mercoledì 30 gennaio 2019

Riflessioni sul caso Marco Vannini

Rita Coltellese *** Scrivere: Marco Vannini come la Concordia

Già all'epoca dei fatti scrissi quanto sopra si può leggere cliccando sul link.
Oggi, alla luce dello sdegno nazionale di fronte ad una sentenza di Appello che riduce questa tragedia ad un Omicidio Colposo, meritevole solo di una pena di anni 5 per l'assassino e anni 3 per i suoi fiancheggiatori per aver omesso il soccorso immediato, che avrebbe potuto essere risolutivo per salvare la vita del giovane, faccio le seguenti riflessioni:
L'omicidio colposo è il reato consistente nella soppressione di una vita umana ad opera di una persona in conseguenza di un fatto a lei imputabile, ma compiuto senza intenzionalità. L'assenza dell'intenzionalità lo distingue dall'omicidio doloso o volontario.

Ora l'assassino di Marco Vannini leggo che era stato processato in Assise con il capo di imputazione di Omicidio volontario con dolo eventuale.
Evidentemente hanno accertato che NON c'è stata VOLONTARIETA' nello sparare al fidanzato di sua figlia, dunque il capo di imputazione per il quale è stato processato in Assise non era quello giusto.
Secondo la definizione sopra riportata di Omicidio Colposo dunque sembrerebbe giusta la diversa imputazione, in quanto la morte di Marco sarebbe stata provocata senza intenzionalità.
Ma in giurisprudenza i particolari fanno la differenza nel giudicare secondo il capo d'imputazione scelto.
Non i giustizialisti da tastiera, come qualche giornalista ha scritto, ma tutti gli uomini di buonsenso si chiedono come i giudici, pur cambiando il capo di imputazione, abbiano potuto ignorare una quantità enorme di particolari che rendono il capo di imputazione nella sua forma più grave in assoluto.
1 - Un militare, che usi abitualmente l'arma datagli in dotazione, o non la usi, è comunque addestrato ad usarla.
2 - L'imprudenza di prenderla per mostrarla senza accertarsi che ci fosse il colpo in canna, come c'era, deve far riflettere sul fatto che, se ha dichiarato di svolgere funzioni quotidiane nel suo lavoro che non richiedevano l'uso dell'arma, come mai c'era un colpo pronto in canna? 
3 - Questi aspetti riportati nel punto 1 e nel punto 2 non costituiscono aggravante nell' Omicidio Colposo come costituiscono aggravanti l'eccesso di velocità nella guida, ad esempio, nella NON intenzionalità di uccidere quando però si uccide? L'auto usata pericolosamente come arma tiene conto del rischio di uccidere come la pistola maneggiata irresponsabilmente costituisce un consapevole rischio di nuocere, sia pure senza intenzionalità.
4 - Lo sparo in sé non ha ucciso all'istante Marco, ancora non c'è né Omicidio Volontario, né Omicidio Preterintenzonale, né Omicidio Colposo per i giudici. Marco è vivo, ferito, urla, si lamenta e il NON ancora assassino può e deve soccorrerlo, ben consapevole, essendo cosciente di averlo ferito, che può rimediare al suo errore NON intenzionale. Ma non solo non lo fa, ma aspetta cercando di costruire una improbabile messa in scena coadiuvato da tutti i presenti:
a) fortemente improbabile che Marco si facesse il bagno nudo in vasca con la porta aperta in casa della fidanzata, in presenza del padre, per qualsiasi normalità comportamentale non è plausibile, eventualità comunque esclusa dai suoi stessi genitori;
b) plausibilmente, dato che è stato accertato che ha perso almeno 2 litri di sangue nel tempo che l'hanno lasciato agonizzare senza soccorrerlo, è stato messo nella vasca da bagno di peso per lavarlo del sangue che perdeva abbondantemente (il polmone è fortemente irrorato e il proiettile da sotto l'ascella aveva colpito il polmone), tale ricostruzione combacia con la sparizione della maglietta che il giovane indossava e con l'uscita mai spiegata, ma accertata da testimoni che li hanno visti, del figlio dell'assassino con la fidanzata visti correre affannati (forse alla ricerca di un cassonetto dove gettare la maglia per nascondere il foro del proiettile, negato assurdamente fino all'ultimo addebitando il foro ad un pettine a punta);
c) non soccorrere una persona colpita da un proiettile, sanguinante, urlante aiuto equivale ad un reato di Omicidio Colposo? Dal Codice in questa fase del delitto sembrerebbe di no, perché qui c'è l'intenzione che si estrinseca nel non agire per salvare la vita ad una persona che di conseguenza muore e il reato da Lesioni gravissime diventa Assassinio;
d) secondo i giudici questa parte fondamentale del delitto si può ascrivere nell'Omicidio Colposo o nel Volontario? E l'aver tentato fino all'ultimo di nascondere la realtà dei fatti tentando addirittura di indurre un Pubblico Ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni, il Medico del tardivo Pronto Soccorso, a scrivere il falso sul Verbale di Pronto Soccorso costituisce reato? Nemmeno aggravante della condotta dell'Omicida colposo secondo loro?
Non sono laureata in Giurisprudenza ma un poco di studio e di logica mi fanno pensare che in questo Giudizio di Appello non si sono considerati dei pezzi fondamentali della tragica morte di Marco, proprio sul piano della stessa giurisprudenza.
Marco non è morto sul colpo, Marco è morto dopo e la condotta successiva allo sparo non è colposa, è intenzionale ed è per quella condotta intenzionale e omissiva, con l'aggravante di alterare il luogo e le circostanze in cui è avvenuto il delitto, che Marco è morto! 

Marco vivo e felice con la sua mamma

Nota a margine sui motivi che hanno indotto l'uomo che ha commesso il delitto di Lesioni gravissime a diventare un Assassino: nascondere il fatto per non perdere il posto di lavoro.
Motivo ignobile e vile per chiunque si fosse sottratto alle sue responsabilità facendo così morire un giovane, ospite in casa sua, che fa pensare che quest'uomo non è degno di portare alcuna divisa vista la viltà del suo agire. 

Ho un dubbio...

Ho un dubbio...
Ma se uno si piazza davanti al cancello di casa mia pretendendo di entrare perché ritiene sia un suo diritto, e rimane lì per giorni e giorni, al freddo, sotto la pioggia, finché non arrivano i giornalisti a riprendere il triste caso, poi arrivano i rappresentanti di varie Associazioni Umanitarie (senza fini di lucro per carità!), e tutti dicono che sono disumana a non farlo entrare, additandomi al pubblico ludibrio... Cosa devo fare secondo voi? Devo cedere? Devo farlo entrare senza nemmeno sapere chi sia, dargli un letto, da mangiare, chiamare un medico per visitarlo visto che dice di essere persona cresciuta in mezzo alle guerre, poi torturata e maltrattata, dunque sicuramente non in buona salute? Poi debbo pagargli anche le medicine, si intende.
Mi sorge un dubbio: se non lo faccio sono perseguibile?

martedì 29 gennaio 2019

Diritto ad entrare in Italia sempre e comunque


Sono una cittadina media con una buona cultura generale, disposta a capire.. Se mi sapete spiegare..




