a urtare contro gli scogli dell'Isola del Giglio e poi si incagliò di fianco davanti al porto, facendo 32 vittime (ancora oggi ci sono due dispersi) tra le 4.229 persone a bordo, passeggeri ed equipaggio. Il procuratore Francesco Verusio aspetta di firmare l'avviso di conclusione delle indagini domani mattina e precisa: «Stiamo ultimando gli ultimi dettagli burocratici ma le indagini sono chiuse.
Dall'avvenuta notifica di tutti gli avvisi, ci saranno venti giorni di tempo a disposizione degli indagati per depositare le memorie difensive o chiedere di essere ascoltati dai magistrati. Trascorso questo ulteriore periodo la procura presenterà al giudice dell'udienza preliminare le richieste di rinvio a giudizio o archiviazione». Le richieste di rinvio a giudizio sono attese dopo le festività natalizie: su questo punto è in corso un confronto fra i magistrati della procura grossetana per decidere se tutti i dieci indagati individuati finora debbano subire un processo, o se qualche posizione possa essere stralciata per l'archiviazione anche alla luce dei risultati dell'incidente probatorio.


Brutte notizie: TARES


Da: La Repubblica

La Tares (tassa rifiuti e servizi) prenderà il posto della vecchia Tarsu (smaltimento dei solidi urbani) e - nella minoranza dei comuni che la applicano - della Tia (tariffa d'igiene ambientale)
La platea interessata al nuovo balzello è ampia: il tributo è dovuto "da chiunque possieda, occupi e detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani". Quindi non la verseranno solo i proprietari di casa, ma anche negozi, uffici, capannoni. Si calcolerà in base ai metri quadri (l'80 per cento della superficie catastale) senza tener conto del numero di componenti del nucleo. Per le attività commerciali - assicura Confcommercio - l'aggravio medio raggiungerà la quota record del 293 per cento. Prima rata di aprile a parte, la legge di Stabilità non fissa le altre tappe: numero, scadenza dei versamaenti successivi ed eventuali conguagli saranno fissati dalle singole amministrazioni comunali.
(20 dicembre 2012

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Iniziano le cattive notizie per il 2013.
Avevano detto che, per la quantità dei rifiuti prodotti, era più equo applicare la tassa in base al numero delle persone che occupano l'abitazione abituale. Ed era una cosa logica.
Questo criterio non è stato mai applicato nei tre comuni che conosco bene: Roma, Sabaudia, Rocca Priora.
Si paga in base ai metri quadri della casa. Assurdo ed ingiusto.
Come è assurdo ed ingiusto che si paghi di più se si tratta di seconda casa e non della dimora abituale.
Produciamo più rifiuti, e quindi una maggiore spesa per il loro smaltimento, nella casa dove viviamo o nella casa dove andiamo in vacanza per circa un mese l'anno?
Si vede bene che i criteri di tassazione non obbediscono che ad una logica: dammi più soldi possibile senza criterio di equità alcuno.