Dica, cosa vuole sapere?

Dal 1990 al 2000 c'erano regole di ingresso nel nostro Paese che io, quale funzionario dello Stato, dovevo applicare. Ad esempio, anche a fronte di un Protocollo d'Intesa fra noi e la Cecoslovacchia (all'epoca non divisa in Repubblica Ceca e Slovacchia) e ad un Accordo scritto fra un nostro Ateneo e uno di Praga, con tanto di copertura finanziaria firmata da due Rettori, quando arrivava in Italia uno studioso cecoslovacco dovevo immediatamente avvertire la Questura di Roma inviando nome, cognome, documento, periodo di permanenza e copia del Piano Finanziario che garantisse la copertura economica per il periodo in cui era qui, altrimenti non rilasciavano il Permesso temporaneo di soggiorno per motivi di ricerca e studio, senza il quale lo studioso non poteva circolare senza rischio di essere fermato e, qualora sprovvisto, accompagnato in Questura. Adesso scorrazza chiunque per il Paese...

Scorrazza, scorrazza! Che esagerazione!

Ma scusi, lei non è informato che i giovani africani, fatti sbarcare dalla Diciotti forzando la mano alle disposizioni dell'attuale Governo, sono scappati dall'elegante Centro Congressi di proprietà del Vaticano con vista sul Lago di Castelgandolfo? Senza documenti, senza sapere chi sono, se sani o malati..
 Che c'entra se sani o malati?
Ha presente quante malattie si possono contrarre in Africa che qui non ci sono? E' accaduto anche a italiani andati là per turismo pur avendo preso delle precauzioni. Questi giovani che arrivano con i barconi dicono di venire da condizioni difficili, per questo scapperebbero.. Possono avere addosso di tutto.




Ecco le stupidaggini! Io sono salito sulla Sea Watch e non mi sono preso niente! 

Eh, aspetti, per certi tipi di malaria africana ci sono anche 15 giorni di incubazione! Lei non sa niente, vedo, di Igiene e Profilassi. Ma mi dica, molti italiani come me non capiscono più niente sul Diritto ad entrare in Italia: navi come la Diciotti, e avevano diritto ad entrare, navi con bandiera olandese, ed hanno diritto ad entrare, li rifiuta persino l'Olanda ma secondo voi debbono entrare in Italia per forza.



Ma mi sembra evidente.. E' questione di umanità!

Allora se è questione solo di umanità non c'è bisogno di fare tanti arzigogoli una volta dicendo che li ha presi dai gommoni dei criminali una nave italiana, una volta tedesca o olandese ed è la stessa cosa, basta che chiunque si piazzi davanti alle nostre coste può entrare automaticamente in Italia "per umanità". Sbracamento totale dei nostri confini... L'Italia Paese di Tutti ma mantenuta dai soli ormai schedati dall'Agenzia delle Entrate...

venerdì 25 gennaio 2019

I Racconti di una cattivissima vecchia 9°: Visita al defunto

 Visita al defunto

Oggi, al supermercato, molta gente.. Una donnetta incolore, di età indefinita, vestita modestamente e ordinariamente, urla al cellulare: "Ma davero?! Ma chi? Tu socera? Oh quanto me dispiace! Ma quanno è successo? Ma do' sta' mo'? A casa?"
Penso infastidita che potrebbe parlare più piano senza invadere l'udito altrui e alla fine, sentendo che la suocera della persona con cui sta parlando è a casa penso ad un malessere, un incidente, comunque che è viva e dunque tutto questo pathos è fuori luogo.
Mi sposto facendo la spesa anche per non sentire più la voce altissima della burina.
Ma quella inizia un'altra telefonata ed urla arrivando anche a distanza: "E' morta a' socera de'.... Sì, se ne è andata. Eh, sì ce passo stasera.. Se vedemo lì.. Sì verso le otto.. Ma figurete a me nun me ne frega niente de' a morta, ma ce devo annà.. Ma nun me ne frega proprio niente!"
Il tono è di chi si prepara ad una serata interessante, diversa dal solito, in cui potrà succhiare tante informazioni minute da raccontare alle altre persone uguali a lei.
Sono disgustata e mi verrebbe da dirle: "Ma non ci vada, ne saranno contenti i vivi che restano e pure la morta se una miserabile come lei si asterrà dall'asfissiarli con la sua presenza!"
Ma quella continua con le sue succose informazioni sulla visita alla fresca defunta, senza ritegno, senza vergogna per quello che va urlando al cellulare in un luogo pubblico dove, volenti o nolenti, possono sentirla tante persone.
"Ah, ce vai pure te.." Siamo alla terza telefonata, sempre con lo stesso tono menefreghista, fatta eccezione per la prima in cui ha dimostrato sorpresa e una superficiale, esagerata, quanto finta partecipazione.  "Allora se ce vai tu... che ce annamo 'ndue..? - E' delusa, forse è una persona della sua famiglia e basta un solo rappresentante dato il rapporto con la famiglia della defunta, vede sfumare l'interessante serata e i relativi commenti e pettegolezzi che tanto le fanno gola, poi decide che non può perderseli: "Vabbè, ce vedemo lì."

giovedì 24 gennaio 2019

Il Papa non vuole muri!!!

Da: Fan Page
Papa Francesco a Panama: “Il muro anti-migranti? La paura rende pazzi”

Papa Francesco è a Panama dove oggi si aprirà la trentaquattresima Giornata mondiale della Gioventù. Sull’aereo come di consueto ha parlato con i giornalisti al seguito e rispondendo a una domanda sui muri anti-migranti il Pontefice ha detto che sono una conseguenza della “paura che fa diventare pazzi”.
continua su: https://www.fanpage.it/papa-francesco-a-panama-il-muro-anti-migranti-la-paura-rende-pazzi/
http://www.fanpage.it/

Non si costruiscono muri!
Porte aperte a tutti!
Sono coerente, non parlo e basta!


Parte delle mura Vaticane: le dimensioni delle persone sotto di esse danno conto della loro possente altezza

Parte delle mura Vaticane: in basso a destra della foto notare alcune persone per rendersi conto delle proporzioni



Mura e ancora mura invalicabili circondano il Vaticano



Mura e ancora mura altissime!


Guardate le automobili... Che muri!




Nel portone che si vede di fronte in questa immagine io sono cresciuta, dietro il mio palazzo, a poche decine di metri a piedi, c'è Via Leone IV dove affacciano parte delle Mura Vaticane.
Proseguendo a piedi lungo Via Ottaviano, verso Piazza Risorgimento e dopo averla attraversata, c'è Via di Porta Angelica e davanti all'Ufficio Postale, dove mio padre ha lavorato negli ultimi anni della sua carriera, si apre la Porta Principale del Vaticano: guai a provare solo ad avvicinarsi, potevi sbirciare dentro dal marciapiede della via, ma se ti fermavi la Guardia Svizzera, allora con tanto di alabarda, si avvicinava guardandoti con diffidente alterigia.
A me non la possono raccontare, perché io sono cresciuta a due passi da loro.. e so chi sono: la summa dell'ipocrisia!





mercoledì 23 gennaio 2019

Ipocriteide

Da: La Repubblica.it  22 gennaio 2019

Migranti, la Germania si sfila dalla missione Sophia. Salvini: "Non è un problema" Per Berlino il ritiro è dovuto alla linea dura del ministro dell'interno

La Germania “sospende” l’operazione navale Sophia  per il controllo del Mediterraneo. Berlino ha annunciato che non sostituirà la fregata impegnata nel Canale di Sicilia in attesa che “venga definito il mandato della missione”.  Ma la decisione tedesca rischia di significare la fine di ogni attività. Diminuendo così drasticamente il numero di navi militari attive nel Canale di Sicilia per soccorrere i migranti e controllare i trafficanti di uomini.
Non risulta che il governo Conte e i vertici militari di Roma siano stati consultati prima della decisione.

Da: TGCOM 24 22 gennaio 2019
Migranti, la Germania interrompe la partecipazione alla missione Sophia per la "linea dura dellʼItalia"

A partire da martedì, dopo la fregata Augusta, da Berlino non sarà più inviata alcuna nave tedesca davanti alla costa libica. La replica di Salvini: "Non è un problema se qualcuno si sfila"




Ma ceeerrrto! E' tutta colpa dell'Italia! Brutta e cattivona che non vuole più prenderseli tutti lei! Che, anche quando li "salvava" qualche nave tedesca, poi qua li scaricava: grazie a quel simpaticone di Renzi, naturalmente, che aveva fatto tutto con discrezione... finché quella tonta della Emma Bonino non ha svelato a quei beoti degli Italiani, che continuavano a chiedersi "Ma perché sempre tutti qua in Italia?", quello che aveva fatto quel furbacchione di Matteo Renzi!

Da: La Repubblica.it   12 giugno 2018

Al centro delle critiche europee il ministro dell'Interno Matteo Salvini e la sua decisione di non accogliere i migranti nei porti italiani. Una posizione definita dal premier francese Emmanuel Macron "irresponsabile" e "cinica". E dal portavoce di En Marche, "vomitevole".

Da: Il Giornale 16 giugno 2015

Nave della Merkel scarica 544 clandestini in Calabria

I militari tedeschi recuperano 544 immigrati nel Mediterraneo e li portano a Reggio Calabria: li ospiterà tutti l'Italia



Da: Quotidiano.net 15 ottobre 2018




Migranti, polizia francese avvistata mentre scarica profughi in Italia. Furia Salvini

Il mezzo filmato dalla Digos, la procura di Torino apre un fascicolo.  Il ministro: "Non guarderemo in faccia a nessuno". La replica da Parigi: "Un errore"













Se ne sono accorti...





















Mais de quoi? Di cosa!

Ma come di cosa Emmanuel! Non fare il finto tonto! Gli Italianer si sono accorti che gli africani una volta scaricati restavano tutti li!!! Poi tu ti sei messo a fare il furbo e, quelli che passavano, di notte glieli riscaricavi attraverso i boschi lì al confine!

Mais oui! C'est vrai! Mais chi li vuole a questi! Noi già abbiamo tanti algerini per via dell'Algerie ex notre colonia..



Soltanto??!!! Vogliamo parlare del Mali, del Niger, del Senegal ecc. ecc. ecc... Su Emmanuel non farmi fare l'elenco!

Mais oui! C'est vrai! Ma les Italiens sont très ignorants e non lo sanno. Puis sont influencés par la presse e la télé e le Pape..  Sur Angela nous faisons  du théâtre!















































































venerdì 18 gennaio 2019

Io e l'ebraismo

Io e l'ebraismo

Sto leggendo Amos Oz e credo che attraverso lui mi sto immergendo nell'ebraismo di Israele, del moderno Stato di Israele: ho acquistato 4 libri suoi e sto leggendo il primo: "Una storia di amore e di tenebra".
Non avevo mai acquistato suoi libri finché è stato in vita. Appreso della sua morte e delle notizie su di lui mi è venuta voglia di conoscerlo.

Non si possono leggere tutti gli scrittori del mondo viventi, giacché tanti ne leggiamo che sono vissuti prima di noi ma possono ancora parlarci attraverso i loro scritti..
Quindi a volte la nostra scelta è casuale. Di certo però a me l'ebraismo interessa da quando a 14 anni feci la traumatizzante scoperta che qualcuno, poco prima che io nascessi, aveva deciso che chi era ebreo non aveva diritto a vivere e doveva sparire dalla faccia della Terra.
L'ho già scritto in altri miei scritti: avevo 14 anni ed era di pomeriggio nella mia casa di Via Ottaviano, a Roma. Ero da sola, mio padre lavorava di turno pomeridiano quel giorno e mamma era uscita o per andare in Chiesa, dove si recava fino a tre volte al giorno, oppure per sbrigare qualche commissione. Guardavo la TV in bianco e nero, non ricordo se già ci fosse il secondo canale RAI o se fosse solo il primo, so che cominciarono a scorrere le immagini girate dagli statunitensi quando aprirono i campi di sterminio nazisti. Non sapevo nulla di quanto era accaduto appena prima che io nascessi: 1946. Provai un sentimento di tale smarrimento che pensai che non avrei mai voluto essere nata in un mondo in cui era stato fatto questo da uomini ad altri uomini. 
Per quei 14 anni i miei genitori mi avevano preservato dall'orrore: cattolici in modo diverso, comunque credenti che esista un Dio invisibile e soprannaturale che ha messo l'Uomo al centro della Creazione. Mio padre aveva una pessima idea della Chiesa Cattolica perché ne conosceva la nefanda Storia, ma diceva: "Credo ci sia un Ente Superiore a me." Indicando con il dito indice verso l'alto. Aveva un'idea di Gesù Cristo, l'ebreo, sublime e di grande rispetto, ma non credeva che fosse più figlio di Dio di quanto non lo fosse ciascuno di noi.
Mia madre, invece, era una cattolica perfetta: non c'era precetto della Chiesa di cui ella mettesse in dubbio la veridicità. Credeva dunque che Gesù fosse davvero Dio incarnato, credeva nella sua resurrezione dalla morte, credeva che Maria non fosse mai stata toccata da uomo, tantomeno da suo marito Giuseppe, e sapeva tutta la storia di questi ebrei, dei loro parenti, S. Anna, S. Gioacchino, S. Elisabetta, cugina di Maria e madre di Giovanni Battista, e della loro terra, la Galilea e la Giudea... Mia madre conosceva tutte le loro vicissitudini fino a trasmettermi una vera cultura storica su di loro, basata sul Vangelo dei 4 evangelisti riconosciuti dalla Chiesa Cattolica. Ma mi parlava anche della Bibbia, il libro storico in cui si parla solo del popolo ebraico. In particolare dei 10 comandamenti che i cattolici hanno adottato dagli ebrei che li ebbero da Dio tramite l'ebreo Mosè.
La divisione fra l'ebraismo e il cristianesimo ci fu perché gli ebrei non credettero affatto che Gesù fosse Dio incarnato, ma soltanto un predicatore come era stato suo cugino Giovanni Battista, che aveva fatto una brutta fine prima di lui.
Questo è quanto sapevo degli ebrei fino ai miei 14 anni.
Scoprire che qualcuno, seguendo un livido folle, un caporale, un imbianchino, avesse ritenuto come normale e giusto prendere casa per casa ogni ebreo: in fasce, fino al vecchio fragile, passando per le donne incinte, i bambini, gli adolescenti come ero io in quel momento che lo scoprivo, i giovani, uomini e donne, colti o meno che fossero e, strappandoli alle loro case, ai loro averi, trascinarli meno che animali in vagoni piombati, in campi per sterminarli.. fu scioccante.
Fino a quel momento, un po' a scuola dove si apprendeva poco o nulla della vera Storia, un po' a casa, un po' in parrocchia, essendo questi i luoghi che frequentavo, tutto quel che sapevo delle atrocità commesse dall'uomo era relegato in tempi di brutale ignoranza degli uomini, non in tempi così recenti e proprio nel secolo in cui l'Uomo aveva raggiunto la massima conoscenza scientifica della sua Storia.
Mi persi in un buco nero di scoperte che non davano alcun appiglio ad alcuna spiegazione di un simile orrore. La Germania aveva scienziati, musicisti, letterati.. Non era un primitivo villaggio sperduto in una parte isolata del mondo: era in mezzo all'Europa.
Fu una scoperta che, senza esagerare, posso dire che ha segnato il mio pensiero che allora era privo di vera conoscenza.
Non avevo amici ebrei e nemmeno ne ho ora. Ma la ferita inferta al mio concetto di Umanità è profonda e dolorosa. Vivendo poi ho scoperto che Dio non c'è come concepito dai cattolici, ma nemmeno dagli ebrei e nemmeno dai seguaci di Maometto. L'Uomo è una creazione biologica che fa parte del Creato. E nemmeno la più nobile. 
Proprio perché qualcuno si è permesso di perseguitarli con tanta dissennata ferocia ho per loro un particolare interesse. Ma già prima di apprendere questa orrenda pagina della Storia recente la piccola Rita aveva una sua peculiarità, come ciascuno di noi ne ha, che si estrinsecava in un sentimento di vergogna e di mortificazione per il modo in cui la maestra Lelli, nella Scuola Elementare "Luigi Pianciani" che frequentavo, si rivolgeva quasi ogni mattina all'unica bambina ebrea della mia classe: Disegni.
Ogni mattina dovevamo dire la preghiera in piedi, e rigorosamente cattolica, prima dell'inizio della lezione. La "Luigi Pianciani" era una scuola pubblica. Con il volto verso la maestra, la vedevo guardare verso il fondo della classe, con un'aria che mi metteva disagio, fredda, severa, si rivolgeva a Disegni con tono quasi di rimprovero, un atteggiamento di cui provavo vergogna e mi sentivo umiliata nel sentirle dire: "Disegni! Alzati in segno di rispetto!" Tutte ci giravamo a guardare Disegni che, essendo alta, era stata messa all'ultimo banco. Lei si tirava su in silenzio, strusciando la schiena lungo la parete di fondo, con un'espressione timida e vergognosa. Ed io sentivo tutto questo come sommamente ingiusto: per il tono con cui la maestra le si rivolgeva, per la richiesta che le faceva di alzarsi chiedendole un rispetto che, a me sembrava, a lei con quel gesto veniva negato, additandola come diversa da noi tutte. E questo mi dispiaceva. Non ho mai notato in nessun'altra il mio stesso sentimento. Una volta che provai ad esprimerlo con Silvestri, la "cocchetta" della maestra che sedeva come me ai primi banchi essendo come me piccoletta, lei mi rispose che era giusto: "Lei è ebrea e non prega come noi ma deve alzarsi per rispetto."
Silvestri era visibilmente la più ricca della classe: per i vestiti che portava e per gli oggetti che aveva. Era molto carina e anche molto cattiva e, sempre per questo mio strano cuore che mi sono trovata in sorte, arrabbiato per quello che stava facendo, non a Disegni, ma ad un'altra compagna di classe grande e grossa che non sapeva difendersi e piangeva, le strappai dalle mani il quaderno che lei le aveva sottratto sventolandolo per la classe dileggiandola: "Guardate, - diceva alle altre che ridevano - zero, zero, zero! Ha il quaderno pieno di zeri!" 
Piccola ma decisa, Rita, togliendoglielo dalle mani, le disse: "Ridaglielo! Questo non è tuo!" E anche le fiancheggiatrici ridanciane smisero di ridere, mentre io restituivo il quaderno alla compagna.
La maestra Lelli si faceva chiamare con il cognome del marito, quando nel posto di lavoro si dovrebbe usare il cognome di nascita, ed era molto orgogliosa di essere la vedova del generale Lelli. Come lo era di suo figlio che, ci informava, era laureato in Economia e Commercio. A me sottrasse le letterine di Natale che avevo ingenuamente portato a scuola per farle vedere alle mie compagne le quali non ne avevano di altrettanto belle, essendo le mie con la porporina e le finestrelle con disegni che si aprivano su altri disegni.. Non me le restituì più, dicendo compiaciuta: "Con queste farò giocare i miei nipotini!" L'aver distratto le compagne con quelle intime letterine scritte a mio padre negli anni mi costò il loro sequestro.
E' una scuola che non esiste più per fortuna.
Disegni se ne andò dopo la quarta elementare e la maestra Lelli disse:"Gli ebrei sono commercianti, a loro basta imparare a fare le somme, un po' di aritmetica, la cultura a loro non interessa".
La famiglia di Disegni aveva un negozio di abbigliamento a Piazza Risorgimento, la stessa Piazza dove affacciava la nostra scuola.
La rincontrai anni dopo proprio mentre passavo nei paraggi del suo negozio: lei era diventata una splendida adolescente, molto elegante e i passanti si giravano a guardarla.
La maestra Lelli non sapeva nulla di gente come Einstein ed altri per fare l'affermazione che fece...
Mio padre, uomo di sinistra, autodidatta, che mi parlava di poeti come Foscolo, Giuseppe Giusti e altri, che mi parlava di Storia come a scuola nessuno, facendomi riflettere sulla figura di Napoleone non come un eroe, ma come un ambizioso sanguinario che, per la sua gloria, aveva fatto morire tanti uomini unici ed irripetibili per le loro madri, mogli, figli, sugli ebrei dimostrò una certa ignoranza.
Un giorno che passavamo sul Lungotevere davanti alla Sinagoga disse che dentro era peccato entrare per i cattolici e che avevano sull'altare una testa di bue.
Ero un'adolescente che aveva i suoi 14 anni alle spalle da un po' e, indignata, gli risposi che non era vero e che era rimasto all'immagine biblica di quando Mosè, sceso dal Monte Sinai, li trovò che adoravano un bue tutto d'oro. "E' un'immagine simbolica, - dissi - per dire che adoravano le cose materiali. Lui però portò loro le Tavole della Legge per riportarli sulla buona strada, Tavole che anche i cattolici e i cristiani in genere hanno adottato."
Pensai che mio padre, che veniva da un piccolo paese di agricoltori, e che tanta fatica aveva fatto per crearsi un minimo di cultura, avendo dovuto iniziare a lavorare molto presto, era perdonato se aveva delle lacune.
Tornammo a parlare di ebrei solo una volta: ero ormai sposata e lui, socialista nenniano, deluso, si era messo a votare per il PCI, e parlava bene dell'U.R.S.S.. Sapendo che anche in Russia gli ebrei non avevano vita facile, obiettai che, senza arrivare agli orrori del nazismo, certo dal lato opposto i comunisti non si dimostravano tanto migliori su questo aspetto. E lui disse una cosa che mi dispiacque moltissimo, perché amavo mio padre, lo ritenevo un uomo intelligente, e tale era ritenuto da tutti coloro che lo conoscevano, dote riconosciutagli anche dai suoi detrattori, disse che gli ebrei facevano enclave fra di loro, escludendo gli altri, e mi raccontò dei tanti commercianti che lui conosceva nel quartiere Prati, dove avevamo la nostra casa: "Loro mettono regolarmente dei soldi in una cassa comune e se uno di loro fallisce con quei soldi lo aiutano a rimettersi in sesto. Così nessuno mai arriva ad un vero fallimento."
"A me sembra una cosa buona, - risposi - dovremmo prendere esempio da loro noi cattolici che ci riempiamo la bocca di solidarietà ma non ci aiutiamo affatto gli uni con gli altri."
"Ma così facendo loro danneggiano l'economia degli altri, in ogni Paese sono un'enclave chiusa. Per questo li perseguitano e lo fecero anche i nazisti."
La mia indignazione crebbe insieme al dispiacere di sentire mio padre cercare una qualsivoglia giustificazione anche ai nazisti: lui che odiava Mussolini!
"I bambini! Cosa c'entravano i bambini?!" Proferii verso quel nonno innamorato dei miei bambini. E lui mi rispose quanto di peggio io mi aspettassi da lui: "Poi i bambini diventano adulti."
Poco tempo dopo mio padre morì all'improvviso e quindi non potei più ritornare sull'argomento per verificare che forse ci aveva ripensato e che ammettesse di aver detto cose sbagliate.
Ho il copione originale del film "Mosca Addio" che Liv Ullmann lasciò graziosamente in dono a mio marito quando girò una delle scene del film nella Stazione Osservativa che lui gestiva in quel momento. Il film è tratto dalla storia vera di un'Astrofisica ebrea russa e di come veniva vessata nel suo Paese sotto il comunismo, fino a che si trasferì in Israele. Leggendo quel copione mi si è chiusa la gola e ho pianto.

Oggi, leggendo Oz, scopro che al tempo dello Zar gli studi superiori erano preclusi agli ebrei.
La Storia della persecuzione è dunque lunga e sotto qualsivoglia regime.. 
Non mi è mai piaciuta la parola ghetto, e tantomeno che a Roma fosse chiamato così il quartiere dietro la Sinagoga.
Ma leggendo ho scoperto che in altre città e nella Storia esistevano quartieri in cui abitavano gli ebrei che erano chiamati Ghetto.
Non capisco e per me tutto questo non ha senso.
Eppure in anni recenti, parlando con un ingegnere polacco che lavorava, pagato stentatamente a parcelle professionali, presso l'Università dove lavoravo, egli mi disse che anche al suo Paese gli ebrei erano malvisti "perché si aiutavano fra di loro escludendo gli altri, quindi così danneggiandoli". Mi ritrovai davanti la teoria di mio padre, come una nemesi. Risposi, turbata, più o meno quello che avevo risposto a mio padre. 
L'ingegnere ed io stavamo parlando del professore ordinario della mia Università, di origini polacche, che lo aveva fatto venire in Italia per svolgere quel lavoro che, chi aveva avuto il finanziamento per farlo, non sapeva fare. L'ingegnere era stato studente del professore polacco, il quale se ne era andato in Gran Bretagna per poi approdare in una cattedra nella nostra Università. Egli spesso commentava i fatti che riguardavano Israele fino a dirmi a denti stretti che lui odiava gli ebrei. Gli rispondevo indignata sul fatto che, se veniva attaccata, Israele faceva bene a rispondere e, se lo sapeva fare meglio di chi la voleva distruggere, peggio per chi ci provava.
Ma parlando con il suo ex allievo feci una scoperta sorprendente: "Ma se lui è ebreo." Mi disse.
Rimasi di sasso. Quanto deve aver sofferto sotto il comunismo in Polonia per rifiutare la sua origine? Mi chiesi smarrita. E ripensai ad un librino che mi era capitato di leggere dal titolo "Ebraismo ed odio di sé" di Otto Weininger. Vale la pena ricordare che Weininger abbandonò definitivamente l'ebraismo facendosi battezzare protestante.
Cosa dire. Per me tutti gli uomini sono uguali e in questo la penso come Einstein: apparteniamo tutti alla razza umana.
Il resto per me è aberrazione del pensiero.
Oggi molti si riempiono la bocca della parola razzismo a totale sproposito quando si dice che non si possono accettare masse di gente che arriva dai più svariati Paesi del continente africano, togliendo la sostanza del problema, fin troppo ovvia, e sostituendola con il razzismo e, peggio, con il fascismo.
E' una deriva, una manipolazione della realtà oggettiva del pericolo che corre un Paese praticamente invaso, non con le armi come in passato, ma con la destabilizzazione sociale ed economica.
Sono i cattivi modi di pensare che, falsando la realtà oggettiva, creano disastri nella Storia.
Questa fissa storica, che vuole ghettizzare i cittadini di una qualsivoglia nazione di religione o semplice cultura ebraica, è un'aberrazione del pensiero.
Siamo tutti uguali e coloro che vogliono entrare a forza nel mio Paese, senza rispettarne le Leggi, non sono diversi da me in quanto razza, ma in quanto persone che pretendono di non rispettare le Leggi giuste e necessarie per ogni Paese che mantiene la propria economia chiedendo le giuste tasse ai suoi cittadini.  

martedì 15 gennaio 2019

Alba a Sabaudia e civetta morta



Alba del 13 gennaio a Sabaudia LT: una patina gelata ricopriva l'erba del prato e.. lei non ce l'ha fatta.. Non sentiremo più il suo canto la sera..









domenica 13 gennaio 2019

Gianluca Nicoletti sarebbe un Asperger

Da: Huffington Post - 7 maggio 2018

Intervista a Gianluca Nicoletti


"Mi hanno detto che sono crudele, sono disumano, ma io quando la gente parla mi annoio. Non riesco a essere formale. Dico le cose in faccia, come le penso. Se prima avevo dei sistemi di ammortamento sociale, adesso li ho abbandonati. Non ho più voglia di adeguarmi a delle regole che non hanno nessun senso. Fingersi amici, attenti alle vite degli altri, ma a che serve? Mi hanno anche detto che non so amare, ma amare è quello che faccio per mio figlio. Solo quello".
Quando Gianluca Nicoletti parla – e si inerpica fra neologismi e metafore, strutturando discorsi complicatissimi ed esponendoli come fossero rap – tutto si avvinghia alla disperazione che solo le cose vere e crudeli ancora posseggono.
Nicoletti nella sua vita è stato tante cose. Ha cominciato a lavorare nel 1983 alla RAI, prima come giornalista dunque inviato speciale, infine capostruttura della Divisione Radiofonia, arrivando a creare il primo portale internet dinamico della tv pubblica.
Adesso è editorialista e speaker radiofonico, in onda su Radio24 tutti i giorni all'ora di pranzo con Melog. Dopo due libri di successo, Una notte ho sognato che parlavi e Alla fine qualcosa ci inventeremo, entrambi pubblicati da Mondadori, è di nuovo in libreria con "Io, figlio di mio figlio". Il suo testo forse più personale, e più struggente, in cui si racconta in prima persona, dalla biografia alla diagnosi – pubblicata integralmente – che evidenzia come lui soffra della sindrome di Asperger.
Perché ha scelto di pubblicare integralmente dei documenti così personali?
Quando è arrivata la diagnosi, ho passato un mese veramente atroce. Ha mai sentito fare comingout di pazzia? Ma l'ho fatto, sfidando ogni cosa. Io non sono staccato da mio figlio. Io sono mio figlio, e lui è me. Se faccio una battaglia per mio figlio, la faccio anche per gli altri. Adesso la mia estrosità ha un nome. Mi sembrava inutile tenerlo nascosto. E allora ho fatto uno sforzo. Mi sono messo in gioco in prima persona. Anzi, mi sono segnato a vita per dimostrare al mondo che si può vivere con il cervello strano. Non è una cosa che ho fatto a cuor leggero. Se hai un problema così, come il mio, ti senti matto. Ma dovevo farlo.
Perché?
Perché non sono i vaccini. Se hai un figlio strano, un po' strano sei anche tu. In gran parte, l'autismo si passa da padre in figlio. Non sarà la causa unica, lo so, ma non ho mai visto una persona strana che non ha un figlio strano. Ad alcuni, lo leggi in faccia. Poi negli incroci genetici ci sono le mutazioni, certo, ma il cervello strano lo prendi.
Lei ha una posizione molto critica rispetto ai no-vax.
Sono dei poveracci. È come una religione che nasce da un'eresia. Nasce da una menzogna. Basta guardare 1000 autistici in una stanza, e ci si chiede: ma cosa centrano i vaccini? Se poi la scienza darà loro ragione, sono disposto a ricredermi.
"La tutela costante di un figlio autistico corrisponde al naufragio di ogni speranza e piacevolezza individuale. Siamo tante monache di Monza, costretti alla clausura da chi non vuole spartire con noi il patrimonio comune del benessere sociale". Nel suo libro ha scritto questo.
È esattamente così: con un figlio autistico non sei più padrone della tua vita. Lui diventa padrone del tuo tempo. Il tempo libero diventa contingentato, e ne usufruisci in modo imprevedibile.
Le relazioni sociali diventano complesse, se non impossibili.
Gli amici prima ti compatiscono, poi ti vogliono bene, poi ti dicono: fatti la tua vita, e occupati di tuo figlio. Intorno a tutto questo ci devi mettere il lavoro. E allora non hai più spazio per gestirti l'affettività, le amicizie. Questo ti isola, ti incattivisce, ti sfugge tutto intorno. Se non te ne fai una ragione.
Lei se ne è fatto una ragione?
Alla fine sto bene così. È quello che voglio. A volte mi mancano, un pochino, le cose che avevo primo. Cazzeggiare con degli amici, con delle persone simpatiche, andare a cena. Ma è difficile. Lavoro molto e il lavoro mi compensa.
In che modo?
Faccio un lavoro che implica relazione, e non mi posso lamentare. Mi sono costruito una macchina di sopravvivenza efficiente. Ammortizzo l'ansia nell'iperproduzione, nell'iperscrittura, nell'iperloquacità. Questo ti sfoga, come un cavallo che fai correre fino allo sfinimento. Se sto un giorno senza lavorare, soffoco. Il lavoro per me è la sopravvivenza.
Ma il lavoro, come ha raccontato sempre nel libro, non le ha lesinato sofferenze. Scrive: "Il 25 dicembre 2004 ogni traccia di me era stata cancellata dal sito della Rai. Come se non fossi mai esistito".
Sono stato allontanato in maniera vergognosa, e senza alcuna colpa. Nessuno ha fatto niente. È stato terribile, ma me ne sono fatto una ragione. Dovevo capire che non ero più funzionale al sistema, e il sistema ha reagito. Da un giorno all'altro non ti rivolge la parola più nessuno, è assurdo. Alla fine, però, non sarei potuto stare dietro la scrivania in RAI ad aspettare i giri di boa della politica.
Eppure è costretto all'ipergioventù.
(ride) I figli autistici ti costringono ad avere una capacità di reinventarti, di rimanere sulla breccia per un tempo infinito. Io vorrei diventare vecchio, ma mio figlio me lo impedisce. I figli autistici sono come i vampiri: ti succhiano il sangue, ma ti danno l'immortalità.
L'idea del futuro però si rivela un tormento.
Diventa fondamentale produrre qualcosa che abbia un senso, e si alimenti con il valore aggiunto di questi cervelli ribelli. È questo quello che sto provando a fare con il casale delle arti, che dovrebbe essere un progetto di vita per questo ragazzi, una microazienda che produce cose di valore per il mercato.
La scuola italiana come si dimostra?
Totalmente inadeguata. Il mio progetto lo sto facendo con la parte più avanzata del Miur.
E intanto mancano anche le nuove linee di indirizzo per l'assistenza agli autistici.
Ancora non le hanno fatte uscire. Non si sa perché. C'è una grande guerra, perché dalle linee guida nascono i trattamenti.
A 63 anni, come dicevamo, le hanno diagnosticato la sindrome di Asperger. Ma il cervello ribelle quando ha capito di averlo?
L'ho sempre saputo. Mi sentivo diverso.
Mi spieghi.
Ti ricordi minimi particolari della tua infanzia, vuoi stare da solo, non vedi l'ora di stare da solo. E poi io costruivo le capanne e le casette, mi ricordavo le luci e gli odori. Il mio problema era la famiglia: genitori dappertutto, fratelli dappertutto, famigliari ovunque. A un certo punto della mia vita, mi sono accorto che mi trovo sempre ai margini, in qualsiasi gruppo. Gli altri erano gli altri, e io non entravo in sintonia con loro. Cose da suicidarmi, appena sentivo di una festa di compleanno. E tutt'ora mi riesce difficile.
Una curiosità: ma quando uno le parla e lei si annoia, come si comporta?
Tergiverso. Dico cose mie. Distruggo nell'altro ogni possibilità di continuare. Non ho paura di radicalizzare il mio rifiuto, la mia volontà oppositivo. Dico: "Adesso mi sono rotto, ho capito". Una volta ero meno tranchant. Adesso no. A volte cambio argomento. Vado di palo in frasca. Anche in radio, non tolgo la parola come mi rimproverano, ma quando qualcuno dice qualcosa che non mi interessa, cambio piano. La mia è una ricerca di sopravvivenza. È la ricerca di appagamento. La relazione diventa una ricerca continua del punto G: se non arriva quello, è un eterno frigido relazionale.
Prima era altrettanto insofferente?
Da bambino tantissimo. Ho avuto un'adolescenza terribile. Alle feste ero sempre diverso. Sempre una montagna da scalare. Ma quando ho cominciato a fare della diversità la mia forza, tutto è cambiato.
Come?
Mi sono laureato, ho fatto un concorso ministeriale, l'ho vinto, sono andato in Spagna a insegnare. Per puro caso capitai in Rai e per caso ho fatto questo lavoro, che è stato la mia fortuna. Il mio cervello ribelle si è rivelato il mio motivo di sopravvivenza.
In che modo?
Grazie a uno sguardo laterale rispetto agli altri. Poi man mano ti aggiusti, e vai avanti. Adesso, da quando è uscito il libro, i colleghi mi guardano come un malato terminale.
E lei come reagisce?
Mi piace avere un cervello che produce sempre qualcosa. Non sto mai senza idee. Sono sopraffatto, dalle mie idee. Così non ho tempo per i pensieri cupi, per l'ansia. Quando mi vengono, cerco di riderci su.
La società, così chiusa alle diversità, come risponde?
La società si autodifende abbassandosi sul livello medio comune a tutti. Il bullismo è in piccolo la metafora della società. I bulli sono i mediocri. Una società basata sull'eccellenza non si potrebbe reggere. Forse è giusto che l'equilibrio sia questo: non puoi pensare che una persona accetti che sei diverso.
Perché?
Perché il diverso demolisce gli ammortizzatori di sicurezza: che Dio c'è e ci assiste, che la mamma e il papà sono buoni, che il cuore è la sede dell'amore... Il diverso demolisce la lettura superficiale delle cose. Ma la realtà non è mai bianco o nero. Guarda il successo del pensiero nei social network: un pensiero basico. O la pensi come me, o devi morire. Ma non c'è da stupirsi. Una realtà basata su un pensiero binario, deve e può esprimere solo un pensiero binario.
Pensa dunque che non ci sarà mai integrazione?
Non lo so, credo però sia molto difficile. Non dobbiamo dimenticarci che le grandi innovazioni, da Bill Gates a Mark Zuckerberg a Steve Jobs, sono state portate avanti da persone che hanno sospetto di autismo. E sono persone che hanno cambiato il mondo delle relazioni perché ciò che è facile per le loro menti ribelli diventasse semplice per tutti.
Perché il futuro ha bisogno degli autistici?
Le relazioni stanno cambiando. La società si sta articolando diversamente. E il lavoro richiederà delle capacità di multitasking assolute. Ci siamo evoluti tante volte, abbiamo perso il pelo e creato il riscaldamento e i vestiti, ci trasformeremo di nuovo. E gli autistici saranno all'avanguardia.
AUTRICE DELL'INTERVISTA:
profile imageFlavia Piccinni, scrittrice e giornalista
Flavia Piccinni. Scrittrice e giornalista, ha pubblicato tre romanzi (Quel Fiume è la notte, Fandango; Lo Sbaglio, Rizzoli; Adesso Tienimi, Fazi) e un saggio sulla ‘ndrangheta (La malavita, Sperling&Kupfer). Ha vinto numerosi premi letterari (fra cui il Campiello Giovani) e radiofonici (l’ultimo è il Marco Rossi). È coordinatrice editoriale della casa editrice Atlantide. Collabora con diversi giornali. E' autrice di documentari per Radio3 Rai e Rai1. Il suo ultimo libro è "Bellissime" (Fandango Libri, 2017), che ha prodotto due interrogazioni parlamentari e un DDL, ed è finalista al Premio Benedetto Croce e al Premio Alessandro Leogrande.
Di DSM in DSM siamo arrivati al V mi pare.
Chi non sa cosa sia può farsi una cultura su Wikipedia.
Comunque a fronte del fatto che è un logorroico, con un cervello molto produttivo e multifunzionale può darsi che Nicoletti sia un Asperger e che, nel gioco del crossing-over che avviene nella meiosi per la formazione dei gameti, la mancanza di equilibrio, che in lui si traduce in eccesso, in Tommy abbia sconfinato nel lato opposto.
Ma questo non vuol dire che Nicoletti, sempre estremo, si possa dire, come fa lui in questa intervista, matto.
Nei miei 72 anni di vita di persone anormali senza alcuna diagnosi, perché mai hanno pensato di sottoporsi a visita psichiatrica, ne ho incontrate tante. Da giovane le subivo, esterrefatta, oggi le mando metaforicamente affanculo. Anche perché, costoro, difendono strenuamente la loro anormalità cercando, per di più, di far passare da matti gli altri.
Dunque, caro Nicoletti, lei è sanissimo e Tommy è soltanto indifeso in una società cattiva, come fatti recenti ne hanno dato ennesima prova, e lei da sempre mi piace moltissimo.
A proposito poi di quello che si ricorda nell'intervista, il suo congelamento in RAI, dato che ho visto molto soffrire una persona che amo nel suo ambiente di lavoro, e dunque conosco quante carogne si possono incontrare in qualsiasi ambiente di lavoro e quanto questo possa essere spietato anche se di alto livello culturale, sono andata a vedere come abbiano potuto farla fuori Nicoletti.
Da: Il Libro nero della RAI Milano, BUR, 2007. ISBN 978-88-17-01919-4. di Loris Mazzetti 
Loris Mazzetti

Loris Mazzetti è un giornalista e dirigente RAI e tante altre cose.
Il libro non l'ho letto ma chi l'ha letto sul caso Nicoletti riferisce più o meno i seguenti fatti:
"Ci sono fatti accaduti in RAI,passati attraverso il silenzio generale,che sono difficili sia da raccontare che da credere.

  • Alla vigilia di Natale 2004 arrivò una sua telefonata e non era per farmi gli auguri: "Loris,sono disperato, sono costretto ad andarmene dalla Rai, non ho alternativa. L’amministratore delegato di Rainet, Alberto Contri, mi ha mandato una lettera su cui c’è scritto che sono responsabile del fatto che sono stati trovati dei links sul sito della mia trasmissione Golem, che è inserito nel portale Rai, di cui sono curatore e responsabile, che portano a siti porno. Io non c’entro nulla. Ho fatto leggere la lettera al mio avvocato. Mi ha detto che non devo farmi illusioni: è l’inizio di un procedimento disciplinare."

Immediatamente Nicoletti predispose una memoria difensiva molto dettagliata smontando tutte le accuse, e in particolare sottolineando che "Internet è per sua natura un sistema aperto, si fonda sulle connessioni e sull’ipertesto. Qualunque approccio a questo sistema deve naturalmente tener conto del fatto che non sarà mai possibile avere l’assoluta certezza di un controllo del materiale che si pubblica se questo materiale è sottoposto alla condivisione e contaminazione di altri navigatori".
Durante la fase istruttoria,la vicenda avrebbe dovuto rimanere riservata, invece la notizia non solo circolò all’interno di Rainet, ma fu fatta trapelare anche all’esterno: fu pubblicata su un seguitissimo sito di gossip. Questo causò a Nicoletti un notevole imbarazzato nei confronti di quanti gli chiedevano se era vero quello che si diceva in giro. Ci fu un effetto tam tam accentuato dall’improvvisa sparizione del sito Golem dalla rete.
Gianluca era disperato,era in gioco la sua onorabilità.Qualsiasi decisione avesse preso, davanti a sé vedeva solo il baratro: vent’anni di carriera buttati al vento, fango su di lui, sulla famiglia e sopratutto sui figli. Io lo conosco troppo bene per poter soltanto dubitare, e per quello che potevo fare mi misi a disposizione. Quel mese,fatto di incontri con avvocati e di memorie difensive, lo aveva distrutto. Chi non lo sarebbe stato al suo posto? Capii che la decisione di combattere era stata abbandonata per una soluzione che,secondo lui,avrebbe limitato i danni.
Nicoletti proseguì: "Mi sono trovato di fronte a un bivio: portare Contri e Rainet in tribunale, affrontando un lunghissimo iter giudiziario di almeno quattro o cinque anni, facendo diventare la mia vicenda un caso pubblico e leggere cosi tutte quelle nefandezze, di cui mi si accusa, sui giornali, e dover sempre essere sottoposto alla gogna di spiegare e giustificarmi su argomenti che ti sporcano anche solo a parlarne. Con questa prospettiva e la convinzione che una causa mi porterebbe a diventare pubblicamente, per anni, quello che già si dice per i corridoi di viale Mazzini, uno sospettato di essere un pornografo, peggio, uno che si diverte a mettere links a siti osceni o addirittura pedofili. In cambio delle mie dimissioni mi propongono una cifra consistente come buona uscita, oltre alla liquidazione. Loris,non ce la faccio più nemmeno a vedere le loro facce. Anche se le accuse sono ridicole e chiunque abbia un po' di dimestichezza con Internet sorriderebbe, preferisco cambiare aziende e lavoro. In questo mese sono stato trattato come un pericoloso maniaco, incontro colleghi che fanno finta di non vedermi".
Rimasi esterrefatto.Gianluca un pericoloso maniaco?
Lo conoscevo troppo bene.Il racconto era da incubo. Lui così attaccato alla Rai, un culo di piombo, quindici ore di lavoro al giorno, stava buttando via tutto, ma la sua reazione era spiegabile, anche se io al suo posto avrei lottato fino in fondo; ma non ero al suo posto e stavo per passare un Natale in famiglia, contrariamente al suo, molto sereno.
Cosa aveva fatto Gianluca perché qualcuno ce l’avesse tanto con lui?
L’obiettivo era chiaro: farlo saltare dalla poltrona.
Un pretesto di una assurdità e di una bassezza incommensurabili.
Nel mio piccolo è capitato anche a me che, cercando sul web un post del mio blog in cui parlavo di Beppe Grillo e mettendo sulla barra del motore di ricerca Google il nome di Grillo e il mio, apparisse un osceno sito porno. Non sapendo spiegarmi come questo potesse essere avvenuto ho provveduto a fare una ricerca all'interno del mio blog, scoprendo un commento in lingua inglese che io non avevo cancellato come spam e che rimandava a siti osceni. Ho immediatamente cancellato il commento ma, per cautelarmi, ho anche fatto denuncia alla Polizia Postale con la procedura on-line, ratificandola successivamente recandomi al più vicino Commissariato dove mi hanno tranquillizzato e spiegato la frequenza di queste intrusioni.
Questo dimostra quanto miserabile e meschino sia stato il pretesto per far fuori l'ottimo Nicoletti.